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Data 5 gennaio 2020

GRAMMATICA ITALIANA – 5

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Aggettivo e sue particolarità

 

L’aggettivo (dal latino adiectivus «che aggiunge») è quella parte variabile del discorso che si aggiunge al nome per qualificarlo o per determinarlo meglio.

A seconda della loro funzione, gli aggettivi si distinguono in qualificativi e determinativi.

 

Aggettivo qualificativo _____________

 

Declinazione

Per la declinazione , l’aggettivo qualificativo si distingue in due classi:

 

a) prima classe:

maschile singolare e plurale  o – i

buono, buoni – bello, belli

femminile singolare e plurale  a – e

buona, buone – bella, belle

b) seconda classe:

maschile e femminile singolare: e

prato verde, collina verde

maschile e femminile plurale: i

prati verdi, colline verdi

Pari, dispari, impari  sono invariabili

 

Gradi

 

I gradi dell’aggettivo qualificativo sono tre:

 

a) grado positivo quando l’aggettivo esprime una semplice qualità (bello);

b) grado comparativo quando esprime un confronto tra due termini (più bello, meno bello, tanto bello quanto…);

c) grado superlativo quando esprime il grado massimo di una qualità (bellissimo, il più bello).

 

B) Il comparativo indica un confronto di uguaglianza, di superiorità o di inferiorità fra due termini.

Si hanno dunque 3 specie diverse di comparativo:

 

# comparativo di uguaglianza, quando la qualità espressa dall’aggettivo è uguale nei due termini messi a confronto, e si forma con le particelle così…come, tanto…quanto o altre simili.

Ad esempio: Sonia è così buona come Giovanna; Luglio è tanto caldo quanto Agosto.

Si può omettere la prima particella correlativa, facile a sottindendersi: ad esempio, Stefano è forte quanto gentile; il diamante è prezioso come raro.

# comparativo di maggioranza, quando la qualità espressa dall’aggettivo è posseduta in grado maggiore dal primo termine di paragone, e si forma con le particelle più…di, più…che: ad esempio, Paolo è più buono di Sandro; Egli era più astuto che intelligente;

# comparativo di minoranza, quando la qualità espressa dall’aggettivo è posseduta dal primo termine di paragone in grado minore, e si forma con le particelle meno…di, meno…che: ad esempio, Egli è meno bravo di te; il tentativo è meno utile che rischioso.

 

I comparativi di maggioranza e di minoranza possono essere rafforzati da avverbi come molto, assai, troppo o attenuati da un po’, alquanto: ad esempio, Luigi è molto più intelligente della sorella; Umberto è un po’ meno bravo del fratello.

 

C) Il superlativo esprime il grado massimo di una qualità, e si distingue in 2 tipi:

# il superlativo assoluto, quando il massimo grado della qualità è espresso senza alcun paragone. Esso si forma aggiungendo al tema dell’aggettivo il suffisso -issimo: bellissimo, carissima, velocissimi, graziosissime;

# il superlativo relativo (di maggioranza e di minoranza), quando il massimo grado è espresso con un paragone. Esso si forma premettendo l’articolo  al comparativo di maggioranza o di minoranza: ad esempio, Carlo è il più bravo della classe; Elisa è la meno dotata tra le compagne.

 

Il superlativo assoluto può essere formato anche:

 

a) premettendo alla parola avverbi quali molto, assai, oltremodo, sommamente, enormemente, estremamente, infinitivamente e simili: ad esempio, molto idoneo, assai vasto, oltremodo utile, sommamente valido, enormemente rischioso, ecc.

b) per mezzo dei prefissi arci, stra, ultra, super, extra: arcinoto, straricco, ultrarapido, supersonico, extrapotente;

c) ripetendo l’aggettivo: bello bello, bagnato bagnato, scuro scuro, ecc.: se ne andava bello bello; Carlo era bagnato bagnato; il padre tornò a casa scuro scuro in volto;

d) rafforzando l’aggettivo con un altro aggettivo che dia rilievo alla qualità: bagnato zeppo, ubriaco fradicio, stanco morto, ricco sfondato, ecc.

 

quelli che, per loro natura, hanno un significato superlativo ,non possono avere gradazione: eterno, enorme, immenso, infinito, colossale, gigantesco, immortale, sublime, eccezionale, unico, straordinario.

 

# I seguenti aggettivi formano il superlativo assoluto alla maniera latina:

1

Nel linguaggio comune però, al posto delle predette forme, si usa la circonlocuzione con un avverbio : ad esempio, molto celebre, molto benefico, ecc.

# Per alcuni aggettivi la forma del comparativo e del superlativo si ricava da una analoga forma del latino. Essi sono:

2

I primi quattro aggettivi hanno anche le forme regolari del comparativo e del superlativo: più buono – buonissimo, più cattivo – cattivissimo, più grande – grandissimo, più piccolo – piccolissimo.

 I seguenti comparativi e superlativi, di derivazione latina, mancano del grado positivo:

3

– Oggi è assai diffuso l’uso di superlativi di sostantivi, e perfino di nomi propri: campionissimo, finalissima, veglionissimo, Fernandissima, Vandissima, ecc.

 

– Anche l’aggettivo qualificativo può, al pari del nome, avere forme alterate mediante suffissi: piccolino, piccoletto, pigrone, pigraccio, biancastro, nerastro, ecc.

 

Aggettivo determinativo ____________

 

Aggettivi possessivi

Gli aggettivi possessivi indicano l’appartenenza di un oggetto (o di un essere) e contemporaneamente il possessore; essi sono:

4

Proprio

Tra gli aggettivi possessivi si colloca proprio (propria, propri, proprie) :

–  Egli ha scontato la propria colpa. Sono tornati alla propria casa.

Talvolta, però, “proprio” può unirsi a possessivi di tutte le persone per rafforzarli: L’ho udito con le mie proprie orecchie. Si è rovinato con le sue proprie mani.

 

Aggettivo dimostrativo

Indica un essere o una cosa nel suo rapporto di vicinanza o di lontananza nello spazio e nel tempo. I più comuni sono:

5-

Altri aggettivi dimostrativi, con valore propriamente di qualità, sono: tale, quale, cotale, siffatto, cosiffatto :

 Tali cose non si fanno; Non si dimenticano tali torti; Quale regalo sceglie?; Con gente siffatta è inutile discutere.

 

Quello

può fare:

quel libro, quel grido

quello scritto, quello zaino

quegli animali, quegli scolari,

–  quei ragazzi scapestrati, quei libri sono rovinati.

 

Aggettivi numerali

Gli aggettivi numerali determinano la serie naturale dei numeri (cardinali) o l’ordine di successione (ordinali).

 

I Secoli:

il Duecento (secolo XIII); il Trecento (sec. XIV); il Quattrocento (sec. XV); il Cinquecento (sec. XVI); il Seicento (sec. XVII); il Settecento (sec. XVIII), ecc.

 

Ordinali

primo, secondo, terzo, ecc.

 

– Gli ordinali che corrispondono ai cardinali undici e dodici hanno tre forme diverse: undicesimo, undecimo, decimoprimo; dodicesimo, duodecimo, decimosecondo.

– Quelli che corrispondono ai cardinali dal tredici al diciannove hanno due forme: tredicesimo, decimoterzo; quattordicesimo, decimoquarto, ecc

– Le decine venti, trenta, quaranta, ecc. hanno pure due forme:

 ventesimo, vigesimo; trentesimo, trigesimo; quarantesimo, quadrigesimo; ecc.

– Per indicare in cifre gli ordinali, si usano i numeri romani, ma si può anche far uso delle cifre arabe con la desinenza del genere come esponente (1°, 2°…10° rispettivamente 1^, 2^…10^):

2° battaglione o II battaglione, 3^ lezione (o II lezione o lezione II).

– Ma si trova posposto nelle successioni di regnanti e di papi:

 Federico II, Luigi XVI; Giovanni XXIII, Benedetto XVI. In questo caso si adoperano unicamente le cifre romane.

– Gli ordinali vengono spesso sostantivati:

frequenta la quinta (classe), aspetta un secondo (un minuto secondo), ha ingranato la prima (marcia), ho bevuto un quarto (di litro) di vino.

 

1) I moltiplicativi sono quelli che moltiplicano una quantità:

doppio, triplo, quadruplo, quintuplo, sestuplo, e anche: duplice, triplice, quadruplice, quintuplice, sestuplice), ecc.

2) Una metà o un mezzo sono invariabili quando seguono il nome:

 un’ora e mezzo, due sterline e mezzo, alle sei e mezzo.

Ma:  una mezza sterlina; due mezze giornate di lavoro vanno scritti in questa forma.

3) I collettivi indicano un insieme numerico di persone o di cose. Sono ambo, entrambi, ambedue, che significano tutti e due.

Ambo e ambedue sono invariabili. Entrambi fa al femminile entrambe: ad esempio, ambo le braccia, ambedue le ragazze; entrambi i fratelli, entrambe le sorelle.

4) I distributivi sono locuzioni formate dall’unione dei numeri cardinali con le preposizioni a e per:

 ad uno ad uno, uno per uno, a due a due, due per due, ecc. Oppure:

uno per volta, uno alla volta, due alla volta, ecc.: ad esempio,

 Marciavano in fila per tre. Uscire a due a due. Distribuire tre cioccolatini per uno.

 

Aggettivi indefiniti

Indicano la qualità e la quantità in modo indeterminato.

Ecco le principali forme:

6-

 

Particolarità nell’uso dell’aggettivo

L’aggettivo si pospone :

 

#  con i nomi propri, quando è un appellativo d’onore o quando serve a distinguere un personaggio da altri con lo stesso nome:

 Filippo il Bello, Ludovico il Moro, Alessandro il Grande, Carlo il Temerario;

# Taluni aggettivi assumono un significato diverso se sono collocati prima o dopo il sostantivo:

 

esempi:

 

buon uomo – uomo buono;

libero docente – docente libero;

numerose famiglie – famiglie numerose;

certa notizia – notizia certa;

buona società – società buona;

puro latte – latte puro.

 

 

Tipologie e uso dell’ avverbio ___________

 

L‘avverbio (dal latino ad verbum, al verbo) è quella parte invariabile del discorso che determina, modifica e specifica il significato del verbo , dell’aggettivo  o di un altro avverbio ai quali è riferito.

7-

Per quanto riguarda la formazione, gli avverbi si dividono in:

8-

Avverbi di luogo

9-

Altri avverbi di luogo sono:

 su, giù, lassù, laggiù, ivi, ove, dove, donde, dovunque; vicino, lontano, davanti, dietro, altrove, fuori, dentro, presso, oltre, dappertutto, ecc.

 Sono locuzioni avverbiali di luogo:

di qui, di qua, di lì, di là. di su, di giù, di sopra, di sotto, in qua, in là, ecc.

 

Avverbi di tempo

I principali avverbi di tempo sono:

 ora, adesso, subito, tosto, testé, allora, prima, dapprima, poi, dopo, poscia, oggi, ieri, domani (posdomani, dopodomani, avantieri, ecc.), spesso, sovente, sempre, mai, presto, tardi, poi, già, ancora, talora, finora, ecc.

quando, allorquando, allorché, qualora

 

L’avverbio mai significa propriamente una volta, una qualche volta, quando che sia; ed è errore usarlo con valore negativo, se la negazione non sia espressa: ad esempio,

 verrà mai non vuol dire che non verrà mai, ma che verrà una qualche volta. Infatti si dice: verrà mai quel giorno che tanto attendiamo?

 

 Avverbi di modo o di qualità

– caramente, raramente, amaramente, magnificamente, ecc.

– singolarmente, celermente, platealmente, civilmente, piacevolmente, inferiormente, ecc.

– correntemente, perdutamente, ecc.

– bocconi, ginocchioni, ciondoloni, tastoni, carpone, ecc.

– bene, male, peggio, meglio, volentieri, così, ecc.

 

Gli avverbi qualificativi hanno i gradi di comparazione come i rispettivi aggettivi:

più velocemente, meno velocemente, velocissimamente, veloce veloce, assai o molto velocemente, il più velocemente.

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– Alcuni avverbi ammettono anche l’alterazione :

 bene, benino, benone; male, maluccio, malaccio; poco, pochino, pochetto; presto, prestino, ecc.

– Infine, tra le molte locuzioni avverbiali di modo ricordiamo le più frequenti:

 in fretta, in fretta e furia, a poco a poco, per l’appunto, man mano, pian piano, di tanto in tanto, bel bello, niente affatto, in mezzo, poco fa, fino ad ora, d’ora in poi, terra terra, di corsa, di sbieco, alla carlona, a bizzeffe, ecc.

 

Avverbi di quantità

– I principali avverbi di quantità sono: nulla, niente, poco, alquanto, parecchio, abbastanza, molto, assai, troppo, tanto, quanto, appena, più, meno, affatto (= del tutto), ecc.

anche, almeno, altresì, pure, inoltre, ancora, neanche, neppure, perfino, circa, quasi, ecc.

– Le più comuni locuzioni avverbiali di quantità sono: di più, di meno, a un di presso, all’incirca, press’a poco o presso a poco, né più né meno, per nulla, ecc.

 

Avverbi di modalità

Gli avverbi di modalità o modificanti si dividono in:

avverbi di affermazione: sì, appunto, sicuro, sicuramente, certo, certamente, già, proprio, proprio così, giusto, precisamente, naturalmente, senza dubbio, spesso usati come rafforzativi del : ad esempio, L’hai visto? Sì, certo. Mi credi? Sì, proprio.

avverbi di negazione: no, non, neanche, neppure, nemmeno, nemmanco, né

avverbi di dubbio: forse, ma, probabilmente, quasi, ecc.

– Per rafforzare il sì sono comunemente usati proprio, precisamente, per l’appunto; per rafforzare il no sono invece adoperati punto, mica, niente affatto, non mai.

 

Locuzioni avverbiali

– Una prima forma di locuzione avverbiale è quella di raddoppiare l’avverbio, sia per semplicemente rafforzarlo, sia per dargli una lieve diversità di significato: lemme lemme, ben bene, or ora, su su, sotto sotto, pian piano.

– Altre locuzioni avverbiali si formano aggiungendo una preposizione a un nome: a stecchetto, a suo tempo, a bizzeffe, a quattr’occhi, di soppiatto, di palo in frasca, in un batter d’occhio, in un lampo.

– Altre infine si formano premettendo la preposizione articolata alla a un aggettivo femminile, sottintendendo il nome femminile usanza, maniera: ad esempio, alla marinara, alla matriciana, all’italiana, alla francese, ecc.

 

 Avverbio

L’avverbio si pone dopo il verbo o prima, in base al valore che gli si vuole dare nel contesto della frase.

avverbi quantitativi più, meno, assai, abbastanza,

avverbi modali: così, dietro, avanti, dopo, meglio, peggio

avverbi sostantivati:

Mio zio, purtroppo è passato nel numero dei più; il meglio è il nemico del bene; chiacchierammo del più e del meno; in ogni risoluzione va considerato il prima e il dopo; non c’è limite al peggio.

– Gli avverbi qui, qua, lì, là spesso rafforzano i corrispondenti pronomi dimostrativi: ad esempio, questo qui, quello là, ecc.

– Quasi tutti gli avverbi si possono rafforzare raddoppiandoli: or ora, adesso adesso, giù giù, su su, lì lì, quasi quasi, ecc.

Una replica a “GRAMMATICA ITALIANA – 5”

  1. Hanna scrive:

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