L’ UNIVERSO – 10
EVOLUZIONISMO – 2
Equilibri punteggiati
Gould, notissimo paleontologo e fermo sostenitore dell’evoluzionismo, ammise l’infondatezza dell’evoluzione graduale postulata da Darwin, che definì “frutto dei pregiudizi politici e culturali del diciannovesimo secolo”.
Eldredge, evoluzionista e collaboratore di Gould, affermò che era diventato “abbondantemente chiaro” che le testimonianze fossili non avrebbero potuto confermare la predizione di Darwin, e che dimostravano semplicemente che questa predizione era errata.
Eldredge ammise: “Sono i paleontologi – la mia stessa razza – ad essere i maggiori responsabili di aver lasciato che idee come queste dominassero la realtà… Noi paleontologi abbiamo detto che la storia della vita supporta quell’interpretazione [variazioni graduali per adattamento], pur sapendo che non è così”.
Gould e Eldredge proposero allora una teoria alternativa, quella degli equilibri punteggiati.
Essa consiste, sostanzialmente, nell’interpretare le testimonianze fossili in modo da dimostrare che le varie specie siano esistite per lunghi periodi senza variazioni significative (fase di equilibrio). Quando un piccolo gruppo di individui si separava dal resto dei suoi simili e si trasferiva in un nuovo ambiente, avveniva rapidamente il cambiamento in senso evoluzionistico (fase di puntualizzazione).
Esistono anche altre teorie simili a quella degli equilibri punteggiati – ad esempio la speciazione quantica di Simpson – elaborate per giustificare le discontinuità registrate dalla documentazione paleontologica.
In tutte, comunque, è riscontrabile ancora lo stesso problema: l’assenza di forme di transizione. Peraltro, proprio i lunghi periodi di stabilità presupposti implicano un’abbondantissima presenza di fossili di transizione.
I fossili e l’evoluzione
Se la vita si è continuamente evoluta da una specie all’altra, come sostengono gli evoluzionisti, dovrebbero essere stati rinvenuti miliardi di fossili di transizione tra tutte le specie viventi, ovvero forme di vita per così dire intermedie in cui si possa constatare l’evoluzione di un tratto (ad esempio un organo o un arto) in un altro.
Pur essendo stato scoperto fino ad oggi un numero elevatissimo di fossili, però, non sono state trovate le forme di transizione indispensabili per convalidare la teoria evoluzionistica; in particolare le transizioni dalla materia inorganica ai metazoi, dai metazoi agli invertebrati, dagli invertebrati ai pesci, dai pesci agli anfibi, dagli anfibi ai rettili, dai rettili agli uccelli, dagli uccelli ai quadrupedi, dai quadrupedi alle scimmie, e dalle scimmie all’uomo.
Gli unici cambiamenti che possono essere osservati nei fossili implicano semplicemente delle variazioni all’interno della specie in esame.
– Darwin ritenne allora che la mancanza di forme di transizione fosse da attribuire al numero insufficiente di fossili raccolti fino a quel momento, e predisse che sarebbero state trovate col tempo. A 150 anni da allora, con oltre 200 milioni di campioni catalogati appartenenti a circa 250.000 specie fossili, molti paleontologi evoluzionisti, come Stanley, ritengono che il numero di fossili raccolti sia sufficiente (Bird). Secondo Stanley, un affermato evoluzionista, “le testimonianze fossili non hanno documentato un singolo esempio di evoluzione filogenetica risultante in una transizione morfologica visibile, e pertanto non offrono alcuna evidenza che il modello gradualistico possa essere ritenuto valido“.
Gli fa eco un altro evoluzionista, Kitts: “le testimonianze fossili non forniscono neppure una prova in supporto della teoria darwiniana
Molti altri noti scienziati evoluzionisti – come Simpson, Gould, Cutler, Ridley, Raup, Eldredge, West – hanno espresso i propri dubbi sul modello gradualistico, asserendo che non esistono prove di transizioni morfologiche tali da confermare la macroevoluzione, o semplicemente limitandosi a constatare la mancanza di prove verificabili.
Ma le specie di transizione non sono gli unici “anelli mancanti” dell’evoluzionismo: affinché una specie si sia evoluta in un’altra, come ipotizzato, è necessario che le transizioni abbiano interessato anche gli organi. Tra le tante specie osservabili non esistono esempi di elementi parzialmente sviluppati come occhi, organi vitali e apparati interni o esterni. La sopravvivenza di un organismo in queste condizioni, tanto oggi quanto in passato, sarebbe impossibile (Szent-Gyorgyi, biochimico, due volte premio Nobel), e anche se fosse vissuto sarebbe morto rapidamente, o isolato dalla selezione naturale, e dunque impossibilitato a trasmettere i propri geni alle nuove generazioni.
Fossili di transizione: dalla scimmia all’uomo
1) – L’uomo di Piltdown
E poi, certo, c’è la più celebre mistificazione di tutti i tempi: il famoso uomo di Piltdown. Nel 1912, Arthur Smith-Woodward, direttore del Museo Britannico di Storia naturale di Londra, e Charles Dawson, medico e paleontologo dilettante, scoprirono una mascella e una parte di cranio in una cava di sabbia nelle vicinanze di Piltdown, in Inghilterra. La mascella sembrava quella di una scimmia, quantunque non avesse i grandi denti propri di quest’animale; d’altra parte essa era molto scura e sembrava molto antica. Si affibbiò a questa scoperta il nome di Eoanthropus dawsoni o uomo di Dawson… il più antico “anello mancante”. Per quaranta anni, milioni di studenti hanno contemplato la “ricostruzione” dell’uomo di Dawson, la cui figura ornava le pareti di tutti i musei del mondo. Era stato trovato “l’anello mancante”!
Quarant’anni più tardi. Allorché fu scoperto il test al fluoruro, vi si sottoposero la mascella e il cranio. Risultò che il cranio non era vecchio di 500.000 anni, ma solamente di 2000 anni! Quanto alla mascella, essa non aveva che qualche dozzina di anni. In seguito essa fu esaminata al microscopio e si scoprì che i denti erano stati accuratamente limati allo scopo di darle un’apparenza umana. Il tutto era stato tinto con bicromato e sali di ferro per simularne l’antichità. La mascella era stata interrata in vista di una “scoperta”, probabilmente ad opera del dr. Dawson, che divenne celebre grazie all’Eoanthropus dawsoni… una mistificazione destinata ad alienare dalla fede in un Dio creatore milioni di studenti. L’uomo di Piltdown è stato una frode dalla a alla zeta.
2) – L’hesperopithecus o uomo del Nebraska
Anche l’hesperopithecus, detto anche “uomo del Nebraska”, considerato una “prova irrefutabile delle origini animali dell’uomo”, fu ricostruito dall’immaginazione degli scienziati basandosi sull’unico resto: un dente, che si rivelò poi essere quello di un pecari (animale simile al cinghiale) estinto.
3) – Homo abilis australopithecus
Richard Leakey – famoso antropologo evoluzionista, e figlio di quegli stessi Leakey che scoprirono i frammenti di quello che fu battezzato “homo habilis” (che si rivelò essere un australopithecus) – alcuni anni fa affermò: “Ad oggi, non è stato scoperto niente che abbia veramente senso come specie di transizione verso l’uomo, inclusa ‘Lucy‘, dal momento che il 1470 [il teschio di un homo sapiens scoperto da Leakey] era della stessa età e probabilmente anche più vecchio. Se dovessi esprimere un giudizio, affermerei che esiste più evidenza per la comparsa improvvisa dell’uomo piuttosto che per un processo graduale di evoluzione“.
Lord Solly Zuckerman, uno degli anatomisti inglesi più in vista, ha trascorso quindici anni a studiare i resti dell’Australopiteco, giungendo alla conclusione che si tratta di una scimmia al cento per cento. Il dr. Charles Oxnard, avendo compiuto svariate analisi al computer di queste ossa, è giunto alla conclusione che gli Australopitechi non si tenevano in piedi, contrariamente a quanto era stato affermato in precedenza ma, avendo lunghe braccia, camminavano appoggiandosi sui pugni (“knuckelwalkers”). Dunque, non si trattava affatto di pre-umani, ma semplicemente di scimmie!
4) – Ramapithecus
Il ritrovamento di un altro presunto intermedio uomo-scimmia, il ramapithecus, consisteva in qualche dente e frammenti di mascella, messi insieme dai ricercatori in modo da avere una forma somigliante a quella della mascella umana. I resti fossili rinvenuti nel 1982 e nel 1988 dimostrarono che il ramapithecus era soltanto un antenato estinto dell’orangutan. In particolare, fu rinvenuta una mascella completa di ramapithecus: la forma non era quella presunta (parabolica), ma a forma di U, tipica delle scimmie.
David Pilbeam, noto paleontologo evoluzionista dell’Università di Harvard, scrisse: “Molti paleontologi ritengono che il ramapithecus sia il nostro più antico antenato. Queste conclusioni sono state tratte da nient’altro che qualche osso della mascella e qualche dente. A onor del vero, sembra non essere niente di più che un parente dell’orangutan“. Alle stesse conclusioni giunsero Leakey, Zilman e Lowenstein.
5) – Uomo di Neanderthal, Uomo di Heidelberg, Uomo di Cro-Magnon
Lo scheletro del conosciutissimo “uomo di Neanderthal” (homo sapiens neanderthalensis) – il cosiddetto “anello di congiunzione tra i primati e l’uomo” – fu ritenuto a lungo un uomo-scimmia, fino a quando studi successivi non dimostrarono che la sua capacità cerebrale era addirittura superiore a quella dell’uomo moderno.
Recenti ricerche effettuate con l’ausilio della microscopia elettronica hanno rivelato che si tratta semplicemente dello scheletro di un uomo con gravi deformazioni a carico dell’apparato osseo.
L’uomo di Neanderthal, l’uomo di Heidelberg, e l’uomo di Cro-Magnon sono oggi considerati dalla scienza esseri umani e non intermedi (Straus, Cave, Rothschild, Thillaud).Nel 1856 fu scoperto un certo numero di scheletri nella valle di Neander ,nei pressi di Dusseldorf in Germania.Essi furono ricostruiti da un paleontologo di nome Boule. Le immagini delle ricostruzioni cominciarono allora ad ornare i muri dei musei e i manuali scolastici di tutto il mondo! Forse vi ricorderete di queste raffigurazioni degli uomini di Neanderthal: avevano la schiena ricurva, camminavano sul lato esterno della pianta dei piedi, portando una clava sulle spalle e trascinandosi dietro le loro donne afferrate per i capelli. Perfetti uomini – scimmie!
Si seppe in seguito che l’uomo di Neanderthal soffriva di rachitismo e di osteoartrite (ciò che spiega la schiena ricurva), ma si scoprì anche che Boule, avendo a disposizione tutto un assortimento di ossa, le aveva riunite in modo tale da far assumere all’uomo l’aspetto di scimmia. Non si può fare a meno di concludere che Boule aveva premeditato di ricostruire gli scheletri in modo da dar loro un’apparenza scimmiesca. Gli scienziati moderni sono giunti alla conclusione che si trattava di un colossale errore. E’ il meno che si possa dire. Ma nel frattempo milioni di persone sono rimaste ingannate.
6) – Pithecanthropus erectus (homo erectus) o Uomo di Java
Il pithecanthropus erectus (homo erectus), o “uomo di Java“, scoperto da Eugene Dubois, era in realtà un gibbone, come ammise lo stesso Dubois, a distanza di qualche decennio, ammettendo inoltre di aver tenuto nascosti altri quattro femori di scimmie trovati nella stessa area.
Gli evoluzionisti, comunque, rifiutarono di accettarlo, e ancora oggi ritengono che il pithecanthropus sia un “intermedio”, nonostante il fatto che gli scienziati moderni abbiano confutato quest’affermazione.
7) – Sinanthropus o Uomo di Pechino
I resti fossili di un altro homo erectus, il sinanthropus, o “uomo di Pechino“, consistevano in frammenti di teschi, denti e mascelle, trovati anche molto distanti gli uni dagli altri.
I fossili furono oggetto di studi approfonditi, anche da parte di autorità internazionali come Marcellin Boule, il quale concluse che il sinanthropus era un animale – probabilmente una grande scimmia o un babbuino – di cui si erano cibati degli uomini.
Tra l’altro, è interessante notare che del finanziamento del progetto si era occupato De Chardin, già implicato nella frode dell’uomo di Piltdown.
8) – Pliopithecus , Proconsul, Dryopithecus, Oreopithecus, Australopitechi
Tra gli altri esempi di presunti intermedi uomo-scimmia, sempre basati su pochi resti, è possibile citare il pliopithecus e il proconsul, inspiegabilmente ritenuti ominidi perché sembravano incroci tra due specie di scimmie; il dryopithecus, basato su frammenti di mascella che più tardi furono riconosciuti come appartenenti a una scimmia estinta; l’oreopithecus, basato sui resti di denti e della zona pelvica.
Inoltre, i vari australopitechi, studiati per 15 anni da un team di scienziati che concluse che non hanno caratteristiche umane. Zuckerman – uno dei maggiori studiosi di questo fossile – affermò che si trattava di una scimmia, “…al punto che solo un esame minuzioso e approfondito può rivelare una qualunque minima differenza tra le scimmie moderne e l’australopithecus“.
9) – Archaeopteryx
Alan Feduccia – evoluzionista, tra i massimi esperti di ornitologia – affermò: “I paleontologi hanno cercato di trasformare l’archaeopteryx in un dinosauro piumato che cammina. Ma non lo è. È un uccello. E nessun quantitativo di chiacchiere può cambiare questo fatto”… “È biofisicamente impossibile che il meccanismo del volo si evolva da bipedi tanto grandi [rettili e dinosauri] con gli arti anteriori scorciati e le code pesanti usate per bilanciarsi; esattamente l’anatomia sbagliata per il volo”… “In definitiva, trovo che l’intera faccenda del dinosauro-uccello sia una vera e propria frode”.
10) – Pakicetus
I resti del pakicetus, descritto come “la più antica balena fossile conosciuta”, consistono in nulla di più di qualche dente, due frammenti di mascella, e parte del teschio di un mammifero. Si tratta dunque dell’ennesima ricostruzione speculativa basata su pochi elementi, ripresa dagli autori dei libri di testo che presentano con disegni di improbabili ricostruzioni complete di questo e altri fossili.
Il meccanismo uditivo del pakicetus non era affatto quello di un animale acquatico, ma era bensì quello di un mammifero terrestre. Va anche notato che l’intera parte lombare, pelvica e caudale furono ricostruite arbitrariamente partendo da una vertebra lombare, un femore (entrambi rinvenuti distanti dagli altri resti fossili), un piccolo pezzo di tibia, e qualche osso del piede e delle dita del piede. Mancano, dunque, proprio gli elementi dello scheletro necessari a confermare la presunta transizione da mammifero terrestre a balena; pertanto, non è possibile valutare in modo critico l’ipotesi della transizione.
Infine, secondo i metodi di datazione utilizzati dagli evoluzionisti, il pakicetus risalirebbe a un’epoca successiva a quella di alcune balene, riducendo così ulteriormente la possibilità che possa essere un loro antenato.
11) – Basilosaurus
Il basilosaurus è un altro fossile ritenuto una forma di transizione tra i mammiferi e le balene. Si tratta di un mammifero acquatico, lungo circa 25 metri, con forma simile a quella di un serpente, e munito di piccoli arti posteriori che probabilmente erano di supporto nell’accoppiamento. Questa creatura, comunque, era completamente acquatica, e la forma del suo corpo dimostra che non era più antico delle balene che esistono oggi, quindi non può rappresentare una forma di transizione.
Per quanto riguarda le prove fossili, l’esistenza di forme “transitorie” o “intermedie” ipotizzate da Darwin, è stata decisamente smentita dalla paleontologia. Le forme fossili cosiddette transitorie sono rare ed estremamente discutibili; tutti i maggiori gruppi viventi compaiono improvvisamente e completamente formati, senza mostrare cambiamenti direzionali durante l’arco della loro esistenza (fino ad oggi oppure fino alla loro estinzione). D’altra parte, l’unico modo per tentare di ricostruire una catena evoluzionistica sarebbe lo studio genetico dei fossili, cosa che è impossibile.
Embrioni dei mammiferi
Fino a qualche tempo fa si riteneva che gli embrioni dei mammiferi possedessero delle “fessure branchiali”, in quanto, secondo la teoria dell’evoluzione, i mammiferi si sono evoluti dagli anfibi.
Il tessuto embrionale che assomiglia a delle fessure in realtà non ha nulla a che fare con la respirazione; non si tratta cioè né di branchie, né di fessure. Questo tessuto si sviluppa in parti della faccia, ossa dell’orecchio interno, e ghiandole endocrine.
National Geographic utilizza come prova a favore dell’evoluzione addirittura la struttura degli embrioni : “Perchè l’embrione di un mammifero passa attraverso stadi di sviluppo che assomigliano a quelli dell’embrione di un rettile”? […] “Perché, come scrisse Darwin, ‘l’embrione è l’animale nel suo stato meno modificato” e quello stato “rivela la struttura del progenitore”. Quest’ultima idea, più nota come la “legge biogenetica fondamentale” del biologo tedesco Ernst Haeckel (1866), è stata smentita già nel 1874 dallo specialista in anatomia Wilhelm His ed è stata respinta dal mondo scientifico sin dagli anni venti. È completamente scomparsa dai testi universitari a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso perciò stupisce vederla riproporre come se il tempo non fosse passato.
Organi residuali
Gli evoluzionisti ritengono che alcuni organi, che essi definiscono vestigiali, o residuali, sono il risultato dell’evoluzione. Si tratterebbe di organi che non servono più all’individuo, e sono pertanto privi di funzioni.
Anche se questo fosse vero, non proverebbe l’evoluzione, ma l’esatto contrario. Per supportare la teoria dell’evoluzione, è necessario trovare nuovi organi in via di sviluppo, in cui cioè si sta verificando un incremento della complessità.
La storia, comunque, ha dimostrato la falsità di quest’argomentazione. La scienza moderna ha rivelato le funzioni dei più di cento organi che si credeva fossero residuali, come la tiroide, l’appendice, o le tonsille (Bergman, Howe).
Uccelli
Altre parti del corpo, come ad esempio le ali degli uccelli che non sono in grado di volare, sono fornite di muscoli funzionali, e servono a fornire raffreddamento o riscaldamento, equilibrio, rituali di corteggiamento, difesa dai predatori, protezione del corpo, o protezione dei pulcini.
La mancanza di funzionalità degli arti negli uccelli e in altri animali è anche spiegabile con la perdita di caratteristiche (possibile, e contrapposta all’incremento richiesto dall’evoluzione), o in alcuni casi è semplicemente il risultato di quella che viene definita “economia di progettazione“.
Ordine
Le “coincidenze” che hanno reso possibile l’esistenza e lo sviluppo della vita sulla Terra – ma non sugli altri pianeti – sono fin troppe per essere tali, e anche per essere elencate. Può essere tuttavia interessante ricordarne qualcuna.
a) – La velocità di rotazione della Terra, ad esempio, è quella che regola l’apparire del giorno e della notte. Se essa fosse inferiore a quella attuale, la durata del giorno e della notte aumenterebbero, distruggendo la vita durante il giorno a causa del calore intenso, e di notte a causa del freddo prolungato.
b) – Se la distanza tra il sole e la Terra o il calore emesso fossero maggiori o minori, la Terra sarebbe troppo calda o troppo fredda per permettere la vita.
c) – Se la Luna fosse più vicina alla Terra,le maree inonderebbero ogni luogo.
d) – Se l’atmosfera fosse meno spessa,milioni di meteoriti anzichè essere distrutti cadrebbero sulla Terra,devastandola.
e) – Se l’Ossigeno disponibile nell’atmosfera e assorbito dall’acqua fosse molto di meno,la vita non potrebbe esistere.
f) – Se la terra fosse piccola,la forza di gravità sarebbe troppo debole per consentire la presenza dell’atmosfera,se fosse più grande,la gravità schiaccerebbe ogni essere vivente al suolo.
g) – Se lo strato di Ozono fosse troppo spesso,la Terra non riceverebbe sufficiente calore;se fosse troppo sottile,i raggi ultravioletti distruggerebbero ogni forma di vita.
h) – Le cellule viventi contengono migliaia di sostanze diverse che reagirebbero tra di loro se non esistesse un intricato sistema di barriere chimiche e altri apparati che non possono essersi evoluti, o devono averlo fatto al momento giusto e con grande precisione, per evitare dannose reazioni chimiche.
i) – Se le cariche elettromagnetiche fossero leggermente più deboli o più forti, non potrebbero formarsi i legami chimici; nel primo caso si avrebbe il decadimento dei protoni, e nel secondo sarebbe impossibile l’esistenza di qualunque elemento chimico, ad esclusione del solo idrogeno.
Citazioni
a) – “Se io, come geologo, fossi chiamato a spiegare brevemente le nostre idee moderne sulle origini della Terra e sullo sviluppo della vita, a persone comuni, semplici, come quelle a cui era rivolto il Libro della Genesi, non riuscirei a fare meglio che seguire molto da vicino il linguaggio del primo capitolo della Genesi” (Pratt, evoluzionista).
b) – “Popper avverte di un pericolo: ‘Ogni teoria, anche una teoria scientifica, può diventare una moda intellettuale, un sostituto per la religione, un dogma dietro cui trincerarsi’. Questo è stato certamente vero per la teoria evoluzionistica” (Patterson, ).evoluzionista
c) – “Più si studia la paleontologia, più ci si rende conto che l’evoluzione è basata solo su una fede” (More, evoluzionista).
d) – “È possibile distinguere solo due motivi per cui le persone possano voler credere che le specie hanno avuto origine grazie all’evoluzione: o si è dediti in modo religioso o filosofico all’idea dell’evoluzione, oppure non si è a conoscenza dell’evidenza scientifica. La maggior parte delle persone che aderiscono all’evoluzionismo ricadono nella seconda categoria. Quelli che lo insegnano e lo promuovono, alla prima categoria” (Garrett).
e) – “L’evoluzione è diventata, in un certo senso, una religione scientifica; quasi tutti gli scienziati l’hanno accettata e molti sono pronti a ‘piegare’ le loro osservazioni per farle combaciare con essa… Penso, comunque, che dobbiamo andare oltre, e ammettere l’unica spiegazione plausibile che è la Creazione. So che questo è inaccettabile per dei fisici, come lo è per me, ma non dobbiamo rifiutare una teoria che non ci piace se esiste l’evidenza sperimentale che la supporta“ (Lipson, Physics Bulletin, 1980).
f) – “La scienza ha rinunciato alla ricerca dell’armonia e, con passione che certamente nasconde un sottile demonismo, si è lanciata alla ricerca del caos, alla adorazione del disordine e del nulla primigenio” (Giuseppe Sermonti, ex presidente dell’Associazione Genetica Italiana e vice presidente del XIV Congresso internazionale di Genetica).
g) – Vorrei qui citare il dr. W.R. Thompson, entomologo di fama mondiale e direttore per molti anni del Commonwealth Institute of Biological Control di Ottawa.
“Questa situazione in cui degli uomini si uniscono per difendere una dottrina, che essi non sono capaci di definire scientificamente e ancor meno di dimostrare con tutto il rigore scientifico, ma che essi cercano di accreditare presso il pubblico sopprimendo le critiche ed eliminando le difficoltà, questa situazione nella scienza è anormale e sgradita”. E più avanti egli afferma: “Il successo del darwinismo ha avuto come corollario un declino della probità scientifica”.
h) – Il dr. T.N. Tahmisian, fisiologo presso la Commissione per l’Energia Atomica dell’Unione Europea (EURATOM), ha dichiarato:
“Gli uomini di scienza che vanno di qua e di là ad insegnare che l’evoluzione fa parte della vita, sono grandi scienziati? Essi non sono altro che dei grandi truffatori, e la storia che raccontano è forse la più grande mistificazione mai conosciuta.”
La teoria della ricapitolazione embrionale
Quelli che hanno cognizioni scientifiche più approfondite si ricorderanno della legge della biogenetica, formulata da Ernst Haeckel. Egli fu uno dei primi sostenitori della teoria della ricapitolazione embrionale o, per usare un’espressione più comune, dell’ipotesi secondo la quale “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”. In altre parole: lo sviluppo del feto nel grembo materno passa per tutte le tappe del “phylum”. Da un’unica cellula esso diventa multicellulare… poi assume la forma d’un pesce con le branchie… poi quella d’una scimmia con la coda… ed infine diventa un essere umano, avendo così ricapitolato tutti i supposti stadi della storia immaginaria dell’evoluzione umana.
Fu nel XIX secolo che il professore tedesco Ernst Haeckel ideò questa teoria. Egli era un convinto sostenitore di Darwin. Tuttavia, alcuni anni dopo, esaminando attentamente i suoi abbozzi del feto, e alla luce di una conoscenza del feto che nel frattempo s’era approfondita, vi si scoprirono delle alterazioni e delle deformazioni che risultarono intenzionali. Haeckel fu deferito al tribunale dell’Università di Jena che lo giudicò colpevole. Egli riconobbe le proprie falsificazioni, operate con l’intento di sostenere il dogma dell’evoluzione. Inoltre egli aggiunse:
“Mi ritengo colpevole al cento per cento… senonché centinaia dei migliori ricercatori e biologi dovrebbero subire la medesima condanna.”
La dichiarazione fatta dal presidente dell’Associazione Britannica per il Progresso della Scienza, uno dei più eminenti embriologisti mai esistiti, secondo il quale “tutti i dati sullo sviluppo del feto sono ora noti e l’embriologia non offre il più piccolo argomento a favore della teoria dell’evoluzione”. Egli stesso era costretto ad ammetterlo.
Il “meteorite ” di Orgueil
Un’altra frode ha per nome il meteorite di Orgueil. Poco più di un secolo fa si pretese d’aver scoperto un frammento di meteorite nel sud – ovest della Francia. Ciò avvenne solo cinque settimane dopo che Pasteur aveva dato la sua grande dimostrazione demolendo per sempre l’idea della generazione spontanea della vita. Davanti al crollo della loro teoria della generazione spontanea, gli evoluzionisti furono presi da un grande panico, e qualcuno pretese di aver scoperto questo frammento di meteorite contenente materiali organici. Ma quasi cento anni dopo, sottoponendolo ad un esame, si è scoperto l’ingegnosissimo stratagemma: il mistificatore, a quanto pare, inumidì il frammento fino a farlo rammollire, poi, utilizzando una specie di colla come legante, vi introdusse della materia organica terrestre, la ricoprì e fece riscaldare il tutto per imitare l’effetto del riscaldamento terrestre. Infine sostenne che era sempre possibile spiegare l’origine della vita attraverso un’evoluzione naturale: essa era dovuta arrivare quaggiù attraverso dei meteoriti! Ancora una frode dolosa, perpetrata con cura a danno dei nostri figli.
Qual’è la sostanza del problema?
Il grande quesito è quello di sapere se ciò che si vuole farci credere ci è proposto da uomini di scienza oppure da truffatori. L’evoluzionismo sarebbe dunque la più grande farsa mai messa in scena? E se è così, quale ne è il movente?
a) – Permettetemi che vi dica che non siamo di fronte ad una faccenda da trattare alla leggera o che si presti ad una battuta scherzosa… La risposta al quesito è di un’estrema importanza. E’ necessario risalire alla fonte, scoprire la genesi di questo affare, conoscerne l’etiologia come si farebbe per una malattia, per un movimento, per una filosofia. L’evoluzionismo è stato senza dubbio la teoria che ha maggiormente contrassegnato il XX secolo. Questa teoria s’è trascinata dietro delle incredibili conseguenze. Quali? Essa è all’origine del Nazismo. Darwin ha scritto un libro intitolato “L’Origine delle Specie” (col sottotitolo: “La preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita”). Per Adolf Hitler non c’è stato che un passo da fare, lui che era un convinto evoluzionista, per andare dal concetto di “sopravvivenza” a quello di “dominio” delle razze.
b) – Quanto a Mussolini, i suoi discorsi erano sempre ornati di slogan evoluzionisti. Il suo zelo evoluzionista gli rendeva spregevole l’idea della pace, che considerava come qualcosa di avverso all’evoluzione: la guerra doveva accelerare il processo evolutivo, che secondo lui era il fine supremo da raggiungere. Pensate al corteo di miserie e di desolazione causato dalla 2a Guerra mondiale. Questa faccenda dell’evoluzione… sarebbe una bagattella?
c) – Ricordiamoci che Carlo Marx, quando lesse l’opera di Darwin, s’invaghì a tal punto dell’evoluzionismo da pensare di avervi trovato la base scientifica del comunismo. Dato che il comunismo, come tutte le ideologie atee, non crede in un Creatore, deve necessariamente spiegare il mondo da un punto di vista materialista ed evoluzionista. Marx realizzò di aver trovato la risposta nel darwinismo. Egli se ne innamorò a tal punto che si propose di dedicare il suo libro “Il Capitale” a Charles Darwin. Per fortuna la moglie di Darwin ebbe il buon senso di convincerlo a tralasciare questo “onore”.
d) – Attualmente il comunismo si basa al cento per cento sull’evoluzionismo. Ho avuto l’occasione di leggere un libro di un pastore asiatico, il quale racconta che allorquando i comunisti s’impadronirono del suo villaggio, la prima cosa che fecero fu quella di indottrinare tutti sull’evoluzionismo. Questa ideologia prevale non solo nel mondo orientale ma anche in America e in tutto il mondo occidentale a base di quello che viene chiamato “l’umanesimo secolare”. L’uomo è un prodotto naturale del suo ambiente, che non è stato creato ma si è evoluto.
e) – Di conseguenza noi vediamo che sia che si parli di nazismo, di fascismo, di comunismo o di umanesimo, l’evoluzionismo è l’albero comune che li porta tutti.
f) – Rivoluzione sessuale
Quali sono stati, nella nostra epoca, gli altri frutti dell’ipotesi evoluzionista? Come una gigantesca marea causata da un maremoto, la rivoluzione sessuale ha invaso il nostro paese e il resto del mondo. Adesso tutto è permesso! Agli inizi c’è stata la pornografia; poi l’adulterio; poi l’incesto e l’omosessualità; e adesso, come corollario, la pedofilia e la bestialità.
Come si è giunti a tanto?
L’evoluzionismo estromette Dio, e di conseguenza elimina ogni concetto di finalità. Senza Dio nulla più ha senso nel mondo. Non c’è parola più aborrita per un evoluzionista che quella di “teleologia” (= studio della finalità, degli scopi umani), concetto con cui si afferma che tutto ha un fine, un senso. E se nulla ha un senso, allora tutto è lecito! Non ci sono più regole del gioco, tutto è relativo. Non c’è più un assoluto morale. C’è la legge della giungla.
a) – Aldous Huxley, capofila ateo ed evoluzionista, autore de “Il Migliore dei Mondi” (Brave New World), ha detto:
“Io avevo delle ragioni per desiderare che il mondo non avesse senso; di conseguenza partii dal principio che esso non ne avesse affatto, e non m’è stato difficile trovare delle ragioni soddisfacenti a sostegno della mia supposizione… per me stesso, e senza dubbio per la maggior parte dei miei contemporanei, la filosofia del non-senso fu essenzialmente uno strumento di liberazione. La liberazione che desideravamo era nello stesso tempo la liberazione da un certo sistema politico ed economico (il capitalismo) e la liberazione da un certo sistema morale. Noi rifiutavamo la morale perché essa faceva da ostacolo alla nostra libertà sessuale.”
b) – Sir Julian Huxley, un altro Uxley celebre, era il nipote di Thomas Huxley, noto come “il mastino di Darwin”. Sir Julian è stato presidente dell’UNESCO e, probabilmente, il più celebre biologista evoluzionista. Nel corso d’una trasmissione televisiva disse:
“Noi ci siamo tutti buttati sull’Origine” (ossia L’Origine delle Specie di Darwin) perché…”
Perché… Quale motivo questo grande scienziato stava per indicare? Perché si sono tutti entusiasmati per “L’Origine delle Specie”? Era logico aspettarsi che terminasse la frase col dire che il motivo era dato dalla credibilità di Darwin, dal peso e dalla forza di convinzione delle sue prove scientifiche. E invece Sir Julian affermò:
“Noi tutti ci siamo buttati sull’Origine perché la nozione di Dio faceva da ostacolo ai nostri costumi sessuali.”
c) – Io sono felice di poter qui registrare il fatto che nel corso di centoventicinque anni l’evoluzionismo non s’è mai trovato in tale stato confusionale come attualmente. Gli evoluzionisti avvertono la disfatta. Dappertutto nel mondo, scienziati eminenti prendono coscienza della falsità di tutta la teoria. La definiscono una fiaba, un mito, storie ingegnosamente congegnate, un’impostura perpetrata a danno dei giovani di tutto il mondo.
Tuttavia i risultati di quest’impostura sono andati disastrosamente al di là di quanto si possa immaginare. E’ importante andare fino in fondo, fino alla radice del male. Da parte mia sono ben deciso a continuare a dare colpi d’accetta su questo fuscello di paglia che fa da base all’edificio di quelle mostruose teorie, che sono state la piaga del XX secolo. Sono convinto che verrà il giorno non lontano in cui tutto l’edificio crollerà con fracasso. La verità è che c’è un Creatore .
Altri pareri dal mondo scientifico
a) – Montalenti
Questo fondamentalismo parascientifico lo si riscontra in Montalenti quando affermava in modo perentorio che «le scienze naturali debbono cercare di dare interpretazioni naturalistiche, in senso causale, meccanicistico» dei fenomeni del mondo biologico. Ma dove sta scritto che la natura debba essere spiegabile in termini scientifici solo attraverso il paradigma meccanicista? Perché limitare il programma di ricerca in modo così unilaterale e antiscientifico? Il meccanicismo, infatti, non è la “scienza”, ma solo un modo di interpretare i fenomeni naturali, un modo fra i tanti, strettamente legato allo scientismo.”
b) – Giuseppe Sermonti e Roberto Fondi
Fin dal 1980 Giuseppe Sermonti (biologo di fama internazionale e autore di ricerche all’avanguardia nel campo della genetica) e Roberto Fondi (docente universitario di paleontologia) hanno sostenuto la fallacità delle teorie di Darwin.
Sermonti ha affermato: “La teoria darwiniana dell’evoluzione – se mai una ve ne fu – è morta giovane, all’inizio dell’900″ (G. Sermonti, prefazione del libro di Maurizio Blondet, L’Uccellosauro ed altri animali: la catastrofe del Darwinismo, Milano, Effedieffe Edizioni, 2002; vedi anche G. Sermonti e R. Fondi: Dopo Darwin, Milano, Rusconi, 1980).
c) – Walter J. Remine e il problema di Haldane
Nel 1993 Walter J. Remine pubblicò il libro “The Biotic Message: Evolution Versus Message Theory”.
Nel capitolo intitolato “Il dilemma di Haldane” si legge che sessant’anni fa, “il genetista J.B.S. Haldane scoprì il problema che ora porta il suo nome. Il problema non fu mai risolto, però gli evoluzionisti lo oscurarono e lo misero da parte. Il problema e le sue cosiddette soluzioni sono quasi sempre assenti dai libri sull’evoluzione dell’uomo, perfino dai libri di testo sulla genetica. Soltanto pochi studenti specializzati sono consapevoli della serietà del problema.
Haldane scoprì che vertebrati altamente evoluti come i mammiferi (organismi dal basso tasso di riproduzione) non avrebbero plausibilmente potuto evolversi entro il periodo di tempo a loro disposizione. In particolare, egli scoprì che il ricambio veloce (ovvero sostituzione) delle mutazioni in una popolazione incorre in un costo che deve essere ricompensato dalla riproduzione della specie. Le specie dal tasso di riproduzione basso non possono verosimilmente compensare a questo costo ad un ritmo sufficientemente veloce da spingere l’evoluzione agli alti ritmi affermati dagli evoluzionisti.
Se applichiamo le analisi pubblicate da Haldane, è facile dimostrare che l’evoluzione degli esseri umani dai loro presunti antenati simili alle scimmie di 10 milioni di anni fa avrebbero dovuto comprendere in termini massimi 1.667 nucleotidi benefici. Eppure nessun evoluzionista ha pubblicato una tale cifra durante i 60 anni che sono ora passati. Questo fatto la dice lunga sulla serietà delle spiegazioni che essi ci devono.
I genetisti dell’evoluzione se ne sarebbero dovuti accorgere 60 anni fa. Eppure il modello standard si “vende” tutt’ora bene (e il dilemma di Haldane continua ad essere ignorato), perché è più facile far accettare il programma dell’evoluzione in questo modo. Il “costo di sostituzione” di Haldane è di natura meccanica ed è inevitabile. Vale perfino per simulazioni su computer dell’evoluzione, come per esempio la simulazione di Richard Dawkins nel “The Blind Watchmaker” (“L’orologiaio cieco”). Se usiamo la simulazione di Dawkins, su computer, è facile vedere come una riproduzione a tassi bassi, limita in maniera drammatica la velocità di sostituzione.
Gli evoluzionisti affermarono anche che la sostituzione neutrale non incorreva in nessun costo. Ma ogni sostituzione incorre in un costo, anche le sostituzioni neutrali”.
Remine dimostrò il modo in cui il costo viene pagato dalle mutazioni neutrali, e perché questo non spiega il dilemma di Haldane; e come la concentrazione da parte degli evoluzionisti sulla carica genetica ha oscurato i problemi, piuttosto che rivelarli.
Usando dati direttamente osservabili nonché la teoria fornita dal genetista Motoo Kimura (l’autore della teoria neutrale), Remine dimostrò che “in dieci milioni di anni una popolazione simile agli uomini potrebbe, nella migliore delle ipotesi, sostituire 25.000 mutazioni neutrali manifestatesi. Ciò ammonta al 0,0007 % del genoma, e non è neanche lontanamente sufficiente a risolvere il dilemma di Haldane o a spiegare l’evoluzione del genere umano“.
Ancora un altro problema evidenziato da Remine, è “quello relativo al genoma altamente inerte. Nel tentativo di evitare le problematiche poste dalla catastrofe d’errore, vari evoluzionisti accennano al fatto che una grande parte del genoma è inerte – senza espressione o funzione – e perciò non influenzato da mutazioni dannose. Tuttavia l’esistenza di un genoma altamente inerte non è credibile oggi, semmai lo sia stata nel passato”.
d) – Vladislav Olkhovsky, fisico nucleare (Istituto di ricerca nucleare dell’Accademia delle Scienze
dell’Ucraina)
– Microevoluzione e Macroevoluzione
“Il senso generale di questa parola è [evoluzione] troppo vago ed è usato in tutte le scienze e in tutte le visioni del mondo con i significati più diversi. Per la dottrina di Darwin, riguardante l’evoluzione biologica, è invece importante distinguere tra “microevoluzione“, che si riferisce all’evoluzione all’interno di qualsiasi specie (o genere), e “macroevoluzione“, che si riferisce all’evoluzione (trasformazione) di una specie (o genere) di solito più semplice, in un’altra specie (o genere) di solito più complessa. La confusione tra i concetti di “microevoluzione” e “macroevoluzione” provoca molte incomprensioni sulla dottrina dell’evoluzione.
Mentre tutti sono d’accordo che la teoria di Darwin può spiegare la “microevoluzione“, finora nessun fatto scientifico e nessuna verifica scientifica indiscutibile hanno suggerito che la teoria di Darwin può spiegare anche la macroevoluzione dagli esseri unicellulari a quelli pluricellulari, dalle specie meno complesse alle specie più complesse. La dottrina della macro-evoluzione naturale non ha ottenuto fino ad ora – in 150 anni – alcuna conferma empirica sicura o univoca […]
Un’altro punto non chiarito è il punto di partenza della macroevoluzione biologica. Da che cosa inizia? Dalla materia non-vivente, da una cellula viva, o dalla biosfera intera? A queste domande non esiste una risposta scientifica! Per di più, non c’è nessun fatto a favore dell’origine spontanea della vita dalla materia non-vivente.
Strutture ed apparati integrali
Nessuno, poi, è riuscito a risolvere in modo indiscutibile il problema dell’origine spontanea delle strutture ed apparati “integrali” (dal punto di vista sia morfologico che biochimico), che hanno una complessità irriducibile (come ad esempio l’occhio, l’orecchio, il sangue). Tutti gli organismi viventi sono pieni di strutture dalla complessità irriducibile che assicurano loro il migliore adattamento possibile all’ambiente, ma queste strutture non possono formarsi col gradualismo supposto da Darwin.
Interazioni
Le ricerche nelle scienze naturali hanno da tempo accumulato numerosi dati che indicano inequivocabilmente che le costanti fisiche fondamentali e le proprietà generali e locali dell’Universo sono in sintonia così precisa da essere assolutamente improbabile che siano frutto del caso. Questa sintonizzazione è indispensabile per l’esistenza stessa della vita e dell’uomo sulla Terra. Un cambiamento delle costanti di tutte e quattro le interazioni (nucleari, elettro-magnetiche, deboli e gravitazionali), anche solo in misura di qualche punto percentuale, avrebbe causato un cambiamento tale nell’evoluzione delle stelle e nella nucleosintesi, da rendere l’esistenza stessa dell’uomo impossibile. Questa è l’essenza del principio antropico.
Engels
Per quanto riguarda la presunta evoluzione dell’uomo, vale la pena di chiedersi cosa, oltre alla somiglianza anatomica, morfologica e genetica, dà agli evoluzionisti delle ragioni per proporre la macro-evoluzione da antenati comuni a primati e uomo. Quale sarebbe, poi, la somiglianza spirituale fra l’animale-antenato dell’uomo e l’uomo moderno, con la sua mente capace di pensiero astratto, l’auto-coscienza, la moralità e la lingua, caratteristiche assolutamente assenti in qualsiasi animale. La teoria (insegnata nell’ex URSS) dell’evoluzionista Friedrich Engels, secondo la quale sia stato proprio il lavoro a trasformare la scimmia in uomo, fa soltanto ridere.
Einstein e vita spirituale
L’unica risposta è che c’è un enorme abisso tra l’uomo e qualsiasi animale! Il primo a sottolineare questo è stato Albert Einstein, per cui tale abisso è stato chiamato “abisso di Einstein“. Da notare che non c’è nessun tentativo riuscito di trovare un modello scientifico del meccanismo dell’origine spontanea della vita spirituale. Questo problema é molto piú serio di quello – già irrisolvibile – dell’origine spontanea della vita biologica. Queste stesse evidenze erano già note nella scienza di 54 anni fa, tanto è che Einstein poté dichiarare (nel 1950): “Considero le dottrine evoluzionistiche di Darwin, Haeckel e Huxley tramontate senza speranza“.
Bruno Dallapiccola (genetista)
Per dimostrare l’evoluzione bisogna necessariamente avvalersi della biologia. Credo che con il progredire della scienza diventi sempre più possibile migliorare le nostre conoscenze ma sono convinto che qualche anello mancante rimarrà sempre. Detto altrimenti, rimarrà quell’aspetto magico che ci spinge ad amare la vita.
Forse sono un po’ troppo poeta ma penso che il caos non può compiere cose tanto mirabili quanto quelle che vediamo ogni giorno. Credo invece in un disegno ordinatore. La risposta – ammette Dallapiccola – è più filosofica che scientifica. La scienza riesce a dare tutta una serie di risposte a fenomeni che non eravamo in grado di analizzare ma non può dire tutto”.
Insomma, da un lato i limiti della scienza, dall’altro la filosofia come uno strumento per giungere a determinate conclusioni e non come una dottrina in cui credere. Come una scala, la descriveva Wittgenstein, che una volta usata per arrivare in alto si deve abbandonare.
Qualche semplice osservazione
a) – “L’evoluzionismo è una sorta di dogma al quale gli stessi scienziati non credono più, ma che mantengono in piedi per il loro popolo” (Paul Lemoine, 1939).
b) – Il premio Nobel Francis Crick (in Life itself): “L’origine della vita appare quasi un miracolo, tante sono le condi-zioni che hanno dovuto essere sod-disfatte perché essa potesse avere inizio”.
c) – Per la selezione naturale, la natura elimina gli organismi deformi. Così sarebbe stato anche di eventuali anelli di congiunzione: non solo non avrebbero fatto da ponte con specie superiori, ma sarebbero stati eliminati
d) – Anche se esistessero anelli di congiunzione si deve dimostrare come si possano trasmettere ereditariamente i nuovi caratteri acquisiti. “L’affermazione che i caratteri acquisiti non si trasmettono è alla base della genetica moderna. È un dogma indiscutibile”, così Sermonti Giuseppe-Fondi Roberto, Dopo Darwin, critica all’evoluzionismo.
e) – Chi ha dato alla natura le sue leggi perfette? Il caso? Il matematico Eulero stabilì che una superficie a esagoni non può mai chiudersi su se stessa. Infatti i favi delle vespe, costituiti da celle esagonali, presentano qua e là eptagoni e pentagoni.Chi gliel’ha detto alle vespe?
f) – Negare che vi sia un progetto intelligente dietro le creature, ma solo il caso, è come mettere nel computer un programma fatto a casaccio. Funziona? Provate se, anche dopo molto tempo, funziona.
g) – La vita può provenire solo da un’altra vita: lo prova il famoso esperimento seicentesco di Francesco Redi contro la generazione spontanea degli insetti: un pezzo di carne lasciato marcire, ma sigillato, non produce vermi; altro che organismi formatisi per caso nel brodo primordiale!
h) – Il secondo principio della termodinamica (per cui ogni sistema fisico tende al disordine o decadenza della materia: entropia) è l’esatto opposto dell’evoluzione progressiva ipotizzata da Darwin.
i) – In un passo della sua curiosa Autobiografia Charles Darwin ci offre uno spaccato sulle incredibili convinzioni della sua epoca. Racconta infatti di aver inviato una propria fotografia a una società di psicologi seguaci della frenologia, che gli avrebbero consigliato di intraprendere la vita ecclesiastica: “La forma del mio cranio era stata argomento di pubblico dibattito, e uno degli oratori aveva dichiarato che avevo il bernoccolo sacerdotale tanto sviluppato da bastare per dieci preti”. Darwin non dice nulla riguardo al modo con cui accolse l’indicazione, ma sembra, da quanto aggiunge subito dopo, che cercò, almeno inizialmente, di tenerne conto. Infatti solo poche pagine più avanti aggiunge: “E’ probabile che il mio cervello si sia sviluppato proprio nel corso delle ricerche compiute durante il viaggio: lo dimostra una osservazione di mio padre… la prima volta che mi vide dopo il viaggio, si volse alle mie sorelle ed esclamò: “Guardate, gli è cambiata la forma della testa””.
Darwin dimostra così di credere che l’aver passato cinque anni a riflettere sull’evoluzione avrebbe in qualche modo determinato una evoluzione della sua intelligenza, tradottasi, molto concretamente, in una mutazione della forma cranica. La cosa potrebbe stupire solo chi conosca il suo pensiero attraverso i nostri ridicoli manuali della scuola dell’obbligo. Non invece chi, leggendo le sue opere originali, le ha trovate disseminate sia di affermazioni sconcertanti dal punto di vista scientifico, che di dichiarazioni apertamente classiste e razziste: ad esempio sull’inferiorità degli irlandesi, sulla necessità di limitare, come con le bestie, la riproduzione degli umani “inferiori”, o sulla superiorità mentale e fisica dell’uomo sulla donna.
Ma non ci si deve in realtà meravigliare: la frenologia, a cui Darwin fa riferimento nei suoi apprezzamenti sul proprio cranio, riprende le concezioni della fisiognomica, e le ripropone nelle teorizzazioni di Joseph Gall, all’inizio dell’Ottocento. Secondo Gall esiste “una corrispondenza tra l’intelligenza dell’uomo e la sua conformazione cranica”: si arriva a sostenere che la “conformazione cranica dei neri, rivelandosi eccessivamente stretta, è sinonimo di una intelligenza inferiore, paragonabile a quella delle scimmie” (Cristian Fuschetto, Fabbricare l’uomo, Armando). Di qui, da questo sfrenato e antiscientifico materialismo, sgorga, a metà Ottocento, la craniometria di Paul Broca, che facendo coincidere la superiorità intellettuale col volume cerebrale, identifica l’uomo bianco maschio come superiore, i vecchi, le donne e le altre razze come inferiori!
L’antropometria diverrà poi uno sport dei divulgatori darwinisti, da Ernst Haeckel a Cesare Lombroso, sino ai nazisti, che misuravano teste ed arti degli indigeni durante le spedizioni in Tibet, alla ricerca delle origini ariane! Il mio cervello è più grande del tuo.
Sir John Eccles
Molto più logico, e scientifico, il premio Nobel per la medicina (neurofisiologia) Sir John Eccles: “Mi vedo obbligato ad attribuire l’unicità della psiche, o anima, a una creazione spirituale soprannaturale. In termini teologici: ogni anima è una nuova creazione divina”.
Darwin
Forse si rese conto di ciò che aveva fatto quando un suo professore di Cambridge definì il suo libro: “Una porzione di marcio materialismo ben cotto, e servito per renderci indipendenti dal nostro Creatore”.
Dopo alcuni anni, anche Darwin ammise che il motivo principale per cui scrisse quel libro era appunto quello di renderci indipendenti da Dio, perché ormai non ne avevamo più bisogno; era arrivato finalmente il momento in cui potevamo evolvere da soli. Da allora l’umanità ebbe una forte spinta ad indirizzare la propria fede nell’uomo anziché in Dio, e nacque così l’umanesimo. L’effetto di tale spostamento fu inverso a quello sperato, infatti, anziché avanzare verso una società più umana, c’incamminammo verso una società più bestiale. La teoria darwiniana dà particolare risalto alla lotta per la sopravvivenza che, nel mondo animale, seleziona i più forti a scapito dei più deboli.
Il sogno Hitleriano della razza superiore aveva la stessa origine; come dimostrò il suo libro “Meine kampf“, scritto in prigione. Dietro di lui c’era la mente di Friedrich Wilhelm Nietzsche, il filosofo ateo precursore del fascismo e del nazionalsocialismo, colui che diceva che Dio è morto e che “gli dei d’oggi sono la razza superiore“. Così fatalmente tutti gli europei si trovarono impegnati in guerre per colonizzare l’Africa, che era considerata terra popolata da razze inferiori; mentre il mondo apparteneva agli europei, che erano superiori. Non fu solo l’Africa a soffrire per questa follia omicida, anche l’Australia, per mezzo dei colonizzatori inglesi, ebbe una sorte analoga. In Tasmania, ad esempio, vivevano delle popolazioni aborigene, che erano considerate ad un gradino molto basso sulla scala dell’evoluzione, e perciò ritenuti a malapena umani. Così gli inglesi, per fare un po’ di sport, andarono a caccia d’aborigeni, fin quando non li ebbero uccisi tutti.
Anche questo è stato un frutto del pensiero evoluzionista, così come le terribili guerre combattute per lo stesso principio in Africa. Oltre a quelle che abbiamo citato vi sono state, e vi sono anche oggi, altre gravi conseguenze di questo pensiero: mi riferisco particolarmente all’idea di competizione che è entrata nel mondo degli affari. La teoria di base del moderno capitalismo afferma che è meglio che i deboli muoiano per lasciare il posto ai più forti. Seguendo questo principio alcuni grandi sono diventati sempre più grandi, monopolizzando intere aree di mercato e riuscendo spesso ad imporre le loro regole anche ai governi d’alcuni paesi. Questo è il mondo in cui noi tutti stiamo vivendo; anche per merito delle dottrine darwiniane. L’America settentrionale è il luogo dove questo principio è stato più largamente applicato al mondo degli affari. E’ successo la prima volta con le compagnie ferroviarie, che nel secolo scorso si contavano in gran numero, e che, per effetto di tale lotta, si sono drasticamente ridotte di quantità, lasciando l’intero territorio sotto la gestione di pochi grandi. Penso che un caso limite di questo stile di vita sia rappresentato da John Davison Rockfeller che, uomo spregiudicato negli affari, ha avuto un grandissimo successo, schiacciando senza alcun rispetto tutti i suoi concorrenti. La cosa più incredibile è che era anche monitore in una scuola domenicale, ed insegnava ai bambini che la sopravvivenza del più forte è un insegnamento biblico. Il suo concetto di società competitiva, che è comune anche ad altri personaggi del proprio stampo, è che i ricchi devono arricchire, mentre i poveri impoverire, ed è ciò che puntualmente avviene, perché alcune persone riescono sempre ad avere un vantaggio sugli altri.
Karl Marx
ha trovato nell’evoluzionismo la base per la sua storica lotta. Secondo la dottrina capitalista i più forti sono i ricchi, mentre per quella comunista sono i proletari, ma nella Russia, dove la parola “lotta” era la preferita, era addirittura obbligatorio leggere le opere di Darwin. Così fatalmente, sotto il regime stalinista furono assassinate ben ottanta milioni di persone perché non erano considerate degne di vivere; quest’orribile sterminio è in pratica sconosciuto alla maggioranza.
Nietzsche
Oggi ci troviamo così di fronte ad una scelta: vogliamo vivere in una società competitiva, dove si lotta per l’esistenza personale o del proprio gruppo, cercando sempre di sconfiggere la concorrenza; oppure una società che ama e che si prende cura degli altri, dove il più forte si preoccupa del più debole ed il ricco del povero? Nietzsche aveva un’idea ben precisa in proposito, che trovava la sua ragione nella parola “selezione“; la chiave dell’evoluzionismo. Lui affermava che il cristianesimo altera il principio della selezione naturale, perché attribuisce ai deboli lo stesso valore che hanno le persone più forti. Secondo il suo pensiero, agendo con questo principio, si rovina l’intero processo d’evoluzione, facendo correre all’umanità il rischio di degenerare, invece di perfezionarsi. In altre parole lui affermava che era un male curare i malati, sarebbe stato molto meglio per tutti lasciarli morire, così si sarebbe evitato che potessero riprodursi indebolendo la razza umana. Per questo in Germania i malati di mente, così come le persone più anziane, erano messe a morte. A questo scopo servivano anche i campi di sterminio; per liberarsi dei più deboli.
Su una cosa Nietzsche però aveva ragione: lo spirito del cristianesimo autentico è contrario a quello della selezione naturale. Per il cristianesimo tutte le persone hanno pari valore, ed è per il suo insegnamento se i cristiani si sono prodigati nella cura dei più deboli. […] Le agitazioni che sono in corso dimostrano però che c’è ancora una minoranza che si ribella contro questo stato di cose, e che rivendica una società che ama, a loro non interessa la competizione, ma la fratellanza.
Tutti questi guasti alla società del ventesimo secolo sono l’eredità che ci ha lasciato Darwin con le sue teorie. I cristiani hanno però il dovere di dimostrare nelle loro comunità un tipo d’alleanza alternativa all’attuale, dove i deboli hanno veramente lo stesso peso dei potenti, ed i malati quello dei sani; perché questo è il modo di pensare di Dio.