ANALISI MORFOSINTATTICA
La tradizionale separazione della cosiddetta “analisi grammaticale” dall’ “analisi logica” e dall’ “analisi sintattica” presenta il grave inconveniente di ridurre la parola ad una forma astratta e avulsa dal suo uso funzionale e sintattico nell’unità minima significativa della frase.
Per una corretta analisi grammaticale – intesa come un metodo globale di indagine linguistica, centrato sul valore morfosintattico della costruzione del discorso – si dovrà procedere pertanto dalla frase complessa, distinta nelle sue articolazioni interne (enunciato reggente o primario ed enunciati subordinati), alla frase semplice; e, nell’ambito della frase, dalla funzione primaria (sintagma predicativo) alle altre funzioni nominali e verbali.
Il procedimento può essere evidenziato in un unico prospetto grafico.
Si analizzi, ad esempio, la seguente frase complessa di Moravia:
“Il Saro, assestato tra le ginocchia il cocomero rubato dai ragazzi, l’aveva spaccato con il suo coltello da marinaio e ne tagliava grandi fette consistenti che distribuiva paternamente alla banda”.
La frase da analizzare è composta, oltre che complessa, in quanto formata da due enunciati primari fra loro coordinati:
1) Il Saro l’aveva spaccato con il suo coltello da marinaio
2) ne tagliava grandi fette consistenti.
Le due espansioni subordinate sono rispettivamente di tipo temporale e relativo:
1) assestato tra le ginocchia il cocomero rubato dai ragazzi
2) che distribuiva paternamente alla banda.
La prima espansione è, non solo implicita, ma anche composta, perché comprende due enunciati:
a) dopo che ebbe assestato tra le ginocchia il cocomero
b) che i ragazzi avevavo rubato.
Nelle due tabelle sottostanti sono presenti l‘asse paradigmatico e l’asse sintagmatico che vengono definiti dal linguista e semiologo Romàn Jakobsòn con la seguente spiegazione:
«Il linguaggio implica due assi: la sintassi si occupa dell’asse della concatenazione, la semantica dell’asse della sostituzione. Se io dico, per esempio, il padre ha un figlio, le relazioni fra il, padre, ha, un e figlio, sono relazioni entro la successione, sono relazioni sintattiche. Se io confronto i contesti: il padre ha un figlio, la madre ha un figlio, il padre ha una figlia, il padre ha due figli sostituisco certi segni ad altri segni e le relazioni semantiche con cui operiamo non sono meno linguistiche delle relazioni sintattiche. La concatenazione implica la sostituzione» (“Saggi di linguisica generale”, pagina 19).
Come si legge a pagina 79 de “Il segno Il senso – Grammatica moderna della lingua italiana” di Marchese e Sartori, quello che Jakobson chiama l’asse della concatenazione è l’asse sintagmatico, mentre l’asse della sostituzione è l’asse paradigmatico.
Cerchiamo ora di illustrare con uno schema la struttura morfosintattica della frase di Moravia.
La lettura orizzontale (da sinistra a destra), sull’asse sintagmatico, individua progressivamente la struttura sintattico-funzionale della frase ai vari livelli (reggente-subordinata, GN-GV, soggetto-predicato-espansioni ecc.).
La lettura verticale (dall’alto in basso), sull’asse paradigmatico, individua progressivamente la struttura morfologica della frase nelle specifiche caratterizzazioni formali delle parole (determinanti grammaticali, nominali, verbi, funzionali, avverbi ecc.).