PHOTOSHOP – 6°
Ritaglio e rotazione
Photoshop CS6 rivoluziona le funzioni di ritaglio e rotazione delle immagini, svincolandole dal passato. Lo strumento Taglierina, pur mantenendo alcune delle sue funzioni classiche, vede l’introduzione di nuove modalità di visualizzazione e lavoro, così da facilitare al massimo i compiti dell’utente.
Lo strumento Taglierina
Lo strumento Taglierina – Crop nelle versioni inglesi del software – è stato totalmente ripensato in Photoshop CS6. La prima novità è sicuramente l’apparizione automatica dell’area di ridimensionamento: anziché essere l’utente a disegnare il rettangolo di ritaglio, è il software stesso a proporne una versione di default alla pressione dell’apposita icona, completa delle maniglie di riduzione o ingrandimento:
Ovviamente, l’area di default può essere personalizzata a piacere. Spostandoci sulla barra in alto delle funzioni, si troverà un menu a tendina dedicato alla Proporzioni dove si potranno scegliere dei preset pensati da Adobe. Ad esempio, optando per 16×9, si otterrà un riquadro di ritaglio pari a 16:9
Photoshop CS6 prevede anche la possibilità che sia l’utente a scegliere dimensioni personali per il ritaglio, andando così oltre le impostazioni predefinite. Scegliendo dal menu a tendina la funzione Senza Vincoli, l’utilizzatore può definire indifferentemente le proporzioni o i pixel per il ridimensionamento dell’area di ritaglio. Ovviamente, trattandosi di una proporzione, lo scatto finale potrebbe presentare risoluzioni inferiori o maggiori rispetto a quelle inserite, ma basterà posizionarsi sul menu Dimensione Immagine di Immagine per tornare alla grandezza voluta. Nella prossima figura un esempio di taglio a 700×200, per dare un effetto panoramico alla fotografia.
Nell’effettuare le operazioni spiegate poc’anzi, l’utente si sarà certamente accorto di un’altra innovazione di Photoshop CS6: anziché essere l’area di ritaglio a spostarsi sullo scatto, è l’immagine stessa a spostarsi sotto al riquadro .Questa modalità è pensata per mantenere la scena finale sempre in primo piano agli occhi del designer, ma non si disperi chi sentisse la nostalgia del vecchio formato. Dalla barra delle funzioni in alto, basterà cliccare l’icona delle Impostazioni per spuntare Usa Modalità Classica .Si tornerà al normale sistema di funzionamento così come presente delle versioni precedenti di Photoshop, CS5 compresa.
La rotazione pre-ritaglio
L’area di ritaglio segue di default la regola dei terzi, ovvero suddivide il rettangolo principale in nove aree più piccole affinché sia facile verificare la coerenza della distribuzione della scena che si vorrà modificare. Possono però essere utili altre modalità: dal menu a tendina Visualizza si potranno scegliere diversi preset. Fra i tanti, il più comodo è sicuramente la visualizzazione Griglia, che consente di analizzare la disposizione orizzontale dello scatto per scovare eventuali porzioni mal allineate. E, qualora ci fossero, sarà necessario ruotare l’immagine.
Per l’immagine utilizzata potremmo decidere di ruotare la scena affinché la roccia di sinistra risulti perfettamente orizzontale. Si tratta ovviamente di un esempio estremizzato, utile però per capire le nuove funzioni di rotazioni del software: Photoshop CS6, infatti, permette di ruotare l’immagini in fase di pre-ritaglio, in modo facile e indolore. Posizionandoci all’esterno del layout, in corrispondenza degli angoli dello scatto, il puntatore del mouse si trasformerà in un’icona di rotazione. Basterà tener premuto il pulsante sinistro del mouse e trascinare l’immagine per ottenere lo spostamento preferito. Qualora si utilizzasse una trackpad multitouch o una tavoletta grafica abilitata, sarà anche possibile avvalersi di apposite gesture. In Figura un esempio.
In alternativa, lo strumento Taglierina in Photoshop CS6 inaugura la funzione Raddrizza Foto. Premendo l’apposita icona, sul layout verrà abilitata la possibilità di disegnare una retta, con tanto di indicazione a schermo dell’inclinazione in gradi. Nel tracciare la linea, l’utente definirà l’angolo di rotazione, prendendo la retta stessa come punto di riferimento per l’andamento della scena, ad esempio la linea dell’orizzonte. Nella fig seguente si propone lo strumento in azione, mentre nella fig successiva l’effetto del post applicazione. A scopi puramente didattici, si è volutamente calcata la mano sull’angolo di rotazione, così che il cambiamento fosse evidente. In realtà, si cerchi di effettuare degli spostamenti che siano coerenti con la scena e l’orizzonte poc’anzi citato.
Filtro Fluidifica
In Photoshop CS6, il Filtro Fluidifica vede sensibili miglioramenti di performance, indirizzati soprattutto agli utenti professionali che fanno del fotoritocco il loro pane quotidiano. L’interfaccia non è sensibilmente cambiata rispetto al passato, ma la velocità d’esecuzione è davvero rivoluzionaria. Non ci occuperemo di un vero fotoritocco, ma ne analizzeremo le funzioni principali.
Apriamo la fotografia e dal menu Filtro scegliamo Fluidifica. Ci si trova di fronte all’interfaccia, lievemente ripensata rispetto alla CS5: sulla sinistra vediamo i classici strumenti (Altera Avanti, Ricostruisci, Piega, Rigonfiamento, Spingi a Destra, Mano e Zoom).
Sulla destra, invece, troviamo solo funzioni di base come la regolazione dello strumento. Basta però spuntare la Modalità Avanzata per riscoprire tutte le feature della precedente versione (Opzione dello Strumento, Opzioni di Ricostruzione, Opzioni Maschera, Opzioni di Visualizzazione).
– Modalità avanzata
La prima caratteristica che salta all’occhio è l’aumento incredibile delle performance. Innanzitutto, ora si può sfruttare lo strumento selezionato fino a un massimo di 15.000 pixel senza alcun rallentamento, così come riportato in Figura:
– Dimensione Strumento
Poi, si noterà di certo come l’utilizzo dello strumento sull’immagine sia rapido e fluido, privo delle attese e degli scatti a cui ci avevano abituato le precedenti edizioni di Photoshop. Il tutto è possibile grazie all’integrazione delle risorse di CPU e GPU, quest’ultima ora responsabile di modifiche a video in tempo reale. Così facendo, il designer può giungere a ritocchi più precisi, prima impossibili dato il necessario lag del filtro. Impostiamo una dimensione dello strumento a 300 pixel e modifichiamo l’immagine in qualsiasi punto giusto per tastarne la reattività . Per annullare il tutto, si scelga quindi Modifica > Annulla Tratto Altera. In caso si volesse modificare la grandezza del pennello al volo, basterà trascinare il mouse tenendo premuto CTRL+OPZIONE/ALT:
– Test della performance
Un’opzione decisamente utile per sfruttare al massimo il Filtro Fluidifica è quella della Trama, le classiche mesh per la modifica fotografica. Per capirne il funzionamento, si ricorra a un esempio. Modifichiamo a piacere degli elementi dell’immagine: in questo caso, senza nessuna pretesa di essere esaustivi, abbiamo alterato testa, gomito, spalle, gambe e gonna per assottigliare lievemente la silhouette della modella . Confermiamo l’alterazione e controlliamone il confronto :
– Alterazione immagine
– Confronto immagini
Dopo essere tornati alla normale visualizzazione di Photoshop CS6, potremmo non essere pienamente soddisfatti del risultato e decidere di cancellarne le modifiche. Richiamando il Filtro Fluidifica, però, non dovremo più ripetere l’operazione da capo: basterà cliccare su Carica Ultima Trama per ritornare all’ultima alterazione effettuata . Si tratta di un comando estremamente utile, perché evita al designer di dover salvare di volta in volta la mesh della trasformazione, in caso di ripensamenti in corso d’opera:
– Trama e Mesh
Qualora la modifica fosse soddisfacente, si può confermare il lavoro cliccando sul pulsante Ok ed eventualmente ritagliare l’immagine per eliminare le possibili distorsioni sui lati del layout.
– Ritaglio
Filtro Grandangolo
Correzione della distorsione di lente
Quando si utilizzano ottiche dal campo largo, può capitare che lo scatto risulti distorto per contenere ampie porzioni della scena ripresa. È il tipico caso dei grandangoli e dei fisheye, con curvature fotografiche diverse a seconda della bontà dell’obiettivo utilizzato. Nonostante in alcuni casi queste distorsioni possano essere funzionali – si pensi appunto al fisheye e alle fotografie street – spesso può essere necessario raddrizzare l’immagine. Abbiamo appositamente effettuato uno scatto: non si giudichi lo scarso valore artistico, ma ci si concentri sulla curvatura prodotta dal grandangolo
– Foto con Grandangolo
Come evidenziato in figura, la lente ha prodotto una distorsione: la ringhiera ripresa, infatti, vede la parte superiore arrotondata verso l’alto e i pali verticali sbilanciati a destra.
– Distorsione lente
Per procedere alla regolazione, posizioniamoci sul menu Filtro e, dalle opzioni disponibili a schermo, scegliamo Grandangolo Adattato
– Grandangolo adattato
Attivato il filtro, appare la sua specifica interfaccia. Sulla sinistra troviamo gli strumenti Vincolo, Vincolo Poligonale e le utilità per spostare l’immagine a schermo. Sulla destra, invece, vi è un menù a tendina con diverse funzioni, seguito da alcuni slider.
Dalla tendina si può scegliere che tipo di modifica effettuare: correggere il Grandangolo, la Prospettiva, caricare un’impostazione automatica a seconda della lente utilizzata o sistemare la Sferica Completa.
Le ultime due feature funzionano solo in presenza di determinate caratteristiche: nel primo caso, l’obiettivo usato deve essere presente nel database di Photoshop CS6. Nel secondo, vi deve essere una proporzione di almeno 1:2 dell’immagine. Con gli slider, invece, si regolano la Scala, la Lunghezza Focale e l’Entità del Ritaglio. Si possono di certo utilizzare i valori di default, soprattutto per quanto riguarda la focale: qualora l’obiettivo – come nel nostro caso – non fosse automaticamente riconosciuto dal programma, il dato visualizzato sarà abbastanza aleatorio
– Interfaccia
Qualora fosse utile, dalle opzioni in calce è possibile attivare la Trama della distorsione. Però, l’attivazione della funzione può confondere il processo
– Trama
Lo strumento Vincolo permette di regolare la distorsione della lente tramite la stesura di rette d’orientamento sull’immagine. Lo strumento Vincolo Poligonale assolve la stessa funzione, con la definizione però di un’area – ad esempio un rettangolo – su cui agire. Si scelga il primo. Per capirne il funzionamento, si cerchino dei punti di riferimento sull’immagine: la pavimentazione, l’angolo di una strada, le mura di un edificio. Si parta dalle estremità della superficie in cemento: si tracci una linea nella direzione della correzione desiderata. Nel disegnare il tratto, a schermo apparirà una linea ricurva a grandi linee simile al livello di distorsione dello scatto. Terminato il tracciato, apparirà una retta e la fotografia verrà modificata in tempo reale. Ogni vincolo costruito può essere modificato o eliminato in qualsiasi momento: si procede infatti per tentativi, difficile raggiungere un buon risultato al primo colpo
– Strumento vincolo
Si ripeta la stessa operazione trovando altri riferimenti visivi. Il più evidente è sicuramente la barra orizzontale più esterna della ringhiera: si tracci il Vincolo, la linea curvata verrà trasformata in una retta e la correzione immediatamente applicata
– Vincolo orizzontale
Si ripeta nuovamente il tracciato sia per il secondo vincolo orizzontale che per quelli verticali, ovvero i pali d’appoggio dei corrimano della ringhiera
– Vincolo verticale
– Secondo vincolo orizzontale
Come accennato poc’anzi, tutti i vincoli tracciati possono essere modificati. A titolo esemplificativo, ne abbiamo spostati alcuni e creati di nuovi, anche se non strettamente necessari per la modifica in corso. Come si nota dalla schermata, per eliminare la distorsione Photoshop altera i profili dello scatto, lasciando alcune aree bianche. Per sbarazzarsene, si può scegliere lo strumento Scala, per un ritaglio affine alle proporzioni delle immagine. Qualora si preferiscano forme diverse, si prema il tasto OK e si ritagli con il classico Strumento Taglierina
– Aree bianche
Prima di effettuare il ritaglio, controllare eventuali distorsioni minori: le si può sistemare rapidamente con la classica Trasformazione Altera del menu Modifica. Quindi, procedere all’eliminazione delle aree superflue
– Ritaglio
Infine, il confronto della fotografia prima e dopo l’applicazione del filtro Grandangolo Adattato
– Confronto
Filtro scostamento Inclinazione – Tilt Shift
Concetti preliminari sul Tilt Shift
La tecnica del Tilt Shift ha avuto un estremo successo in tempi recenti, grazie anche alla mania prodotta dai filtri fotografici forniti in alcune applicazioni per smartphone. Non tutti, però, ne conoscono l’origine, né gli effetti che provoca sugli scatti. Generalmente, si può definire il Tilt Shift come una modalità di scatto che mette a fuoco solo una porzione ristretta della scena, sfocando le aree circostanti. Così facendo, si modifica in modo del tutto originale la profondità di campo e si ottiene una fotografia “miniaturizzata”, ovvero dove gli elementi scenici appaiono inseriti in un micro-cosmo dalle piccole dimensioni. Per raggiungere questo obiettivo, i fotografi professionali ricorrono a degli speciali obiettivi basculanti e decentrabili. I software di fotoritocco emulano proprio la sfocatura prodotta da questi obiettivi, con risultati che si avvicinano molto all’originale ma che, purtroppo, non potranno mai eguagliarlo. Sì è già visto in passato come realizzare un Tilt Shift casalingo, ora Photoshop CS6 facilita questa operazione.
Filtro Scostamento Inclinazione
Il Tilt Shift, identificato nella versione italiana di Photoshop CS6 come lo Scostamento Inclinazione, può essere realizzato su una moltitudine di fotografie, in particolare quelle a ripresa dall’alto, panorami di città affollate, strade, stazioni o luoghi ad alta frequentazione. Si apra quindi l’immagine prescelta, in questo caso la veduta aerea di New York.
Dal menu Filtro, si scelga Sfocatura e quindi Scostamento Inclinazione, come riportato in figura:
Appare a schermo l’interfaccia di default del filtro. La rotella al centro permette di regolare l’intensità della sfumatura, le rette fisse indicano gli estremi delle aree di messa a fuoco e quelle tratteggiate l’area di maggiore sfocatura. L’intera interfaccia può essere ruotata in verticale e in obliquo direttamente con il mouse o con le apposite gesture per le trackpad multitouch dei Mac.
Si sposti la rotella all’incirca al centro dell’area che vorremmo a fuoco.
Si allarghi momentaneamente l’area di messa a fuoco, procedendo per tentativi, per definire a grandi linee che profondità di campo si desidererebbe raggiungere.
Per questo scatto, si è deciso di aumentare lievemente il campo della sfocatura, per garantire una transizione più omogenea dal centro e non opprimere la visuale sui grattacieli in primo piano. Per farlo, basterà trascinare le linee tratteggiate verso le estremità superiori e inferiori del layout, con un’intensità a piacere
I passaggi precedenti hanno permesso di imbastire l’effetto Tilt Shift, definendo le aree di focus e i secondi piani. È tempo ora, però, di regolare l’intensità della sfocatura rispetto ai valori di default. Avvalendosi della rotella centrale o dell’apposito slider nel riquadro di destra, la sfumatura può essere facilmente regolata. Per questo esempio, abbiamo deciso di ridurla lievemente rispetto ai valori di default, in favore dell’omogeneità della composizione.
Definita l’area sfocata, lo Scostamento Inclinazione ha già assunto gran parte delle sue fattezze. Mancano però un paio di passaggi fondamentali, che miglioreranno l’aspetto complessivo dell’immagine. Il primo vede dei ritocchi alle aree di fuoco e di sfocatura, in base ai propri obiettivi scenici. Ad esempio, si può decidere di aumentare lievemente la messa a fuoco per porre l’accento sui grattacieli più imponenti dello scatto.
Poi, è tempo di regolare la distorsione, ovvero l’inclinazione rotatoria dell’area sfumata, per riprodurre appunto il movimento dell’obiettivo basculante della macchina fotografica. Per farlo, si ricorra allo slider nel riquadro di destra, selezionando eventualmente la Distorsione Simmetrica qualora si voglia riprodurre lo stesso effetto su entrambe le porzioni inferiore e superiore dell’immagine. Nel nostro esempio, abbiamo spostato lo slider verso sinistra, accentuando così il movimento.
L’applicazione del filtro Scostamento Inclinazione è completata, così come mostrato in figura. Chi volesse un look ancor più simile alle fotografie professionali, tenendo a mente come Photoshop CS6 possa solo emularne l’effetto, può agire ulteriormente sulle tonalità e la saturazione dello scatto, aumentandole progressivamente verso il centro.
Filtro Campo Sfoca
Campo Sfoca: funzioni di base
Il filtro Campo Sfoca non è altro che un tool per velocizzare le normali operazioni di riduzione del focus, già peraltro disponibili con il noto Strumento Sfoca o dalle gallerie dei filtri presenti anche nelle precedenti edizioni di Photoshop, come il Filtro Controllo Sfocatura. Nelle sue feature di base, perciò, regala all’utilizzatore un’interfaccia semplicemente più comoda da sfruttare. Apriamo la fotografia su cui si vuole lavorare, in questo caso un primo piano di una giovane modella.
Dall’apposito menu dei Filtri, scegliamo Sfocatura e poi Campo Sfoca, così come riportato in figura:
Apparirà a schermo l’interfaccia del filtro, composta da un apposito slider per controllare il tasso di sfocatura desiderata e da una comoda rotella, per eseguire lo stesso compito direttamente sull’immagine. La rotella, trasportabile in qualsiasi area dello schermo, permetterà di applicare una sfocatura lineare a tutto lo scatto a partire dal suo centro.
Campo Sfoca avanzato con i pin
Come facile intuire, il filtro Campo Sfoca non si ferma di certo alle sue impostazioni di base. Utilizzando sapientemente i pin, ovvero le icone a puntina che vengono visualizzate a schermo muovendo il mouse sul layout, si possono gestire sfocature avanzate e professionali, per la realizzazione di immagini d’impatto che altrimenti richiederebbero moltissimo tempo per essere create.
In linea generale, il designer può impostare sullo scatto quanti pin desidera, ognuno dei quali corrisponderà a una rotella di controllo della sfocatura dell’area immediatamente adiacente. Per questo esempio, abbiamo deciso di lasciare il volto della modella vagamente a fuoco ma di sfumarne lo sfondo, capelli compresi. Iniziamo, perciò, a distribuire i pin su tutto il volto, spostando innanzitutto quello di default sul naso. Per farlo, basta tenere premuto sulla rotella a schermo e trascinarla nell’area desiderata.
Fatto questo, impostiamo sullo scatto tutti i pin che potrebbero risultare necessari al nostro progetto. Si parta dagli occhi, senza la pretesa di essere troppo precisi: ogni punto visualizzato, infatti, può essere spostato in qualsiasi momento
Si costruisca quindi un reticolo di tutte le zone d’interesse: naso, occhi, bocca e i quattro angoli della fotografia, corrispondenti ai capelli
Definite le zone del layout su cui si andrà ad agire, si proceda man mano riducendo l’intensità della sfocatura sul volto, per riportarlo a fuoco. Si è deciso di partire dagli occhi con un’impostazione di 2 punti, ma la quantità di focus può essere ovviamente scelta a piacere
A questo punto, si proceda anche con naso e bocca, finché l’intero volto non sarà vagamente a fuoco. Non bisogna regolare di conseguenza i pin posti agli angoli, quelli responsabili della sfocatura dello sfondo e dei capelli
Raggiunte quantità e qualità di sfocatura scelta, non resta ora che regolare lo sfondo. Per far questo, bisogna ricordarsi di non impostare una sfocatura che sia troppo intensa, per non avere troppo stacco con il resto dell’immagine. Il focus dovrebbe essere progressivo, quindi si consiglia di non allontanarsi di più di 20-30 punti dal valore dell’area a fuoco
Raggiunto un effetto soddisfacente, non rimarrà altro che premere il pulsante OK o il tasto Invio per vedere a schermo tutti i cambiamenti.
Come evidente dallo scatto finale, questa particolare regolazione del Campo Sfoca ha addolcito l’immagine, ovattando lo scatto come se sull’obiettivo vi fosse un filtro o una sottile calza, tecnica quest’ultima utilizzata negli anni passati in ambito televisivo.
Filtro Sfocatura Diaframma
Sfocatura Diaframma: quando utilizzarla
Prima di apprendere il procedimento per l’utilizzo del filtro, è bene comprenderne le necessità. Con la Sfocatura Diaframma non si fa altro che modificare il campo focale di un’immagine, concentrando il focus al centro di un soggetto e sfumandone gradatamente le parti restanti fino alle estremità dello scatto. La funzione, molto simile a quel che si ottiene con la macchina fotografica giocando con l’apertura e la velocità di scatto, permette di porre l’accento su un elemento chiave ritratto, magari staccandolo da uno sfondo troppo neutro. Per l’esempio qui presentato, si è deciso di utilizzare un quadretto familiare dove l’attenzione dell’osservatore deve finire sul volto della bimba, portando così in secondo piano il viso dei genitori. Si apra l’immagine con Photoshop, così mostrato in figura:
Procedimento
Per accedere alle funzionalità dello strumento, è necessario posizionarsi sul menu Filtro, quindi scegliere Sfocatura e poi Sfocatura Diaframma. Il procedimento è spiegato in figura:
Si aprirà l’interfaccia di base del filtro, così come riportato in figura. Inizialmente l’utente si trova di fronte alle impostazioni di base: oltre a dei comandi direttamente sul livello, tra cui dei punti di trazione e una rotella di regolazione, sulla destra è presente uno slider: questo permette di regolare l’intensità della sfocatura. Si vedrà più avanti quando utilizzarlo
Sullo scatto troviamo innanzitutto un ovale esterno, le cui forme e dimensioni possono essere regolate agendo sull’apposita icona a rombo. Questo perimetro determina l’ampiezza minima della sfocatura: al suo interno, infatti, gli elementi saranno meno sfumati. Vi sono poi quattro pin, utilizzabili per aumentare o diminuire la distanza tra il centro a fuoco e l’area sfocata, e la solita rotellina di regolazione, per impostare l’intensità dell’effetto in alternativa allo slider. Come facile comprendere dalla figura, tenendo premuto sulla rotella centrale possiamo spostare l’area ovunque sul layout ed è inoltre possibile conferire all’ovale la forma e l’inclinazione preferita. Per questo esempio, porteremo il centro del focus sul volto della bimba
Spostato il centro, si può agire su qualsiasi elemento a schermo per variare la qualità dell’effetto. In figura si riporta un test con valori del tutto esagerati, in modo che la potenza e le feature del filtro siano immediatamente evidenti. In questo caso, si è resa l’area di sfumatura rettangolare e si è ridotta di moltissimo la distanza tra fuoco e sfumatura
Per l’esperimento in corso, si è deciso di seguire la diagonale immaginaria nella foto: la progressione dal padre, in basso a sinistra, alla madre, quest’ultima in alto a destra. Si è quindi scelto di provare entrambe le modalità, ovvero con perimetro ovale o rettangolare, a puro scopo esemplificativo. La scelta fra i due non ha precisi canoni a cui affidarsi, la decisione sta solo nel gusto del designer. Nelle figure la modalità ovale e la modalità rettangolare
Scelta la modalità preferita, si può procedere terminando l’elaborazione. Per il caso qui spiegato, si è deciso di ricorrere a una forma perimetrale ovale non troppo allungata, con distanza dal focus media e sfocatura lieve, di circa 10-15 punti. In questo modo, il volto della bambina rimane a fuoco mentre i genitori vengono attenuati: l’attenzione dell’osservatore sarà così accordata alla protagonista dell’immagine, come mostrato in figura:
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