La fotografia HDR
INTRODUZIONE
In questa esposizione cercherò di introdurre e descrivere la fotografia HDR, che ultimamente è diventata molto popolare. Cercherò soprattutto di rispondere alle seguenti domande:
Che cosa è davvero la fotografia HDR?
Come scattare foto HDR?
Come elaborare foto HDR?
Affronterò anche i tipici problemi legati a questo tipo di fotografia e proporrò soluzioni per risolverli.
Cercherò anche di condividere le mie idee ed esperienze sul flusso di lavoro e di post-produzione.
Questo vuol dire che parlerò di foto HDR assolutamente realistiche.
CHE COSA È L’HDR?
Molte persone hanno un’idea sbagliata di quello che realmente è la fotografia HDR. Acronimo di High Dynamic Range (che non significa altro che gamma ampia di contrasto e luminosità nella scena), non è né un effetto speciale, né una tecnica di post-produzione. In realtà, è ciò che vediamo ogni giorno, ma che non è correttamente catturato dalle nostre fotocamere. E’ una sorta di trucco per superare i limiti tecnici delle attuali generazioni di fotocamere e dispositivi di visualizzazione.
Una delle cose migliori che ho imparato sull’HDR e sul tone-mapping è che si tratta dell’inizio del processo di sviluppo di una foto, non il passaggio finale. A molte persone piacerebbe caricare le foto in Photomatix, elaborarle e condividerle in rete. Tuttavia, fare una buona foto HDR richiede molto più lavoro.
HDR significa avere molte più informazioni sulla luminosità di una foto di bassa gamma dinamica (come un singolo file JPG, TIFF o anche RAW). La luminosità è una caratteristica che ci rapporta alla luce, non al colore, non ha niente a che fare con la temperatura del colore o la saturazione.
Probabilmente sapete che non è possibile visualizzare una foto HDR su un monitor senza un passaggio di conversione speciale, conosciuto come tone-mapping. Serve per far sì che siano visibili i dettagli delle alte luci e delle ombre. In questa fase non è necessario preoccuparsi della temperatura del colore o della saturazione.
Vi faccio alcuni esempi. L’HDR sta cercando di risolvere un problema seguente: una scena di vita reale può avere contrasto di 100.000:1 o addirittura superiore. Questo rapporto indica la differenza tra le zone i più brillanti (ad es. il sole) e le più oscure (es. l’ombra profonda di un albero) di quella scena.
A volte il contrasto è così alto che anche i nostri occhi non sono in grado di visualizzare tutto e noi percepiamo quelle parti della scena come molto scure o molto luminose. Provate ad uscire da una stanza molto buia verso l’esterno illuminato dal sole. In un primo momento tutto è quasi bianco e sbiadito, poi i colori iniziano a sembrare normali, ma se guardare indietro tutto sarà scuro, quasi nero. Questo perché i nostri occhi hanno una gamma dinamica soltanto di circa 10.000: 1, ciò significa che non possiamo vedere i dettagli nelle ombre e nelle alte luci allo stesso tempo.
Un altro esempio potrebbe essere quello di una foresta con ombre e luci, con un sacco di luoghi oscuri e raggi di luce attraverso le foglie. Oppure una grotta. Si può provare a scattare da dentro verso l’esterno. In entrambi i casi la nostra fotocamera non riesce a riconoscere (non può) abbastanza dettagli sia nelle luci che nelle ombre, non importa quale sia la loro gamma dinamica (ne hanno una molto peggiore di quella dei nostri occhi). E anche se potessero, non c’è nessun dispositivo di visualizzazione in grado di visualizzare correttamente tali foto. Ad esempio la mia fotocamera, una Canon 5D MK II, ha una gamma dinamica di circa 2.000:1.
Questo ci porta alla conclusione che l’HDR in realtà è un trucco, qualcosa che ci permette di superare i limiti dei dispositivi attuali. Utilizza foto con una gamma di luminosità molto più ampia ed esegue una mappatura delle zone che possono essere visualizzate sul nostro monitor.
Ci sono virtualmente infiniti modi per eseguire la mappatura dei toni (come esiste un numero infinito di funzioni di mappatura), ma tutti gli algoritmi (conosciuti come operatori) rientrano in una di queste due categorie:
– Gli operatori locali
lavorano sulle caratteristiche locali dell’immagine (cioè una piccola porzione dei confini di ogni pixel). Vuol dire che il tone-mapping potrebbe funzionare in modo diverso per ogni pixel dell’immagine, a seconda delle caratteristiche dei suoi dintorni. Gli operatori locali sono comunemente usati nel software HDR, perché producono immagini più accattivanti, esaltando i dettagli e il micro-contrasto. Tuttavia, gli operatori locali di mappatura dei toni hanno alcuni inconvenienti. Prima di tutto si può amplificare il rumore dell’immagine, in quanto il software non può sempre determinare se qualcosa è rumore o solo un dettaglio, quindi tratta tutto come un dettaglio. Quando i piccoli dettagli vengono esaltati, lo è anche il rumore, il tone-mapping non fa eccezione; anche molti strumenti di affilatura devono affrontare lo stesso problema. Un altro problema con gli operatori locali di tone-mapping è che possono produrre aloni attorno ai bordi.
– Operatori globali
ogni pixel è mappato allo stesso modo, basandosi su alcune caratteristiche dell’immagine globale (come ad es. la luminosità). Come avrete intuito questo rende questo metodo veramente veloce (è uno dei motivi per cui solitamente viene utilizzato negli scenari in tempo reale, come i videogiochi), ma ci potrebbe essere qualche perdita di dettaglio. Infatti maggiore è la gamma dinamica dell’immagine sorgente, maggiore è la possibile perdita di dettaglio.
Come già accennato il vantaggio principale degli operatori globali è la loro velocità, ma gli operatori locali producono risultati molto più accattivanti, in quanto tengono conto di un maggior numero di caratteristiche, migliorano i dettagli e il contrasto.
SOFTWARE HDR
In primo luogo è necessario decidere quale software utilizzare. Al momento ci sono un sacco di opzioni, ognuno dei programmi disponibili offre funzionalità leggermente diverse e ha differenti algoritmi di mappatura dei toni, con risultati leggermente diversi (questo è il motivo per cui molti fotografi usano più di un’applicazione). Alcune applicazioni trattano meglio certe scene particolari ma non altre.
Qui di seguito sono elencati alcuni programmi più popolari:
* HDRsoft Photomatix Pro – uno dei più popolari sul mercato.
* Nik Software HDR Efex Pro – lavora come un plugin di Photoshop. Utilizza la tipica tecnologia GUI e U Point di Nik software.
* Adobe Photoshop CS5/CS6 – ha un plugin HDR disponibile out-of-the-box. Anche se ha registrato grossi miglioramenti è ancora considerato al di sotto dei software dedicati.
* Oloneo.
Personalmente, per tutte le mie foto, uso HDR Photomatix Pro 4.2 (+ Lightroom + Photoshop + Topaz plug-in) e lo farò anche in questo caso. Tuttavia, molti concetti e idee possono essere utilizzati anche per le altre applicazioni. C’è anche Photomatix Essentials (precedentemente noto come Photomatix Light) – ora in versione 3.2 – che è un po’ più facile da usare per i principianti, ma utilizza gli stessi algoritmi della versione Pr,o in modo che è possibile ottenere risultati simili con entrambe le applicazioni.
REALIZZARE UNA FOTO HDR
IMPOSTAZIONI DELLA FOTOCAMERA
Ho detto che le fotocamere di oggi non sono in grado di catturare tutta la gamma dinamica delle scene di vita reale, quindi la domanda è: come si realizza una foto HDR? Dobbiamo usare un trucco semplice: invece di effettuare una singola esposizione ne prendiamo 2, 3 o più; ciascuna con un settaggio diverso (alcune più scure, altre più luminose, rispetto all’esposizione “corretta”).
Successivamente queste foto sono fuse in un’unica immagine col processo di «fusione HDR».
La foto risultante ha 96 bit quindi ha molti più dati di luminosità della scena rispetto a qualsiasi delle immagini di partenza. Il numero di foto necessarie per coprire la gamma dinamica varia a seconda della situazione.
Tuttavia, queste foto dovrebbero coprire quanta più luminosità possibile, dalle parti più brillanti a quelle più buie dell’inquadratura. A volte è sufficiente prendere 1 foto (sì! A volte non c’è alcun bisogno di più scatti), a volte 3 altre 5, 7 o anche più. Il numero di foto dipende dalla differenza EV tra i vari scatti della sequenza definita ” a forcella” (bracketing), ma generalmente le impostazioni più usate sono: 1.0, 1.5, 2,0 EV.
OK, allora potreste chiedere se si deve scegliere l’intervallo 1.0, 1.5 o 2.0? In genere usando 1 EV si ottengono gradazioni di tonalità più morbide. Ma in questo caso servono il doppio degli scatti rispetto alll’intervallo di 2 EV – così la risposta è: dipende.
Solitamente si usa un numero di foto dispari, in questo modo si ha un uguale numero di scatti sia per le ombre che per le luci, più uno per i “mezzitoni”. Per 5 foto, questa situazione è raffigurata nell’immagine qui sotto:
Per ottenere i dettagli nelle ombre è necessario l’utilizzo di compensazioni di esposizione positiva (ad es. EV + 2, + 4 EV) significa che è necessario sovraesporre una foto. Per ottenere i dettagli nelle luci è necessario utilizzare una compensazione negativa (es. -2EV, -4 EV) cioè scattare foto sottoesposte.
Per la maggior parte dei paesaggi sono sufficienti 3 foto:
* 1 per toni,
* 1 per esporre correttamente le ombre (con questo voglio dire che questa foto rivela i dettagli nelle ombre),
* 1 per esporre correttamente le luci.
Un più alto numero di foto è richiesto in caso di contrasto molto alto, scene come, ad es.:
* Tramonti e albe,
* Foreste con ombre profonde e pozzi luce
* Interni, quando è visibile anche l’esterno (attraverso finestre o porte)
È importante capire che non è sempre vero che “più scatti si usano, meglio è” perché:
* Più foto implicano un tempo più lungo per scattarle tutte. Questo può portare a notevoli differenze tra la prima e l’ultima foto della sequenza, causate dal movimento (vento, movimento di persone e veicoli) il che può portare ad artefatti conosciuti come “fantasmi” (ghosting).
* Non ci potrebbe essere nessuna differenza visiva tra 5 e 50 foto (se 5 foto sono sufficienti a coprire tutta la gamma dinamica della scena, 50 non miglioreranno la situazione). In questo caso è anche possibile che la qualità dell’immagine sia degradata a causa di elementi ghosting (fantasmi) menzionati al punto precedente. Inoltre con più foto, è necessaria più memoria e più tempo per elaborare (50 foto richiederebbero un sacco di memoria ).
* Quando si opera a mano libera è molto difficile realizzare più di 3 scatti allineati correttamente.
Scattare il giusto numero di foto è molto importante, in quanto se non ci sono immagini (quindi dati) sufficienti, nell’immagine finale il rumore potrebbe diventare prominente.
Come già accennato queste foto vengono poi fuse in una foto HDR, cioè in una foto con un intervallo dinamico molto più ampio rispetto alle immagini di partenza. In Photomatix, e in un certo numero di altre applicazioni, tutto si risolve caricando le immagini sul programma, il processo di fusione poi è completamente automatico (anche se abbiamo ancora la possibilità di impostare alcune opzioni per influenzarlo).
Anche se gli scatti “a forcella” consentono i migliori risultati nella maggior parte dei casi (a meno che una foto da sola copra tutta la gamma dinamica della scena), Photomatix e altre applicazioni consentono di caricare e mappare i toni di una singola foto. Non ha neanche bisogno di essere in formato RAW. Può essere sia TIFF a 16 e 8 bit o anche JPEG. Il vantaggio di utilizzare una singola esposizione è che permette di scattare a mano libera ed elimina il problema dei “fantasmi”. Naturalmente non sarà una foto HDR reale, ma i risultati spesso sono ancora abbastanza buoni. Di seguito l’esempio di una foto e tonemapped da un singolo file:
La maggior parte del tempo uso una forcella (bracketing) di 3 foto. Questo mi permette di utilizzare le funzionalità di auto-bracketing della mia DSLR che è una caratteristica veramente utile (purtroppo quasi tutte le fotocamere Canon possono scattare solo 3 foto in questa modalità (è molto meglio per chi utilizza le Nikon). Anche se l’auto-bracketing è stato inventato per altro scopo (cioè aumentare la possibilità di scattare fotoesposte correttamente in situazioni di luce difficili) serve ottimamente anche per la fotografia HDR.
Io uso anche la modalità burst (scatto continuo), che diminuisce leggermente il tempo tra gli scatti in sequenza ed è anche molto utile in caso di riprese a mano libera.
Scattando foto a forcella, all’inizio è particolarmente importante trovare la giusta esposizione per la foto “media”, cioè quella con l’esposizione corretta, che userei se non stessi operando con l’HDR.
Poi scatto le foto in sequenza utilizzando l’intervallo di 2 EV (a volte 1,5 EV). La maggior parte del tempo io uso la forcella a 3 foto (a volte 5 o 7). È importante notare questi scatti devono essere effettuati in una delle due modalità:
* Priorità di diaframma (Av, A),
* Completamente manuale (M).
Perché? La risposta è abbastanza semplice, dobbiamo essere in grado di modificare l’esposizione tra gli scatti consecutivi della sequenza. Tuttavia, vogliamo cambiare solo il tempo di esposizione. Invece usando il diaframma si potrebbero ottenere alcun risultati negativi, a causa delle grandi differenze di profondità di campo. Cambiare ISO, invece, potrebbe aumentare notevolmente il rumore in alcune immagini.
PROBLEMI
La fotografia HDR, presso qualcuno, ha una cattiva reputazione per i problemi presenti in alcune foto, dovuti più che altro alla poca dimestichezza dell’operatore con questa tecnica. Qui di seguito elenco i problemi che si possono riscontrare. Troverete la descrizione più completa su come eliminare ciascuno di essi, (ad es. quando descrivo le impostazioni che uso per Migliorare i dettagli –Details Enhancer).
Rumore
Uno dei maggiori problemi è rappresentato dal rumore. Se utilizziamo gli operatori tone-mapping locali (come per esempio Details Enhancer) è indispensabile prestare attenzione a questo problema. Poichè gli operatori locali di tone-mapping migliorano i dettagli locali, ma allo stesso tempo rafforzano il rumore (non c’è alcun modo per distinguere tra rumore e una trama molto dettagliata). Per evitarlo:
* Coprire la gamma dinamica della scena. Se ci saranno abbastanza informazioni sulle ombre, il rumore sarà irrilevante. Vuol dire che se la foto più brillante nella scena non illumina sufficientemente le ombre, il loro rumore sarà trasferita all’immagine finale.
* Usare valori ISO bassi, quanto possibile. Ma questo non vuol dire che i valori più bassi, come 50 o 100 ISO, possano registrare meno rumore che 200 ISO. Per questo controllate il valore nativo più basso degli ISO della vostra fotocamera.
Disallineamento
E’ il movimento verticale ed orizzontale tra gli scatti della sequenza a forcella. Questo può causare problemi con l‘allineamento delle foto. Per ridurre al minimo questo movimento è buona idea utilizzare un treppiede robusto e il pulsante di scatto remoto. Tuttavia, molti dei miei scatti sono manuali a 10 mm (equivalenti a 16 mm) o 24 mm così il movimento è davvero difficile da notare.
Aspetto troppo saturo
Uno degli errori più comuni è la saturazione che, in Photomatix Pro, è impostata su un valore relativamente elevato. Questo conferisce ai colori un aspetto grunge o surreale, proprio quello che alcuni vedono come un difetto dell’HDR!
Di solito, con l’impostazione della saturazione, non vado oltre il valore di 80 e la maggior parte del tempo la tengo tra 40 e 50. Inoltre si deve essere consapevoli che questo cursore è un po’ diverso da quello della saturazione in Lightroom o Photoshop, nel senso che altre impostazioni influenzano il suo comportamento.
Ad esempio utilizzando un valore più basso per l’Intensità contrasti locali – (Strength) consente di utilizzare valori superiori per la Saturazione. Utilizzando valori più alti perl’Intensità contrasti locali , invece, si deve ridurre la saturazione per mantenere l’aspetto realistico.
Inoltre particolari colori (soprattutto rossi e verdi) potrebbero risultare ancora troppo saturi nonostante l’uso piuttosto basso di saturazione in Photomatix. La correzione è facile. È possibile utilizzare la finestra del Finishing Touch in Photomatix o i cursori della saturazione in Lightroom (o il livello di regolazione tonalità/saturazione di Photoshop). Un’altra soluzione è utilizzare il cursore di vividezza (Vibrancy) in Lightroom.
Ecco la foto di esempio. Gli azzurri del cielo e rossi del tram sono in questo caso molto innaturali:
Aloni artefatti
È l’errore più comune, commesso dai principianti. Si manifesta con un alone visibile soprattutto sul confine tra due regioni con luminosità molto diverse (es. tra cielo e foresta). Si può risolvere in molti modi: diminuendo l’Intensità contrasti locali – (Strength), diminuendo le regolazioni di illuminazione impostandola al naturale o naturale +, aumentando il valore Smooth Highlights. È possibile anche utilizzare la combinazione di questi settaggi per ottenere risultati senza aureola. Un’altra possibilità è quella di utilizzare gli strumenti Scherma e brucia (dodge & burn) in Photoshop, ma personalmente cerco sempre di risolvere il problema in Photomatix.
Ecco un esempio di questo problema creato quando si utilizza il predefinito (preset) “surreale” da Photomatix Pro 4.2:
Ghosting – Fantasmi
L’ultimo problema che vorrei citare è il ghosting, i fantasmi. Sono causati dal movimento, ma al contrario dei problemi di allineamento, i fantasmi sono causati da soggetti in movimento tra gli scatti: le persone possono camminare, le foglie d’erba muoversi col vento, l’acqua scorrere… il movimento è ovunque!
Approfondirò questa questione quando dirò come risolvere questo problema.
Nella foto qui sotto potete vedere alcuni artefatti fantasma: Date un’occhiata soprattutto all’automezzo azzurro sulla sinistra e alla gente sulla destra. Questi sono i fantasmi.
POST PRODUZIONE CON PHOTOMATIX PRO
In questa fase cercherò di spiegare quello che è realmente l’HDR e quello che cerchiamo di realizzare.
Così mostrerò come utilizzare Photomatix Pro, per caricare ed elaborare le foto scattate.
CARICAMENTO DELLE FOTO A FORCELLA
Dopo l’avvio di Photomatix Pro il primo passo è quello di caricare le nostre foto scattate a forcella.
Possiamo farlo:
1) Cliccando sul pulsante “Load Bracketed foto” della finestra Funzioni Principali
2) Premendo CTRL + L (o usando-> “Load Bracketed foto” dal menu menu File) o
3) Trascinando le foto su Photomatix da Windows Explorer (o Adobe Bridge ).
4) Se si possiede Adobe Lightroom è possibile installare un plugin che viene fornito con Photomatix Pro, in modo da esportare le immagini direttamente da Lightroom. Basterà selezionare i files, in modalità biblioteca, quindi col tasto destro del mouse –> Export a-> Photomatix Pro.
Apparirà una finestra “Selezione Immagine Sorgente” (Loading Bracketed Photos):
IMG_7379_HDR (1).CR2, IMG_7379_HDR (2).CR2 e IMG_7379_HDR (3).CR2 nella finestra qui sopra sono i nomi delle foto RAW scattate con una forcella: -2; 0; + 2. Da notare anche che è selezionato “Show intermediary 32-bit HDR image””Mostra l’immagine HDR a 32-bit”. Questo incarica Photomatix Pro di mostrare una foto HDR fusa, prima che effettui il tone-mapping. Uno dei vantaggi è che è possibile salvare questa immagine e processarla di nuovo, ogni volta che si desidera (magari con impostazioni diverse). Questo consente di risparmiare un sacco di tempo perché la fusione di HDR può essere un processo piuttosto lungo (specialmente quando si utilizzano sequenze lunghe, grandi file RAW e opzioni di allineamento e deghosting).
Dopo aver cliccato sul pulsante OK viene mostrata un’altra finestra di dialogo, Impostazioni per l’elaborazione:
In questo passaggio possiamo decidere come le foto verranno unite in un’unica immagine HDR. Ci sono diverse opzioni compreso allineamento, deghosting e bilanciamento del bianco:
* Allineamento immagini sorgente
questa opzione consente l’allineamento delle foto che sono disallineate (a causa di eventuali movimenti):
Correggendo spostamenti orizzontali e verticali – questa opzione è molto più veloce, ma deve essere utilizzata solo per le foto scattate da un treppiede.
Da caratteristiche corrispondenti – questa opzione è molto più lenta; risulta molto utile quando le foto sono state scattate a mano. Opera cercando di far corrispondere le caratteristiche nelle foto originali.
* Rimuovere fantasmi
ricordate gli artefatti fantasma che ho citato nella sezione problemi, beh questa opzione abilita l’algoritmo di deghosting che rimuove gli artefatti causati da soggetti che si spostano nell’ambito della sequenza delle foto a forcella. È importante notare che questa opzione dovrebbe essere disabilitata quando non ci sono artefatti fantasma nell’immagine, in quanto può degradare leggermente la qualità dell’immagine.
Con lo strumento selettivo Deghosting – in modalità semi-automatica con grande controllo sulla rimozione dei fantasmi (descritto nella sezione successiva)
Automaticamente – a partire dalla versione 4.1 questa opzione può gestire automaticamente la maggior parte dei fantasmi senza produrre artefatti. Si consiglia di utilizzarla quando ci sono soggetti come acqua, nuvole o erba.
* Ridurre il rumore
algoritmo avanzato di riduzione del rumore.
* Ridurre le aberrazioni cromatiche
algoritmo di riduzione dell’aberrazione cromatica.
* Bilanciamento del bianco
bilanciamento del bianco (disponibile solo per le foto in formato RAW).
* Colori primari basati su
spazio colore (disponibile solo per le foto in formato RAW). È possibile scegliere tra sRGB, Adobe RGB e ProPhoto.
RIMOZIONE SELETTIVA DEI “FANTASMI”
Se nel passaggio precedente è stato attivato “Rimuovere fantasmi con strumento selettivo Deghosting” (“Remove ghosts with Selective Deghosting tool“) vi si presenterà la videata per rimuovere selettivamente i fantasmi.
La rimozione selettiva si effettua selezionando l’area interessata con lo strumento lazo, sostituendo poi questa parte con una delle immagini sorgente.
Dopo aver selezionato lo strumento lazo bisogna delimitare la zona da correggere con linea tratteggiata:
Quindi fare clic col tasto destro del mouse sulla regione selezionata scegliendo l’opzione “Segnala selezione come zona fantasma” come si vede nell’immagine qui sotto:
Dopo aver delimitato la zona “fantasma” il bordo diventerà solido e col mouse destro si può attivare l’opzione per selezionare la foto sorgente da cui ricavare la parte da sostituire: diventerà disponibile dopo il clic.
In qualsiasi momento si possono visualizzare in anteprima gli effetti della rimozione facendo clic sul pulsante Anteprima Deghosting (Preview Deghosting) nel lato sinistro della finestra.
Fare clic sul pulsante Ok per accettare le modifiche e passare alla fase successiva.
FUSIONE HDR
Quando è stato controllato “Mostra immagine HDR intermedia a 32-bit” nella finestra di dialogo “Impostazioni per l’elaborazione” Photomatix Pro vi mostrerà l’immagine in questa fase:
In questa fase la foto non ha un aspetto abbastanza buono – è piena di ombre profonde e aree sovraesposte. Ma questa è la foto HDR – il vostro monitor non può visualizzarla, così mostra solo la parte dell’esposizione disponibile. È possibile utilizzare il tasto F11 per diminuire l’esposizione dell’anteprima e F12 per aumentarla.
In questa fase è possibile utilizzare File-> Salva per salvare questa immagine intermedia a.EXR o.File HDR. Questo è particolarmente utile se si desidera elaborare le foto in qualche altra applicazione che supporti questi formati o si vuole rielaborare questa foto più tardi in Photomatix Pro (faccio questo spesso quando penso che userò diverse impostazioni differenti su una determinata foto).
TONE-MAPPING
Quindi cliccate sul pulsante Mappatura Toni (Tone Mapping) per usare lo strumento di mappatura dei toni. Grazie alla mappatura dei toni, possiamo mappare la nostra fotografia ad alta gamma dinamica adeguandola alle limitate capacità di un monitor.
L’interfaccia utente grafica del tone-mapping si presenta come illustrato di seguito:
Qui di seguito sono brevemente descritte tutte le sezioni di quest’interfaccia GUI (Graphical User Interface) :
1) Pannello con scelta del metodo di elaborazione.
Photomatix Pro offre diversi metodi di elaborazione delle Foto:
* Details Enhancer – operatore di mappatura del tono locale,
* Tone Compressor – operatore di mappatura globale
* Exposure Fusion – non è un operatore di tone mapping né produce HDR! E’ la tecnica di fusione delle foto caricate, prendendo i pixel migliori da ciascuna di queste.
Photomatix Pro 4.2 offre i seguenti algoritmi di fusione dell’esposizione:
– Naturale (noto come Adjust prima della versione 4.2),
– Intensivo,
– 2 Immagini,
– Automatico
– Medio,
– Realistico – questo metodo offre i risultati più realistici ed è stato progettato per la fotografia immobiliare. Tuttavia, poichè è più lento rispetto a qualsiasi altro metodo offerto in Photomatix Pro, è disponibile solo nella modalità batch descritta più avanti.
Io utilizzo quasi sempre Details Enhancer, raramente Tone Compressor (solo per i ritratti). Non uso quasi mai Exposure Fusion, perché mi piace l’aspetto pittorico che produce Details Enhancer. Tuttavia, è importante notare che Exposure Fusion (soprattutto col preset naturale) offre i risultati più realistici.
Perché utilizzare Tone Compressor per i ritratti? Perché Details Enhancer migliora il contrasto e i dettagli locali, ma così si esaltano anche i dettagli della pelle che, invece, è meglio lasciare liscia. Tuttavia, Details Enhancer è molto utile per rafforzare gli occhi, per aggiungere un po’ di profondità extra e un tocco di magia. Pe questo deve essere utilizzato il tone-mapping multiplo, come vedremo tra poco.
2) Le impostazioni dei cursori e i pulsanti permettono di cambiare l’aspetto dell’immagine. Il numero e il tipo dei cursori dipendono dal metodo di trattamento selezionato.
3) Pulsante Process. Quando si considera l’immagine finita, fate clic su questo pulsante per elaborare foto e salvarla.
4) Aiuto contestuale – è un breve testo sul dispositivo di scorrimento, visualizzato passandoci sopra col mouse. Se non siete sicuri di un’opzione, basta spostare il mouse su di essa e compare la descrizione relativa.
5) Finestra anteprima – la finestra anteprima mostra come apparirà l’immagine finale. L’anteprima è già mappata così risulta molto meglio di una foto HDR.
6) Istogramma per le impostazioni correnti.
7) Finestra predefiniti – Photomatix Pro offre decine di predefiniti (presets) pronti per l’uso. Inoltre, è possibile salvare le impostazioni personali come preset per utilizzarli successivamente o scaricare librerie di preset da Internet.
Come ho già detto, io utilizzo quasi esclusivamente Details Enhancer perché mi piace l’aspetto artistico che dà alle mie foto. Come ricorderete dall’inizio di questo articolo, uso Photomatix per preservare quanto più possibile i dettagli nelle alte luci e nelle ombre. In questa fase non sto pensando ai colori ma piuttosto alla luce e ai dettagli. Così vi illustro le impostazioni che uso, insieme con una breve descrizione di ciascuna:
* Opzioni di base:
– Intensità contrasti locali (Strength) – controlla il grado di dettaglio e i miglioramenti del contrasto. Solitamente utilizzo valori nella gamma tra 50-70. A volte posso andare oltre 70, ma in tal caso devo abbassare altre impostazioni. Utilizzare valori più grandi potrebbe causare aloni nell’immagine.
– Saturazione del colore – controlla saturazione e brillantezza dei colori. La maggior parte delle volte uso un valore di 46, che è l’impostazione predefinita.
– Dettaglio contrasto – questa impostazione serve a migliorare il contrasto dei particolari locali (estremamente utile quando nella foto ci sono trame dettagliate). Io di solito uso i valori che vanno da 5 a 10 perché mi piace migliorare un po’ il contrasto.
– Regolazioni dell’illuminazione – uno dei cursori più importanti in Photomatix Pro. Controlla l’aspetto generale dell’immagine: naturale o surreale. Non usando Naturale + (o Naturale) potrebbe risultare un look molto grungy e surreale con molti aloni.
* Opzioni addizionali (sezione: Mostra più opzioni – Show More Options):
– Levigatura alte Luci – questa impostazione consente di smussare le alte luci. È particolarmente utile se ci sono ampie zone di cielo azzurro, che spesso hanno un sacco di rumore. Si può utilizzare anche quando si desidera evitare che il bianco diventi grigio. Utilizzare i valori nell’intervallo 0-20.
– Punto del bianco – consente di impostare il punto del bianco. La maggior parte delle volte lo abbasso molto di circa 0,002% – 0,01%.
– Punto del nero – consente di impostare il punto del nero. La maggior parte del tempo non cambio.
– Gamma – in caso di immagini scure, utilizzo valori nell’intervallo tra 0,8-0,9 e per foto luminose uso 1.1 – 1.2.
– Temperatura – temperatura del colore. La maggior parte delle volte non la camblo affatto (perché preferisco farlo dopo), ma quando lo faccio uso valori compresi tra 0.0 e 4.0. Io non uso valori più alti perchè li trovo troppo caldi. Uso raramente valori inferiori a 0.0 anche in caso di neve e ghiaccio. Per la foto qui sotto ho usato una temperatura di 1.5:
* Opzioni avanzate (sezione Opzioni avanzate):
– Micro-levigatura
serve a smussare i miglioramenti fatti dalla valorizzazione dei dettagli locali. Uno degli effetti è che riduce il rumore (ad es. nel cielo). Più spesso uso il valore predefinito 2.0. Quando ho un sacco di piccoli dettagli o granulosità (come neve o sabbia) uso valori molto inferiori come 0,5 – 1,0. Per alcune immagini sgranate utilizzo valori intorno a 4-5.
– Saturazione Alte Luci
controlla la saturazione delle alte luci senza alterare quella delle ombre. Io uso spesso il valore predefinito. A volte è positivo (come 1.0).
– Saturazione Ombre
controlla la saturazione delle ombre senza alterare quella delle alte luci. Io uso spesso il valore predefinito. A volte negativo (come ad esempio. -1,0).
– Levigatura Ombre
riduce i miglioramenti del contrasto nelle ombre. E’ l’unica impostazione che non ho mai cambiato, rispetto al valore predefinito.
– Taglio (clipping) Ombre
questa impostazione è particolarmente utile quando abbiamo rumore nelle ombre. Solitamente io uso il valore predefinito 0. A volte, tuttavia, posso aumentare anche a 20 o più, se ho immagini molto rumorose.
POST-ELABORAZIONE SUPPLEMENTARE
Come ho detto più volte in questo tutorial il tone-mapping è solo un inizio. Durante la fase di mappatura dei toni abbiamo voluto preservare i dettagli di luci e ombre. Ora è il momento di esaltare i colori e il contrasto globale dell’immagine.
Se non si possiede un programma di editing fotografico, c’è una buona notizia: dalla versione 4.2 di Photomatix Pro è possibile effetture queste post elaborazioni, direttamente, senza dove utilizzare altri software.
Per impostazione predefinita viene visualizzata la finestra di regolazioni che compare dopo aver fatto clic sul pulsante Process; è anche possibile aprirla facendo clic su Utilità-> Ritocco Finale (Finishing Retouch).
Apparirà la seguente finestra di dialogo:
Ci sono 3 tipi di regolazioni che è possibile effettuare:
– Contrasto
– Saturazione del colore,
– Affilatura (Sharpening).
Questi settaggi sono simili agli strumenti con nomi identici in Lightroom, Photoshop o GIMP, quindi salterò la loro descrizione.
LE MIE REGOLAZIONI
In questa sezione verranno descritte le regolazioni che uso solitamente per le elaborazioni.
1) Comincio effettuando il processo in Photomatix, quindi regolo le seguenti impostazioni in Lightroom:
a) Vividezza (spesso decido di ridurre il valore tra -5 a -20),
b) Chiarezza (spesso aumento a un valore compreso tra 15 e 50),
c) Contrasto (solo un po’ in questa fase),
d) Luci e ombre (per ripristinarli).
e) Se necessario correggo il bilanciamento del colore (soprattutto i verdi quando ho dei problemi a riprodurli correttamente o quando voglio albe e tramonti più caldi).
A questo punto uso spesso dei Predefiniti per rendere più veloce il mio lavoro.
2) Esporto l’immagine in Photoshop... ora inizia il vero divertimento : Sì, sono un grande fan di Photoshop, preferisco usarlo per modificare le mie foto, anche se il mio editing in Photoshop è abbastanza semplice… e, come detto, uso spesso i predefiniti (in questo caso le azioni) per rendere il lavoro ancora più semplice :
a) Comincio eliminando il rumore, utilizzando Topaz Denoise 5. Generalmente inizio selezionando un predefinito che rimuove tutti i rumori e quindi ne seleziono uno più debole per le modifiche.
A volte applico denoising diversi in parti differenti dell’immagine.
b) Dopo di che, di solito, aggiungo alcuni dettagli utilizzando Topaz Detail 3 (la nuova versione è davvero notevole). Questo aggiunge chiarezza e nitidezza visiva all’immagine.
3) Il passo successivo è quello di regolare i colori. Per questo uso tre strumenti:
– Topaz Adjust
lo uso per rendere i colori più caldi e anche per aggiungere chiarezza e brillantezza all’immagine.
– Livello di regolazione bilanciamento colore
potrei utilizzare questo strumento quando voglio dare un look specifico all’immagine, ad esempio. per rendere più viola un’alba. Di solito sono solo lievi modifiche, ma sufficienti a rendere l’immagine più bella.
– Livello di regolazione tonalità/saturazione
lo uso quando alcuni colori (es. verdi o azzurri) sono troppo saturi. Quindi ne riduco la saturazione per farli sembrare più naturali.
– Dopo di che potrei aggiungere un po’ di contrasto utilizzando il livello di regolazione curve. La maggior parte del tempo uso il predefinito Linear Contrast.
4) Infine applico l’affilatura. Di solito utilizzo Smart Sharpen o Unsharp Mask. Tuttavia, recentemente ho iniziato ad affinare col filtro di Photoshop Altro -> High-Pass e sono abbastanza soddisfatto dei risultati. Poichè spesso nelle mie foto compare il cielo, devo affilare in modo selettivo. A volte creo una Maschera di Livello usando manualmente un pennello molto morbido. Altre volte la genero automaticamente, trovando i bordi dell’immagine e applicando l’affilatura solo a loro.
Infine salvo la mia immagine in formato JPEG con qualità massima.
ESEMPIO
Ecco un esempio di ciò che ho descritto finora, uso uno dei miei scatti che ho fatto qualche tempo fa:
Di seguito le foto originali che sono state utilizzate:
Qui ci sono i dati EXIF per questi scatti:
Fotocamera: Canon 50D
Obiettivo: Canon EF-S 10-22mm f/3.5-f/4.5
Lunghezza focale: 10 mm
Apertura: f/5.6
ISO: 400
HDR: sequenza di 3 scatti a mano libera -2, 0, + 2.
Dopo aver selezionato le foto originali imposto le opzioni di pre-elaborazione nel modo seguente:
Come probabilmente avete notato gli originali includono lo spostamento di persone così per rimuovere gli artefatti fantasma ho scelto l’opzione: rimozione fantasmi semi-manuale (Reduce ghosting artifacts).
Ecco come ho delineato le zone con “fantasmi”:
Come sorgente sostitutiva per sostituire le zone “fantasma” ho utilizzato la foto a 0 EV.
Ho usato lo strumento Details Enhancer con le seguenti impostazioni:
– Strenght (Forza) – 100
– Saturazione del colore – 70
– Luminosità – 3.0
– Microcontrasto – 7.0
– Smoothing (Levigazione) – 1.0
– Gamma – 1.30
– Temperatura – 2.0
– Saturazione alte luci – 3.0
– Saturazione ombre – 0.0
Tutte le altre impostazioni sono rimaste ai loro valori predefiniti.
HDR BIANCO e NERO
Recentemente le foto HDR nero stanno diventando molto popolari. Ecco alcuni esempi:
Ci sono due modi per ottenere questo effetto:
– Desaturare una foto in Photomatix Pro impostando il cursore saturazione a 0 e assicurandosi che Saturazione Highlights e Saturazione ombre siano anche impostati su 0.
– Convertire la foto in scala di grigi con Photoshop o un programma simile.
È possibile ottenere risultati sorprendenti utilizzando uno qualsiasi di questi metodi, tuttavia, preferisco farlo in post-produzione con Photoshop. Solitamente uso Topaz BW Effects.
TONE-MAPPING MULTIPLO
Dopo aver sperimentato il Tone Mapping per qualche tempo, per realizzare foto HDR, diventa chiaro che certe impostazioni, in alcune scene, semplicemente non funzionano, mentre vanno bene per altre, per esempio:
– Occhi e vestiti hanno un aspetto migliore quando si utilizza Details Enhancer ma la pelle e i capelli risultano meglio utilizzando Tone Compressor.
– L‘acqua a volte sembra migliore usando impostazioni diverse da quelle del cielo.
C’è una soluzione semplice. La foto HDR deve essere elaborata diverse volte con impostazioni differenti.
Poi queste foto possono essere miscelate in Photoshop (o anche in Photomatix) utilizzando le maschere di livello. Ci sono anche fotografi che fondono foto in questo modo usando software diversi. Altri fondono gli originali con il tone-mapping (anche io lo faccio occasionalmente). Insomma ci sono molte opzioni.
ESPOSIZIONE FUSION
INTRODUZIONE
Molto tempo fa, quando nessuno aveva sentito parlare dell’HDR, i fotografi erano ugualmente in grado di aumentare la gamma dinamica delle loro foto. Quello che facevano, e fanno ancora, era di impostare diverse esposizioni in Photoshop, per poi fonderle utilizzando le maschere di livello. Quando miscelavano i livelli dovevano decidere quale immagine utilizzare per ogni area dell’immagine.
In questo modo si possono ripristinare le alte luci, usando una foto sottoesposta e i dettagli nelle ombre usandone una sovraesposta. Al giorno d’oggi questa tecnica è nota comunemente come miscelazione manuale o XDR (gamma dinamica estesa rispetto a high dynamic range).
L’Exposure Fusion è basata su quell’esperienza, ma è un processo più automatico. Invece di farlo manualmente si possono miscelare le vostre immagini direttamente in Photomatix. Fondamentalmente Exposure Fusion funziona prendendo i migliori pixel da tutte le foto ed esportandoli nell’immagine finale. Se un pixel può essere considerato buono o cattivo dipende da molti fattori, come per esempio saturazione colore, giusta esposizione, basso livello di rumore ecc. Exposure Fusion non si limita alla semplice lettura e scrittura. Per ogni pixel può prendere dati da 1 immagine, o da tutte le immagini, e calcolare la media dei valori (o qualche altra caratteristica). Può anche aumentare la saturazione dei colori e molto altro ancora. Le possibilità sono praticamente infinite.
Purtroppo non molti software HDR offrono l’Exposure Fusion. Photomatix (Pro ed Essentials) ed Enfuse sono quelli più popolari con questa funzionalità. Mi concentrerò sul primo.
Prima di passare ai dettagli dell’uso di Exposure Fusion, ne indico alcuni vantaggi:
– riduce il rumore (contrariamente a tone mapping locale che lo amplifica) – questo lo rende perfetto per la notte e le foto a lunga esposizione,
– le immagini hanno un aspetto più naturale. Soprattutto le foto di immobili, la notte e la nebbia traggono vantaggio da questo aspetto naturale.
– le immagini sono prive di aloni,
– usare Exposure Fusion potrebbe essere più facile, perché ha un minor numero di parametri da impostare – risulta anche più intuitivo perchè fotografi hanno già familiarità con il concetto di fusione delle immagini.
E qui ci sono gli svantaggi:
– le immagini mancano di contrasto locale rispetto al Tone Mapping. Tuttavia, questo problema può essere migliorato in post-produzione,
– utilizzo elevato della memoria che aumenta con la profondità di bit e il numero di immagini,
– funziona solo con esposizioni multiple, se è necessario utilizzarla per una singola esposizione è necessario derivare false esposizioni multiple (ad es. regolando il cursore esposizione in Lightroom e quindi esportadole come TIFF/JPG).
Come si può vedere, Exposure Fusion produce immagini che non hanno i problemi tipici della fotografia HDR: rumore, aloni e aspetto innaturale. Suona bene, non è vero? Beh, questa è una delle ragioni per cui l’Exposure Fusion è diventata così popolare tra i fotografi del settore immobiliare. E’ anche il motivo perché io la uso per la maggior parte dei miei scatti di notte.
CREAZIONE DI IMMAGINI FUSE IN PHOTOMATIX PRO
Realizzare immagini fuse in Photomatix Pro non differisce molto dal regolare flusso di lavoro del Tone-Mapping. La differenza principale sta in questo:
1) Assicuratevi di utilizzare un convertitore RAW dedicato per convertire le immagini in JPG/TIFF prima di caricarle in Photomatix. In questo modo si ottiene migliore qualità. La ragione è che il convertitore Raw di Photomatix è abbastanza semplice, anche se sufficiente per il tone-mapping, ma non produce buoni risultati quando utilizzato per Exposure Fusion. Per questo motivo si sviluppano sempre le immagini in Lightroom e poi si esportano in Photomatix utilizzando il plug-in specifico (che viene fornito con la copia di Photomatix Pro).
2) Si inizia selezionando le foto da fondere. Come ho già detto c’è bisogno di 2 o più foto per essere in grado di usare Exposure Fusion di Photomatix.
3) Dopo aver cliccato su ok, è necessario specificare le opzioni di pre-elaborazione. Io le ho selezionate in questo modo prima di cliccare su Ok:
Prima di tutto se si sta usando Lightroom, conviene utilizzarlo in pieno. Dispone di un potente convertitore Raw quindi, come detto al punto 1, è meglio usarlo al posto di Photomatix. Un altro vantaggio è che Photomatix si integra abbastanza bene con Lightroom: facendo clic col mouse destro sulll’immagine -> selezionate Export-> Photomatix Pro, in modo da eseguire Photomatix direttamente da Lightroom.
Per questo esempio ho scattato la foto su un treppiede (7 esposizioni a spaziatura 1 EV). Potrebbe esserci ancora qualche piccolo movimento orizzontale e verticale così ho impostato Allinea immagini mediante la correzione orizzontale e verticale. C’erano anche alcune persone che si spostavano, così ho controllato l’opzione Rimuovi Fantasmi.
4) In modalità anteprima attivo il bottone Exposure Fusion:
5) Selezionate uno dei seguenti metodi:
– Fusione/naturale – produce i risultati più naturali. In questo tutorial mi concentrerò su questo metodo,
– Fusione/intensivo,
– Fusione/Auto – fonde immagini automaticamente, non si può controllare il processo,
– Fusione/media – media le immagini. Idem come sopra – non avete alcuna influenza sull’aspetto delle immagini,
– Immagini di fusione/2 – permette di selezionare solo due immagini tra tutte le vostre esposizioni
– Fusione/realistica – questa opzione produce i risultati migliori, tuttavia, è anche quella più dispendiosa. Per questo motivo è disponibile solo in modalità batch
6) Specificare i parametri. Per Fusion/Natural sono:
– Forza – Intensità Contrasti Locali (Strength)
di solito la lascio a 0.0, o sposto il cursore a sinistra (valori negativi) poichè tende a produrre immagini più naturali.
– Punto di fusione (Blending Point)
specificando il valore negativo dà più peso alle immagini sottoesposte; i valori positivi invece danno più peso alle immagini sovraesposte. Se suona confusionario: muovendo il cursore a sinistra l’algoritmo di fusione “preferisce” le foto sottoesposte. Spostandolo a destra, preferisce quelle sovraesposte.
– Ombre (Shaadows)
schiarisce le ombre. Di solito muovo questo valore a 10.0 che è il massimo per questa impostazione. In questo modo posso ripristinare più dettagli nelle ombre.
– Contrasto Locale (Local Contrast)
aumenta la nitidezza e contrasto locale dei dettagli dell’immagine. Ho detto che l’Exposure Fusion ha un contrasto locale peggiore del Tone-mapping e questa impostazione tenta di superare questo problema. Cerco di mantenere questo valore nella gamma da 0.0 a 3.0. I valori più elevati potrebbero causare un aspetto pittorico e innaturale. Il valore di 2.0 di solito funziona meglio.
– Colore Saturazione
aumenta o diminuisce la saturazione dei colori nell’immagine. Di solito tenerlo a 0 consente di modificare il colore più tardi in Photoshop o Lightroom.
– Clip bianco
clip le alte luci. Io di solito non li cambio.
– Clip nero
clip le ombre. Io di solito non li cambio.
– Mezzitoni
specifica la luminosità dei mezzitoni. Io solitamente lo sposto a destra per ottenere la gradazione più adatta all’immagine.
Per questa foto ho usato le impostazioni dall’immagine qui sopra.
7) Premere il tasto Process e salvare l’immagine
In questa fase la foto potrebbe assomigliare a questa:
Sembra naturale, questo è sicuro. Tuttavia, manca un po’ di contrasto e di colori (soprattutto rispetto all’immagine Tone-mapped). Così quello che faccio in genere in questa fase è aprire le mie foto in Lightroom o Photoshop e applicare alcune regolazioni. Solitamente aumento contrasto, saturazione di colore e affilo le immagini.
APPENDICE A: ELABORAZIONE BATCH
Tutto è andato bene e spero chiaro fino ad ora, ma come fare a elaborare foto HDR quando, dopo un servizio fotografico, si hanno centinaia o anche migliaia di foto? Aprire ciascuna in Photomatix, apportando modifiche e poi salvarle sarebbe un compito molto lungo e noioso. Inoltre è piuttosto difficile scegliere l’immagine migliore. Quando si dispone di immagini singole (cioè non scattate a forcella) puoi confrontarle e scegliere.
Ma come si fa quando ognuna, in realtà, è costruita da 3, 5 o 7 foto? Si dovrebbero confrontare le immagini sottoesposte, quelle esposte bene o tutte le immagini?
Fortunatamente, la soluzione è semplice: utilizzare la funzione di elaborazione batch. Elaborazione batch consente di elaborare le immagini simili, tutte in una volta usando le medesime impostazioni per tutte.
Photomatix Pro dispone di questa funzione incorporata e come si vedrà subito è abbastanza potente.
LA SCELTA E LA PREPARAZIONE DI FOTO
Come già accennato, tutte le foto saranno trattate con le stesse impostazioni, quindi è necessario prima selezionare la foto per l’elaborazione. Generalmente cerco di scegliere le foto che sono molto simili tra loro, che hanno luce e toni simili. Di solito creo una nuova cartella in Lightroom (o Esplorer di Windows) e vi sposto tutte le foto. Poi prendo una sequenza a forcella da questa cartella e l’apro in Photomatix Pro, scelgo un predefinito e apporto le modifiche relative, quindi salvo come un nuovo preset che userò poi nell’elaborazione batch. Questo perché è necessario? L’elaborazione batch non permette di visualizzare in anteprima le regolazioni (è lo stesso sistema delle elaborazione batch in Photoshop CS).
Quindi chiudo la modalità di anteprima col pulsante X (non è necessario processare una foto).
BATCH GUI (Graphical User Interface)
Ora aprite Automate -> elaborazione Batch (o utilizzare CTRL + B). Verrà visualizzata la seguente finestra. Potrebbe sembrare abbastanza complessa all’inizio, ma non lo è.
Gli elementi dell’interfaccia grafica sono descritti di seguito:
1) L’angolo superiore sinistro propone i controlli che consentono di scegliere il metodo utilizzato per l’elaborazione delle foto. È possibile selezionare qualsiasi metodo disponibile in Photomatix Pro. C’è anche un metodo in più: Fusion/realistico. È pensato soprattutto per i fotografi immobiliari, ma è sensibilmente più lento rispetto a qualsiasi altro metodo, quindi non è disponibile in modalità GUI (Graphical User Interface). Per scegliere un metodo barrate la casella vicino al nome desiderato. Se si sceglie più di un metodo (ad es. sia Details Enhancer che Tone Compressor) Photomatix elaborerà ciascuna delle foto un paio di volte, risparmiando il tempo di farlo parecchie volte separatamente. È molto utile. Si noti inoltre il pulsante “Impostazioni…” (Settings) vicino a ogni metodo. Cliccandolo una finestra di dialogo consente di selezionare impostazioni e preset. Sembra molto simile alle regolazioni delle impostazioni in modalità anteprima.
Si noti inoltre che per poter utilizzare Details Enhancer o Tone Compressor è necessario barrare la casella vicino a “Merge into 32-bit HDR file“. Dopo aver cliccato il bottone “Impostazioni…” apparirà una finestra che vi permetterà di selezionare le impostazioni di rimozione dei Fantasmi, riduzione dell’aberrazione cromatica, bilanciamento del bianco ecc.
2) Sotto c’è una sezione che vi permette di scegliere il numero delle esposizioni. Se utilizzate sequenze con una forcella di 3 scatti scegliete 3. Se sono 5, selezionate 5. Ma cosa succede se utilizzate sequenze con immagini di 3, 5 e 7? Fate clic sul pulsante Avanzate (Advanced) e scegliere l’opzione “Rileva automaticamente il numero di fotogrammi a forcella”.
3) Poi c’è una sezione con le impostazioni di allineamento. Tutte le impostazioni sono simili alle impostazioni della finestra di pre-elaborazione quindi salterò la descrizione.
4) Qui c’è la sezione dei file originali. Se si desidera processare tutta la cartella scegliete “Selezione per cartella” (Folder), quindi fate clic sul pulsante “Seleziona cartella” e navigate alla cartella prescelta. Se, tuttavia, preferite elaborare solo alcuni file, selezionate “Selezione di singoli file“, poi cliccate sul pulsante “Seleziona file” e nella finestra aperta selezionate i file che si desidera elaborare. C’è anche un elenco di file. Facendo clic su uno qualsiasi, mostrerà una piccola anteprima a destra. C’è anche la possibilità di rimuovere un file e filtrarli a seconda del tipo.
Se si desidera elaborare foto nelle sottocartelle assicuratevi di scegliere la casella di controllo “Process subfolders” altrimenti quelle foto non saranno processate.
5) Nella parte superiore destra della finestra ci sono 3 pulsanti:
a) Eseguire (Run) – avvia il batch,
b) Chiudi (Close) – chiude la finestra batch,
c) Stop – Annulla l’elaborazione in batch. Si noti che questo pulsante viene visualizzato solo dopo aver cliccato il pulsante Esegui.
6) Di seguito c’è un box di testo, un registro di batch. In generale tutti i messaggi verranno visualizzati qui. La maggior parte saranno informazioni ma anche errori.
Errori potrebbero apparire quando Photomatix non è in grado di elaborare immagini per qualche motivo (ad es. quando non riesce a trovare sequenze a forcella). Nello screenshot qui sopra ho annullato il batch processing facendo clic sul pulsante Stop, per questo compare il messaggio relativo.
7) In basso a destra ci sono le impostazioni per specificare le impostazioni di output. Innanzitutto si deve specificare la directory di output, con due opzioni:
a) Creata nella cartella di origine (questa è l’opzione predefinita). Photomatix Pro crea nuova cartella nella directory di origine per salvare le immagini. La cartella avrà il nome: PhotomatixResultsXX dove XX è un numero. Per esempio se c’è già PhotomatixResults01, Photomatix salverà i file risultato col nome PhotomatixResults02.
b) Posizione personalizzata – scegliete questa opzione quando si desidera salvare le immagini in una destinazione di vostra scelta.
Quindi è possibile selezionare il formato dell’immagine salvata (JPEG, file TIFF 8 – bit e 16-bit) e in caso di file JPEG specificare la qualità (nell’intervallo da 0 a 100).
Inoltre, è possibile selezionare il formato di 32-bit HDR quando è selezionato: “Unire in file HDR a 32-bit”. È possibile selezionare formati EXR e radiance (HDR). C’è anche una casella di controllo “Rimuovi file HDR a 32-bit dopo tone mapping”. Se si desidera utilizzare immagini HDR per altri scopi (ad es.un successivo Tone mapping senza bisogno di fondere nuovamente), deselezionare questa opzione.
In questa sezione c’è anche un pulsante Opzioni di denominazione & Output. Cliccandolo si apre un’altra finestra:
Questo modulo permette di scegliere dei nomi con suffisso personalizzato per i file di output (es. Io uso il suffisso “_HDR”). La sezione Ridimensionamento (Resizing) consente di scegliere il formato di output delle immagini.
La casella “Ridimensionare la produzione a“(Resize output to) permette di scegliere la larghezza e l’altezza delle immagini in uscita.
La sezione Finitura (Finishing) consente di applicare il tocco finale a tutte le immagini di output. È possibile applicare miglioramenti a contrasto e nitidezza.
BATCH IN ESECUZIONE
Questo è molto semplice, basta:
Scegliere le impostazioni come desiderato
Fare clic sul pulsante Esegui
Attendere (cenare, nel caso in cui avete migliaia di scatti da elaborare, o farvi una passeggiata), è un processo lento.
APPENDICE B: CONSIGLI & TRUCCHI SULL’INTERFACCIA GRAFICA
Per quanto riguarda il Tone Mapping o Exposure Fusion:
– Facendo doppio clic sul dispositivo di scorrimento delle impostazioni si resetta a quelle predefinite.
– È possibile fare clic su un valore accanto al cursore per modificarlo digitandolo – utile quando si sa esattamente il valora da impostare.
– Utilizzando la rotellina del mouse nella finestra Impostazioni scorrerà orizzontalmente.
– Con CTRL premuto quando il puntatore del mouse è sopra un cursore si può usare la rotellina del mouse per controllare il valore. È molto utile se si desidera spostarlo solo leggermente, questo metodo permette cambiamenti di valore molto piccoli (come con incrementi di 1 o 2 – quello che voglio dire è che è molto preciso).
– Utilizzando la rotellina del mouse sulla finestra preset questa scorrerà (orizzontalmente o verticalmente a seconda del suo orientamento).
– Quando è selezionata una preimpostazione (contrassegnata da un bordo bianco nella finestra preset) è possibile spostarsi al preset precedente, utilizzando i tasti freccia Su o Sinistra. Per passare a quella successiva è possibile utilizzare i tasti freccia Giù o Destra. In questo modo si può passare rapidamente attraverso i preset disponibili per confrontare i risultati
Per quanto riguarda l’immagine (tutti i tipi di immagine finale e anteprime):
– Utilizzando la rotellina del mouse sull’immagine scorrerà orizzontalmente (quando la barra di scorrimento orizzontale è visibile). È possibile utilizzare anche la rotellina del mouse sull’immagine delle barre di scorrimento, per scorrere orizzontalmente o verticalmente.
– Utilizzando la rotellina del mouse sull’immagine, mentre è premuto il tasto CTRL, questa si ingrandirà
Altro:
– È anche possibile utilizzare una serie di scorciatoie come CTRL + O per aprire file o CTRL + L per caricare set di scatti a forcella.
– È possibile impostare l’orientamento della finestra Impostazioni predefinite nelle preferenze. Basta aprire le preferenze – scheda generale-> orientamento delle miniature Preset.
APPENDICE C:
NUMERO DI ESPOSIZIONI E INFLUENZA SULLA QUALITÀ DELL’IMMAGINE
La maggior parte dei tutorial sulla fotografia HDR consigliano di scattare 3 foto con una forcella di 1,5 o 2 EV, solitamente così si copre tutta la gamma dinamica della scena. Ci sono scene, però, che anche con una forcella di 3 foto con spaziatura 2 EV non si riesce a coprire tutta la gamma dinamica della scena.
In questa sezione cercherò di mostrare le differenze nell’immagine finale, in funzione del numero di esposizioni prese: 3, 5 e 7. Tutte le foto sono state mappate in Photomatix Pro 4.2.3 utilizzando le stesse impostazioni, senza nessuna ulteriore modifica. Ho utilizzato anche diverse spaziature EV per darvi un’idea di come influiscano sulla qualità dell’immagine.
Ecco una foto tono mappata solo da 3 esposizioni a spaziatura 1,5 EV:
Notare quanto dettaglio viene perso in questo scatto sia nelle ombre che nelle luci. Il cielo è sbiadito (e il sole è quasi completamente bruciato) e la foresta manca di contrasto. È un segno che non è stata coperta tutta la gamma dinamica della scena.
– c’è più blu del cielo
– il sole non sembra essere completamente spento
– abbiamo anche qualche contrasto nella foresta
– Si noti come le nuvole ora sembrino più tridimensionali, a causa di alcune gradazioni di tonalità extra
In questo caso la differenza è piuttosto sottile. C’è un po’ più di dettaglio tra le nuvole e sono stati ristabiliti anche alcuni dei punti salienti intorno al sole. Anche se la differenza sembra essere insignificante, conta davvero quando questa immagine viene visualizzata in grandi dimensioni.
APPENDICE D: IL PROBLEMA DEGLI ALONI
Gli aloni sono uno degli incubi della fotografia HDR. Appaiono tra le regioni di diversa luminosità e rovinano praticamente qualsiasi foto. Si può avere ottima luce e buoni colori ma se avete aloni la vostra foto risulterà mal eseguita.
Potrebbe anche capitare che pur avendo seguito tutti i passi sopra indicati e avendo impostato un basso valore per la Forza (Strength) ci siano ancora alcuni aloni fastidiosi. Possono apparire soprattutto nelle scene di albe/tramonti e dopo l’utilizzo di alcuni filtri di Photoshop (come ad esempio Topaz oppure il livello di regolazione curve).
In questo caso si deve ricorrere a Photoshop. Per prima cosa aprite l’immagine:
A dimensione naturale non appare molto male ma se si rimpicciolisce si vedono brutti aloni.
Come si vede, con evidenza, nel cielo le luci sono troppo forti e anche le ombre sono un po’ troppo profonde.
Quindi la cosa più semplice da fare è di regolare entrambi utilizzando il livello di regolazione curve.
Innanzitutto assicuratevi di selezionare solo il cielo (ad es. con lo strumento selezione bacchetta) in quanto gli aloni sono presenti solo lì. Aggiungete quindi il livello di regolazione curve.
Per questa immagine ho usato le seguenti impostazioni:
Così quello che faremo è di usare manualmente Dodge & Burn, sul cielo, per correggere le regioni troppo scure e quelle troppo luminose. Questo strumento è molto facile da usare (e anche potente ), ma ammetto che bisogna abituarsi ad utilizzarlo.
È possibile utilizzare Dodge & Burn dalla barra degli strumenti di Photoshop, ma questo ha uno svantaggio serio – sono entrambi strumenti distruttivi. Io preferisco elaborare le mie immagini in modo non distruttivo, così seguo questa procedura:
Usate CTRL + MAIUSC + N per creare un nuovo livello. Nella finestra di dialogo che appare, cambiate la modalità in luce soffusa e riempite il nuovo livello con del grigio neutro al 50%.
Premere Ok, per creare il nuovo livello.
Con il nuovo livello selezionato, abilitate lo strumento pennello e modificate il flusso di circa 2-3%. Inoltre, assicuratevi che il pennello sia morbido.
Pennellare sulle regioni scure con il bianco e sopra quelle luminose con il nero. Col bianco si schiarisce l’immagine, mentre col nero si scurisce. Così quando si utilizza bianco sulle ombre si illuminano e allo stesso modo quando si utilizza il nero sulle alte luci si scuriscono.
Mentre si usa il pennello, rimpicciolite di volta in volta l’immagine, perché potrebbe essere più facile vedere gli aloni alle dimensioni ridotte.
Ecco il risultato finale:
Anche se ancora non è perfetta, ora è certamente migliore