INFEZIONI URINARIE – PROSTATITE
Parlerò insieme di queste due patologie perchè hanno dei sintomi molto simili e che quindi,in prima battuta, potrebbero anche essere confuse fra loro da una persona comune.
Le due patologie possono anche essere presenti contemporaneamente.
Come prima cosa riporterò sinteticamente delle illustrazioni riproducenti sia l’apparato urinario che la prostata,in modo da cogliere meglio il rapporto fra i due.
APPARATO URINARIO UMANO
– i reni producono l’urina,
– ureteri, in numero di due,collegano i reni alla vescica,
– vescica è un piccolo organo cavo muscolare, che accumula urina prima della minzione.
– uretra porta l’urina dalla vescica all’esterno
N.B: sotto alla vescica, solo negli uomini, c’è un altro organo molto importante, connesso alle vie urinarie ma non appartenente all’apparato urinario: la prostata.
La prostata ha la funzione di produrre ed emettere il liquido seminale.
In seguito a vari eventi patologici,fra cui anche le infezioni,col tempo,potrebbe anche prodursi un restringimento permanente dell’uretra.
PROSTATA
In questa immagine vediamo la prostata che si trova sotto alla vescica e vediamo anche la manovra di esplorazione rettale con cui il medico valuta la grandezza e la consistenza della prostata stessa.
Massaggiando leggermente la prostata,possiamo anche prelevare del liquido prostatico dal meato uretrale per analizzarlo.
L’uretra maschile è un canale che ha origine dalla vescica, a livello della sua porzione inferiore e anteriore. Dopo aver attraversato il pavimento pelvico ed il perineo percorre il pene in tutta la sua lunghezza, terminando all’ apice del glande. La lunghezza dell’uretra varia con l’età e nei vari soggetti. Nel soggetto adulto misura in media circa 18 cm. La lunghezza dell’uretra è in relazione con la lunghezza del pene. L’uretra serve per portare all’ esterno le urine contenute nella vescica ed il liquido seminale, che contiene gli spermatozoi. L’uretra maschile può essere suddivisa in base a diversi criteri in vari segmenti.
L’uretra maschile viene divisa in uretra posteriore ed uretra anteriore. L’uretra posteriore comprende il segmento che si estende dal collo vescicale allo sfintere uretrale distale e si divide in uretra prostatica ed uretra membranosa. L’uretra anteriore si estende dallo sfintere uretrale distale al meato urinario esterno e si divide in uretra bulbare, uretra peniena, uretra navicolare. L’uretra anteriore è circondata, per tutta la sua lunghezza, da un tessuto lacunare e ben vascolarizzato che viene chiamato corpo spongioso.
L’uretra prostatica attraversa la ghiandola prostatica e si estende dal collo vescicale al collicolo seminale. Nell’adulto è lunga circa 3 cm, nei bambini, nei quali la ghiandola prostatica non è sviluppata, l’uretra è più corta mentre nei pazienti con ipertrofia prostatica benigna l’uretra prostatica è più lunga.
L’uretra membranosa si estende per circa 1,5 cm, attraversa il diaframma uro-genitale ed è in relazione con lo sfintere uretrale distale
L’uretra bulbare si estende dallo sfintere uretrale distale fino all’angolo peno-scrotale. E’ rivestita, per tutta la sua lunghezza, dal corpo spongioso. La lunghezza dell’uretra bulbare varia nei vari individui. Nell’uretra bulbare si aprono i dotti delle ghiandole bulbo-uretrali del Cowper. L’uretra bulbare attraversa il perineo e parte dello scroto.
L’uretra peniena si estende dall’angolo peno-scrotale alla base del glande. E’ rivestita, per tutta la sua lunghezza, dal corpo spongioso. La lunghezza dell’uretra peniena varia nei vari individui ed è in relazione con la lunghezza del pene. L’uretra peniena è mobile e segue l’estensione del pene in erezione.
L’uretra navicolare si estende all’interno del glande fino al meato uretrale esterno. Al suo interno si trova la fossetta navicolare e la valvola di Guerin. L’uretra navicolare è rivestita, per tutta la sua lunghezza, dal tessuto spongioso del glande.
L’uretra riceve il proprio supporto vascolare, per via anterograda, dalle due arterie bulbari che originano dalle arterie pudende e, per via retrograda, dalla arteria dorsale del pene.
INFEZIONI URINARIE
Le infezioni urinarie sono le infezioni a carico delle strutture anatomiche che formano il cosiddetto apparato urinario, cioè: reni, ureteri, vescica e uretra.
– Uretrite
quando l’infezione urinaria è limitata all’uretra,
– Cistite
quando il processo infettivo interessa la vescica,questa infezione è la più diffusa,
– Ureterite
quando l’infezione ha sede in uno degli ureteri ,
– Pielonefrite
quando l’infezione riguarda uno dei reni,
– pielonefrite e ureterite costituiscono le cosiddette infezioni del tratto urinario superiore;
– cistite e uretrite, invece, rappresentano le cosiddette infezioni del tratto urinario inferiore.
Dal punto di vista clinico, le infezioni del tratto urinario superiore sono motivo di maggiori preoccupazione , rispetto alle infezioni del tratto urinario inferiore. Ciò è dovuto al possibile danno renale che può derivare da un’infezione a carico dei reni o degli ureteri.
– Donne
Le infezioni urinarie colpiscono con maggiore frequenza le donne (le ragioni saranno trattate più avanti), in particolare quelle di età compresa tra i 16 e i 35 anni; in merito, alcuni studi medico-statistici hanno dimostrato che le suddette infezioni sono almeno 4 volte più frequenti nelle donne dell’età sopraccitata, rispetto ai coetanei di sesso maschile.
– Uomini
Negli uomini, le infezioni urinarie sono un fenomeno abbastanza raro fino all’età medio-avanzata (sotto i 50-60 anni); dopodiché diventano decisamente più frequenti, tanto da raggiungere quasi la frequenza relativa al genere femminile.
– Nella popolazione giovane, le infezioni in questione interessano almeno il 10% degli individui; tra i bambini, quelli più colpiti sono i soggetti maschi non circoncisi di età inferiore ai 3 mesi, seguiti dai soggetti femmine di età inferiore a un anno.
Nei Paesi del mondo Occidentale:
– Almeno il 10% delle donne sviluppa ogni anno un’infezione urinaria;
– Sono oggetto almeno una volta nella vita di un’infezione urinaria ben il 40-60% delle donne e solo il 12% degli uomini.
PROSTATITE
Per prostatite si intende qualsiasi forma di infiammazione della ghiandola prostatica. Poiché le donne sono sprovviste di tale ghiandola si tratta di una sindrome che colpisce esclusivamente il sesso maschile.
Le donne possiedono delle microscopiche ghiandole periuretrali, definite ghiandole di Skene, site nell’area prevaginale in prossimità dell’uretra, ghiandole che sono considerate l’omologo della prostata e possono causare una sintomatologia simile.
La prostatite ha un’incidenza che va dal 7% al 12% a seconda del territorio e delle statistiche
EZIOLOGIA ————————————
Infezione urinaria e/o prostatica
– Via uretrale
più frequentemente batteri ,ma anche funghi e virus possono risalire l’uretra verso la vescica,proveniendo dalle feci per la vicinanza dell’ano o anche da rapporti sessuali.
– Via ematica e/o linfatica
anche se molto più difficile le cariche batteriche possono arrivare attraverso queste vie.
– da lesioni intestinali
contigue alla prostata
Le cause principali sono dovute a batteri:
Prostatite cronica di origine non-batterica
La prostatite cronica di origine non-batterica – altrimenti nota come sindrome dolorosa pelvica cronica o prostatite di tipo III – è l’infiammazione della prostata a comparsa graduale e dal carattere persistente, che non è associata alla presenza di un’infezione batterica (non-batterica significa proprio assenza di infezione batterica in corso).
Conosciuta e classificata negli anni ’60 come prostatodinia (“prostat-” sta per “prostata” e “-odinia” per “dolore”), la prostatite cronica di origine non-batterica è il tipo di prostatite più diffuso nella popolazione maschile.
Per il momento, le precise cause della prostatite di tipo III sono poco chiare; tuttavia, le teorie in proposito non mancano:
– Secondo alcuni esperti, a causare la prostatite cronica di origine non-batterica sarebbe un problema alle terminazioni nervose (nervi) della prostata;
– Secondo altri ricercatori, la prostatite cronica di tipo III avrebbe una natura autoimmune. In altre parole, dipenderebbe da un malfunzionamento del sistema immunitario, il quale riconosce come estranea la ghiandola prostatica e la aggredisce;
– Secondo altri medici ancora, a provocare la sindrome dolorosa pelvica cronica sarebbero particolari circostanze, quali i traumi in corrispondenza della prostata, l’eccesso di stress, il quotidiano sollevamento di carichi pesanti e la pratica intensiva di sport ad alto impatto (es: corsa, salto in alto, pallavolo, pallacanestro ecc,).
Fattori di rischio
per infezione urinaria e/o prostatica ( quadro riassuntivo omnicomprensivo):
– un‘infezione delle vie urinarie (cistite,uretrite)
– un‘infezione sessualmente trasmissibile,
– epididimite ( infiammazione dell’epididimo)
– orchite (infiammazione di uno o entrambi i testicoli)
– l’invasione anomala della prostata da parte dei batteri che popolano normalmente l’intestino retto,
– da una fimosi (restringimento del prepuzio),
– da una procedura di biopsia della prostata,
– da un trauma del perineo (area compresa tra lo scroto e l’ano),
– traumi dell’apparato urinario
– un’ostruzione del collo vescicale
– cateterismo vescicale (per la minzione)
– immunodepressione (AIDS, diabete)
– stenosi uretrale (restringimento anomalo dell’uretra)
– ipertrofia prostatica benigna
– infezioni sistemiche
– scarsa assunzione di liquidi (infezioni urinarie)
– La tubercolosi;
– Le malformazioni congenite delle vie urinarie;
– I calcoli renali e tutte quelle condizioni patologiche che, in modo simile, bloccano od ostruiscono il transito delle urine (es: ipertrofia prostatica benigna).
– Alcuni tumori;
– Alcune condizioni neurologiche, come gli infortuni del midollo spinale o sclerosi multipla;
– Il reflusso vescico-ureterale;
– Il rene policistico;
– La chemioterapia, perché causa immunodepressione;
– L’assunzione di corticosteroidi;
– La menopausa e la conseguente riduzione del livello di estrogeni;
– Gli interventi di chirurgia dell’apparato urinario;
– Un’attività sessuale particolarmente intensa.
– predisposizione del sesso femminile
A rendere le infezioni urinarie un problema con cui molte donne sono spesso costrette a convivere sono principalmente: l‘uretra corta, la particolare vicinanza dell’uretra alla regione anale (questa vicinanza si traduce in una maggiore possibilità di colonizzazione del condotto uretrale da parte dei germi con sede intestinale), l’assenza di secrezioni prostatiche battericide, i traumatismi conseguenti ai rapporti sessuali, l’uso di dispositivi anticoncezionali intrauterini (spirale o diaframma) e, infine, la gravidanza (per la stasi urinaria e le modificazioni anatomiche ed endocrine a cui è associata).
– uomo oltre i 50 anni
Nell’uomo, il rischio di infezioni urinarie aumenta superati i 50 anni, a causa della ritenzione urinaria dovuta all’ipertrofia prostatica, condizione tipica del maschi di età avanzata.
– Bambini
Nei bambini di entrambi i sessi, invece, il problema delle infezioni urinarie è strettamente connesso alle difese immunitarie ancora incomplete.
SINTOMI —————————————————–
– insorgenza improvvisa nella prostatite acuta
– insorgenza graduale nella prostatite cronica
e inoltre vanno e vengono ,ossia alternano periodi in cui sembrano scomparsi a periodi in cui sono particolarmente evidenti.
– eiaculazione dolorosa
– Febbricola
– Febbre alta con brividi e tremore
– Sintomi simil-influenzali;
– Sensazione di forte malessere generale e affaticamento
– Nicturia (bisogno di urinare la notte),
– Disuria (minzione difficoltosa, non per forza accompagnata da dolore o bruciore)
– Ematuria (emissione di sangue con l’urina),
– Stranguria (minzione intermittente o lenta, e dolorosa),
– Emissione di urine maleodoranti,
– urina torbida e/o con tracce di sangue
– Flusso urinario ridotto
– Difficoltà a svuotare completamente la vescica
– Dolore durante i rapportisessuali ;
– Dolore durante la defecazione e senso di malessere durante i movimenti intestinali;
– Dolore muscolare diffuso
– Dolore articolare diffuso
– Dolore in sede rettale,scrotale e inguinale,alla base del pene,all’area pelvica,attorno all’ano,alla bassa schiena o al basso addome,ai fianchi
– Disfunzione erettile
– calo del desiderio sessuale
– Emospermia (sangue nello sperma)
– bisogno impellente di urinare ma con scarsa eliminazione di urina
– Pollachiuria (bisogno di urinare spesso)
– Nausea e vomito
Complicazioni ———————————
– cronicizzazione dell’infiammazione
– trasmissione dell’infezione alle strutture vicine (testicoli,epididimite,orchite ecc.)
– batteriemia o sepsi grave (passaggio dell’infezione battereica nel sangue)
rappresentano due emergenze mediche e come tali richiedono l’intervento immediato di personale specializzato esperto in materia.
– ascesso prostatico (è una raccolta di pus),molto rara che rende necessario un piccolo intervento chirurgico per drenare il pus,
– incapacità di urinare
– Tendenza a sviluppare con facilità altre infezioni a carico dell’apparato urinario;
– Danno renale permanente. È una possibile complicazione delle infezioni del tratto urinario superiore;
– Stenosi uretrale, specie negli uomini;
– Nelle donne incinte, aumentato rischio di partorire prematuramente;
Diagnosi ———————————-
– Esplorazione rettale digitale (ERD)
Durante l’esplorazione rettale digitale, il cui solo pensiero terrorizza molti pazienti, il medico (in genere, un urologo) esamina manualmente lo stato di salute della prostata, inserendo con delicatezza nel retto un dito opportunamente lubrificato e protetto da un guanto. Dal momento che la prostata risiede appena davanti al retto, il medico che sta eseguendo l’esame può così apprezzare al tatto la superficie superiore della ghiandola prostatica. Se tale superficie risulta allargata, tenera e dolorosa, è molto probabile che la prostata sia infiammata o, comunque, non sia in perfetta salute.
– Palpazione dei linfonodi inguinali
– Esame dell’urina
Modalità di raccolta
– Evitare di mangiare cibi che potrebbero alterare il colore delle urine. Tra i principali cibi sconsigliati, rientrano le more, le barbabietole e il rabarbaro;
– Interrompere eventuali trattamenti farmacologici a base di vitamine B (in particolare la B2), diuretici, rifampina, fenitoina, fenazopiridina, clorochina, levodopa, nitrofurantoina, triamterene o fenotiaziana;
– Presentarsi preferibilmente a digiuno;
– Evitare di praticare un intenso esercizio fisico prima del test;
– Bere molta acqua, in maniera tale da fornire un campione le cui quantità di urina siano adeguate.
– Contenitore per l’urina
per le donne serve ovviamente un po’ più largo,per gli uomini basta una semplice provetta
– Al mattino, prima di urinare, lavare accuratamente le mani ed i genitali esterni con acqua e sapone, risciacquando a lungo con acqua; non utilizzare disinfettanti. Nel maschio la pulizia deve avvenire dopo aver retratto completamente la cute del prepuzio; la donna dovrà invece pulire – preferibilmente con una garza imbevuta di soluzione fisiologica e con movimenti dall’avanti all’indietro – la superficie interna delle grandi e delle piccole labbra, divaricando queste ultime con le dita prima di iniziare ad urinare.
– La raccolta del campione deve avvenire il mattino del giorno della consegna dell’esame,
– non contaminare i recipienti con le mani, i peli, i genitali o con la biancheria intima. Ancor più importante è evitare di toccare l’interno del contenitore.
– non aprire mai il recipiente sterile prima dell’uso
– Riavvitare il coperchio subito dopo aver urinato; accertarsi che l’operazione sia stata eseguita in maniera corretta per non versare le urine durante il trasporto.
– Portare il campione di urina in laboratorio al più presto o conservarlo a 4 °C (in frigorifero) fino ad un massimo di 12 ore.
– In età pediatrica, ad esempio, il campione per urinocoltura viene raccolto in un apposito sacchetto di plastica sterile ed adesivo.
Mitto intermedio
Per una corretta esecuzione dell’esame, è fondamentale:
# evitare di raccogliere la prima parte della minzione (scarto del mitto iniziale),
# provvedere alla raccolta nel contenitore sterile della parte successiva (conservazione del mitto intermedio)
# concludere la minzione nel water (scarto del mitto finale)
– In altre parole, di una minzione per un ‘urinocoltura occorre conservare soltanto la sua parte centrale. Questo spiega per quale motivo si parla anche di raccolta del mitto intermedio.
– lo scarto della prima parte del mitto serve a ripulire l’uretra
Trascurare questa raccomandazione potrebbe alterare l’esito dell’esame.
COSA PUÒ ALTERARE I RISULTATI DELL’ESAME?
Tra le circostanze che possono alterare l’esito di un esame delle urine, rientrano:
– Le mestruazioni. Per ovvie ragioni, tale circostanza riguarda esclusivamente le donne;
– Le terapie farmacologiche che prevedono l’assunzione di diuretici, eritromicina, trimetoprim o alte dose di vitamina C associata ad antibiotici (es: tetraciclina), antifungini. Sospenderle almeno 48 ore prima
– Il non aver conservato adeguatamente il campione di urine o l’averlo consegnato al laboratorio analisi con estremo ritardo;
– Un esame diagnostico ai raggi X con mezzo di contrasto, effettuato in uno dei 3 giorni antecedenti l’esame delle urine.
– quanti batteri indicano un’infezione urinaria?
– Sono indice di un’infezione delle vie urinarie in corso valori superiori alle 100.000 colonie batteriche per ml di urina.
– grandi quantità di globuli bianchi indicano uno stato infiammatorio in corso.
– la presenza esigua di globuli bianchi denota una blanda infiammazione in corso.
Contenitore per la raccolta delle urine per le donne,per gli uomini basta anche una semplice provetta molto più piccola
Nell’uomo si può usare questo tiopo di provetta
Proteinuria
La presenza di proteine nelle urine, nota anche come proteinuria, è una condizione medica che si riscontra quando vi è un’aumentata escrezione proteica a livello renale.
Normalmente, i livelli proteici urinari sono molto bassi: nelle 24 ore, le proteine eliminate con l’urina non dovrebbero superare i 200 mg. In alcuni casi, questi valori possono aumentare temporaneamente, senza destare particolari preoccupazioni. Ciò può accadere, ad esempio, dopo un’attività fisica intensa o quando si è ammalati.
In altre circostanze, una proteinuria alta rende necessari ulteriori accertamenti per capire se, alla base di tale riscontro, c’è un problema di salute più severo, come un danno ai reni.
Un aumento delle proteine potrebbe anche dipendere da:
– anemia
– avvelenamento da metalli pesanti
– cistite
– diabete
– gotta
– gravidanza
– danni renali
– infezioni renali
– intensa attività fisica
– febbre
– stress emozionali severi
– Ipertensione
– malformazioni congenite
In base al valore registrato, analizzando le urine raccolte nell’arco delle 24 ore, i medici parlano di:
Microalbuminuria (30-150 mg)
Proteinuria lieve (150-500 mg)
Proteinuria moderata (500-1000 mg)
Proteinuria grave (1000-3000 mg)
Proteinuria nel range della sindrome nefrotica (> 3500 mg)
La proteinuria è definita come un’escrezione urinaria di proteine superiore a 150 mg al giorno; altre fonti elevano tale soglia a 300 mg, tale per cui sotto i 300 mg/die si parla di microalbuminuria e sopra i 300 mg/die si parla di proteinuria.
# La proteinuria si manifesta prima che la funzione di depurazione del sangue da parte dei reni venga compromessa; di conseguenza, la presenza di proteine nelle urine rappresenta un segno precoce di malattia renale.
Per questo motivo, il riscontro di proteinuria non andrebbe mai trascurato, pena il rischio di ignorare una nefropatia potenzialmente progressiva verso l’insufficienza renale.
# Negli individui in cui è già nota una nefropatia (es. glomerulonefrite primitiva o nefropatia diabetica), la presenza di proteinuria è un indicatore predittivo del rischio di evoluzione verso gradi più avanzati di insufficienza renale.
Le proteine nel sangue svolgono:
– funzioni di trasporto (nutrienti, gas, ormoni ecc.),
– immunitarie (difesa da virus, batteri ecc.) e
– regolatrici (metabolismo, coagulazione, pH e volume ematico ecc.)
Dipstick urinario (striscette reattive)
(dall’inglese: dip-and-read-test strip), queste possono essere usate come esame preliminare di screening per la popolazione, se il test mostra un forte aumento di proteine,allora si procede alla
– raccolta delle urine nell’arco delle 24 ore,
possiamo anche fare una
– elettroforesi urinaria
quando si sospetta che la proteinuria sia legata ad una aumentata sintesi di proteine plasmatiche,come succede nel mieloma multiplo,
La lettura dello stick dà informazioni essenzialmente di tipo qualitativo, che possono essere così suddivise:
“negativo“;
“tracce” (corrispondente approssimativamente a 10-20 mg/dL);
“proteine 1+” (circa 30 mg/dL);
“proteine 2+” (circa 100 mg/dL);
“proteine 3+” (circa 300 mg/dL);
“proteine 4+” (circa 1000 mg/dL).
Quando parliamo di proteine nelle urine sono da ritenersi normali i seguenti valori:
– Campione di urine occasionale: compresi tra 0 e 20 mg/dl;
– Raccolta di urine delle 24 ore: inferiori a 150-200 mg/dl.
ACR
Al posto del dipstick o del tradizionale esame delle urine nell’arco delle 24 ore, sempre più spesso i medici utilizzano una nuova tecnica, basata sul rapporto tra le concentrazioni urinarie di albumina (la più abbondante proteina plasmatica) e creatinina (un prodotto di rifiuto derivante dal normale metabolismo muscolare). Questo esame – noto anche come ACR, dall’inglese albumin-to-creatinine ratio – considera meritevole di approfondimenti diagnostici qualsiasi situazione in cui si registrino più di 30 mg di albumina per ogni grammo di creatinina (30 mg/g o 30 mcg/mg). Anche in questo caso, di fronte ad una positività dei valori, l’esame viene ripetuto dopo una o due settimane e – nel caso in cui il soggetto risultasse nuovamente positivo – viene seguito da altri esami di approfondimento per valutare la funzionalità renale.
Urinocoltura
L’urinocoltura è un esame microbiologico finalizzato alla ricerca di particolari microorganismi nelle urine; ha quindi scopo essenzialmente diagnostico, ma grazie all’eventuale antibiogramma può rivelarsi utile anche per scegliere il medicinale più idoneo all’eradicazione del patogeno.
– Una volta ricevuta la risposta dell’urinocoltura e dell’antibiogramma, il medico sceglierà il farmaco più idoneo e consiglierà la frequenza giornaliera e la durata della terapia. Nel caso venga prescritta una cura antibiotica, questa non dev’essere interrotta alla prima scomparsa o attenuazione dei sintomi, ma protratta per tutto il periodo richiesto. Questa accortezza limita il rischio di recidive e la diffusione dell’antibiotico – resistenza.
– L’urinocoltura viene spesso eseguita durante la gravidanza, periodo in cui la donna è particolarmente esposta al rischio di infezioni delle vie urinarie (spesso asintomatiche); il ginecologo potrà quindi richiedere alla gestante di eseguire un‘urinocoltura ogni trenta giorni, prescrivendo il trattamento più opportuno ogni qualvolta risultasse positiva.
Antibiogramma
(a titolo di esempio)
Esempio di antibiogramma per la scelta dell’antibiotico più attivo
I risultati dell’antibiogramma vengono pubblicati su apposito referto (vedi foto precedente) dove sono indicati gli antibiotici utilizzati ed i relativi MMC; a volte vengono elencate anche le associazioni di antibiotici che si possono utilizzare ed il grado di resistenza dei microorganismi.
Le tradizionali metodiche per l’esecuzione dell’antibiogramma, molto utili a fini didattici, sono in continua evoluzione. Oggi, ad esempio, sono disponibili sistemi commerciali automatizzati, mentre i dischetti di carta bibula possono essere sostituiti da strisce contenenti dosi incrementali di antibiotico, opportunamente indicate sulla striscia stessa (E-test per antibiogramma).
L’antibiogramma è un test di sensibilità batterica agli antibiotici normalmente eseguito dopo l’individuazione e l’isolamento di un agente batterico (rilevato per esempio su materiali biologici quali l’urina o il muco).
Vengono testate la resistenza (R) o la sensibilità (S) o la media sensibilità (MS). Gli scopi dell’antibiogramma sono essenzialmente due:
– scegliere la terapia antibiotica più adatta al caso trattato;
– monitorare il livello di resistenza batterica.
L’antibiogramma viene eseguito su vitro mettendo a contatto le colonie batteriche con i farmaci antibiotici. Un alone bianco che si formi attorno all’antibiotico è indice di sensibilità dei microrganismi al farmaco utilizzato.
Se, al contrario, la crescita delle colonie batteriche non si arresta significa che il batterio è resistente all’antibiotico.
L’antibiogramma determina la:
– CMI (Concentrazione Minima Inibente) e la
– CMB (Concentrazione Minima Battericida) degli antibiotici.
La CMI è la minima concentrazione di farmaco antibiotico che occorre per bloccare lo sviluppo dei microrganismi;
la CMB è la concentrazione minima di farmaco antibiotico che occorre per uccidere le cellule batteriche.
L’azione dei farmaci antibiotici può infatti essere di due tipi: batteriostatica o battericida.
– Viene definito batteriostatico un antibiotico che ha la capacità di bloccare la riproduzione batterica;
– un antibiotico è invece battericida se, trascorse 24 ore dal contatto in vitro, la sopravvivenza dei microrganismi è uguale o inferiore allo 0,01%.
Le regole da seguire a livello internazionale nell’esecuzione del test sono dettate dalla CLSI (Clinical and Laboratory Standards Institute) nota precedentemente come NCCLS (National Committee for Clinical Laboratory Standards).
Analisi del liquido prostatico dopo massaggio prostatico, spermiocoltura
La spermiocoltura è l’esame diagnostico di laboratorio che permette di rilevare la presenza e la tipologia di eventuali microrganismi patogeni, all’interno di un campione di sperma.
La spermiocoltura è un’indagine utile per individuare le infezioni a carico degli organi in cui scorrono lo sperma e il liquido seminale, ovvero: la prostata, le vescicole seminali, l’epididimo e l’uretra.
È un test di facile esecuzione (richiede alcune norme preparatorie, ma sono tutte molto semplici) e indolore.
Grandi quantità di globuli bianchi indicano uno stato infiammatorio in corso
La presenza esigua di globuli bianchi denota una blanda infiammazione in corso.
Raccogliere il liquido prostatico è molto semplice,basta fare una esplorazione rettale come si vede nella relativa immagine,basta massaggiare leggermente la prostata col dito fino a quando esce qualche goccia di liquido prostatico dal meato uretrale che andrà raccolto subito con un tamponcino adatto e portato subito al laboratorio.
Massaggiando dolcemente la prostata per qualche secondo,dal meato uretrale uscirà qualche goccia di liquido prostatico che potrà essere raccolto ed analizzato.
Tampone uretrale
Il tampone uretrale è il test diagnostico d’elezione per la ricerca di agenti infettivi nelle basse vie urinarie, in particolare nell’uretra.
È particolarmente indicato nell’individuazione di Neisseria gonorrhoeae (agente eziologico della gonorrea) e di Chlamydia trachomatis (agente eziologico della clamidia).
Il tampone uretrale richiede una semplice preparazione e tende a essere leggermente fastidioso.
Il tampone uretrale è un esame che ha come scopo la ricerca degli agenti patogeni che si trovano alla base delle infezioni delle vie urinarie. Esso viene analizzato in laboratorio al fine di verificare quale batterio sia la causa dei problemi di salute della persona e la migliore cura da utilizzare nel singolo caso.
Come si esegue un tampone uretrale
– il tampone uretrale lo puoi fare anche da solo e portarlo subito ad un laboratorio analisi
– astenersi da rapporti sessuali nelle 24 ore che precedono l’esame
– sospendere qualsiasi cura antibiotica e antimicotica (contro infezioni fungine, N.d.R.) nella settimana prima del test
– nelle donne bisogna evitare anche le irrigazioni locali che di solito si usano per la secchezza vaginale, bagni in vasca e terapie locali vaginali come ovuli e candelette
– la mattina dell’esame bisogna curare l’igiene intima esterna con della semplice acqua e sapone
– astenersi dall’urinare nelle tre ore precedenti al tampone uretrale, questo perché l’urina esegue una sorta di “azione lavante” dell’uretra
– Il tampone uretrale viene eseguito con un sottile bastoncino molto simile ad un cotton fioc che viene inserito attraverso il meato uretrale (il condotto attraverso il quale passa l’urina, N.d.R.) a differenti distanze a seconda del genere di appartenenza del paziente. Il tampone viene rigirato con delicatezza all’interno per qualche secondo per raccogliere la quantità necessaria all’analisi di essudato e di cellule.
– una volta che il tampone sarà intriso di tali “umori” verrà inviato in laboratorio per identificare gli agenti alla base dei problemi del paziente e eseguire un antibiogramma in modo tale da testare la sensibilità dei microrganismi rilevati ai farmaci predisposti alla loro eliminazione
– tra i più comuni alla base delle infezioni vi è il neisseria gonorrhoeae, causa della uretrite gonococcica.
I sintomi che rendono necessario il tampone uretrale sono:
– la minzione dolorosa o difficoltosa,
– urine torbide di colore giallo-verdastro,
– urine maleodoranti con tracce di sangue o pus
– secrezioni dal pene o perdite vaginali
– per migliorare il test,è consigliabile:
– spremere leggermente l’uretra con due dita procedendo con un movimento da dietro in avanti per fare in modo che il contenuto sia spinto più facilmente fino al tampone,
– associare anche un leggero massaggio prostatico,per aumentare la quantità di liquido che può essere analizzato,proveniente anche dalla prostata
– nel caso del tampone uretrale maschile il bastoncino cotonato dovrà spingersi anche fino a due centimetri di distanza lungo il meato maschile al fine di raccogliere le cellule necessarie all’analisi,più il bastoncino va in profondità e più può causare un leggero dolore
Tampone uretrale femminile
Il tampone uretrale femminile è essenzialmente un test indolore, poco fastidioso e veloce da eseguire per via della scarsa profondità necessaria da raggiungere. Il bastoncino cotonato deve essere fatto risalire per circa un centimetro all’interno del condotto urinario femminile e viene solitamente richiesto per verificare la presenza di cistiti. Questo tampone nella donna è tra quelli di profilassi che si eseguono in gravidanza.
Tampone uretrale: costo
Il costo di un tampone uretrale è pari a circa 30 euro sia in strutture private che pubbliche, in quest’ulimo caso attraverso il pagamento del ticket.
Il tampone uretrale e l’antibiogramma
Una volta raccolto, il materiale viene inviato al laboratorio analisi; nel caso in cui venga riscontrata la presenza di un agente batterico si effettua anche un antibiogramma, un test di sensibilità batterica agli antibiotici che ha lo scopo di indicare il farmaco antibiotico più efficace verso il microrganismo isolato.
La scelta mirata dell’antibiotico evita la comparsa del pericoloso fenomeno noto come antibiotico-resistenza.
Tampone vaginale
Talvolta un’infezione vaginale si può propagare e dare origine ad una infezione urinaria,quindi è sempre bene sapere se ci siano infezioni vaginali concomitanti.
Test fai da te
– È possibile che il medico vi chieda di fare da sole il tampone vaginale. In questo caso ecco come dovete fare (siate pronte a consegnarlo subito):
– Lavatevi le mani
Lavatevi accuratamente le mani con acqua calda e sapone, prima e dopo aver messo il tampone vaginale.
– Dove inserire il tampone
Usando le dita, è facile sentire le vostre labbra (che coprono l’ingresso dell’apertura delle vie urinarie e della vagina). Fatto questo, aprite dolcemente le labbra e sentite l’entrata della vagina. Qui è dove il tampone sarà inserito.
– Aprite il tubo di plastica
– Estraete il tampone dalla sua confezione
– Non toccate con le mani il tampone
– Inserite il tampone
Tenendo il bastoncino nella parte alta priva di cotone, aprite dolcemente le vostre labbra,inserite il bastoncino nella vagina,per alcuni centimetri, circa metà della sua lunghezza. Non dovete provare disagio. Una volta che il tampone è confortevolmente all’interno, giratelo delicatamente circa tre volte.
– Rimuovete il tampone
Aprite delicatamente le vostre labbra e togliete il tampone. Cercate di non toccare altre parti del corpo mentre eseguite quest’operazione, perché potete raccogliere altri batteri per errore!
– Reinserite il tampone nel tubo di plastica e chiudetelo col coperchio
– Consegnatelo ad un laboratorio analisi
È molto importante che questi tamponi arrivino al laboratorio entro 24 ore da quando avete preso il tessuto.
– Considerazione finale sul tampone vaginale
In breve, il tampone vaginale è un esame veloce e indolore. È molto utile per capire cos’avete. Contattate subito il vostro medico se provate delle sensazioni spiacevoli all’interno della vagina.
– Esame urodinamico
L’esame urodinamico è un test diagnostico che studia e valuta la funzionalità della vescica e dell’uretra, durante i rispettivi compiti di immagazzinamento (vescica) e rilascio (uretra) dell’urina.
Di norma, i medici ricorrono a uno o più esami urodinamici in presenza di problemi urinari (dolore durante la minzione, stimolo impellente di urinare ecc.) e infezioni delle vie urinarie.
– L’endoscopia urologica
La necessità di eseguire un esame invasivo endoscopico è data dalla possibilità di escludere una patologia neoplastica non sempre diagnosticabile con l’imaging ( ecografia, tc, risonanza magnetica )
L’ endoscopia urologica, cistoscopia o uretrocistoscopia e ureterorenoscopia diagnostica, permette di visionare dall’interno l’uretra, la vescica, gli uretreri e le cavità calicopieliche renali.
Per il basso apparato urinario (uretra e vescica) viene utilizzato il cistoscopio.
Per l’alto apparato urinario (ureteri e pelvi) l’ureterorenoscopio.
a) Cistoscopia
( più propriamente detta Uretrocistoscopia ) riveste un ruolo diagnostico e di follow up per il tumore vescicale, importante nella pratica clinica dell’urologo. La cistoscopia permette allo specialista di valutare l’uretra, e tutte le pareti vescicali.
L’esame si esegue ambulatorialmente, non necessità di anestesia (sedazione) tranne in casi particolari, o su richiesta del paziente. Non prevede nessuna preparazione da parte del paziente, tranne una profilassi antibiotica.
b) L’ureterorenoscopia diagnostica
Riveste un ruolo importante nella diagnosi certa dei tumori delle vie escretrici (pelvi – uretere), spesso misconosciuti dalla diagnostica per immagine (TC, Ecografia, RMN). Permette di eseguire una biopsia, per poter giustificare spesso interventi chirurgici demolitivi.
L’ureteroscopia diagnostica, esame più invasivo necessita di anestesia (sedazione o spinale selettiva), si esegue in ambiente protetto (day-hospital o ricovero)
Strumentario
Il cistoscopio o l’ureterorenoscopio rigido o flessibile è collegato tramite una telecamera ad un monitor . Il risultato dell’esame è immediato.
La scelta dello strumento rigido o flessibile è legata all’abilità dell’operatore e alle patologie del paziente.
– Ecografia vescicale
– Ecografia renale
Anatomia dell’alto apparato urinario
L’alto apparto urinario è formato dal rene, dai calici e dalla pelvi ( imbuto che convoglia le urine verso l’uretere ), dall’uretere ( tubo cilindrico, con lume virtuale ) che con la sua peristalsi porta l’urina fino in vescica.
Di che si tratta?
L’ecografia renale permette di visualizzare la struttura ( spessore cortico midollare, neoformazioni ecc) , e le dimensioni del rene. E’ possibile evidenziare una dilatazione della pelvi e dell’uretere, e la presenza di una formazione calcolotica.
Con il color doppler è possibile visualizzare la vascolarizzazione (arterie e vene) o la vascolarizzazione di un tumore o neoformazione. E’ un esame di primo livello, in caso di reperto di neoformazioni al paziente viene richiesta un’ UROTC con mezzo di contrasto. Le formazioni cistiche (ipoecogene) sono facilmente rilevabili con la metodica e possono monitorate. L’esame è ripetibile in quanto innocuo per la salute del paziente.
Preparazione all’esame
consigliamo anche se non indispensabile un digiuno di 6 ore e presentarsi con la vescica modestamente piena ( non urinare prima dell’esame), nessun ‘altro accorgimento particolare è necessario.
Come si svolge l’esame
Il paziente è posizionato supino sul letto, può essere chiesto di girarsi prima sul lato sinistro poi sul lato destro. L’esame dura qualche minuto, le immagine raccolte vengono visualizzati sul monitor e fotografate. Il referto è immediato
Vantaggi
Immaging in tempo reale
Ottimo stumento per la biopsia ecoguidata
Disponibile oggi ovunque
Non utilizza radiazioni ionizzanti
Rischi
Ad oggi non sono stati riconosciuti effetti nocivi sull’uomo
– Ecografia prostatica transrettale
La prostata è una ghiandola sessuale maschile situata alla base della vescica, e circonda il tratto iniziale dell’uretra. La funzione della prostata è quella di produrre delle secrezioni che costituiscono gran parte del liquido spermatico. La prostata è formata dall’adenoma (ghiandola) all’interno e dalla capsula ( prostata vera ) all’esterno. L’ aumento di volume dell’adenoma ( cosiddetta “ipertrofia o iperplasia prostatica“) causa disturbi a carico dello svuotamento vescicale. La patologia che coinvolge la capsula è la neoplasia della prostata. La particolare posizione della prostata spiega come una sua alterazione influenzi il meccanismo della minzione
Di che si tratta
La sonda ecografia di forma cilindrica , protetta da un dito di guanto in lattice monouso, previa lubrificazione viene introdotta per alcuni centimetri nell’ano. Le immagini vengono visualizzate su di uno schermo, fermate ( frezzate) e stampate. L’indagine serve a ricavare preziose informazioni : dimensioni e caratteristiche della prostate e dell’adenoma ( ghiandola prostatica),e sulla integrati della capsula. Fondamentalmente serve a valutare il volume della prostata ai fini della scelta terapeutica chirurgica o endoscopica e a scongiurare la presenza di un tumore della prostata. Qui vanno spese due parole, spesso dopo un ‘ecografia negativa per formazioni ipoecogene (noduli) viene comunque richiesta una biopsia prostatica ecoguidata sulla base di un PSA dubbio. Oggi la prevenzione prevede la ricerca di microfocolai di carcinoma prostatico, si esegue quindi una biopsia randon ( 12 prelievi).
Preparazione all’esame
consigliamo evitare un clistere di preparazione ( sorbiclis) prima dell’esame, potrebbe irritare l’ano e rendere doloroso un esame appena fastidioso. Il paziente deve presentarsi con una vescica moderatamente piena per non aver disturbi durante l’esame. Dopo l’esame consigliamo al paziente di attendere per un riempimento ottimale della vescica e dopo la minzione valutiamo il suo residuo post minzione ( residuo reale, senza artefatti da iperriempimenti ).
Come si svolge l’esame
Il paziente è posizionato sul lato sinistro con le ginocchia flesse sull’addome. La sonda inserita nell’ano per alcuni centimetri, viene ruotata sull’asse per ottenere diverse angolazioni visive della prostata. In caso di lesioni sospette , se il paziente ha già eseguito la preparazione intestinale e antibiotica per la biopsia , si procede a prelevare piccoli frammenti (frustoli) a livello della lesione e si esegue un mapping ( altri prelievi) su aree non visibilmente sospette. Il tessuto prelevato va quindi inviato al laboratorio per l’esame microscopico. La risposta scritta dell’esame di solito è immediata.
Tollerabilità
L’esame dura dieci minuti e di solito è ben tollerato, tranne per patologie concomitanti dell’ano retto come proctiti , sindrome emoroidaria acuta, ragadi, stenosi del canale anale.
Vantaggi
Immaging in tempo reale
Ottimo stumento per la biopsia ecoguidata
Disponibile oggi ovunque
Non utilizza radiazioni ionizzanti
Rischi
Ad oggi non sono stati riconosciuti effetti nocivi sull’uomo
– Biopsia prostatica
a) La biopsia prostatica tradizionale
Il tumore alla prostata è la neoplasia più frequente nel sesso maschile. Il tumore della prostata consiste in una neoplasia che si origina dalle cellule ghiandolari secretorie, per tale motivo è definito adeno-carcinoma e la sua evoluzione è influenzata dall’assetto ormonale del paziente. La regione della ghiandola dove più di frequente origina la malattia è la zona periferica della prostata che non ha contatto diretto con le vie urinarie. Questo spiega come mai la sintomatologia sia pressocchè assente negli stadi iniziali e si esacerbi invece solo negli stadi avanzati della malattia allorquando, ad esempio, vengano coinvolti altri organi.
Le cause del tumore alla prostata sono poco conosciute ma fattori ormonali e genetici ne influenzano sicuramente lo sviluppo, così come un ruolo importante sembra viene giocato da fattori dietetici. Una caratteristica della neoplasia prostatica è quella di produrre in maniera esagerata una sostanza chiamata PSA (antigene prostatico specifico) che è facilmente dosabile attraverso un prelievo del sangue.
Il suo sviluppo è spesso molto lento anche se subdolo e pertanto anche i disturbi della minzione sono spesso tardivi ed in uno stadio avanzato della malattia.
Le principali indicazioni alla biopsia prostatica sono le seguenti:
– Incremento dei valori di PSA sierico (> 4 ng/ml)
– Riscontro di alterazioni all’esame obbiettivo della prostata (reperto rettale positivo)
– PSA ratio basso (rapporto PSA libero/PSA totale): < 15%
– PSA velocity alta (> 0,75 ng/ml/anno)
Nel 1989 c’è stata una rivoluzione nel modo in cui si eseguono queste biopsie , fino ad allora, infatti, le biopsie venivano eseguite solo con la guida del dito esploratore posizionato nel retto del paziente. Oggi l’ago raggiunge sedi ben precise della prostata visualizzate grazie all’impiego di sonde ecografiche transrettali. Inoltre, il numero minimo di frustoli che occorre prelevare è stato fissato in 6 frammenti. Il numero dei prelievi può proporzionalmente aumentare con l’incremento del volume della prostata fino a raggiungere anche i 21 prelievi.”
I risultati della biopsia non sono sempre certi. Avendo un campionamento parziale della ghiandola, una sorta di battaglia navale nelle zone dove è più facile che si sviluppi il tumore, in caso di diagnosi negativa è necessario rimanere sotto osservazione e in alcuni casi procedere ad una nuova biopsia a distanza di tempo.
Gli effetti collaterali della biopsia sono “limitati e si risolvono nel giro di un paio di settimane. Il 40% dei pazienti può presentare sangue nelle urine o nel liquido seminale e nel caso dell’accesso transrettale è possibile anche assistere alla presenza di sangue nelle feci. Nulla di preoccupante per il paziente. Le complicanze più gravi sono rappresentate dalla ritenzione delle urine che può richiedere il posizionamento del catetere vescicale per qualche giorno, o la comparsa d’infezioni urinarie, anch’esse risolvibili nel breve termine”.
b) Biopsia prostatica transperineale
La biopsia viene eseguita in anestesia locale mediante l’infiltrazione di anestetico locale (10 ml di mepivacaina 1%) nei piani perineali superficiali , per garantire una zona di anestesia cutanea, e nella regione apicale della prostata per il blocco anestetico della innervazione periprostatica. L’accesso transperineale prevede il passaggio dell’ago nella regione cutanea posta al di sotto dello scroto e al di sopra dell’ano L’anestesia locale riduce notevolmente la sintomatologia dolorosa dell’indagine bioptica, come dimostrato da vari studi clinici randomizzati, e consente di eseguire un numero elevato di prelievi con ampia tollerabilità del paziente.
La biopsia non è altro che un prelievo di campioni di tessuto prostatico mediante un ago speciale (tru-cut). I frustoli di prostata ottenuti vengono inviati al Patologo per l’esame istologico. L’indagine viene eseguita solitamente durante un’ecografia prostatica transrettale (TRUS) che consente di guidare l’ago nelle zone desiderate.Negli ultimi anni il largo uso del dosaggio del PSA sierico ai fini di una diagnosi precoce del cancro della prostata ha determinato un considerevole aumento del numero di biopsie prostatiche ecoguidate.
uroTAC ( Tomografia Assiale Computerizzata) o uroTac o uro-TAC o uro-Tac
– La Uro-TC coniuga i vantaggi della TCMD con alcune peculiarità tipiche della urografia endovenosa: consiste in un esame TC multistrato, condotto con metodologia dedicata, che consente lo studio contemporaneo dei reni, delle vie escretrici (calici, bacinetti, ureteri, vescica).
– L’esame di Urotac viene eseguito con somministrazione di mezzo di contrasto che è a base di iodio radioattivo.
– L’iniezione del mezzo di contrasto avviene, di norma, in una vena del braccio o della mano; il mezzo di contrasto impiega qualche minuto a distribuirsi, attraverso il sangue, nei vari compartimenti anatomici da analizzare.
Trascorso il tempo necessario affinché il mezzo di contrasto raggiunga l’apparato urinario, può finalmente avvenire l’introduzione del paziente nel gantry e avere inizio la fase dedicata alla creazione delle immagini tridimensionali.
Lo studio della calcolosi urinaria, tuttavia, qualora indicato sulla base del quesito clinico, può essere effettuato senza somministrazione di mezzo di contrasto.
– La TAC usa le radiazioni ionizzanti (raggi X) e la dose a cui è esposto il paziente è considerevole
– Nelle ore di poco precedenti l’esame, bere in abbondanza (almeno 1 litro d’acqua), in modo tale che la vescica sia piena al momento della procedura;
– Presentarsi all’esame a digiuno completo da almeno 6-8 ore. Questo significa che, se l’uroTAC si tiene al mattino di un certo giorno, l’ultimo pasto deve essere la cena della sera precedente.
– Togliersi tutti gli eventuali gioielli e altri oggetti in metallo che ha addosso, per i motivi enunciati in precedenza.
– La recente introduzione degli apparecchi TC Multistrato ha modificato la valutazione radiologica dei pazienti con malattie urologiche: attualmente le acquisizioni sempre più veloci con strati inferiori a 1 mm e le ricostruzioni in 2D e 3D permettono di ottenere immagini dei reni e delle vie urinarie di qualità molto elevata.
Per tali motivi la Uro-TC ha sostituito la Urografia endovenosa nello studio delle malattie dei reni e delle vie urinarie.
Indicazioni e Vantaggi
Le indicazioni alla esecuzione della Uro-TC sono le stesse della Urografia.
I vantaggi della Uro-TC sono:
– la rapidità e la facilità di esecuzione;
– la possibilità di valutare in maniera ottimale il parenchima renale oltre che l’uretere e la vescica;
– la visualizzazione contemporanea degli altri organi addominali, ponendo corretta diagnosi differenziale con eventuali altre patologie;
– in caso di patologia neoplastica offre immediata stadiazione.
– In pratica la Uro-TC riduce i tempi di studio della malattia, risolvendo l’iter diagnostico con un singolo esame.
– tra le sue norme preparatorie, rientra anche il digiuno completo.
– Della durata totale di 10-15 minuti ,
– la uroTAC richiede la massima immobilità da parte del paziente; i movimenti del corpo, infatti, possono alterare l’accuratezza delle immagini fornite dallo strumento, quindi falsare l’intero esame diagnostico
– I rischi della uroTAC sono connessi alla dose di radiazioni ionizzanti, a cui il paziente è esposto durante l’esame,
– e al mezzo di contrasto, che in alcuni individui è causa di una reazione allergica.
– Terminate tutte queste operazioni, il paziente è pronto per prendere posto sul lettino scorrevole della uroTAC, il quale serve, in un momento successivo, a posizionarlo all’interno del cosiddetto gantry (si veda figura).
– La creazione delle immagini è molto rumorosa, tanto che spesso, insieme al camice, il personale medico fornisce al paziente anche dei tappi per le orecchie o delle cuffie, da indossare prima dell’iniezione del mezzo di contrasto.
– Dopo l’iniezione, inoltre, è molto probabile che, per un paio di minuti, avverta uno strano sapore metallico in bocca.
– Nota importante sull’immobilità a cui deve attenersi il paziente: in alcune fasi della uroTAC, l’immobilità comprende anche il trattenere il respiro per qualche secondo, in quanto possono falsare i risultati anche i minimi movimenti derivanti dall’atto respiratorio.
Chiaramente, a indicare al paziente quando trattenere il respiro è il personale medico, attraverso il sistema di comunicazione presente all’interno della stanza in cui si tiene l’esame.
– In genere, la uroTAC dura 10-15 minuti al massimo.
– Per favorire l’eliminazione dall’organismo del mezzo di contrasto, i medici radiologi indicano di bere molta acqua, a partire da subito dopo l’esecuzione dell’uroTAC.
Se il paziente si attiene a tale indicazione, elimina il mezzo di contrasto, dal proprio corpo, nel giro di 24 ore.
– Esposizione del paziente a una dose per nulla trascurabile di radiazioni ionizzanti.
Le radiazioni ionizzanti rappresentano un fattore favorente lo sviluppo di neoplasie, sia maligne che benigne.
Entità del rischio? La dose di radiazioni ionizzanti emesse da una uroTAC equivale a ben 3 anni di radioattività naturale. Facendo il confronto con un RX-torace, questo esame espone il paziente a una dose di radiazioni ionizzanti pari solo a 10 giorni di radioattività naturale.
Con ciò, non si vuole demonizzare la uroTAC, ma si vuole soltanto sottolineare che la sua ripetizione è sconsigliata. Esistono esami alternativi, anch’essi efficaci.
– Reazione allergica al mezzo di contrasto.
È una circostanza rara, che riguarda solo le persone predisposte. In genere moderati e facilmente controllabili con appositi farmaci, i sintomi più comuni delle reazioni allergiche al mezzo di contrasto consistono in: vampate di calore, nausea, strano pizzicore, orticaria e dolore protratto laddove c’è stata l’iniezione.
– L’allattamento al seno
L’allattamento al seno non rappresenta una controindicazione alla uroTAC; tuttavia, per la maggior parte dei medici, è una pratica sconsigliata nelle prime 24-48 ore che seguono l’esame.
Altri vantaggi della uro TAC
– È indolore, minimamente invasiva e molto precisa;
– Mostra contemporaneamente i cosiddetti tessuti molli (nervi, muscoli, legamenti, adipe, vasi sanguigni ecc.) e i cosiddetti tessuti duri (ossa e cartilagini);
– Fornisce immagini più dettagliate dei raggi X convenzionali;
– È un esame di breve durata;
– Individua molte condizioni morbose;
– È meno sensibile al movimento del paziente, rispetto alla risonanza magnetica nucleare;
– Diversamente dalla risonanza magnetica nucleare, può eseguirsi anche se il paziente presenta una protesi metallica;
– Fornisce immagini in tempo reale, quindi può essere sfruttata poco prima di un intervento chirurgico;
– Data la sua estrema sensibilità, potrebbe rendere non necessario il ricorso a un intervento chirurgico esplorativo o a una biopsia.
Risonanza magnetica dell’apparato urinario
Terapia ————————
Prostatite
– In genere, la terapia antibiotica per una prostatite acuta batterica dura dalle 4 alle 6 settimane; non è escluso, però, che il medico curante decida di prolungarla qualche giorno in più, se ha leciti dubbi sulla risoluzione dell’infezione.
– La durata della terapia antibiotica per una prostatite cronica batterica varia da paziente a paziente: infatti, in alcuni casi, sono sufficienti 6-8 settimane di terapia; in altri casi, servono 12 settimane (3 mesi) di assunzioni; in altri casi ancora, occorrono 6 mesi, se non di più, di cure.
In genere, quando la terapia antibiotica si protrae dai 5-6 mesi in su, le assunzioni si svolgono nell’arco di 2-3 settimane per ogni mese di trattamento.
Durata della terapia
In merito alla durata della terapia antibiotica, per una prostatite acuta di origine batterica i medici sono abbastanza chiari e affermano che occorre protrarre il trattamento fino alla completa scomparsa della malattia; cosa molto importante, il trattamento non deve mai essere interrotto alla semplice regressione dei sintomi (fenomeno che può verificarsi anche dopo pochi giorni di terapia).
La regressione dei sintomi, infatti, non significa aver eliminato dall’organismo l’agente infettivo.
Un’interruzione precoce della terapia antibiotica per una prostatite acuta batterica espone a ricadute.
Interrompere la terapia antibiotica di fronte a una regressione, talvolta anche eclatante, dei sintomi è un errore molto comune, che commettono le persone affette da prostatite acuta batterica.
Nonostante sia vero che una terapia così prolungata diminuisce le difese immunitarie e tende ad alterare in negativo la flora batterica intestinale,i benefici ottenuti sono di gran lunga superiori ai possibili effetti collaterali.
Ascesso prostatico
La formazione di un ascesso prostatico impone il ricorso alla chirurgia, per drenare il pus.
Batteriemia e sepsi
La batteriemia e la sepsi richiedono una cura antibiotica ulteriore, da aggiungersi a quella contro i patogeni responsabili della prostatite acuta, e da eseguirsi in ambito ospedaliero sotto la stretta osservazione di un medico. Batteriemia e sepsi, infatti, rappresentano due emergenze sanitarie che richiedono l’intervento immediato di personale specifico esperto in materia.
Incapacità di urinare
Infine, l’incapacità di urinare costringe i pazienti a ricorrere all’uso del catetere vescicale, per svuotare la vescica.
Durante la fase di trattamento della prostatite acuta batterica
– bere molta acqua
– astenersi dalla pratica sessuale
– anche il partner deve sottoporsi alla terapia antibiotica
– la masturbazione, con l’eiaculazione favorisce lo svuotamento della prostata e l’allontanamento dei batteri che l’hanno infettata
– astensione dal ciclismo perchè la sella comprime la prostata
– usare un cuscino a ciambella per sedersi
– bagni caldi
– eliminare caffè,alcol,spezie perchè irritanti
– Alfa-bloccanti
– Un trattamento a base di farmaci alfa-bloccanti. Gli alfa-bloccanti hanno l’effetto di rilasciare la muscolatura liscia della vescica e della prostata; questo, nelle persone con prostatite acuta benigna, dovrebbe comportare una riduzione delle problematiche urinarie.
– Sono farmaci da utilizzare con cautela per la cura della prostatite, visto che possono generare una significativa riduzione dei valori pressori (ipotensione),quindi sarebbe meglio usarli nei casi di ipertensione.
Terazosina ( Ezosina, Terazosina, Prostatil, Itrin )
iniziare la terapia assumendo 1 mg di farmaco una volta al dì, preferibilmente a colazione. Dose di mantenimento: aumentare la posologia gradualmente a 2 mg, 5 mg, 10 mg, una volta al dì, al fine di migliorare il profilo clinico del paziente.
Tamsulosina ( Tamsulosina, Omnic, Pradif, Probena )
si raccomanda la somministrazione orale di 0,4 mg di farmaco al dì, mezz’ora dopo il pasto principale, circa sempre alla medesima ora.
Silodosina ( Urorec, Silodyx )
si raccomanda di assumere una capsula (8 mg) al dì.
– Farmaci antidolorifici, antinfiammatori, antipiretici
Un trattamento a base di farmaci antidolorifici, ossia farmaci contro il dolore. I classici antidolorifici prescritti in caso di prostatite acuta di origine batterica sono il:
– paracetamolo ( Acetamol, Efferalgan, Panadol, Tachipirina, Sanipirina, Minofen, Tachiverde, Piros, Adolef )
– ibuprofene ( Brufen, Ibuprofene, Subitene, Spidifen, Antalfort, Sinifev, Ginenorm, Algofen, Nurofen, Moment, Antalgil, Calmine, Buscofen, Nurofast, Momentact, Nurosolv, Arfen )
– nimesulide ( Nimesulide, Antalor, Aulin , Algolider, Ledoren, Sulidamor, Flolid, Remov, Algimesil, Nimedex, Domes, Isodol, Solving, Efridol, Fansulide, Pantames )
– Lassativi
Diversi studi clinici hanno dimostrato che l’impiego di lassativi, in diversi pazienti con prostatite cronica di origine non-batterica, ha portato a un miglioramento del quadro sintomatologico.
ANTIBIOTICI
1) Macrolidi
I macrolidi rappresentano una classe di composti chimici costituita da lattoni nella cui molecola è presente un macrociclo costituito da almeno 12 termini.
Sono utilizzati in ambito medico come antibiotici per la cura di specifiche infezioni batteriche.
Esempi di macrolidi
I macrolidi sono molecole ampiamente utilizzate nella pratica medica. È possibile perciò ricordare:
eritromicina: presenta un anello a 14 termini
oleandomicina: anch’esso a 14 termini
spiramicina: 16 termini
claritromicina: con 14 atomi
azitromicina: 15 atomi
fluritromicina: anello lattonico a 14 atomi
Impiego in ambito medico
I macrolidi hanno uno spettro d’azione leggermente più ampio rispetto a quello delle penicilline. Gli streptococchi beta-emolitici, gli pneumococchi, gli stafilococchi e gli enterococchi sono solitamente suscettibili all’azione dei macrolidi. A differenza delle penicilline, i macrolidi si sono dimostrati efficaci contro Legionella pneumophila, mycoplasma, mycobacteria, alcune specie di rickettsie e chlamydia. Di norma si preferisce l’uso dei β-lattamici ma si possono usare anche i macrolidi come validi sostituti soprattutto nel caso in cui il paziente sia allergico o insensibile alle penicilline.
Meccanismo d’azione
I macrolidi si legano in maniera reversibile alla subunità 50s del ribosoma batterico, inibendo la tappa della traduzione nella sintesi proteica operata dal ribosoma stesso. Generalmente i macrolidi sono batteriostatici ma, ad alte dosi, divengono anche battericidi.
Resistenza
La resistenza è un problema clinico rilevante per molti farmaci, e molto grave per i macrolidi. Molti ceppi di stafilococchi stanno diventando resistenti. La resistenza sembra operare in 3 diverse vie:
– Il microrganismo riesce a captare una minor quantità di farmaco e l’antibiotico non raggiunge la concentrazione critica per essere efficace.
– Il sito recettoriale a livello del ribosoma è mutato: in questo modo al ribosoma si lega una minor quantità di farmaco.
– Il batterio sviluppa un’esterasi che è in grado di aprire il lattone, inattivandolo.
Farmacocinetica
– Somministrazione: i macrolidi si comportano in maniera differente a seconda delle diverse molecole. L’eritromicina viene distrutta dall’acidità gastrica. Deve perciò essere somministrata in compresse gastroresistenti o nella forma esterificata. Azitromicina e claritromicina sono invece stabili all’acidità gastrica.
– Distribuzione: l’eritromicina si distribuisce bene nell’organismo ma non passa la BEE. Buona distribuzione anche per azitromicina e claritromicina.
– Metabolismo: l’eritromicina e claritromicina sono estesamente metabolizzate al contrario dell’azitromicina che non subisce alcun metabolismo.
Effetti collaterali
– Epigastralgia
– effetti gastrointestinali
– ittero colestatico
– ototossicità
– i pazienti con problemi epatici non dovrebbero assumere tali farmaci, in particolare l’eritromicina, perché si accumulano nel fegato.
– la somministrazione di macrolidi provoca bradicardia, comporta un aumento significativo di eventi avversi cardiaci gravi, e un aumentato rischio di morte improvvisa. L’unica molecola di questa classe estranea a eventi avversi cardiaci risulta la roxitromicina.
– Azitromicina (es. Azitromicina, Zitrobiotic, Rezan, Azitrocin): 1g per bocca in singola somministrazione. Indicata per uretrite da Chlamydia e non gonococcica. L’azitromicina è il farmaco d’elezione per la cura dell’uretrite.
Prostatite: 500 mg al dì per 3 giorni a settimana,per 3 settimane
– Claritromicina (es. Biaxin, Macladin, Klacid, Soriclar, Veclam): si consiglia di assumere il farmaco alla posologia di 250-500 mg per via orale ogni 12 ore. La durata della terapia varia dai 3 ai 7 giorni in base alla gravità dell’uretrite.
– Eritromicina (es. Eritrocina, Eritro L, Lauromicina): assumere 250-500 mg di farmaco oppure 400–800 mg ogni sei ore, in base alla gravità dell’uretrite. È possibile assumere il farmaco anche per via parenterale, in particolare quando l’uretrite causa complicanze: 1-4 g al giorno e.v. in dosi divise ogni 6 ore oppure per infusione continua. In gravidanza è possibile assumere questo farmaco alla posologia di 500 mg due volte al dì per 7 giorni. In particolare, risulta utile in caso di uretrite da Chlamydia. Consultare il medico.
– Tetracicline: in generale, si raccomanda la somministrazione di 500 mg di farmaco 4 volte al giorno per 7 giorni, salvo ulteriori indicazioni dal medico; ecco un esempio:
Doxiciclina (es. Doxicicl, Bassado): per uretrite non gonococcica, si raccomanda di assumere 100 mg di principio attivo per os una volta al dì per una settimana. In caso di infezione urinaria cronica, si consiglia di assumere 100 mg di attivo ogni 12 ore. La durata del trattamento va stabilita dal medico.
2) Chinoloni
La maggior parte dei chinoloni utilizzati correntemente in medicina appartengono ad un sottogruppo chiamato fluorochinoloni, che si distinguono per la presenza di una sostituzione sull’anello chinolinico al carbonio in posizione 6 con un atomo di fluoro.
A seconda del loro spettro d’azione e del loro sito d’azione, vengono divisi in appartenenti a:
– I generazione: attivi contro batteri Gram negativi non particolarmente resistenti, usati esclusivamente per le infezioni delle vie urinarie;
– II generazione: attivi contro batteri Gram negativi, anche resistenti come la Pseudomonas aeruginosa, usati per lo più nelle infezioni delle vie urinarie ma, in alcuni casi, anche per infezioni sistemiche;
– III generazione: attivi anche contro parecchi batteri Gram positivi, usati soprattutto contro le infezioni sistemiche.
– Ultima generazione: attivi contro Gram negativi; migliore attività contro Gram positivi; non inibiscono il CYP1A2.
Tutti i composti chinolonici inibiscono l’azione di due enzimi appartenenti alla classe delle topoisomerasi; l’enzima girasi e la topoisomerasi IV; entrambi sono coinvolti nell’isomerizzazione spaziale dell’alfa-elica (DNA girasi) e nel mantenimento della separazione tra il filamento stampo e il filamento inerte nel processo di replicazione batterica.
A causa del loro meccanismo d’azione i fluorochinoloni sono utili nel trattamento di patologie causate da Gram+, Gram-, Chlamidye, Ricketsie ed alcuni Mycoplasmi (eccetto M. bovis e M. hyopneumoniae).
Questi tipi di antibiotico formano sali poco solubili con ioni magnesio, ferro, calcio, zinco e alluminio. L’assunzione dei sali di questi metalli diminuisce la biodisponibilità orale dello stesso antibiotico. Vanno dunque evitati, durante il periodo di trattamento, latticini, integratori a basi di sali di magnesio (Supradin, Polase, Multicentrum) e in particolare antiacidi a base di alluminio e magnesio (magnesia san pellegrino). Se l’assunzione di antiacidi è sotto controllo medico, la dose di antiacido va assunta almeno 3-4 ore prima dell’uso dell’antibiotico.
Effetti collaterali
Sono un insieme di sintomi che possono comparire anche tempo dopo la dismissione del chinolone o del fluorochinolone e possono perdurare anche a tempo indeterminato risultando in alcuni casi irreversibili. Devono perdurare per 30 giorni o più.
Tra questi sintomi compaiono:
–Danni al sistema nervoso centrale (convulsioni, tremori, alterazioni delo stato mentale, effetti psichiatrici tra cui psicosi, pseudotumor cerebri) sembrano dovuti alla neurotossicità dei fluorochinoloni e all’inibizione del recettore GABA A e all’attivazione del recettore NMDA
–Rottura dei tendini/tendiniti (Boxed warning aggiunto nel 2008)
–Neuropatia periferica (rilevata nel 2004, aggiunta la possibilità di irreversibilità nel 2013)
–Esacerbazione della miastenia grave
–Prolungamento dell’intervallo QT e torsioni di punta
con aumentato rischio di aritmie
–Fototossicità
–Reazioni di ipersensibilità (anche fatali)
Risultano quindi coinvolti i sistemi:
–Muscoloscheletrico
# Uno studio del 1997 condotto presso l’Università di Vienna segnala che i fluorochinoloni ciprofloxacina e ofloxacina potrebbero avere degli effetti dannosi sulla cartilagine umana. I risultati degli esperimenti condotti hanno mostrato, in vitro, una condrotossicità sulla cartilagine umana (necrosi dei condrociti verificata al microscopio elettronico).
# tendiniti (inclusa la possibilità di rottura spontanea del tendine di Achille, anche a distanza di mesi dall’interruzione della terapia con fluorochinoloni).
–Neuropsichiatrico
–Sistema nervoso periferico
Un recente studio ha evidenziato la possibile connessione causale tra l’assunzione per via sistemica di fluorochinoloni e l’insorgenza di neuropatie periferiche, tra le quali anche la Sindrome di Guillain-Barré, che costituisce una sindrome neurologica spesso invalidante e, in alcuni casi, persino letale. In particolare, lo studio riporta come su 46.257 segnalazioni di eventi avversi determinati dall’assuzione di fluorochinoloni, vi siano stati complessivamente 539 casi di neuropatia periferica, con una incidenza del 9% per i casi di Sindrome di Guillain-Barré.
–I sensi
-Pelle
– Levofloxacina (es. Levofloxacina, Tavanic, Aranda, Fovex): si raccomanda l’assunzione di una compressa da 500 mg per os una volta al dì per 7 giorni. Questo farmaco viene prescritto anche per le infezioni alle vie urinarie in genere: in caso di severità, si consiglia la somministrazione orale o endovenosa di 250 mg di farmaco una volta al dì per 10 giorni, oppure 750 mg al dì per un periodo di 5 giorni.
Nella prostatite: 500 mg per os al dì x 28 giorni.
– Ofloxacina (es. Exocin, Oflocin): somministrare 200 mg di principio attivo per os ogni 12 ore in caso di infezioni del tratto urinario in genere senza complicanze. Particolarmente attivo contro l’uretrite da infezione di E. Coli (durata della terapia: 3 giorni). Per gli altri patogeni, il trattamento va protratto per almeno 7 giorni, salvo ulteriori indicazioni del medico. In caso di complicanze, assumere 200 mg di farmaco per via orale ogni 12 ore, per 10 giorni.
Prostatite: 300 mg (1 cp) ogni 12 ore per 6 settimane. Generalmente nelle forme acute sono necessari 10-14 gg,nelle forme croniche 4-8 settimane.
Ciprofloxacina (es. Ciproxin, Flontalexin, Ciprofloxac, Samper,Kinox): il derivato chinolonico è indicato per la donna in caso di cistite acuta non complicata. Si raccomanda la somministrazione per os di 100 mg di principio attivo due volte al dì per 3 giorni; in alternativa somministrare per via endovenosa 100 mg due volte al dì.
Penetra in profondità nel tessuto prostatico,perciò è il farmaco maggiormente impiegato nella cura della prostatite, 500 mg per os ogni 12 ore per 28 giorni ,salvo ulteriori indicazioni.
Trimetoprim (es. Bactrim): assumere 100 mg di farmaco ogni 12 ore oppure 200 mg in un’unica dose al dì, per 10 giorni. Per la profilassi della cistite, assumere 100 mg di trimetoprim al mattino per un periodo di tempo variabile dalle 6 settimane ai 6 mesi, in base alla gravità del disturbo e alle indicazioni del medico.
Acido nalidixico (es. Ac Nalid, compresse/sciroppo) indicato per cistite e per altre infezioni a carico delle vie urinarie. Assumere per os 900 mg di principio attivo ogni 6 ore (3 volte al dì) per 7 giorni consecutivi. Per le infezioni croniche urinarie, ridurre la posologia a 600 mg/die, ripetendo la somministrazione ogni 6 ore. Nella terapia di mantenimento: il dosaggio viene ridotto generalmente a 30 mg/kg/die, per un periodo di tempo indicato dal medico.
Amoxicillina (es. Amoxicillin, Amoxil e Trimox, Zimox, Augmentin): in caso di cistite di lieve entità, il paziente, in genere, risponde positivamente alle cure con amoxicillina per 7 giorni: somministrare 250-500mg di principio attivo tre volte al giorno. In alternativa, assumere 500-875 mg per via orale di amoxicillina due volte al dì, secondo quanto indicato dal medico.
È bene sottolinearlo nuovamente: è fondamentale estendere la terapia antibiotica anche al proprio partner sessuale, al fine di impedire il dilagare dell’infezione e prevenire nuovi episodi di uretrite.
3) Cefalosporine
– sono ad ampio spettro
Cefalexina ( Keforal, Cefalexi, Ceporex )
500 mg per os ogni 6 ore per 14 giorni
Cefuroxima ( Cefoprin, Tilexim, Zoref, Zinnat)
Cefotaxima ( Cefotaxima,Aximad, Lirgosin )
4) Tetracicline
Doxiciclina ( Doxicicl, Periostat, Miraclin, Bassado )
Prostatite: 100 mg due volte al dì per 4 settimane
Tetraciclina ( Tetrac, Pensulvit, Ambramicina )
Prostatite: 500 mg per os ogni 6 ore da 3 a 7 giorni
5) Sulfamidici
Trimetoprim (Bactrim)
la durata della terapia antibiotica si aggira intorno ai 10-14 giorni, in base alla gravità del disturbo. Si consiglia la somministrazione di 100 mg di farmaco per os ogni 12 ore; in alternativa, assumere 200 mg ogni 24 ore. Ad ogni modo, il trimetoprim non è il farmaco d’elezione per la cura della prostatite.
6) Monuril (Fosfomicina Sale di Trometamolo)
– Monuril adulti 3g granulato per soluzione orale
Il contenuto di una bustina è disciolto in mezzo bicchiere (50-75 ml) di acqua fredda o altra bevanda, mescolando fino a completa dissoluzione e deve essere assunto immediatamente dopo la preparazione.
Si raccomanda di somministrare MONURIL a stomaco vuoto , preferibilmente prima del riposo notturno dopo aver vuotato la vescica.
Il dosaggio è di una bustina da 3 g in un’unica somministrazione giornaliera.
Nei pazienti anziani e nei casi clinicamente più impegnativi (pazienti allettati, infezioni ricorrenti) potrebbero essere necessarie due dosi da 3 g somministrate a distanza di 24 ore una dall’altra.
Se hai assunto dosi eccessive di Monuril potresti riscontrare i seguenti sintomi: perdita dell’equilibrio, problemi di udito, sapore metallico e calo generale della percezione del gusto.
Sodio
Monuril adulti 3 g contiene 10,3 mmol (238 mg) di sodio per dose. Da tenere in considerazione in persone con ridotta funzionalità renale o che seguono una dieta a basso contenuto di sodio.
Interazioni
– metoclopramide ( un medicinale che previene il vomito) riduce l’assorbimento orale della fosfomicina
– antiacidi o sali di calcio
la somministrazione concomitante di antiacidi o di sali di calcio può provocare la riduzione di concentrazioni plasmatiche e urinarie di fosfomicina.
– tempo di coagulazione (INR)
potrebbe essere alterato
– cibo
somministrare Monuril a stomaco vuoto o 2-3 ore dopo i pasti
Effetti indesiderati
Quali sono gli effetti collaterali di Monuril?
Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati, sebbene non tutte le persone li manifestino.
Contatti il suo medico appena possibile se si verifica anche uno solo dei seguenti effetti indesiderati
Comuni (si presentano da 1 a 10 pazienti su 100):
– diarrea, dispepsia (sensazione di ripienezza con acidità gastrica), nausea;
– mal di testa, vertigini;
– vulvovaginiti(infiammazione della vulva e della vagina)
Non comuni (si presentano da 1 a 10 pazienti su 1000):
– vomito e dolore addominale;
-parestesia (formicolio);
– eruzione cutanea, orticaria (vescicole rossastre con prurito) e prurito;
– affaticamento.
Rari (si presentano da 1 a 10 pazienti su 10.000):
– superinfezioni da batteri resistenti;
– tachicardia (battito cardiaco accelerato);
– anemia aplastica (riduzione del numero dei globuli rossi).
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L’alcalinizzazione delle urine è utile per alleviare la sintomatologia dolorosa della cistite e delle infezioni alle vie urinarie in genere. Ad esempio, il sodio bicarbonato (es. Sob B BIN) viene utilizzato come sostanza alcalinizzante per il trattamento di patologie renali e genito-urinarie. Si consiglia la somministrazione di 3 grammi di sodio carbonato sciolto in acqua; ripetere la somministrazione ogni 2 ore o comunque fino a quando il pH raggiunge il valore 7. Terapia di mantenimento: assumere 5-10 grammi al dì per mantenere l’alcalinizzazione delle urine. L’alcalinizzazione delle urine sembra favorire l’azione di alcune sostanze (es. uva ursina), attivabili esclusivamente in ambiente basico.
L’acidificazione delle urine viene consigliata generalmente nella fase acuta della cistite: non a caso, l’acidità sembra garantire una significativa protezione dalle infezioni batteriche urinarie. Tra le sostanze indicate a tale scopo, si ricorda l’ammonio cloruro (es. Ammon C FN), la cui posologia dev’essere prescritta dal medico (effetti collaterali: acidosi, ipocalcemia, vomito).
Estrogeni naturali o di sintesi (consigliati esclusivamente in caso di cistite cronica dopo la menopausa): si è osservato che la carenza estrogenica può favorire la comparsa di cistite. La scelta del farmaco e la posologia più indicata per la paziente devono essere stabiliti dal medico.
Antispastici
in grado di ridurre la contrazione spastica della muscolatura liscia
Fenazopiridina (es. Uricalm): il farmaco è indicato in caso di cistite per alleviare la sintomatologia dolorosa e diminuire lo stimolo di urinare. Si raccomanda la somministrazione di 190-200 mg di principio attivo per os, tre volte al dì dopo i pasti. È bene interrompere la terapia dopo due giorni in caso di assunzione concomitante ad un antibatterico.
Scopolamina butilbromuro (es. Buscopan, Addofix, Erion): indicato per rilassare la muscolatura liscia del tratto genitourinario. Si raccomanda la somministrazione di 1-2 compresse da 10 mg 3 volte al dì per adulti e ragazzi di età superiore ai 14 anni.
Floroglucinolo + meglucinolo (es. Spasmex): è un farmaco spasmolitico indicato per i disturbi della funzionalità uro-genitale; in particolare, è consigliato per le donne affette da cistite interstiziale. La somministrazione di 6 compresse al dì, oppure di 3 supposte al dì, garantisce un buon effetto anticolinergico ed antispastico nei confronti della muscolatura liscia dell’apparato genito-urinario.
Oxibutinina ( Kentera)
è il farmaco di elezione per rilasciare la muscolatura liscia delle aree interessate dalla prostatite (riduzione della frequenza di contrazioni della vescica), 5 mg 2-3 volte al dì ( sciroppo o compresse a rilascio immediato), oppure 5 mg 1 volta al dì in compresse a rilascio prolungato.
E’ possibile anche un’applicazione per via transdermica : 3,9 mg al dì,2 volte a settimana.
Prognosi ————————-
La prognosi in caso di prostatite acuta batterica dipende dalla tempestività della diagnosi e del trattamento, che dev’essere adeguato.
L’identificazione tempestiva della condizione e il suo trattamento immediato e adeguato comportano, quasi sempre, la risoluzione positiva dello stato infiammatorio; al contrario, l’individuazione tardiva della malattia e/o una trascuratezza nel trattamento tendono ad avere, per conseguenze, la cronicizzazione dell’infiammazione, la batteriemia, l’aumento del rischio di ricadute e le altre complicanze di cui si è parlato.
– Formulare una prognosi in caso di prostatite cronica di origine non-batterica è molto difficile, in quanto tale condizione si comporta in modo diverso da paziente a paziente: in alcuni uomini, il quadro sintomatologico migliora sensibilmente nell’arco di circa 6 mesi di terapia; in altri uomini, il miglioramento della sintomatologia è moderato e non avviene prima di un anno di cure; in altri uomini ancora, sintomi e segni scompaiono per qualche tempo, salvo poi ricomparire, talvolta anche in modo evidente.
Alleviare la sintomatologia ——————
– evitare il consumo di alcol
– evitare il consumo di caffè
– evitare i succhi di arancia e di agrumi
– evitare cibi piccanti
MICROSCOPIA
La lettura del sedimento urinario
Nella valutazione del sedimento urinario, l’armamentario a disposizione del laboratorista è stato sinora principalmente costituito dal microscopio tradizionale, utilizzato abitualmente dopo l’esecuzione dell’esame chimico fisico con le cartine.
Da ormai un quarto di secolo è diventato irrinunciabile affiancare alla storica osservazione in campo chiaro quella a contrasto di fase i cui vantaggi nella identificazione degli elementi più diafani, come i cilindri ialini, e nella possibilità di una migliore definizione della morfologia degli elementi cellulari, soprattutto degli eritrociti, sono indiscussi.
I principali elementi tradizionalmente classificati e conteggiati sono qui riassunti:
L’uso di supporti in plastica disposable, simili alle vecchie camere di conteggio, che delimitano cellette per raccogliere volumi standard di sedimento da sottoporre alla osservazione microscopica, hanno spesso soppiantato, soprattutto nei grandi laboratori, i tradizionali vetrini portaoggetto e coprioggetto.
Ormai già da alcuni anni, è entrato in uso in alcuni laboratori, soprattutto di grandi dimensioni, con un elevato numero di esami da analizzare, affiancando alla microscopia tradizionale, uno strumento per la lettura automatizzata anche del sedimento urinario.
Da poco più di un anno ha iniziato ad essere commercializzato in Italia anche un secondo tipo di strumentazione, con tecnologia completamente diversa, basata sulla acquisizione ed elaborazione automatica d’immagine digitale.
Una camera digitale CCD è in grado di acquisire sino a cinquecento fotogrammi per campione, quando il campo visuale del microscopio è illuminato dal flash di una lampada stroboscopica.
Le immagini risultanti sono isolate, digitalizzate ed inviate ad un computer che funge da processore analitico, che le confronta, sulla base di caratteristiche di
dimensione, forma, contrasto e contenuto, con un archivio storico di oltre 30.000 immagini di riferimento, classificandole in 12 categorie principali:
(RBC, WBC, Aggregati WBC, cilindri ialini, cilindri patologici, epiteli squamosi, epiteli non squamosi, batteri, miceti, cristalli, muco e spermatozoi).
La lettura del sedimento urinario, oltre a fornire una informazione semiquantitativa delle emazie presenti nelle urine, consente spesso, dalla valutazione della loro morfologia, di sospettare la sede della lesione emorragica.
Emazie ben conservate, tendenzialmente monomorfe, lenticolate, sferocitiformi o spinose, senza evidenza di alterazioni della membrana cellulare, orientano verso una forma di ematuria a rapida estrinsecazione, quale generalmente riscontrabile nelle forme urologiche
Emazie mal conservate, polimorfe, a margini cellulari alterati, con fenomeni di frammentazione o di estrusione emoglobinica, orientano verso una forma di ematuria a più lenta estrinsecazione, caratteristica prevalente delle lesioni renali, principalmente delle glomerulonefriti.
Questa valutazione morfologica degli eritrociti nelle urine può essere facilitata da una osservazione del sedimento urinario al microscopio con contrasto di fase.
Una buona osservazione del sedimento urinario consente inoltre di evidenziare altri elementi di accompagnamento alla ematuria che possono confermarne la natura renale o urologica e, all’osservatore attento, di evitare di confondere le emazie con altri elementi.
Molto più scarso l’apporto diagnostico dell’osservazione standard del sedimento urinario per quanto riguarda la ricerca di cellule di natura tumorale, talora evidenziabili anche senza colorazioni specifiche.
L’osservazione a contrasto di fase consente di rilevare, in cellule polimorfe con sproporzione nucleo – citoplasma, i dettagli del nucleo ed i suoi nucleoli, non altrettanto ben visibili in campo chiaro, consentendo, ad osservatori particolarmente esperti, talora di sospettare la natura neoplastica.
I cilindri sono costituiti da materiale precipitato o conglutinato su una matrice organica, in prevalenza costituita dalla mucoproteina di Tamm-Horsfall, nei lumi tubulari distali e nei collettori.
La precipitazione dei cilindri è favorita dalla presenza di urine concentrate e acide.
A pH alcalino la matrice ialina non si forma o si dissolve.
Una cilindruria ialina è riscontrabile nel soggetto normale, specie dopo sforzo, disidratazione, esposizione a freddo intenso, nello scompenso cardiaco e nella iperpiressia.
Una cilindruria occasionale granulosa a piccolo diametro e a piccoli granuli è possibile in situazioni patologiche rapidamente reversibili e nel soggetto normale.
Una cilindruria granulosa persistente ha sempre significato patologico, specie se a grossi granuli.
Anche le informazioni ricavate dalla osservazione dei cilindi in microscopia tradizionale, evidenziate dalle immagini esposte, difficilmente possono essere raccolte dalla sola lettura automatizzata del sedimento urinario.
Anche per il corretto riconoscimento dei cristalli, come mostrato dalle pur poche immagini illustrate, l’uso della microscopia tradizionale resta insostituibile.
Come per gli altri elementi corpuscolati, con la stumentazione automatizzata basata sulla aquisizione di immagini digitali, rimane indispensabile la valutazione degli elementi a video, per una loro identificazione e classificazione, pur col limite di una definizione ridotta rispetto a quella microscopica tradizionale, opzione peraltro assente con la strumentazione basata sul principio citofluorimetrico.
Per entrambe le strumentazioni, cristallurie ad elementi di piccole dimensioni possono essere, dai due software di riconoscimento strumentale, erroneamente attribuite alle emazie.
veramente fatto molto bene, complimenti e grazie.
Ho fatto circa un anno fa una embolizzazione delle arterie prostatiche con apprezzabile riduzione del volume prostatico di circa il 30%, ma ahimè, con scarsi risultati sulla qualità della minzione e purtroppo con arrossamento marcato del glande causa occlusione per errore o accidentale di vene che riguardano il pene.
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