ONDE STAZIONARIE
Il problema delle Onde stazionarie è di fondamentale importanza nella messa a punto delle antenne e delle linee di discesa;anche il più perfetto trasmettitore,infatti,non potrà mai rendere come dovuto se non viene collegato ad una antenna di sicura efficienza. Lo strumento che permette allo sperimentatore di superare questo ostacolo è il Misuratore di Onde Stazionarie.
Vi mostro di seguito,alcuni modelli commerciali di SWR-Meter che potrete facilmente acquistare.
Credo sia di fondamentale importanza che ciascuno,prima di accingersi alla realizzazione di un trasmettitore,debba,innanzi ogni altra cosa,sapere come agire per tararlo,affinchè ogni stadio funzioni nel migliore dei modi,e che invece sia deleterio ed addirittura controproducente,come purtroppo, fin troppo spesso accade, realizzare progetti su progetti,trascurando di elencare le cose più importanti ed utili.
Agire in modo diverso sarebbe come se volessimo insegnarvi a montare un motore a scoppio,senza dire preventivamente a cosa servono i pistoni,le valvole,le candele e soprattutto senza minimamente accennare come procedere per la messa a punto delle varie parti,senza cui nessun motore potrebbe mai funzionare.
Gli esperti sicuramente non hanno bisogno di simili consigli,ma gli altri,quelli che aspettano con ansia di poter costruire e veder FUNZIONARE il loro primo trasmettitore come si troverebbero? Se non sapete come si deve procedere per la messa a punto di un trasmettitore,potreste incorrere in errori tali per cui il trasmettitore non solo erogherà pochissima A.F., ma i transistor riscalderebbero e consumerebbero una corrente tanto eccessiva che,dopo poco, potrebbero andare fuori uso.
Non dobbiamo pensare che collegando semplicemente una antenna all’uscita di un trasmettitore,questo sia in grado di erogare tutta la potenza disponibile. Qui risiede appunto la parte più critica di un complesso trasmittente e cioè l‘antenna e la relativa linea di discesa.
Infatti se questi elementi non hanno la stessa impedenza e se questa non è uguale a quella di uscita del trasmettitore,si corre il rischio di buttar via in un surriscaldamento buona parte della potenza AF disponibile.
Per disadattamento di impedenza si può perdere facilmente il 50% della potenza generata,tanto che un trasmettitore da 10 Watt potrebbe rendere come, se non meno, di un 5 Watt bene accordato.
Per poter valutare il rendimento del complesso antenna-linea di discesa occorre uno strumento denominato ” Misuratore di SWR “, dalle iniziali delle parole inglesi ” Standing Wave Ratio ” che tradotto in italiano vuol dire ” Rapporto di Onde Stazionarie “, per cui lo strumento in questione viene spesso anche chiamato ” Misuratore di Onde Stazionarie “, oppure ” Misuratore di ROS “, o anche ” ROS-Metro “.
CHE COSA SONO LE ONDE STAZIONARIE
E’ noto che ogni linea di trasmissione (cavo coassiale), ha un ben preciso valore di ” impedenza caratteristica “, che dipende esclusivamente da come è praticamente costruita la linea.
Nel cavo coassiale,ad esempio,l’impedenza dipende dal diametro del conduttore interno,dal diametro di quello esterno e dal tipo di dielettrico impiegato,cioè dalle caratteristiche dell’isolante interposto fra i conduttori.
Esistono delle formule,anche abbastanza semplici,che permettono di calcolare l’impedenza di una linea date le dimensioni geometriche della stessa,ma crediamo non sia il caso di parlarne,sia per brevità,sia perchè ormai sono ben pochi coloro che usano autocostruirsi delle linee di trasmissione. Ed è bene precisare che con ” linea di trasmissione ” si intende quel particolare conduttore destinato a trasferire l’energia di A.F. dal trasmettitore all’antenna o viceversa,nel caso si tratti di un’antenna ricevente.
L’impedenza è quindi un dato caratteristico che,una volta installato il cavo,non può più essere modificato e che rimane sempre lo stesso qualunque sia la lunghezza: un cavo da 52 Ohm ha sempre questo valore di impedenza caratteristica sia che sia lungo 10 cm. o 50 metri.
Consideriamo un cavo coassiale da 52 Ohm,lungo qualche metro e anche più,che venga alimentato da un lato da un trasmettitore e vediamo di renderci conto di cosa succeda lungo questo cavo a seconda del tipo di carico (potremmo anche dire “antenna“,ma la prima parola è la più generale possibile).
Il carico sia rappresentato da una resistenza da 52 Ohm,cioè lo stesso valore di impedenza della linea di fig.1: in questo caso tutto si svolge in modo più che normale senza che intervengano fenomeni perturbatori,cioè tutta l’energia emessa dal trasmettitore fluisce lungo la linea,raggiunge la resistenza del carico e viene dissipata da quest’ultima,nè più nè meno di come accadrebbe in corrente continua,con una pila,un filo di collegamento ed una resistenza.
Quando il carico è adattato,cioè quando l’impedenza di carico è in tutto eguale all’impedenza della linea di trasmissione (nel nostro caso del cavo coassiale),tutta la potenza emessa dal trasmettitore viene dissipata sulla resistenza e nulla va inutilmente disperso,tolta quella piccolissima parte che viene dissipata a causa della attenuazione introdotta dal cavo,cioè della resistenza ohmmica del rame di cui il cavo stesso è costituito.
Non altrettanto,però,si può dire quando la resistenza di carico non ha lo stesso valore dell’impedenza della linea di trasmissione,fig 2.
In questo caso,infatti,avviene un fenomeno particolare per cui il carico non accetta una parte della potenza che il generatore vorrebbe fornirgli e la restituisce riflettendola verso il trasmettitore. Pertanto solo una parte della energia che il trasmettitore eroga viene effettivamente dissipata sul carico,la restante parte torna al trasmettitore e viene dissipata nello stadio finale di quest’ultimo,nelle bobine di accordo nelle impedenze di A.F. e particolarmente sul transistor o sulla valvola amplificatrice. E’ chiaro come una simile situazione sia più che dannosa e vada scrupolosamente evitata.
Facciamo un esempio numerico: sempre riferendoci ad un cavo di 52 Ohm: se noi collegassimo al suo estremo una resistenza di 150 Ohm,troveremmo che il 75% della potenza emessa dal trasmettitore viene effettivamente dissipata sulla resistenza,mentre il restante 25% viene respinto,cioè “riflesso”, verso il punto di partenza e pertanto non viene sfruttato.
– In base a questo criterio,un trasmettitore da 10 watt che venga collegato,tramite un cavo a 52 Ohm,ad una antenna la cui “resistenza caratteristica di radiazione” è anch’essa di 52 Ohm ha il suo massimo rendimento,perchè nulla va perso e tutti i 10 watt disponibili vengono irradiati.
– Nel caso invece che l’impedenza dell’antenna risultasse di 150 Ohm il trasmettitore si comporterebbe come uno di 7,5 watt,con rendimento del solo 75% e gli altri 2,5 watt verrebbero trasformati in inutile calore sul transistor finale. Ciò accade ogni qualvolta un cavo coassiale viene chiuso su un carico di impedenza diversa da quella sua propria,non importa se l’impedenza del carico sia maggiore o minore di quella del cavo: una riflessione infatti ,esiste sempre e si annulla solo quando le due impedenze sono esattamente uguali.
Naturalmente l’entità della riflessione cambia da caso a caso a seconda di quanto grande sia il disadattamento: è evidente che ,sempre riferendoci alla situazione precedente,un carico di,poniamo,100 Ohm produrrà una minore riflessione che non uno di 150 Ohm.
Il concetto di riflessione di una percentuale di potenza è intimamente legato a quello di onde stazionarie.
Vediamo ora di poter intuitivamente chiarire come avvenga la riflessione di potenza di cui si è parlato e cosa debba intendersi per “Onda Stazionaria“,la cosa migliore è sempre quella di ricorrere ad un esempio anche se questo non sarà certamente molto rigoroso.
Consideriamo di avere una lunga corda legata ad un paletto fissato al terreno;prendiamo l’altro estremo della corda e diamogli uno scossone,fig 3.
Tutti sappiamo che cosa accade a questo punto: sulla corda nasce un’onda che dal nostro braccio si propaga verso l’estremo fisso. Giunti a questo punto la nostra esperienza pratica ci suggerisce che esistono due diversi modi di comportarsi del sistema corda-paletto: il primo,qualora il paletto sia in grado di assorbire la vibrazione comunicatagli dalla corda, il secondo,nel caso questo non sia in grado di assorbirla.
__ Nel primo caso,fig4,vedremo l’onda propagarsi lungo la corda e poi annullarsi nel palo di sostegno,trasferendo tutta la sua energia su di esso; nasce cioè,una vibrazione nello stesso paletto che,essendo della medesima frequenza dellonda incidente,rappresenta praticamente un prolungamento di questa,senza che vi sia alcuna discontinuità.
__ Nel secondo caso,fig.5,il paletto non è in grado di assorbire interamente la vibrazione comunicatagli per cui solo una parte della energia associata all’onda incidente viene trasferita su di esso,mentre la rimanente torna indietro sotto forma di un’onda “riflessa“,evidentemente in ampiezza minore di quella diretta.
In questo caso vedremo un’onda andare dal nostro braccio verso il paletto ed in seguito un’onda tornare dal paletto verso di noi.
Finora abbiamo pensato di eccitare la corda solo per un istante,supponiamo adesso,di continuare sempre ad agitarla: avremo lungo tutta la corda un’onda che si propaga dal nostro braccio verso il sostegno ed ancora un’altra onda che ,con continuità,si propaga in senso inverso,questo,s’intende,nel caso vi sia onda riflessa che attenuerà le oscillazioni dell’onda diretta.
Quale sarà la conformazione che assumerà la corda sotto l’effetto di queste due onde? E’ intuitivo che la conformazione risultante sarà quella di fig 6B. Notiamo che le oscillazioni presenti sulla corda non hanno sempre la stessa ampiezza,come accadrebbe se mancasse l’onda riflessa,fig.6A,ma hanno ampiezza diversa da punto a punto.
L’onda avanza nel senso della freccia e la sua ampiezza cambia in modo tale che i successivi valori massimiseguono la curva disegnata in figura. In altre parole esiste lungo la linea un’ondulazione dei valori massimi che è proprio quella che si chiama “ONDA STAZIONARIA“.
E’ interessante notare che in un certo punto della linea il valore massimo dell’onda rimane invariato nel tempo,cioè quella ondulazione dei valori massimi di cui parlavamo è fissa con la linea,da cui l’attributo di “stazionaria” dato a quest’onda.
Ciò che accade con le vibrazioni meccaniche della corda si estende per analogia in modo pressochè identico alla propagazione delle onde elettromagnetiche lungo una linea di trasmissione.
Infatti se la linea viene chiusa su di un carico “adattato” tutto procede in modo regolare e quindi,con il massimo rendimento. Se il carico invece è “non adattato”, esso riflette parte della potenza disponibile verso il generatore dando luogo alla formazione di una Onda Stazionaria di tensione lungo la linea.
Che cosa sia questa “Onda Stazionaria di tensione” può essere meglio chiarito dalla fi.7.
In condizioni di carico adattato,lungo la linea vi è solo l’onda diretta; pertanto se noi andassimo a misurare con un voltmetro il valore di cresta della tensione presente in ogni punto troveremmo sempre lo stesso valore,cioè,per esempio,30 Volt all’uscita del trasmettitore,30 Volt dopo un metro,ancora 30 Volt dopo due metri e così via fino al carico,ai capi del quale vi saranno sempre i soliti 30 Volt.
Non così nel caso di carico “non adattato” perchè in questa situazione il voltmetro ci segnalerebbe dei valori diversi da punto a punto: per esempio 20 Volt all’inizio della linea,30 Volt dopo un metro,di nuovo 20 Volt dopo due metri, 10 Volt dopo tre metri e poi di nuovo ancora 20 Volt,poi 30,20,10 Volt e così via ,ciò a causa del combinarsi assieme dell’onda diretta e di quella riflessa che,a seconda delle reciproche ampiezze e relazioni di fase,danno luogo ad una fluttuazione più o meno spinta del valore di cresta dell’onda elettromagnetica in transito,fig 8.
Praticamente se potessimo spostare con continuità il puntale di un voltmetro lungo la linea troveremmo che il valore letto oscilla da un massimo ad un minimo: due massimi (o minimi) consecutivi si trovano esattamente a 1/2 della lunghezza d’onda ,cioè ogni mezza lunghezza d’onda,si ripete esattamente la situazione precedente.
E’ evidente che l’onda stazionaria sarà tanto più marcata quanto più forte è il disadattamento, quindi l’ampiezza di questa onda ci dà subito un’idea del disadattamento presente.
Questa ultima valutazione viene fatta riferendosi al ” Rapporto di Onde Stazionarie”, che viene definito come il rapporto tra il valore massimo ed il valore minimo di tensione presenti lungo la linea:
ROS= Tensione massima / Tensione minima
E’ evidente che tanto più il massimo ed il minimo sono diversi tra loro,tanto maggiore è il ROS. Pertanto a Rapporti di Onde Stazionarie più alti corrisponde un maggior grado di disadattamento.
Quando il ROS è uguale ad 1,vuol dire che il massimo ed il minimo delle tensioni misurabili lungo la linea sono uguali e che,pertanto,non esiste Onda Stazionaria ,cioè il carico è ADATTATO e si ricade nella situazione di fig 7.
E’ evidente,a questo punto,l’utilità di possedere uno strumento in grado di misurare il Rapporto di Onde Stazionarie,perchè solo in questo modo possiamo essere sicuri di riuscire a collegare al trasmettitore un carico perfettamente adattato: infatti,in fase di taratura,si opererà in modo da leggere sul ROS-Metro un valore il più possibilmente prossimo ad 1,sicuri che questa ultima condizione corrisponde al massimo rendimento.
Ripetiamo che il carico risulta “adattato” quando si comporta come una resistenza di valore pari a quello dell’impedenza della linea. Se le due impedenze sono diverse tra loro si crea una riflessione e di conseguenza un’ Onda Stazionaria,per cui il ROS risulta diverso da 1.
Esistono due formuline facilissime che permettono di conoscere il valore del ROS, noti che siano i valori dell’impedenza di carico e di quella della linea:
Facciamo qualche esempio numerico:
1) la linea sia un cavo coassiale di 50 Ohm (Z0 = 50) ed il carico sia rappresentato da una resistenza di 150 Ohm (Zc = 150), in questo caso la formula da usare è la 1) perchè Zc è più grande di Z0, il ROS risulterà (150:50) = 3
2) Nel caso il carico fosse di 10 Ohm, la formula da usare sarebbe la 2) ed il ROS risulterebbe (50:10) = 5
Credo di aver detto tutto quanto possibile in questa occasione; mi preme soprattutto di aver fissato alcuni punti base:
__ un carico è “ADATTATO” alla linea di trasmissione quando ha una impedenza esattamente uguale a quella della linea
__ il massimo trasferimento di energia,dal trasmettitore all’antenna,si ha quando l’impedenza dei tre componenti è perfettamente identica ,cioè se quella della linea di trasferimento è di 52 ohm, saranno di 52 ohm anche quelle d’uscita del trasmettitore e dell’antenna
__ quando il carico ha impedenza diversa da quella della linea,una parte della potenza disponibile torna indietro e viene dispersa
__ l’entità del disadattamento viene misurata riferendosi al ROS: quando questo è 1 siamo in condizione di carico adattato
__ Mettere a punto un’antenna significa,all’atto pratico,cercare di ridurre il ROS presente in linea al valore più basso,facendo in modo che la lunghezza della stessa sia tale da presentare una impedenza di 52 ohm come il cavo di collegamento,secondo la procedura di cui diremo.
Funzionamento di un SWR-Meter
Il funzionamento di un misuratore di Onde Stazionarie è particolarmente semplice,anche se,per qualche misteriosa ragione, viene spesso ed a torto considerato uno strumento complesso e di difficile uso. Credo di poter abbastanza facilmente demolire una simile fama,mostrando quanto sia semplice il funzionamento di un SWR-Meter e quanto altrettanto semplice sia il suo uso.
Il misuratore di Onde Stazionarie si basa su di un particolare sistema di accoppiamento linea di trasmissione-strumento di misura noto come “accoppiamento direzionale” . Quest’ultimo concetto va ulteriormente chiarito perchè rappresenta in effetti tutta la sostanza di un tal tipo di strumento.
Fare un accoppiamento direzionale con una linea di trasmissione significa, in parole povere,disporre di un conduttore sul quale si produce una tensione dovuta ad un accoppiamento capacitivo-induttivo con la linea solo quando nella linea stessa la corrente (cioè l’onda) viaggia in una ben precisa direzione, per esempio da destra a sinistra,mentre nessuna tensione viene indotta dalle correnti che sulla linea viaggiano in direzione opposta ,cioè da sinistra a destra.
Un simile “accoppiamento direzionale” può a prima vista sembrare di difficoltosa realizzazione ,ma in effetti non vi è nulla di più semplice perchè basta un pezzo di filo disposto parallelamente alla linea,in una zona dove sia presente il campo elettromagnetico,come a dire che in un cavo coassiale il filo deve essere disposto tra il conduttore esterno di massa ed il conduttore interno,perchè solo in questa zona vi sia un campo elettromagnetico.
Da un lato del filo vi è una resistenza che va a massa e dall’altro un diodo da cui viene prelevata una tensione continua che è già selezionata in modo direzionale,cioè vi è una tensione solo se l’onda sulla linea viaggia dal diodo verso la resistenza mentre non hanno nessuna influenza eventuali onde che viaggino in senso inverso,fig 9.
Se sulla linea inserissimo due accoppiatori direzionali del tipo descritto e perfettamente identici tra loro,tranne nel fatto di essere invertiti,cioè mentre l’uno misura solo le onde che viaggiano da destra a sinistra ,l’altro solo quelle che vanno da sinistra a destra,avremmo la possibilità di ricavare ai capi dei due diodi due tensioni di cui una proporzionale alla ampiezza dell’onda diretta,l’altra alla ampiezza dell’onda riflessa,fig.10.
Le tensioni vengono misurate con due appositi strumenti ed il loro rapporto ci dà direttamente il “coefficiente di riflessione” ,cioè proprio il dato che più interessa conoscere al fine di valutare l’efficienza di una antenna.
Infatti il coefficiente di riflessione altro non è che la radice quadrata del rapporto fra la Potenza Riflessa e quella Diretta:
ed offre evidentemente una indicazione diretta ed immediata dell’efficienza del sistema trasmittente.
Finora abbiamo detto di eseguire il rapporto,cioè la divisione,tra le indicazioni dei due strumenti,ma l’operazione può essere compiuta in modo più semplice ed automatico con la procedura seguente: la sensibilità dei due strumenti viene regolata tramite un potenziometro fino a far sì che l’indice dello strumento accoppiato per misurare l’onda diretta si fermi a fondo scala; in queste condizioni l’indice dell’altro strumento,quello che misura l’onda riflessa,supponendo che possieda una scala divisa in 100 parti,ci darà direttamente il valore del coefficiente di riflessione.
In effetti su tutti i misuratori di onde stazionarie vi è un solo strumento,per evidenti ragioni di economia. La misura viene eseguita nel modo seguente:
si commuta lo strumento sul diodo dell’ “accoppiatore diretto“, e se ne regola la sensibilità fino a portare l’indice a fondo scala,sul 100; a questo punto,senza toccare il comando di sensibilità,lo strumento viene commutato sull'”accoppiatore riflesso” e l’indicazione che lo strumento fornisce in queste condizioni è direttamente il “coefficiente di riflessione“.
I vantaggi sono di ordine economico,come già detto,ma inoltre si ha anche la sicurezza che la sensibilità dello strumento sia sempre la stessa,cosa molto importante,come diremo in seguito.
Il Rapporto di Onde Stazionarie,quando si abbia interesse a conoscerlo,può essere dedotto in modo molto semplice dal coefficiente di riflessione; a tal proposito esiste una formulina,di cui,però,crediamo non sia nemmeno il caso di parlare.
Abbiamo invece,preparato una tabella da cui si potrà immediatamente dedurre il ROS dal coefficiente di riflessione e viceversa. Finora ho parlato del circuito del misuratore di Onde Stazionarie in modo generale.
Realizzazione pratica del SWR-Meter
Adesso vedremo come si può realizzare semplicemente tale strumento. Nello strumento che vi presento la linea è formata direttamente da uno spezzone di cavo coassiale a 52 o 75 Ohm,per cui questo primo punto non dà più problemi. L’accoppiamento direzionale viene realizzato inserendo un sottile conduttore isolato sotto la calza del cavo coassiale.
Altra particolarità consiste nel fatto che l’accoppiatore direzionale è unico,nel senso che non vi sono due conduttori con un diodo ed una resistenza ciascuno,ma un solo conduttore nel quale un apposito deviatore provvede a scambiare di posto fra loro resistenza e diodo,pertanto in una posizione del deviatore l’accoppiamento viene fatto sulla potenza DIRETTA, mentre nell’altra posizione si ha la misura della potenza RIFLESSA.
Ed infatti mettendo la resistenza al posto del diodo e viceversa non si fa altro che avere un accoppiamento identico al primo,ma di direzione inversa. I vantaggi di una simile soluzione risiedono soprattutto nel perfetto bilanciamento dei “due” accoppiatori. Parlando di bilanciamento intendo riferirmi al fatto che entrambi gli accoppiatori devono rispondere allo stesso identico modo,cioè debbono dare la stessa indicazione per uguali potenze in transito. Ciò si realizza in genere con una costruzione meccanica perfettamente identica e con una successiva messa a punto; nel nostro caso invece il “bilanciamento”è automatico ,trattandosi sempre del medesimo accoppiatore.
Non saranno pertanto necessarie operazioni di taratura e basterà soltanto porre un po’ di cura al montaggio della parte relativa al commutatore.
Nel circuito di fig 11,la tensione rettificata da DG1 viene applicata allo strumento di misura,tramite il potenziometro R3 che funge da regolatore di sensibilità,nel senso descritto. I condensatori C1 e C2 servono a filtrare la tensione raddrizzata dal diodo.
Vediamone meglio i particolari
Per poter procedere al montaggio del nostro misuratore di SWR occorre prima di ogni altra cosa la scatola metallica le cui dimensioni non sono critiche ,per cui consiglio di usare una scatola di circa 16x5x4 cm., su cui montare un microamperometro con quadrante di 4×4 cm.
Oltre alla scatola metallica,gli altri componenti necessari sono: due bocchettoni coassiali da pannello per Alta Frequenza,40 cm di cavo coassiale da 52 o 75 Ohm. Ricordo che le antenne più comunemente usate sono a 52 Ohm,due resistenze,due condensatori,un potenziometro,un diodo ed un microamperometro che può essere da 50, 100, 200, 500 microAmper.
La potenza minima del trasmettitore deve essere sufficiente a provocare la completa deflessione del microamperometro,mentre nessuna limitazione esiste riguardo alla potenza massima,che può anche essere di oltre 100 Watt.
L’unico inconveniente che può capitare usando un trasmettitore molto potente è che,anche regolando al minimo la sensibilità con il potenziometro R3,l’indice dello strumento vada sempre a fondo scala: in questo caso basta aumentare la resistenza R2 perchè tutto torni in condizioni normali.
Al posto del microamperometro si può anche usare un tester munendo la scatola di due boccoline in cui infilare,i puntali dello strumento esterno.
Dobbiamo sistemare sotto la calza di rame un sottile filo isolato,che correndo lungo tutto il cavo ne fuoriesca per una decina di centimetri da un lato e dall’altro.
Prima si sfila la calza di rame che si trova intorno al cavo e poi si dispone lungo questo un sottile filo di rame isolato da 0,10-0,20 mm. di diametro.
Sono da scartare assolutamente i fili di rame smaltati senza nessuna altra protezione. La calza precedentemente tolta può ora di nuovo essere disposta sul cavo in modo che abbracci anche il filo che abbiamo messo noi. Successivamente la calza deve essere ricoperta con del nastro adesivo plastificato,lo spezzone di cavo coassiale lungo 40 cm va tutto ricoperto con nastro isolante,salvo un pezzettino al centro,cioè a 20 cm da un lato e dall’altro,che deve rimanere scoperto perchè sarà necessario saldarlo alla massa metallica della scatola.
I due fili che uscendo da sotto la calza del cavo vicino ai bocchettoni,vanno a collegarsi al commutatore,debbono avere la stessa lunghezza ed essere inoltre ugualmente disposti.
COLLAUDO
Non serve alcuna taratura dello strumento,la minima frequenza a cui si può usare lo strumento è di 7 MegaHz,lo strumento risponde bene fino a 150 MegaHz.
Collegare lo strumento al trasmettitore da un lato e ad un carico fittizio dall’altro
– mettere il commutatore in posizione DIRETTA
– regolare il potenziometro fino a portare l’indice esattamente a metà scala cioè sul “50”.
– invertire i collegamenti del ROS-Metro cioè collegare al trasmettitore il bocchettone “uscita” che prima era collegato alla sonda di carico e viceversa.
– porre il commutatore in posizione “riflessa” (SWR) come indicato in fig 11
Accendendo il trasmettitore l’indicazione dello strumento deve tornare esattamente nello stesso punto di prima,cioè su 50,se ciò non accadesse vuol dire che lo strumento non è perfettamente bilanciato,tuttavia potremmo tranquillamente lasciar correre se si trovasse 47 o 53,ma se le differenze fossero maggiori dovremo necessariamente rivedere il montaggio.
Differenze del 5-10% sono possibili perchè corrispondono ai normali valori di tolleranza delle resistenze.
__ se la resistenza di carico è di 150 ohm il ROS vale circa 3 (150:52 = 2,9) e pertanto l’indice dello strumento deve fermarsi circa a centro scala,come mostrato in tabella.
__ se la resistenza di carico è di 100 ohm,il ROS vale circa 2 (Zc / Z0 = 100:52 = 1,9) e pertanto l’indicazione dello strumento deve essere circa 33,
__ se la resistenza di carico è di 27 ohm il ROS vale di nuovo circa 2 (Z0 /Zc = 52:27 = 1,9) e pertanto l’indicazione dello strumento deve essere circa 33.
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ottimo progetto ma un dubbio: perchè il cavo coassiale co l’accoppiamento è di 20+20 cm. ? e poi come fa a stare in una scatola di 16 ?