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Data 18 gennaio 2020

GRAMMATICA ITALIANA – 7

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PREPOSIZIONE E CONGIUNZIONE

 

LA PREPOSIZIONE

La preposizione (dal latino prae, avanti; e positionem, posizione) è quella particella invariabile del discorso che si prepone a nomi , aggettivi , pronomi , avverbi  e infiniti  per formare i complementi , cioè per stabilire un rapporto tra le parole.

La preposizione può essere formata da una sola parola, oppure da più parole; in quest’ultimo caso si chiama locuzione prepositiva.

 

Le preposizioni si possono distinguere in tre tipi:

 

preposizioni proprie: quelle che nel discorso hanno solo valore di preposizione. Esse sono: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra. Queste preposizioni semplici si uniscono spesso con l’articolo, formando le preposizioni articolate;

preposizioni improprie o avverbiali: quelle costituite da altre parti del discorso (avverbi, aggettivi, participi  e anche nomi o forme verbali) che possono acquistare valore di preposizione;

locuzioni prepositive: sono nessi formati da avverbi e preposizioni, da sostantivi e preposizioni o da gruppi preposizionali.

 

Preposizioni proprie

Alcune preposizioni proprie si uniscono spesso con l’articolo  in una sola voce, formando le preposizioni articolate:

1-

 

Anche le preposizioni con e per si fondono incontrandosi con gli articoli  il e i, formando le preposizioni articolate col, coi, pei.

Non si fondono bene, invece, con gli articoli lo, la, gli, le, e pertanto è da evitare di scrivere collo, colla, cogli, colle; pello, pella, pegli, pelle.

 

Le preposizioni tra e fra si usano indifferentemente, badando però a non collocare l’una o l’altra forma dove possa generare cacofonia: ad esempio, fra tre persone, tra fratelli.

Queste preposizioni indicano separazione nello spazio o nel tempo, una posizione di mezzo e vari tipi di relazione tra due termini. Introducono quindi i seguenti complementi:

a) – luogo: vive fra (tra) quattro muri;

b) – tempo: partirò fra cinque giorni; tra poco sorgerà il sole;

c) – relazione: ci accordammo tra noi soci; fra amici si va d’accordo;

d) – partizione: tra loro due non so chi scegliere; era il migliore tra tutti noi.

 

Le due forme, quando reggono un pronome personale , si uniscono alla preposizione  di, ma non obbligatoriamente: tra di noi, fra di loro (ma anche: tra noi, fra loro).

 

Si ricorda che le preposizioni articolate  seguono le norme dell’elisione  e del troncamento degli articoli.

 

Preposizioni improprie

2-

Non tutte le preposizioni improprie o avverbiali reggono il termine direttamente; molte hanno bisogno della cooperazione delle preposizioni proprie.

Le preposizioni sopra, sotto, dentro, dietro, presso, dopo, avanti, contro, senza, quando reggono un pronome personale o dimostrativo, vanno di regola unite alla preposizione di: sopra di noi, dentro di me, dietro di voi, ecc.

Alcune preposizioni avverbiali si possono unire alla preposizione a, qualunque sia la parola che reggono: dentro al cestello, avanti al negozio, rasente al recinto.

Si vedano nella sottostante tabella alcuni usi più frequenti:

3-

 

Locuzioni prepositive

 

Le locuzioni prepositive sono nessi formati dall’unione di avverbi  e preposizioni, di sostantivi e preposizioni o di gruppi preposizionali.

Si veda la seguente tabella:

4-

5-

 

Uso della preposizione

L’uso delle preposizioni non è sempre facile, come dimostra il seguente elenco:

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Preposizioni e suffissi

 

Tra preposizioni e suffissi c’è una grande affinità. La derivazione aggettivale è, infatti, spesso il risultato di trasformazione di costrutti con preposizioni.

Ecco alcuni esempi:

 

a) suffissi di correlazione:ale, -are, -ico, -ario

– comunale = del comune

– familiare = della famiglia

– toracico = del torace

– ferroviario = della ferrovia

 

b) suffissi indicanti proprietà:oso

– oleoso = che ha le proprietà dell’olio

 

c) suffissi indicanti provenienza:ese, -ino

– bolognese = di Bologna

– perugino = di Perugia

 

d) suffissi indicanti modo:esco

– militaresco = tipico dei militari

 

 

Preposizioni e avverbi

 

Osserviamo le frasi: abita sopra, abita sopra il negozio.

Nella prima frase sopra è avverbio, perché precisa solo il significato del verbo abita e non ha dopo di sé alcun complemento; nella seconda frase, sopra è invece preposizione, perché mette in relazione tra loro le parole abita e negozio.

Così: il cane è sotto (preposizione) la tavola e lo zio abita sotto (avverbio); ci andremo insieme (avverbio), ci andremo insieme con (locuzione prepositiva) voi.

 

Come distinguere i casi in cui parole quali sopra, sotto, davanti, dietro, insieme, ecc. sono usate come avverbi o come preposizioni? Basterà ricordare che sono avverbi quando non hanno nessun complemento, sono preposizioni quando hanno dopo di sé un complemento, quando cioè precedono un nome, un pronome, o un infinito.

7-

 

LA CONGIUNZIONE

La congiunzione è quella parte invariabile del discorso che serve ad unire due o più elementi simili di una proposizione  o più proposizioni in un periodo.

Le congiunzioni si distinguono secondo la forma e secondo la loro funzione.

 

1) Secondo la forma sono:

a) semplici, quando sono costituite da una sola parola semplice: e, o, ma, né, anzi, ecc. se, come, che, quando;

b) composte, se sono formate da una parola composta: oppure (o-pure), perché (per-che), poiché (poi-che), purché (pur-che), affinché (al-fine-che), siccome (sì-come), ecc.

c) locuzioni congiuntive, quando sono espresse con più parole distinte: dopo che, prima che, sino a che, ogni volta che, tutte le volte che, non appena che, per il fatto che, nonostante che, per la qual cosa, in modo che, anche se,

 

2) Secondo la funzione si dividono in coordinative e subordinative.

 

 

Le congiunzioni coordinative

Le congiunzioni coordinative uniscono due o più elementi di una proposizione o due proposizioni, senza fissarne un raporto di dipendenza. Si distinguono in:

8-

 

9-

 

Le congiunzioni subordinative

Le congiunzioni subordinative mettono in relazione di dipendenza le proposizioni subordinate rispetto alle reggenti . Si distinguono in:

10-

 

Attenzione a non confondere il che congiunzione  con il pronome relativo di eguale forma . Per distinguerli, basta sostituire la parola che con il quale, la quale, i quali, le quali. Se la sostituzione non è possibile, vuol dire che si tratta di una congiunzione. Ad esempio, Stai attento che non ti faccia male; qui si tratta della congiunzione, poiché non avrebbe senso la frase stai attento il quale non ti faccia male.

Occorre ricordare che fanno ufficio di congiunzione anche gli avverbi locali relativi dovunque, dove, onde, donde.

 

 Quando si debbano congiungere due termini di una proposizione negativa, o due proposizioni negative tra loro, invece della congiunzione e si deve adoperare la congiunzione né. Ad esempio, non è la prima né la seconda volta; ha raccomandato di non fiatare né muoversi per nessuna ragione; il mio debole parere sarebbe che non vi fossero né sfide, né portatori, né bastonate (Manzoni).

 

La congiunzione che può essere sottintesa nelle proposizioni soggettive  od oggettive . Ad esempio, Mi dicono tu sia laborioso ed onesto; il tuo lavoro pare sia stato apprezzato; credo non ci sia più nulla da fare; credevo si fosse ravveduto.

 

La maggior parte delle congiunzioni deve stare sempre all’inizio della proposizione che servono ad introdurre. Le congiunzioni anzi, però, ancora, bensì, dunque, infatti, al contrario, almeno, non di meno, tuttavia si possono mettere anche dopo le prime parole di tali proposizioni. Ad esempio, dicevamo dunque… ; sarebbe bene tuttavia… ; potremo dire almeno… ; le passioni al contrario…, ecc.

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Aspetti funzionali della congiunzione

Fra gli aspetti funzionali della congiunzione va segnalato il caso di preposizioni col compito di congiunzioni subordinative:

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L’INTERIEZIONE

L’interiezione o esclamazione non è propriamente una parte del discorso, ma è una sua parte invariabile che serve ad esprimere sentimenti e sensazioni improvvisi di meraviglia, di allegria, di dolore, di sdegno, di ironia, di desiderio, di preghiera e simili. Il suo valore si comprende dal contenuto, dal tono della voce, dalla mimica di chi parla.

 

Le interiezioni (o esclamazioni) possono essere:

a) semplici, e sono quelle formate da vocale seguita dalla lettera h o da due vocali con in mezzo la h, sempre con il punto esclamativo (ah! ahi! eh! ehi! ih! oh! ohe! òhi! uh! uhi!). Sono pure interiezioni semplici quelle costituite da vocali e consonanti o da parole semplici: ad esempio, ah! èh! éh! ih! oh! uh!; ahi! èhi! ohi uhi!; olè! de mah! ehm! auff! urrà! puah!; magari! capperi! caspita! peccato! bene! bravo! viva!, ecc.

b) composte, e sono quelle formate da una parola composta: ad esempio, ahimè! ohimè! orsù! suvvia! addio! perdinci! perbacco! eccome!, ecc.

c) locuzioni esclamative, e sono quelle formate da più parole: ad esempio, Povero me! Beato te! Alto là! Al ladro! All’armi! Che guaio! Dio mio! Corpo di bacco!, ecc.

 

Di solito, l’interiezione è seguita dal punto esclamativo, che può anche essere collocato alla fine della frase: Cattivo!, non hai pietà neppure di tua madre. Ahimè, in che stato sono ormai ridotto! (forma preferibile).

Va tenuto presente che, se l’interiezione o esclamazione è formata da una sola vocale oppure da una consonante, la lettera h va posta dopo la vocale o la consonante (ad esempio, oh!). Se essa è formata da due vocali, la lettera h va collocata in mezzo (ad esempio, ahi!).

Inoltre, se l’interiezione o l’esclamazione è seguita da un punto esclamativo , non sempre è necessario far seguire la lettera maiuscola, soprattutto quando il discorso continua e l’esclamazione ne è parte integrata organicamente (ad esempio, Perbacco! non ci avevo pensato., frase che può essere scritta anche sostituendo il punto esclamativo con la virgola).

Per una corretta ortografia e pronuncia, non va dimenticato che – come si nota negli esempi sopra citati – le interiezioni ahimè, ohibò, ohimè richiedono l’accento grave (cioè quello che scende dall’alto verso il basso).

 

La funzione di interiezione o di esclamazione viene svolta anche dai nomi , dagli aggettivi , dai verbi , dagli avverbi :

i nomi: ad esempio, coraggio! animo! accidenti! silenzio! diavolo! guai! peccato!

gli aggettivi: ad esempio, bravo! zitto!

gli avverbi: ad esempio, bene!, ecco! abbasso! presto! via!

i verbi: ad esempio, viva! evviva!

 

Un tipo particolare di interiezioni è costituito dalle forme onomatopeiche, che imitano i versi degli animali o i suoni: miau, miao, gnao, bau bau, gre gre, chicchirichì, piopio; patatrac!, tic-tac, bum-bum, pan-pan, din don, din din, tuf-tuf.

Per quanto il valore delle esclamazioni non possa essere fissato convenzionalmente, nella tabella seguente sono riportate alcune interiezioni assai diffuse, con i significati più frequenti:

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Una replica a “GRAMMATICA ITALIANA – 7”

  1. Gilda Macori scrive:

    sito molto bello e interessante però forse sarebbe propizio mettere più risposte così che si riescie a rovare lo schem che piùsi preerisce

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