PHOTOSHOP – 7°
Toppa e sposta in base al contenuto
La Toppa in base al contenuto, l’evoluzione dell’omonimo tool in chiave content-aware. Quando in Photoshop CS5 si ricorre al Riempimento in base al contenuto, non sempre i risultati sono quelli che ci si attende. Questo perché il software cerca di soppiantare un’area della fotografia ricorrendo a quelle immediatamente limitrofe, non sempre libere da disturbi visivi o dotate delle stesse tonalità della zona che si vuole sostituire. Per questo motivo nasce la toppa content-aware: per permettere all’utente di definire un’area prestabilita per la clonazione.
Per questo esempio, si è deciso di ricorrere a una tipica immagine estiva: l’obiettivo è quello di rimuovere la nuotatrice, rimpiazzandola con dell’acqua. Date le onde e i riflessi del fondale, eseguire questo compito con il timbro è particolarmente difficile, così come ottenere lo stesso risultato con le funzioni di riempimento.
Per prima cosa, si selezioni la silhouette della nuotatrice con lo strumento Lazo. Non è necessario essere precisi
Dalla barra di sinistra, si selezioni lo strumento Toppa. Dalla barra in alto, invece, si scelga In base al contenuto dal primo menu a tendina, mentre dal secondo si imposti la tipologia d’Adattamento preferita, da Molto Rigoroso a Molto Tollerante. Questi setting permettono di definire come l’area clonata si comporterà con quelle adiacenti, ovvero con quale livello di dettaglio i contorni si mescoleranno al resto dell’immagine. Per questo esempio si è scelta la modalità Sciolto, perché troppa definizione sarebbe difficile da conciliare alle onde del mare.
A questo punto, basterà spostare l’area di selezione sulla zona che si desidera riprodurre al posto della nuotatrice. A schermo verrà riprodotta la sostituzione in real time, ma si tratta solamente di un’anteprima: non ci si preoccupi qualora i dettagli appaiano poco definiti o scarsamente compatibili con il resto dell’immagine.
Scelta la zona preferita, basta premere invio affinché la trasformazione venga applicata. A seconda della tipologia d’adattamento scelta e della porzione di immagine di elaborare, Photoshop CS6 potrebbe aver bisogno di qualche secondo per applicare l’effetto. Terminato il processo, verrà mostrata una sostituzione perfettamente omogenea.
Sposta in base al contenuto
Capita di frequente di dover adattare i lati di una fotografia, allungandone le dimensioni per permettere la perfetta visualizzazione all’interno di un box, di una cornice virtuale e via dicendo. Si tratta di un’operazione lunga e dispendiosa, soprattutto in caso l’immagine sia ricca di elementi fra loro differenti: tutto deve essere riprodotto fedelmente. La funzione Sposta in base al contenuto è pensata proprio per questi task intensivi.
Per comprendere facilmente lo strumento, si è scelta una texture del legno: bisogna allungarne i lati destro e sinistro, riproducendo linee e venature del materiale.
Si inizi selezionando un’area delle dimensioni pari o maggiori rispetto alle zone da riempire, scelta a ridosso dei confini tra l’immagine originale e lo sfondo sottostante.
Dalla barra verticale di sinistra, si scelga lo Strumento Sposta in base al contenuto. Da quella superiore, invece, si imposti Estendi nel primo menu a tendina e la modalità d’adattamento nel secondo, così come già visto nel precedente paragrafo. La funzione Estendi serve per allungare aree adiacenti, quella Sposta invece per zone del layout non contigue.
Definite le impostazioni per l’effetto, si trascini semplicemente l’area selezionata verso l’esterno, rilasciando il mouse solo quando si è raggiunta la posizione desiderata.
Rilasciato il mouse, Photoshop si prenderà qualche secondo per elaborare lo scatto. Come facile notare, l’immagine è stata estesa a lato senza distorsioni – così come si potrebbero avere utilizzando lo strumento Trasforma – e con la riproduzione fedele delle venature del legno. Si ripeta la medesima operazione anche per l’altra estremità dello scatto, così da completare il ritocco.
Dipinto a olio
L’ultimo dei filtri per le immagini introdotti in Photoshop CS6 ha una natura puramente artistica: si tratta del Dipinto a Olio, un rapido strumento per ricreare gli effetti di una pennellata su tela a partire da una fotografia. Sono due le grandi aree di funzioni disponibili per questo filtro: verranno analizzate perciò separatamente.
Si inizi scegliendo una fotografia da trasformare in dipinto: è possibile utilizzare qualsiasi soggetto, sebbene i migliori risultati si ottengano con rappresentazioni naturali. Per questo esempio, si è scelto uno scatto suggestivo di un bosco.
Fatto questo, dal menu Filtro si scelga l’opzione Dipinto a Olio.
Si aprirà la finestra dei controlli di base della funzione, divisi in due aree – delimitate da due differenti box – chiamati Pennello e Illuminazione. Si vedranno le specifiche funzioni nei prossimi paragrafi, al momento ci si riferisca perciò alla figura:
Controlli Pennello
Così come suggerisce il nome, il primo box è quello per regolare l’aspetto del pennello, quindi come il colore a olio verrà steso sulla tela virtuale. I comandi sono distribuiti in comode levette: si imposteranno i valori di default dopo aver illustrato ogni singola funzione, così da capirne l’utilità. Sempre a scopi istruttivi, i valori che si andranno a scegliere saranno molto alti: va da sé come, nelle operazioni quotidiane, gli estremi non siano affatto richiesti.
La prima opzione è quella relativa alla Stilizzazione, ovvero l’intensità della pressione del pennello sulla tela e l’effetto di asciugatura più o meno veloce del colore ad olio. Spostandosi sulla sinistra si avrà un effetto casuale, sulla destra un aspetto fluido
Si continua con la Pulizia: simile alla Stilizzazione, regola in particolare le linee di contrasto della pennellata
La funzione Scala definisce invece la dimensione della pennellata, in particolare quanto lungo e ampio sia il tratto del pennello.
L’opzione Dettaglio Setole, infine, riproduce l’intensità del trascinamento della setola sulla tela, come se si utilizzassero pennelli fatti con fibre diverse, dal pelo animale alle soluzioni sintetiche. Per comprendere le diversità raggiungibili da questa funzione, però, è necessario ingrandire di molto l’immagine.
Controlli Illuminazione
Dopo aver analizzato le funzioni per il pennello, è tempo di passare a impostare la qualità della luce del dipinto. Per farlo, non si modificherà la luminosità propria dello scatto, bensì si orienterà la pennellata in modo che possa riprodurre al meglio l’effetto e la direzione della fonte luminosa.
Con la funzione Direzione Angolare si agirà direttamente sull’angolo della pennellata, inclinandola a destra, a sinistra o al centro a seconda dell’orientamento effettivo della luce.
La feature Brillantezza, invece, simula la luminosità vera e propria del dipinto. Per farlo, si aumenta o diminuisce la saturazione del colore, rendendo perciò la pennellata più o meno evidente a seconda dei propri desideri
Studiati tutti gli strumenti che Photoshop CS6 ha messo a disposizione, è tempo di mescolare ogni funzione fino a ottenere un risultato gradevole. Non vi sono dei valori di riferimento a cui affidarsi: la gestione degli slider seguirà solamente il proprio gusto. Raggiunta un’anteprima soddisfacente, sarà sufficiente premere il tasto OK per ritrovare l’effetto completato nella normale finestra del software
Photoshop CC
Pennelli
Con Photoshop CS5, Adobe ha rinnovato totalmente la sua palette dei pennelli, introducendo delle punte dinamiche che variano il tratto a seconda della pressione – se si utilizza una tavoletta grafica o una trackpad compatibile – e in grado di simulare l’orientamento grazie alle librerie OpenGL. Queste funzioni rimangono anche nella suite CS6 e nella successiva CC, con l’aggiunta però di un nuovo pannello di gestione
– Pannello dei Pennelli
Come si nota nella fig precedente, accanto alla classica griglia di selezione appaiono delle funzioni aggiuntive: un riquadro con la possibilità di modifica della punta del pennello e due slider, Dimensioni e Durezza. Quest’ultimi non hanno bisogno di troppe presentazioni perché ereditati sul passato, ci si soffermi quindi sull’area di regolazione.
La figura seguente ci mostra come sia possibile modificare, agendo sui due puntini bianchi, la punta del pennello, appiattendo il cerchio oppure orientandolo come se fosse poggiato sulle tre dimensioni.
– Area di regolazione
La fig. seguente, invece, svela quanto sia semplice modificarne l’orientamento spostando in senso circolare l’icona a triangolo dello stesso riquadro
Combinando sapientemente tutti questi valori, sarà molto facile creare dei tratti personalizzati per le proprie creazioni. Le stesse impostazioni, quasi inutile ribadirlo, sono disponibili non solo nel classico Strumento Pennello, ma anche per la Gomma e qualsiasi altro tool di avvalga dei pennelli per poter funzionare.
Ritaglio
Così come è possibile apprendere dalla figura seguente, oltre ai rapporti di proporzione predefiniti è stata aggiunta una lista di risoluzioni a schermo di default, con relativa concentrazione ppi standard. Quelle espresse in pollici, quindi a 300 ppi, ricalcano i più comuni formati di standard fotografica. Quelle in pixel, ovvero in un range dai 72 ai 135 ppi, riguardano invece le più comuni dimensioni dei monitor per computer, escluse le risoluzioni Retina o specifiche per tablet o smartphone.
Ridimensionamento
La finestra di ridimensionamento delle immagini si rinnova completamente in Photoshop CC, aggiungendo delle comodissime funzioni. Non che mancassero nella CS6, ad eccezione del pieno controllo sul ricampionamento, ma non sono mai risultate così accessibili.
Scegliendo Dimensioni Immagine dall’omonimo menu Immagine, si apre l’interfaccia per la modifica del layout. Sulla sinistra il riquadro d’anteprima, così da controllarne la qualità in corso d’opera, sulla destra una nutrita serie di opzioni, alcune delle quali che verranno illustrate di seguito
Unità di misura
Dal menu a tendina della voce Dimensioni, così come mostrato in figura, troviamo una lunga lista di unità di misura a cui fare affidamento. La comodità di questa feature sta nel fatto che, passando da una voce all’altra, verrà effettuata automaticamente la conversione: sarà facilissimo, allora, stabilire a quanti pollici corrisponda un’opzione in pixel con precisa risoluzione di DPI, via dicendo per tutte le altre unità:
Ricampionamento
Particolarmente interessante è l’opzione di ricampionamento: l’utente può decidere in che modo il software debba riorganizzare l’immagine dopo il ridimensionamento, ovvero la quantità e la qualità di compressione da attribuire, l’eventuale attenuazione del rumore e molto altro ancora. Si può scegliere tra la modalità automatica, una lunga selezione di bicubiche a seconda della nitidezza e la classica bilineare. Da tenere sott’occhio è l’opzione Mantieni Dettagli (Ingrandimento) – verrà trattata a parte– che permette di ingrandire immagini riducendo al minimo l’effetto “a quadretti” di questo tipo di procedura:
Ingrandimento intelligente
Per questo esempio, si è deciso di utilizzare una scena naturale: le gocce di pioggia, in particolare, con l’ingrandimento classico tendono a perdere contorni definiti e trasparenza, tanto da risultare quasi irriconoscibili. Si apra l’immagine con Photoshop e, dal menu Immagine si scelga Dimensione Immagine:
A schermo verrà mostrata la consueta finestra con le opzioni di ridimensionamento, come la risoluzione in pixel, centimetri o pollici e altri strumenti per perfezionarne il risultato:
A differenza delle precedenti versioni di Photoshop, la finestra in questione è ora ridimensionabile a piacere. Basta spostarsi con il mouse sul lato destro o sinistro del riquadro e, apparsa l’apposita icona, trascinare a schermo fino a raggiungere la grandezza desiderata. Si tratta di una funzione molto utile, soprattutto per non perdere alcun dettaglio dell’immagine trattata nella comoda area d’anteprima:
Dalla schermata, è facile notare la presenza di un menu a tendina per le opzioni di ricampionamento. Tratteremo le funzioni Automatico, Mantieni Dettagli e Bicubica Più Morbida:
L’opzione Bicubica Più Morbida è alla base del classico algoritmo di Photoshop, mentre Mantieni Dettagli attiva la nuova modalità. Quest’ultima presenta una comoda levetta con cui regolare il livello di dettaglio per l’ingrandimento: spostandosi verso sinistra Photoshop cercherà di preservare ogni informazione visiva, mostrando però qualche difetto come la consueta quadrettatura. Spostandosi a destra, l’immagine viene attenuata e resa più morbida. Automatico, infine, applica le opzioni di default per il nuovo algoritmo. A scopo d’esempio, si è deciso di aumentare di 1.000 pixel l’immagine sia in larghezza che in altezza, effettuando un forte zoom sull’anteprima della goccia d’acqua per studiarne gli effetti. Ovviamente la goccia in questione sembrerà fuori fuoco a causa dello zoom, quindi si consiglia di prendere come riferimento definitivo lo scatto finale a dimensioni del 100%.
Per comprendere al meglio la differenza fra i due algoritmi, è possibile cliccare sull’anteprima e tener premuto per cogliere in un sol colpo i cambiamenti tra upscaling classico e intelligente. Per quanto difficile da rendere in uno screenshot, si è comunque deciso di effettuare un confronto. Si consiglia, tuttavia, di visualizzare lo scatto a pieno schermo, per coglierne agevolmente le modifiche.
Appare evidente come la nuova elaborazione sia più coerente con la qualità visiva dell’immagine di partenza, mentre la vecchia modalità tenda a mostrare artefatti visivi a schermo. Per realizzare al meglio la portata del ricampionamento intelligente, però, non vi è test migliore che ricorrere a un testo. Nelle fotografie di volti, panorami o elementi naturali i dettagli tendono infatti a dissolversi con la scena, mentre i testi sono quelli che normalmente soffrono più il problema della quadrettatura.
Dopo aver scelto un’immagine con del testo sovrapposto con font e dimensioni sufficienti, si sono applicate impostazioni simili al precedente esperimento, con dimensioni in pixel più ridotte perché l’immagine di partenza è più piccola rispetto a quella già trattata.
Dal paragone risulta evidente come l’algoritmo classico non sia in grado di operare un’ingrandimento soddisfacente, perché i contorni delle lettere diventano irregolari e poco gradevoli. La modalità introdotta appositamente con Photoshop CC, invece, supera questo ostacolo. Anche in questo caso, si consiglia la visualizzazione del confronto a pieno schermo:
Riduzione effetto mosso
Analizziamo ora l’innovazione più chiacchierata, e apprezzata, di questa versione del software Adobe: il filtro di riduzione dell’effetto mosso.
Prima di addentrarsi nella procedura, però, è bene sfatare qualche mito apparso in Rete sul filtro in questione. Così come la gran parte delle feature delle suite di fotoritocco, la riduzione dell’effetto mosso non fa ovviamente miracoli. Non potrà risolvere nulla su scatti dove il movimento è talmente accentuato da rendere indistinguibili i soggetti ripresi, così come ci si deve attendere sempre un’approssimazione di risultato accettando un po’ di rumore di fondo. Allo stesso modo, il filtro non serve affatto alla manipolazione di fotografie fuori fuoco, un errore di ripresa spesso confuso con scatti mossi. La novità di Photoshop CC riguarda unicamente immagini affette da lieve camera shake, così come si suol dire in ambito anglofono, e per essere efficace necessita di lavorare sulle medie e grandi risoluzioni.
Si scelga un’immagine lievemente mossa e la si apra con Photoshop CC, accertandosi che sia di dimensioni sufficienti per poter essere poi ridimensionata e che la risoluzione in ppi sia mediamente elevata, meglio se di 300 punti o superiore. Si è riprodotto un modesto errore di movimento su un’immagine preesistente.
Dal menu Filtro, si scelga la categoria Nitidezza e quindi la funzione Riduzione effetto mosso
Si aprirà l’interfaccia apposita per regolare le opzioni del filtro. Già al primo lancio, Photoshop cerca di analizzare la direzione del movimento e propone un miglioramento approssimativo, da perfezionare poi con le opportune leve sulla destra. Si vedranno nei prossimi passaggi le singole regolazioni
Premendo il tasto Q, è possibile trascinare l’area d’anteprima direttamente sull’immagine da modificare e, tenendo premuto il tasto destro del mouse, sarà possibile confrontare lo scatto prima e dopo l’applicazione del filtro. Per questo esempio, si noterà come l’immagine sia già di molto migliorata, ma anche come permanga un certo livello di rumore non particolarmente gradevole
Per corregge il rumore, serve innanzitutto agire sulle leve della colonna di sinistra. La prima, chiamata Limite traccia sfocatura, definisce la grandezza in pixel su cui agire. Diminuendo il valore, si ridurrà il rumore a discapito della resa visiva. Viceversa, si otterranno risultati più dettagliati ma con un livello di disturbo più elevato
Similmente, l’opzione Attenuazione permette di modificare il livello di disturbo da nitidezza. Spostandosi a sinistra si otterrà un effetto più sfocato e con basso disturbo, spostandosi a destra l’esatto contrario
La terza leva ha lo scopo di regolare il livello di Artefatti visivi sullo scatto, così come già evidente dal nome
La regolazione delle tre opzioni è del tutto soggettiva: non vi sono casistiche a cui fare riferimento. Si tenga presente come la riduzione del rumore non potrà essere mai totale e come, ovviamente, quest’ultima debba essere valutata in base ai propri scopi. A piena risoluzione è molto probabile che piccoli artefatti visivi siano evidenti a schermo, ma riducendo di dimensioni lo scatto – ad esempio per la condivisione via social network o per email – o provvedendo alla stampa sui comuni formati fotografici 10×15, tali difetti diverranno praticamente impercettibili.
Non è però tutto. Oltre alla opzioni della colonna di sinistra, è possibile migliorare la fedeltà del filtro spostando il centro dell’elaborazione su una zona diversa dell’immagine. A puro scopo d’esempio, si è tentato di trascinare lo strumento sul manto laterale del cane, zona più colpita da disturbi di nitidezza
Allo stesso modo, si può modificare il raggio d’azione per il sampling del filtro, agendo sul riquadro tratteggiato o, addirittura, disegnando sull’immagine più aree di riferimento per ottenere zone di riduzione del mosso differenziate
Raggiunta una resa gradita, è sufficiente premere il pulsante OK per salvare quanto ottenuto e tornare alla consueta interfaccia di Photoshop. Di seguito, una schermata di confronto della fotografia prima e dopo l’applicazione del filtro
È difficile trovare persone con esperienza su questo argomento, tuttavia,
tu sai di cosa stai parlando!
Grazie.