FOTOGRAFIA DIGITALE
FORMATI
I due formati più usati nella fotografia digitale sono il JPEG e il RAW.
Il formato RAW è però generabile solo da fotocamere di un certo livello : reflex e prosumer (dette anche bridge).
Il formato RAW racchiude in sè la massima quantità di informazione e mediante una corretta ottimizzazione (in post-produzione) garantisce un’impareggiabile ricchezza di dettagli,dall’altro il celeberrimo formato JPEG è molto leggero,versatile e già “pronto all’uso“.
Possiamo scegliere quindi il formato più adatto alle nostre esigenze.
Bit
Significato
– un bit è l’unità di misura dell’informazione (dall’inglese “binary digit“), definita come la quantità minima di informazione .
– un bit è una cifra binaria, ovvero uno dei due simboli del sistema numerico binario, classicamente chiamati zero (0) e uno (1); in questo caso si può parlare di numero di 8, 16, 32… bit
Profondità di colore (color depth)
La profondità di colore è la massima quantità di colori riproducibili da un formato immagine (es. JPEG, RAW, monitor,stampanti ecc),tale valore viene solitamente espresso in “bit“.
Un colore viene identificato attraverso tre componenti fondamentali: il ROSSO, il VERDE e il BLU.
Queste tre variabili vengono anche definite canali.
ESEMPIO
Nel caso di un’immagine a 8 bit per canale otterremo una profondità di colore pari a:
8 bit x 3 canali = 24 bit di profondità di colore
che corrisponde a:
224 = 16,8 milioni di colori riproducibili
Nella computer grafica la profondità di colore (in inglese color depth) è la quantità di bit necessari per rappresentare il colore di un singolo pixel.
Profondità di colore superiori consentono una gamma più vasta di tonalità distinte.
La profondità di colore si misura in bit per pixel il cui simbolo è bpp.
1 bpp (21 = 2 colori)
grafica monocromatica, spesso in bianco e nero
2 bpp (22 = 4 colori)
grafica CGA
4 bpp (24 = 16 colori)
grafica EGA o VGA standard a bassa risoluzione
8 bpp (28 = 256 colori)
grafica VGA ad alta risoluzione, Super VGA
Con l’aumentare del numero di bit per pixel aumenta anche la quantità di colori possibili.
Hicolor
Il modello di profondità hicolor o highcolor usa 15 o 16 bit per pixel ed è considerato accettabile per la rappresentazione di immagini realistiche.
15 bpp
Con questa profondità si usano 5 bit per rappresentare il rosso, 5 bit per rappresentare il blu e 5 bit per rappresentare il verde. Per ciascuno di questi tre colori esistono dunque 25 = 32 livelli di luminosità che si possono mescolare per generare un totale di 32.768 colori possibili (32 × 32 × 32).
16 bpp
con questa profondità vengono usati 5 bit per rappresentare il rosso e 5 bit per rappresentare il blu, ma 6 bit per rappresentare il verde: ciò è dovuto al fatto che l’occhio umano è più sensibile al verde che al rosso e al blu. A questo modo è possibile rappresentare 65.536 colori diversi (32 × 32 × 64).
Truecolor (24 bit)
Il modello di profondità truecolor utilizza 24 bit e permette di riprodurre immagini in modo molto fedele alla realtà arrivando a rappresentare 16,7 milioni di colori distinti. Con questa profondità si usano 8 bit per rappresentare il rosso, 8 bit per rappresentare il blu ed 8 bit per rappresentare il verde. I 28 = 256 livelli d’intensità per ciascun canale si combinano per produrre un totale di 16.777.216 colori (256 × 256 × 256). Per la maggior parte delle immagini fotografiche questa profondità consente sfumature ancora più fini di quelle che l’occhio umano riesce a distinguere.
Oltre il truecolor
Verso la fine degli anni novanta furono messi a punto sistemi di computer high-end come alcuni modelli della SGI in grado di visualizzare più di 8 bit per canale (12 o 16). I sistemi di questo genere sono oggi diventati piuttosto rari, perché non sembrano offrire un miglioramento visibile nella visualizzazione dei colori come ci si aspettava all’inizio. I software di generazione ed elaborazione d’immagini in qualità professionale hanno iniziato negli ultimi anni ad impiegare internamente 16 bit per canale. Sebbene gli 8 bit aggiuntivi non siano visibili sullo schermo, essi servono a proteggere la qualità dell’immagine dagli errori di arrotondamento che si accumulano quando vengono effettuate diverse modifiche successive su di una grafica, come la regolazione di luminosità e contrasto.
Anche molti scanner d’immagine di alta qualità ed alcune schede video di nuova concezione sono in grado di riconoscere o visualizzare più di 8 bit per canale. Sembra che 10 bit per canale siano sufficienti per raggiungere i limiti assoluti della vista umana in quasi tutte le circostanze.
JPEG
E’ il formato immagine maggiormente utilizzato sia nella fotografia digitale,sia per le immagini sul web.
I files di questo tipo presentano un’estensione “ .jpeg ”
La principale caratteristica di questo formato che ha decretato il suo successo,sono le ridotte dimensioni dei files a fronte di una qualità più che accettabile.
JPEG è l’acronimo di “Joint Photographic Experts Group” l’ente che ha presentato questo formato come standard per la compressione delle immagini.
Questo formato può essere più o meno compresso:
– maggiore compressione genererà files di ridotte dimensioni,ma anche di minor qualità
– minor compressione invece preserverà la qualità della fotografia,ma si otterranno files di dimensioni maggiori.
Inoltre,a seguito di una serie di elaborazioni effettuate dalla fotocamera,l’immagine JPEG assume una nitidezza,una saturazione e un contrasto tale da renderla immediatamente apprezzabile subito dopo lo scatto.
La compressione del formato JPEG possiede però un risvolto negativo,cioè per ogni modifica con salvataggio,compiuta su un file
“.jpeg“,l’immagine subisce una degradazione progressiva, proporzionale al numero di interventi effettuati. Ad esempio,abbiamo una degradazione dell’immagine anche solo effettuando una rotazione della stessa.
Il formato jpeg è in grado di gestire 8 bit per canale,quindi in base alla formula già vista,otteniamo una profondità di colore complessiva pari a 24 bit, che garantisce la rappresentazione di 16,8 milioni di colori e tutti questi colori possono essere riprodotti a video e in stampa.
Le foto in jpeg sono già pronte per essere stampate, inviate per mail o pubblicate su internet.
Grandezza di una foto JPEG
Quando si inviano foto su internet,oppure si mettono su un sito Web,le foto occupano spazio e quindi non dovrebbero essere più grandi di una certa dimensione,questo perchè:
– più sono grandi e più rapidamente occupano lo spazio web disponibile sul sito
– più sono grandi e più lentamente verranno scaricate dai cellulari
– più sono grandi e più lentamente verranno “zippate”
– più sono grandi e più lentamente verranno aperte sulla mail di chi le riceve
– quando si inviano foto per mail,ricordiamo che in genere non si può inviare una grandezza totale maggiore di 25 M,quindi si capisce che,se devo inviare 100 foto da 150 K non è un problema,anzi è velocissimo, infatti 100 x 150 = 15000 K ovvero 15 M,cioè le posso mandare con una sola mail ed avanza ancora spazio (10 M!).
Se ne devo inviare 100 da 5M,allora per ogni mail inviata non potrò caricarne più di 5! Infatti 5×5 = 25 M e quindi tutto lo spazio è presto occupato. Quindi 100 foto da 5M = 500 M quindi 500 : 25 = 20,quindi per inviare 100 foto dovrò inviare ben 20 mail,immaginiamoci quanto tempo occorre!
Ed allora ,come facciamo a ridurre una foto della grandezza necessaria? Ancora una volta ci può aiutare Photoshop.
Ricordiamo che quando si inviano foto per Web,non dovrebbero mai (salvo esigenze particolari) superare la dimensione di 500 K.
– carichiamo la foto su Photoshop ed andiamo a leggere le sue caratteristiche
Come vediamo subito,questa foto è troppo grande per essere inviata correttamente per Web (1,261 M) e allora ne dobbiamo ridurre le dimensioni,per fare questo basta ridurre il numero di pixel indicati sulla destra fino a quando le dimensioni della foto scenderanno sotto i 500 K.
SALVARE IN PSD
Come abbiamo già detto,una foto JPEG,non si presta ad essere lavorata perchè a causa delle sue caratteristiche,ad ogni trasformazione corrisponde una perdita di qualità dell’immagine.
Se vogliamo lavorare su una foto JPEG allora quando la salviamo dobbiamo salvarla nel formato PSD che ne manterrà tutte le caratteristiche.
La volta successiva basterà cliccare sull’icona PSD e la foto verrà riaperta automaticamente su Photoshop e così potremo continuare a lavorarci sopra.
Una volta finite tutte le correzioni,potremo salvare in JPEG o altro formato.
FORMATO RAW
E’ il formato più utilizzato fra i professionisti della fotografia digitale.
La principale caratteristica risiede nella maggior quantità d’informazioni contenute rispetto a qualsiasi altro formato.
Questi dati sono i più complessi da gestire ed è quindi necessario intervenire con appositi strumenti software e possedere una collaudata abilità nella manipolazione dei vari parametri per ottenere risultati soddisfacenti.
Inoltre,non essendo uno standard,ogni azienda del settore fotografico ha sviluppato un suo formato RAW proprietario, di conseguenza,per aprire questi files sono necessari software specifici,generalmente forniti a corredo della fotocamera.
I files RAW presentano estensioni diverse a seconda del produttore. Alcune tra queste sono:
Canon “.cr2”
Nikon “.nef ”
Sony “.arw ”
Pentax “.pef ”
Kodak “.dcr”
Olympus “.orf ”
Un file RAW senza una corretta elaborazione è come un auto da Formula 1 nel traffico cittadino: è controproducente.
Diversamente da quanto si possa pensare,il termine RAW non è un acronimo bensì una parola inglese che significa “grezzo“.
Il significato del nome è da ricercare nel modo in cui vengono memorizzate le informazioni “catturate” dal sensore,le quali,non subendo alcuna elaborazione, vengono quindi definite grezze.
Un file RAW è quanto di meglio si possa pretendere per qualità d’immagine .
Non bisogna però confondere questo “parametro” con la nitidezza, il contrasto o la saturazione.
La qualità d’immagine deve essere interpretata come la quantità di informazione contenuta nell’immagine.
Aprendo un file RAW,infatti,si nota immediatamente quanto l’immagine sia più “spenta e morbida” dello stesso scatto effettuato in JPEG.
La forza di un’immagine RAW risiede nella quantità di informazioni contenute: ma solo attraverso un attento lavoro in post-produzione permette di valorizzare tutte le qualità di questo formato.
Le immagini raw,non seguendo un formato standard,possono avere profondità di colore differenti a seconda del modello di fotocamera utilizzata. Le macchine più moderne,memorizzano immagini a 14 bit per canale,mentre le altre arrivano fino a 12 bit per canale.
Se consideriamo 14 bit per canale, otteniamo una profondità di colore pari a
14 bit x 3 canali = 42 bit di profondità di colore
(cioè circa 4.400 miliardi di colori riproducibili)
che corrisponde a:
214 = 16.384 gradazioni per ogni componente fondamentale
rispetto alle misure 28 = 256 gradazioni per canale visualizzabili su uno schermo per pc.
Sebbene così tante sfumature non siano visualizzabili su nessun monitor,è possibile recuperare questa informazione “latente” per sfruttarla in opportune circostanze.
Consideriamo,per esempio,una fotografia ad alto contrasto, magari ripresa in controluce.
Uno scatto con queste caratteristiche ,memorizzato in JPEG,presenterebbe probabilmente estese aree bianche (bruciatura delle alte luci) e ombre totalmente nere.
Scattando invece in RAW e con l’aiuto di software specifici,è possibile recuperare queste aree agendo mediante alcuni comandi.
Si riusciranno così ad ottenere un po’ d’informazioni dal cielo apparentemente bianco (vedi le nuvole) e qualche dettaglio dalle ombre,che altrimenti sarebbero andate perse per sempre se avessimo salvato in formato JPEG.
A sinistra: immagine RAW prima dell’intervento in post-produzione. Alte luci bruciate e ombre troppo decise.
A destra: immagine RAW dopo l’intervento in post-produzione. Controllo delle alte luci e recupero delle ombre.
Tutto questo è possibile grazie all’elevata gamma dinamica del sensore utilizzato (fotocamera) e alla maggior profondità di colore del formato RAW.
Similmente a quanto avviene per la fotografia tradizionale ,anche per gli scatti digitali è possibile seguire un “processo di sviluppo” finalizzato all’ottimizzazione dell’immagine ripresa.
Se nel primo caso tale processo consiste in una serie di interventi chimici sulla pellicola e successivamente sulla carta fotografica,nel mondo digitale questo concetto assume un significato di più ampio respiro.
Dato che i files generati dalla fotocamera non necessitano di trasformazioni chimiche per poter riprodurre l’immagine ripresa,sviluppare una fotografia digitale significa intervenire su quei parametri (quali l‘esposizione,la temperatura di colore,il contrasto,la saturazione,la nitidezza,ecc.) che se opportunamente calibrati possono dare luogo ad un significativo miglioramento dello scatto.
Il formato più indicato per questo procedimento è senza dubbio il RAW; nonostante ciò è possibile intervenire anche su altre tipologie di files,come il JPEG, seppur con possibilità di intervento ridotte e con risultati meno performanti.
Il processo di ottimizzazione interno alla fotocamera
E’ bene sapere che tutti i formati immagine,ad eccezione del RAW,subiscono già un processo di
ottimizzazione/sviluppo interno alla fotocamera e quindi le fotografie salvate sulla scheda di memoria non necessitano,almeno in linea teorica,di essere “sviluppate” con software specifici.
Per quanto riguarda le immagini salvate in JPEG, la fotocamera effettua una serie di interventi al fine di “perfezionare” la fotografia,tra cui:
regolazione del contrasto
regolazione della saturazione
regolazione della nitidezza ecc.
Tutte queste operazioni non vengono effettuate invece sui files RAW.
Non sempre però questa fase di ottimizzazione automatica restituisce i risultati sperati.
Inoltre,a causa della natura del JPEG (compressione con perdita,profondità di colore ridotta,ecc.),
un successivo intervento in post produzione,non potrà restituire gli stessi risultati ottenibili intervenendo su un file RAW.
COS’E’ ADOBE CAMERA RAW?
Adobe Camera Raw (ACR) è un software di post produzione digitale, il più noto programma di fotoritocco commerciale. Questo significa che è necessario disporre di un’installazione di Photoshop (nella versione CS6).
ACR è in grado di lavorare,ovviamente,con i files RAW e secondariamente con altri formati immagine: JPEG e TIFF.
Dato che ogni casa produttrice di fotocamere ha sviluppato un suo formato RAW proprietario e che quest’ultimo viene a sua volta personalizzato per ciascun modello,Adobe Camera Raw incorpora necessariamente un cospicuo database di specifiche al fine di interpretare correttamente il maggior numero possibile di immagini RAW prodotte dalle macchine fotografiche commerciali.
Inoltre,mediante la funzionalità di aggiornamento via internet dei prodotti Adobe,è possibile scaricare di volta in volta la più recente versione di Camera Raw,nella quale vengono costantemente aggiunte le specifiche di nuove fotocamere.
ALTRO ESEMPIO
La soluzione ideale: RAW + JPEG
Le fotocamere più evolute permettono di memorizzare gli scatti in entrambi i formati contemporaneamen-te.
Occorre un’elevata capacità di memorizzazione con schede di memoria molto capienti.
Avremo quindi a disposizione entrambi i formati per ogni scatto,garantendoci la possibilità di utilizzare quello più adatto in funzione delle effettive necessità.
COLORI RGB
CODICI RGB
Lista completa dei codici RGB per tutti i colori principali e per tutte le possibili sfumature e gradazioni.
Il modello RGB è un sistema di codici di colori internazionale le cui specifiche sono state definite dalla Commission internationale de l’éclairage (CIE) nel 1931. RGB è un modello di colori “additivo” e cioè è un sistema che si basa su tre colori fondamentali (che non devono essere confusi con i colori primari) che sono il rosso, il verde ed il blu e da tre colori di tipo sottrattivo, il giallo, il colore magenta ed il ciano. RGB è l’acronimo di Red, Green e blue, i nomi dei colori additivi in lingua inglese.
Teoria codici RGB
Una qualsiasi immagine è infatti scomponibile, attraverso procedimenti più o meno semplici come filtri o altro, in colori base. Miscelando in varie proporzioni tali colori base è possibile ottenere tutto lo spettro dei colori percepibili dall’occhio umano, eccezion fatta delle porpore.
Andando nello specifico i 3 colori principali, ovvero il rosso, il verde ed il blu equivalgono a forme d’onda (radiazioni luminose) di periodo fissato:
il Rosso con una lunghezza d’onda di 700 nm;
il Verde con una lunghezza d’onda di 546,1 nm;
il Blu con una lunghezza d’onda di 455,8 nm.
L’RGB e il sincronismo
Questa modalità di trasmissione del segnale video viene trasmessa con diversi modelli di sincronismo e a seconda del tipo di sincronismo si ha una piccola variazione del nome del segnale RGB.
RGsB
Quando su un’interfaccia video si trasmette il colore RGB con tre canali solamente il sincronismo composito viene posto sul verde (G). Questa modalità si chiama RGsB.
RGBS
Quando su un’interfaccia video si trasmette il colore RGB con quattro canali, il quarto è utilizzato per il sincronismo composito. Questa modalità si chiama RGBS utilizzata ad esempio su un’interfaccia SCART.
RGBHV
Quando su un’interfaccia video si trasmette il colore RGB con cinque canali, il quarto è utilizzato per il sincronismo orizzontale (H) e il quinto per il sincronismo verticale (V). Questa modalità si chiama RGBHV utilizzata ad esempio su un’interfaccia Video Graphics Array o Digital Visual Interface.
L’RGB, come abbiamo già detto è un modello additivo: sovrapponendo i tre colori base con la propria massima intensità otteniamo il colore bianco, colore che riflette tutta la luce. Con la combinazione delle coppie di colori si ottiene il cìano, il magenta e il giallo.
Principi fisici per la scelta del rosso, verde e blu
La scelta dei colori primari è correlata alla fisiologia dell’occhio umano; i colori primari sono stimoli che massimizzano la differenza tra le risposte delle cellule cono della retina alle differenze di lunghezza d’onda della luce, cioè hanno un triangolo di colore esteso.
I tre tipi normali di cellule fotorecettive sensibili alla luce nell’occhio umano (le cellule cono) rispondono più alla luce rossa (lunghezza d’onda lunga), verde (media), e blu (corta), con picchi vicini ai 570 nm, 540 nm e 440 nm, rispettivamente. La differenza nei segnali ricevuti dai tre tipi permette al cervello di differenziare un largo gamut di colori diversi, essendo più sensibile soprattutto alla luce verde-giallognola e alle differenze di tonalità nella regione verde-arancione.
L’uso dei tre colori primari non è sufficiente a riprodurre tutti i colori; solo i colori entro il triangolo dei colori definito dalla cromaticità dei primari possono essere riprodotti tramite sintesi additiva di quantità non negative di tali colori.
Modelli di colore
I colori possono essere rappresentati mediante diverse notazioni, le più diffuse sono:
RGB: metodo della tricromia addittiva, si basa sulla addizione di tre colori – Red, Gree, Blue – per ottenere tutti gli altri;
CMYK: metodo della quadricromia sottrattiva, si basa sulla sovrapposizione di tre colori – Cyan, Magenta, Yellow – e del nero;
HSB: metodo addittivo di composizione del colore mediante l’indicazione di tonalità (o tinta), saturazione e luminosità;
Le notazioni RGB ed esadecimale
Volendo concentrare la nostra attenzione all’ambito informatico (e più precisamente del web-design) le notazioni per la rappresentazione dei colori si riducono a due: RGB e esadecimale (spesso abbreviato in hex).
La notazione RGB prevede l’indicazione delle quantità dei tre colori di base (R, G, B) specificando per ciascuno un valore numerico compreso tra 0 e 255.
La notazione esadecimale è composta da tre coppie di numeri in base 16 (tale numerazione è così composta: 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, A, B, C, D, E, F, dove zero è pari a 0 e F è pari a 15) dove il valore più basso è 00 mentre quello più alto è FF (che corrisponde a 15*15 = 255).
Come detto un valore esadecimale è composto da tre valori corrispondenti (da sinistra verso destra) alle quantità di rosso, verde e blu. Per fare un esempio il codice #000000 corrisponderà al nero mentre #FFFFFF al bianco.
Come i più attenti di voi avranno già notato la notazione esadecimale non è altro che un “altro modo” per rappresentare un colore nel metodo RGB. E’ evidente, quindi, come i due valori siano fra loro facilmente convertibili.
– i primi due caratteri dopo # rappresentano la componente rossa,
– i secondi due la componente verde,
– gli ultimi due quella blu
Ognuna delle componenti può variare fra un minimo di 0 ed un massimo di 255.
Visto che ognuna delle tre componenti può variare da 0 a 255,si possono generare 255x255x255 = 16.581.375 colori.
– se conosciamo i valori decimali di un colore e li inseriamo nel “Selettore colore”, automaticamente anche il numero esadecimale (in basso) si aggiornerà ed il cerchiettino del puntatore andrà a posizionarsi sul colore impostato.Quando cliccheremo sul “colore di primo piano“,quel colore comparirà sull’area della foto, selezionata in precedenza.
– se conosciamo il valore esadecimale di un colore,possiamo inserirlo nel rettangolino in basso ed automaticamente compariranno i valori decimali corrispondenti ad R, G, B.
Anche in questo caso,quando cliccheremo sul “colore di primo piano” il colore prescelto comparirà sull’area della foto selezionata in precedenza.
Anche per i modelli di colore: HSB e CMYK valgono le stesse regole,cioè se ripetiamo le stesse manovre descritte per RGB,otteniamo ugualmente delle variazioni automatiche dei numeri nelle relative caselle con valori decimali,come nella casella con valori esadecimali.
Per chi volesse impostare un preciso colore rapidamente,potrebbe sceglierlo nella tavolozza dei colori ed impostarlo o nelle caselle decimali o nella casella esadecimale, non c’è alcuna differenza fra i due procedimenti,in quanto,come ho già detto,i valori scelti sono concatenati fra loro.
Nelle tavolozze ci sono anche i valori relativi a HSB e CMYK,quindi volendo,potrete impostare anche qui i valori relativi,anzichè su RGB.
Il Colore di Primo Piano può essere impostato anche direttamente agendo sui cursori RGB in alto a destra.
– selezionare l’area da modificare
– regolare i cursori RGB per il colore di Primo Piano desiderato
– Modifica
– Riempi
– Colore di Primo Piano
– OK
CMYK
CMYK è la sigla di Cyan, Magenta, Yellow, Key black; è un modello di colore detto anche di quattricromia o quadricromia. La “K” in CMYK si riferisce a key (chiave), in quanto i sistemi di stampa che utilizzano questo modello usano la tecnologia Computer to plate (CTP), nella quale mediante una “lastra chiave” (“key plate” in inglese) si allineano correttamente le lastre degli altri tre colori (il ciano, il magenta ed il giallo appunto). A volte si ritiene erroneamente che la lettera “k” derivi dall’ultima lettera della parola “blacK”, per non creare confusione visto che “b” significa blu. Per quanto apparentemente plausibile, si tratta di un errore.
I colori ottenibili con la quadricromia (sintesi sottrattiva) sono un sottoinsieme della gamma visibile, quindi non tutti i colori che vediamo possono essere realizzati con la quadricromia, così come non tutti i colori realizzati con l’insieme RGB (Red Green Blue) cioè quelli che vediamo sui nostri monitor (sintesi additiva) hanno un corrispondente nell’insieme CMYK.
Quando sono sovrapposti nelle diverse percentuali, i primi tre possono dare origine quasi a qualunque altro colore. Il 100% di tutte e tre le componenti (CMYK 100,100,100,0) non genera solitamente il nero, bensì il bistro, colore simile a una tonalità di marrone molto scura, tuttavia alcune stampanti inkjet fotografiche (es.: Hp Photosmart) lavorano esclusivamente in tricromia (Cyan, Magenta, Giallo) anche per l’ottenimento del nero. Perciò nei processi di stampa si è aggiunto l’inchiostro di un quarto colore per avere il nero pieno (CMYK 0,0,0,100) risparmiando sulle componenti degli altri tre inchiostri (v. Gray Component Replacement (GCR) e Under Color Removal (UCR)).
PRATICA¬_________________________
Quando vogliamo correggere il colore di una foto,generalmente si ricorre a Photoshop e ci sono alcuni modi per farlo.
Diciamo che le modalità principali a cui possiamo ricorrere sono le seguenti:
1) Campionatura del colore che vogliamo mettere sulla zona da correggere (strumento contagocce), selezione dell’area da correggere (strumento lazo),modifica,riempi,in base al colore di primo piano.
Questo procedimento è ottimo e preciso al 100%,l’unica osservazione da fare è che,se la zona su cui facciamo il campionamento non ha un colore uniforme,rispetto alla zona che vogliamo correggere,allora la correzione può non essere perfetta,ma tuttavia,in genere,è più che accettabile.
Questo metodo,inoltre può essere utile quando gli altri sono difficilmente praticabili ovvero diano risultati scadenti.
2) Selezione dell’area da modificare (strumento lazo),modifica,riempi in base a:
– colore di primo piano
– colore di sfondo
– colore…
– in base al contenuto
– pattern
– Nero
– Grigio 50%
– Bianco
Vediamole nei dettagli singolarmente
a) Colore di Primo Piano
– cliccare sull’icona “colore di primo piano”
– Selettore colore (colore di primo piano)
– regolare il cursore presente sulla barra verticale dei colori (con le sfumature dei colori) fino ad individuare il colore desiderato
– cliccare sul quadrato grande a sinistra sul colore desiderato
– cliccare su OK ed il colore scelto comparirà sull’icona del Colore di Primo Piano
oppure
– se conosciamo già il colore che vogliamo usare possiamo mettere direttamente i relativi numeri (decimali) nei rettangolini del colore RGB o HSB o CMYK
– il colore impostato comparirà immediatamente sul quadrato grande delle sfumature dei colori
– Ok
– ed il colore impostato comparirà sull’icone del “Colore di Primo Piano”
oppure
– possiamo modificare o incollare un nuovo numero esadecimale su quello esistente
– OK
– ed il colore impostato comparirà sull’icona del “Colore di Primo Piano” dopo aver scelto il metodo da seguire:
– strumento Lazo
– selezionare l’area da modificare
– Modifica,riempi
– Colore di Primo Piano (selezionare)
– OK e l’area selezionata diventerà di quel colore
b) Colore di sfondo
– selezionare l’area da modificare (strumento Lazo)
– Modifica,riempi
– Colore di sfondo
– Ok
– e l’area selezionata si riempie del colore di sfondo presente sulla foto
c) Colore…
– selezionare l’area da modificare (strumento Lazo)
– Modifica,riempi
– Colore…
– Selettore colore (colore riempimento)
– Impostare un colore con una delle tre modalità illustrate in a)
– OK
– ed il colore scelto comparirà nell’area selezionata
d) In base al contenuto
– selezionare l’area da modificare (strumento Lazo)
– Modifica,riempi
– In base al contenuto
– OK
– e l’area selezionata si riempirà del colore circostante alla foto. E’ da precisare che se intorno alla foto c’è un colore piuttosto irregolare,mal definito,con varie tonalità ecc… il colore di correzione potrebbe risultare poco soddisfacente.In questo caso,o si cambia metodo,oppure possiamo riprovare con lo stesso metodo selezionando però ogni volta delle aree più piccole,a volte con due o tre passaggi si arriva alla correzione voluta.
e) Pattern
– selezionare l’area da modificare (strumento Lazo)
– Modifica,riempi
– Pattern
– selezionare il pattern preferito fra quelli di default
– OK
– ed il pattern scelto compare sulla zona da modificare
f) Nero, grigio 50%, bianco
– selezionare l’area da modificare (strumento Lazo)
– Modifica, riempi
– Nero, grigio 50%, bianco (selezionare la voce desiderata)
– OK
– e l’area si riempie del colore selezionato
Qualunque sia il metodo scelto: a-b-c-d-e-f, possiamo anche scegliere oltre al Contenuto, il Metodo e l’opacità.
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