MARX E LA RIVOLUZIONE
“MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA“
E’ questo un piccolo libro che è stato pubblicato per la prima volta nel 1848 e nella sua prima edizione originaria contava appena 23 pagine,quindi in apparenza un piccolo libro inoffensivo che tuttavia ha in realtà cambiato radicalmente la storia del mondo.
Pubblicato in molti milioni di copie e tradotto in tutte le lingue del mondo,un testo che ha suscitato controversie pressochè interminabili,che ha anche alimentato un dibattito che ha attraversato la seconda metà dell’ottocento e tutto il ventesimo secolo,insomma un piccolo libro che ha cambiato la faccia del mondo.
Si consideri che negli ultimi 150 anni,assieme alla Bibbia,è il testo che ha goduto la maggiore fortuna dal punto di vista editoriale,che è stato più volte ristampato in tantissime edizioni. E’ un testo che la lega dei comunisti in occasione del suo primo congresso del 1847,commissiona a Marx e ad Engels come manifesto programmatico di questo partito della lega dei comunisti sorto dalle ceneri della Lega dei Giusti.
C’è già un piccolo dettaglio che è opportuno sottolineare,e cioè non vi era la possibilità economica per questa formazione politica di procedere alla pubblicazione del libro e si realizzò quindi una colletta che portò alla raccolta di 25 sterline con le quali furono acquistati i caratteri gotici tedeschi con i quali fu stampata la prima edizione di 23 pagine in 1000 copie e diffusa nel Febbraio del 1848.
Di questo testo il leader della Rivoluzione di Ottobre e cioè LENIN scrive in maniera lapidaria: “questo piccolo libretto pesa quanti interi volumi,il suo spirito anima e muove tutto il proletariato organizzato e in lotta del mondo civile”.
E’ il giudizio di colui che fu il protagonista della prima rivoluzione proletaria vittoriosa,la Rivoluzione dell’Ottobre che portò i Bolscevichi al potere,ma un giudizio più articolato e più specifico ci viene anche da un filosofo italiano della seconda metà dell’ottocento che a proposito del manifesto del partito comunista scrive: col manifesto il comunismo cessa di essere ciò che era stato in precedenza per molti secoli,vale a dire una speranza,una aspirazione,una congettura o un ripiego e diventa piuttosto l’esito obiettivo di movimenti reali,il compimento di una legge storica,la legge della lotta di classe.
Il documento è stato stampato spesso anche col semplice nome di MANIFESTO COMUNISTA ed è destinato ad influire in maniera determinante sullo sviluppo della storia politica del mondo soprattutto nel corso del ventesimo secolo.
TRA COMUNISMO E SOCIALISMO
Dobbiamo fare subito una precisazione,il titolo del manifesto porta come aggettivo COMUNISTA,in realtà i destinatari di questo testo,furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori di ispirazione socialista e può quindi risultare sorprendente se non incomprensibile che un testo destinato ad alimentare le lotte del movimento socialista si sia chiamato Manifesto Comunista.
In realtà possiamo spiegare questo dettaglio che peraltro corrisponde ad una delle questioni anche più dibattute dal punto di vista storiografico e teorico-politico,alla luce di ciò che scrive Engels,l’amico di una vita di Marx, al quale appunto era stata affidata in collaborazione con Marx la stesura del manifesto,ciò che scrive Engels in una delle molte prefazioni,serve soprattutto a far capire la fondamentale differenza che resiste dal punto di vista storico oltre che teorico-politico,tra il movimento di ispirazione SOCIALISTA e quel movimento che soprattutto nel corso del ventesimo secolo si è chiamato COMUNISMO.
Scrive Engels: quando fu pubblicato,noi non avremmo potuto chiamarlo manifesto socialista e spiega perchè. Nel 1847 con la parola socialisti si intendevano due tipi di persone,da una parte i seguaci dei vari sistemi utopistici che già allora si erano rinsecchiti in pure e semplici sette,dall’altra parte,i molteplici ciarlatani sociali che volevano eliminare con le loro varie panacee e con ogni sorta di toppe gli inconvenienti sociali senza fare il più piccolo male nè al capitale nè al profitto,in entrambi i casi gente che stava fuori dal movimento operaio e cercava anzi appoggio fra le classi colte.
Insomma,sintetizza Engels,nel 1847 socialismo significava un movimento di borghesi,comunismo un movimento di operai,il socialismo almeno nel vecchio continente era ammesso nella buona società,mentre il comunismo era proprio il contrario.
Questa distinzione fra socialismo e comunismo attraversa la storia delle organizzazioni politiche del movimento operaio lungo il ventesimo secolo anche attraverso un concetto discriminante cioè il riferimento al concetto di RIVOLUZIONE.
LA SOCIETA’ IN TRASFORMAZIONE
Negli anni in cui il giovane Marx inizia la riflessione sulla situazione dei lavoratori e a denunciare l’alienazione degli operai,l’economia dell’Europa è in piena trasformazione,e mostra segni di radicale rottura rispetto al passato. E’ infatti in pieno svolgimento la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE che stravolge gradualmente le condizioni di vita di interi paesi.
Da un sistema agricolo e artigianale si passa ad un sistema industriale moderno con l’impiego generalizzato delle macchine soprattutto nell’industria tessile e in quella pesante. La vera svolta è generata dall’uso del carbone fossile che permette di potenziare enormemente l’industria del ferro e degli altri metalli. Nascono così nell’ottocento le grandi costruzioni in ferro e ghisa,la più famosa di queste strutture è la TORRE EIFFEL di Parigi.
Ma l’impresa che diviene simbolo della rivoluzione industriale è soprattutto la costruzione delle prime reti ferroviarie che trasformano in maniera radicale il sistema dei trasporti. Le grandi città subiscono trasformazioni con la nascita dei sobborghi periferici in cui si accalca il sottoproletariato. Sono quartieri degradati,ai limiti della vivibilità dove si diffondono malattie e criminalità.
Scrittori come EMILE ZOLA e CHARLES DICKENS danno voce nei loro romanzi a questa umanità misera e disperata schiacciata dai meccanismi produttivi imposti dall’industria,le condizioni di lavoro sono inumane,i ritmi estenuanti,perfino i bambini vengono impiegati con attività massacranti nelle fabbriche. E’ per reagire a questa condizione che nascono le prime organizzazioni dei lavoratori,con gli scioperi e le proteste collettive ed è da qui che germinano e prendono le mosse le grandi ideologie rivoluzionarie dell’ottocento e del novecento.
OPPRESSORI E OPPRESSI: LA LOTTA DI CLASSE
Per capire un po’ meglio che cosa ci fosse di così tanto esplosivo in un testo così breve,apparentemente innocuo,è utile riferirsi proprio alle prime parole di questo manifesto,perchè delineano non soltanto i punti principali di un programma politico di un partito,quello della Lega dei Comunisti ,ma più ancora indicano alcuni elementi teorici fondamentali che resteranno decisivi anche nello sviluppo della elaborazione teorica di quello che sarà poi chiamato il MARXISMO.
L’inizio del testo dice: la storia di ogni società esistita fino a questo momento è storia di lotte di classe,liberi e schiavi,patrizi e plebei,baroni e servi della gleba,membri delle corporazioni e garzoni,in breve,oppressori e oppressi furono continuamente in reciproco contrasto e condussero una lotta ininterrotta,ora latente,ora aperta,lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta.
Secondo Marx ed Engels a metà dell’ottocento la lotta di classe si esprime nella forma ormai semplificata del conflitto aperto e insanabile tra BORGHESIA e PROLETARIATO. I punti essenziali di questo documento sono evidenti,da un lato c’è una interpretazione complessiva della storia come risultato di un conflitto originario che si ripropone sia pure attraverso forme storicamente diverse,ma che conserva questo nucleo di antagonismo tra due soggetti contendenti.
Dall’altro qui,Marx già abbozza una interpretazione del significato del capitalismo molto diversa da quella che ad esempio, una interpretazione successiva del marxismo ha teso ad accreditare,qui infatti Marx indica nel capitalismo un soggetto storico che ha avuto la forza e anche il merito di aver abbandonato,di aver consentito il superamento di quella zona d’ombra rappresentata dal Medioevo e che ha avuto quindi il merito di aver posto le condizioni che consentano in prospettiva di ipotizzare l’avvento del proletariato al potere e con esso la cancellazione delle classi sociali.
KARL MARX – LA VITA
Nasce nel 1818 a Treviri in Germania ,giunto a Berlino entra a far parte dei circoli della sinistra hegeliana,giovani motivati da un forte impegno sociale e da posizioni politiche rivoluzionarie.
Conclusi gli studi universitari si dedica al giornalismo collaborando con la Gazzetta Renana,ma un anno dopo però il giornale viene chiuso per ragioni di censura e Marx parte per Parigi.
Nella capitale francese inizia a frequentare i Circoli degli operai e degli Artigiani parigini,i socialisti PROUDHON e BLANC e l’anarchico russo BAKUNIN. Espulso dalla Francia proseguì in Belgio la sua attività di pensatore e scrittore grazie al sostegno dell’amico Engels con cui firmerà nel ’48 il celebre MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA.
Intanto però le posizioni politiche di Marx cominciano a preoccupare anche le autorità di Bruxelles che lo allontanano dal territorio. Arriva a Londra e si dedica alla stesura della sua opera maggiore: IL CAPITALE. Continua anche la sua attività a favore di un movimento internazionale dei lavoratori fino alla creazione della PRIMA INTERNAZIONALE.
IL RITRATTO DELL’AMICO ENGELS
Dice Engels : così come DARWIN ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica,Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana,per lui la scienza era la forza motrice della storia,una forza rivoluzionaria perchè Marx era prima di tutto un rivoluzionario,la lotta era il suo elemento,egli ha combattuto con una passione,con una tenacia e con un successo come pochi altri hanno combattuto.
Posso aggiungere senza timore che poteva avere molti avversari ma nessun nemico personale. Il suo nome vivrà nei secoli e così la sua opera. Questo discorso funebre di Engels è suggellato da un brevissimo testo di Marx che risale alla metà degli anni ’40,ma che resta a lungo inedito e che dice: i filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in modi diversi,ora si tratta di trasformarlo.
Marx non era solo un teorico,un uomo di cultura,un filosofo,proteso alla elaborazione di sistemi astratti,ma uno studioso che coniugava sistematicamente alla attività della ricerca,alla innovazione di carattere teorico,il lavoro come militante e dirigente rivoluzionario.
PENSIERI E RIFLESSIONI
1) L’emancipazione della classe lavoratrice deve essere opera della classe lavoratrice stessa.
2) L’ideologia dominante è sempre stata l’ideologia della classe dominante
3) Le idee non possono realizzare nulla. Per realizzare le idee c’è bisogno degli uomini che mettono in gioco una forza pratica.
4) Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita,ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza (e qui Marx sbaglia profondamente!)
5) Il motto preferito di Marx era: DE OMNIBUS DISPUTANDUM” ,cioè bisogna discutere e al tempo stesso dubitare di tutto,nessuna certezza,nessun affidamento fideistico,su tutto bisogna dubitare e discutere. Nel 1841 consegue la laurea in filosofia.
IL LAVORO OPERAIO E L’ALIENAZIONE
Nel 1844 durante il suo soggiorno a Bruxelles,Marx redige un’opera che avrà un’importanza decisiva nella sua biografia intellettuale,è un’opera costituita da 3 manoscritti che anticipano come programma di lavoro quello che Marx effettivamente svolgerà successivamente,soprattutto a partire dagli inizi degli anni ’50,quando si trasferirà definitivamente a Londra.
In questo testo Marx formula la TEORIA DELLA ALIENAZIONE. Dopo aver fatto un ragionamento sulla condizione dell’operaio nel sistema capitalistico egli dice:
tutte queste conseguenze si trovano nella determinazione che l’operaio sta in rapporto al prodotto del suo lavoro come ad un oggetto estraneo poichè è chiaro per questo presupposto che:
– quanto più l’operaio lavora,tanto più acquista potenza il mondo estraneo che egli si trova di fronte e
– tanto più povero diventa egli stesso,il suo mondo interiore e tanto meno egli possiede.
Qui Marx dimostra che poichè il prodotto del lavoro dell’operaio è un prodotto che gli viene confiscato perchè è proprietà del capitalista,quanto più l’operaio lavora,tanto più si impoverisce,tanto più perde della sua essenza,tanto più viene alleggerito di ciò che invece ne rappresenta la grande potenzialità.
E fa qui un paragone interpretativo,affermando che ciò che accade nel processo della produzione capitalistica e cioè ciò che accade quando l’operaio si trova di fronte come una potenza estranea a lui il prodotto del suo lavoro,è la stessa cosa che accade nella religione,più l’uomo mette in Dio e meno serba in se stesso.
Questa è una posizione che già era stata accennta da FEUERBACH,l’idea cioè che non è Dio il creatore dell’uomo,ma al contrario,è l’uomo che crea Dio,che oggettiva in una presunta entità esterna rispetto a lui,quelle che in realtà sono le proprie qualità.
Ne risulta quindi per quanto riguarda la condizione dell’operaio,che l’operaio mette nell’oggetto la sua vita e questa non appartiene più a lui bensì all’oggetto,più è grande questa sua facoltà e più l’operaio diventa senza oggetto. Insomma,l’operaio attraverso il lavoro,anzichè realizzarsi,si impoverisce sempre di più e oggettiva le sue migliori qualità in una potenza che si erge contro di lui,estranea e sostanzialmente dispotica.
LA POLITICA DEL NOVECENTO
Al pensiero di Marx si sono ispirati molti movimenti intellettuali e politi che hanno preso il nome di MARXISMO. Nel primo novecento,uno dei più celebri seguaci e interpreti del pensiero di Marx è VLADIMIR LENIN,il leader della rivoluzione russa del ’17,un evento che ha interessato l’intera storia del ventesimo secolo,trasformando l’impero degli Zar nel più importante esperimento comunista della storia.
Immediatamente dopo la seconda guerra mondiale,nell’Europa orientale,liberata dalla armata rossa,vengono fondati gli Stati Socialisti che diventano paesi satellite dell’Unione Sovietica. Nei Balcani i partigiani comunisti stabiliscono governi filo-sovietici,in Albania e nella nuova Repubblica Federale Socialista di Iugoslavia. In Asia orientale l’armata rossa appoggia la creazione di uno Stato Socialista in Corea del Nord,in Cina il partito comunista esce vittorioso dalla guerra civile e fonda la Repubblica Popolare.I comunisti prendono il potere in Vietnam,nel Laos e in Cambogia e regimi filosovietici vengono instaurati in Afganistan e in altri paesi del Sud del mondo. Nel continente americano è la piccola isola di Cuba a vedere la nascita del primo stato socialista dell’emisfero occidentale.
IL MATERIALISMO STORICO
Bisogna subito dire che generalmente nei manuali delle scuole secondarie o anche talvolta a livello universitario,si parla di MATERIALISMO STORICO attribuendo la paternità di questa dottrina a Marx. Si tratterebbe di una concezione generale della storia,secondo la quale i fattori dinamici che determinano l’evoluzione storica sono i rapporti sociali di produzione,cioè sono fattori di carattere economico e non altri movimenti quali quelli ipotizzati da altri sistemi di pensiero.
Ebbene,bisogna sottolineare che Marx NON ha MAI impiegato nei suoi scritti l’espressione “materialismo storico“,l’unico appiglio che potremmo avere per una legittimazione,per la verità molto traballante,della attribuzione a Marx di una concezione materialistica della storia,è un passo della prefazione al testo che Marx pubblica nel 1859 e che s’intitola: PER LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA,prefazione nella quale Marx parla della storia e della base materialistica di questa storia,ma l’espressione tecnica di MATERIALISMO STORICO viene adoperata per la prima volta da Engels e viene adoparata nel contesto di una interpretazione complessiva della ricerca marxiana che Engels tra il 1883 e il 1895 tenta di sviluppare.
Convinzione esplicita da parte di Engels è che sia giunto il momento di conferire alla ricerca marxiana che si è articolata principalmente attraverso il programma di critica dell’economia politica, il carattere di una vera e propria concezione filosofica generale. Engels tende cioè a tradurre in dottrina,in ideologia ufficiale un pensiero che invece Marx non ha mai voluto compendiare in una formula riassuntiva,rispetto alla quale anzi,egli più volte ha preso le distanze.
IO NON SONO MARXISTA
C’è un episodio da ricordare. I socialisti francesi avevano chiesto a Marx di redigere una specie di manifesto programmatico del loro partito,Marx trasmette il testo ma nelle settimane successive in qualche modo viene rimaneggiato,rielaborato da parte dei socialisti francesi e allora quando Marx viene in possesso di questa versione modificata,sbotta con una espressione che è destinata a diventare famosa affermando che : “se questo che voi ora mi avete trasmesso è marxismo,allora io non sono marxista”.
Possiamo quindi dire che quel movimento di pensiero che si è chiamato marxismo,nasce veramente,fino a fare del marxismo l’ideologia ufficiale del movimento operaio organizzato SOLO DOPO la morte di Marx,per iniziativa di Engels il quale ritiene che sia finito il momento di far prevalere all’interno della polemica e delle controversie di carattere teorico-politico,che attraversano e dividono il movimento operaio europeo,di far prevalere appunto la linea di Marx.
E secondo Engels per realizzare tutto ciò occorre trasformare l’analisi marxiana dei meccanismi di funzionamento della società capitalistica,in una vera e propria concezione filosofica generale denominata: MATERIALISMO STORICO.
PENSIERI
1) Da ognuno secondo le proprie capacità,a ognuno secondo i propri bisogni.
2 ) I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi,ma il punto ora è di cambiarlo.
3) Il nostro motto deve essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi,ma mediante l’analisi della coscienza non chiara a se stessa.
4) La teoria diventa una forza materiale non appena si impadronisce delle masse.
LE ORIGINI DEL MARXISMO
Il termine marxismo viene usato per la prima volta nel 1882 quindi l’anno prima della morte di Marx all’interno di un opuscolo di un autore francese il quale pubblica un saggio intitolato IL MARXISMO NELL’INTERNAZIONALE,cioè nella organizzazione internazionale dei lavoratori,ma anche egli non usa il termine marxismo per indicare una posizione teorica,ma per indicare una componente politica organizzata all’interno della associazione dei lavoratori. Dovremo attendere gli anni successivi perchè vi sia un uso del termine marxismo come termine impiegato per indicare una posizione di carattere teorico.
LA RIVOLUZIONE E LA RIFORMA
Può essere utile ricordare che il termine RIVOLUZIONE entra nel lessico politico tra la fine del seicento e i primi decenni del settecento con una provenienza molto specifica e cioè il termine nasce NON in un contesto politico,ma originariamente nasce in un contesto di carattere scientifico.
Come è noto DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM COELESTIUM è il titolo dell’opera di Copernico comparsa nel 1543. RIVOLUZIONE,esprime il movimento di un corpo celeste in senso ciclico. Quando il termine entra nel lessico politico,all’incirca un secolo e mezzo dopo,porta con sè questo significato,per cui la rivoluzione anche in senso politico,NON è come noi possiamo immaginare,un processo di abbattimento dell’ordine esistente e sua sostituzione con un nuovo ordine economico,politico,sociale,quindi rivoluzione vuol dire
uscire dalla condizione attuale ma per ripristinare una condizione originaria dalla quale ci siamo allontanati.
Quindi la rivoluzione in senso politico non solo ha questo carattere di innovazione,ma combina l’innovazione anche col ripristino di una realtà precedente,originaria,alla quale si tratta di ritornare.
Ben diverso è il significato di RIVOLUZIONE all’interno delle organizzazioni del movimento operaio dove veniva impiegato per indicare molto spesso un’iniziativa politica più debole rispetto a quelle della rivoluzione e cioè il termine RIFORMA e RIVOLUZIONE sono stati per circa un secolo e mezzo i termini di confronto di due diverse e spesso antagoniste linee politiche.
Quella RIVOLUZIONARIA doveva essere la più radicale,mentre la linea della RIFORMA si immagina essere più gradualista,meno pronta ad instaurare nuovi ordini,più disposta al compromesso. Marx NON fa MAI riferimento al concetto di rivoluzione.
Più che prefigurare quale sarebbe potuto essere l’assetto futuro delle relazioni economiche ,sociali e politiche,Marx preferiva l’analisi della società del tempo al cui interno egli coglieva le linee dinamiche dalle quali a suo giudizio sarebbe potuto poi
derivare anche un movimento di trasformazione radicale di cui il proletariato sarebbe stato protagonista.
IL SOCIALISMO E IL COMUNISMO
Nella seconda metà dell’ottocento quando Marx scrive il MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA ,il significato dei termini SOCIALISTA e COMUNISTA erano lontano da quello odierno.
Le teorie socialiste elaborate all’interno del movimento operaio ottocentesco comprendevano una varietà di posizioni e di voci per esempio quella di
SAINT-SIMON che sognava una società in mano agli scienziati e ai produttori con una alleanza solidale della borghesia e del proletariato,oppure quella elaborata da FOURIER che auspicava la creazione di comunità volontarie di lavoro e di vita con la socializzazione della produzione e dei redditi.
Il pensiero di Marx che le riteneva entrambe utopiste si avvicinava di più alle posizioni di chi già allora si definiva comunista ,ad esempio,BLANQUI intellettuale francese che credeva nella azione rivoluzionaria di una minoranza capace di guidare le masse nella presa del potere e nella trasformazione dell’economia.
Un altro pensatore importante in quegli anni di fermento è PROUDHON che pensava alla rivoluzione come un movimento dei piccoli proprietari contro lo Stato e la grande proprietà,per ottenere la loro abolizione e costruire una società libera dai privilegi e dall’oppressione.
Nel 1864 molte di queste posizioni intellettuali confluiscono nella prima INTERNAZIONALE,una associazione che unisce le organizzazioni dei lavoratori trasversalmente ai diversi stati. Nella visione di Marx nella prima fase della rivoluzione sarebbe nata una dittatura del proletariato in cui l’economia avrebbe funzionato secondo il modello capitalistico ma anzichè arricchire i privati avrebbe portato beneficio a tutta la società,la fase finale della rivoluzione doveva essere però una società senza classi costituita da uomini liberi in cui ognuno avrebbe potuto ricevere secondo i propri bisogni e produrre secondo le proprie capacità.
CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA
CAPITALISMO E PLUSVALORE
Marx rivolto ad Engels dice: la prima e più importante scoperta che riconosco di aver compiuto è l’origine del PLUSVALORE indipendentemente dalle sue forme particolari e la seconda grande scoperta è la scoperta del duplice carattere del lavoro incorporato nelle merci.
PLUSVALORE
Marx è il primo anche rispetto agli economisti classici che mostra il fondamento oggettivo dello sfruttamento capitalistico e cioè lo sfruttamento dell’operaio da parte del padrone,non è l’esito di una disposizione malvagia da parte del padrone,non è l’effetto di un comportamento discrezionale tale per cui si possa anche immaginare un padrone buono che si astenga dallo sfruttare l’operaio,ma lo sfruttamento è un processo OGGETTIVO che scaturisce dalla realtà del processo capitalistico di produzione il quale è insieme processo lavorativo concreto e cioè processo che produce delle merci che hanno uno spedifico valore d’uso ma è insieme anche processo di valorizzazione del capitale che compare nel processo produttivo attraverso la forma del capitale fisso,in altre parole,non è revocabile questo carattere dello sfruttamento ma è IMMANENTE al modo di produzione capitalistico e scaturisce dal fatto che:
A) l’operaio lavora più di quanto serva per reintegrare il valore del salario che gli viene elargito,da un certo punto di vista partendo dalla equivalenza tra lavoro e valore si può dire che l’operaio produca un PLUSVALORE che è eccedente rispetto al valore che egli produce come corrispettivo del salario che gli viene corrisposto.
B) Esiste quindi una OGGETTIVITA‘ dell’origine del plusvalore che toglie ogni censura moralistica relativa alla condotta del capitalista e che mostra che soltanto nel superamento del modo capitalistico di produzione sarà consentito superare anche lo sfruttamento del lavoratore. Finchè persisteranno le condizioni capitalistiche della produzione,lo sfruttamento resterà inevitabile.
Le affermazioni di A e B sono talmente VERE, INDISCUTIBILI,INCONFUTABILI, che basterebbero da sole a far capire anche ai più cretini (e ce ne sono tanti purtroppo) che il CAPITALISMO è la più grande forma di oppressione legale (ma illegittima) dei lavoratori che si possa immaginare!
IL DUPLICE VALORE DEL LAVORO
Non meno importante è la seconda scoperta che è quella per la quale secondo Marx così come la merce è qualcosa di duplice,è valore d’uso,ha un valore di scambio,allo stesso modo il processo lavorativo che produce la merce è anch’esso duplice,è processo lavorativo che produce la merce come valore d’uso e quindi è processo lavorativo concreto ma è anche processo lavorativo che produce la merce in quanto detentrice di valore di scambio e allora è lavoro astratto è processo di valorizzazione. Insomma,in qualche misura Marx svela l’arcano della produzione capitalistica,la sua intrinseca e ineliminabile duplicità,la sua costitutiva ambivalenza.
E questa è un’altra affermazione IMPORTANTISSIMA,FONDAMENTALE,direi MERAVIGLIOSA e perfino “SENTIMENTALE” che Marx ci offre nella sua analisi,che va OLTRE IL MATERIALISMO ,questa è una affermazione IDEALISTA che riconosce e rivalorizza la vera ESSENZA DEL LAVORO,sì perchè dall’uomo parte il lavoro ,non c’è nessun lavoro se non c’è l’UOMO,se non c’è la VOLONTA’ dell’uomo,se non c’è il SENTIMENTO dell’uomo,se non c’è l‘AMORE dell’uomo!!!
Quindi CHE COSA E’ L’UOMO,che cosa mette l’uomo nel prodotto del suo lavoro se non ciò che l’UOMO E’????
E purtoppo qui l’analisi di Marx non ha saputo indagare in modo adeguato!!
Marx non ha saputo capire la realtà dell'”UOMO” fino in fondo….!!!
E questo,personalmente non posso che definirlo come un secondo PLUSVALORE,INAFFERABILE,INTANGIBILE E MOLTO PIU’ IMPORTANTE DEL PRIMO CHE ABBIAMO GIA’ VISTO!
Ebbene,nel capitalismo l’UOMO viene derubato anche di questo tipo di Plusvalore.
Ad un polo troviamo le filosofie idealiste (dalla filosofia di Platone, all’idealismo trascendentale di Fichte, Hegel) che pongono le idee come principi per conoscere la realtà stessa, mentre all’altro polo abbiamo le filosofie materialiste, che pongono a fondamento della realtà la materia.
Marx ha fatto una critica all’Idealismo,tirando in ballo i” fattori culturali“,pensando che possiedano una loro autonomia relativa e siano quindi in grado di influenzare e modificare le relazioni sociali o se al contrario rappresentino un riflesso della struttura economico-sociale.
Weber polemizzò in molti suoi lavori con il determinismo economico del materialismo storico, con l’idea cioè che le forme del pensiero, del diritto, della morale siano il prodotto delle condizioni economiche della società. Tutta la sua opera può essere intesa come il tentativo di mostrare il ruolo cruciale svolto dalle credenze e dai valori nell’orientare, in un senso piuttosto che in un altro, il comportamento delle persone.
Weber cerca, infatti, di sottrarsi al rischio di criticare il materialismo in nome dell’idealismo e di un’interpretazione spiritualistica della storia.
Marx ha fatto delle affermazioni che,a mio parere,vanno molto oltre il materialismo,ma che purtroppo lui NON HA SAPUTO O VOLUTO (per coerenza al suo pensiero) portare avanti e che avrebbero invertito il ragionamento che evidenzia che i fattori culturali hanno influito in modo determinante sulla nascita del capitalismo, quindi è del tutto legittimo prendere in considerazione l’influenza dell‘Etica (non materialistica) sullo sviluppo economico,anche se fra i due ci può essere un condizionamento reciproco.
Sono profondamente convinto che Marx,pur essendo un grande pensatore,si è fermato tuttavia nel suo ragionamento,solo alle APPARENZE che lui (forse) in buona fede credeva fossero le sole a determinare il tipo di sviluppo economico.
Ma penso anche un’altra cosa e cioè che Marx,essendo un uomo del suo tempo,non poteva andare oltre le considerazioni che ha espresso,perchè non aveva i mezzi necessari cognitivi per poter tentare di incanalare il suo ragionamento in considerazioni MOLTO PIU’ PROFONDE E MOLTO MENO APPARENTI.
RIFLESSIONI
1) Se il prodotto del lavoro mi è estraneo e mi sta di fronte come una potenza straniera,a chi esso appartiene allora?
2) Eppure,tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale,se non gli vengono posti dei freni,lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a un livello di profonda degradazione.
L’EREDITA’ DI MARX
PROFETA O RIVOLUZIONARIO ?
Si è voluto vedere in Marx il PROFETA del ventesimo secolo e con questa attribuzione inevitabilmente lo si è anche ridimensionato perchè nel momento in cui le ipotesi di profezia che egli avrebbe formulato si sono rivelate infondate,ne sarebbe rimasta compromessa la credibilità complessiva della figura di Marx. Un esempio su tutti,si è molto insistito per denigrare Marx nel rilevare che ciò che egli aveva pronosticato e cioè la caduta tendenziale del saggio di profitto non si sarebbe in realtà realizzata,con ciò vanificando nel suo insieme la attendibilità scientifica dell’intero programma di critica dell’economia politica.
Forse Marx come PROMETEO ha tentato di portare la GIUSTIZIA piena in questo mondo e l’amaro commento che troviamo nel PROTAGORA di PLATONE è che la giustizia se ne sta presso Dio e che in questo mondo non conosciamo giustizia,ma nella migliore delle ipotesi,una buona applicazione del diritto.
La consapevolezza che una compiuta giustizia non è realizzabile nonostante gli sforzi generosi compiuti da Marx e anche da coloro che si sono ispirati al suo pensiero,è la consapevolezza con la quale possiamo ormai a distanza di tanti decenni ritornare a dialogare con Marx,grande pensatore classico.
ULTIMA RIFLESSIONE
Mi sento sinceramente di dire che:
Le cose sono andate come tutti sappiamo,NON perchè il pensiero di Marx era sbagliato,ma perchè ci sono stati “uomini” meglio “OMUNCOLI” che non solo non hanno minimamente capito la vera ESSENZA del pensiero di Marx,ma cosa estremamente più GRAVE e ASSASSINA, lo hanno VOLONTARIAMENTE TRAVISATO!
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TY
Ecco che la tua ultima riflessione spiega come mai il socialismo non si è realizzato: marx è stato travisato! (sic!) Insomma se ne nascevi tu, che hai ben compreso l’essenza del marxismo, al posto di Lenin a quest’ora avremmo realizzato il comunismo sul pianeta.
Come nelle altre riflessioni, ignori completamente la forza dell’avversario. Per te non esiste o se esiste non conta nulla, basta la volontà a realizzare i sogni. Quindi se non si è realizzato il socialismo la colpa è delle classi dirigenti inette che hanno travisato Marx, non per la difficoltà del compito e la forza del nemico di classe, che dispone di risorse pressoché illimitate di potere e ricchezza e può schiacciare chiunque come ha ben dimostrato la storia!
Vuoi degli esempi? Vittoria del Fronte Popolare in Spagna nel 36 a cui fa seguito il colpo di stato del generale Franco. Vittoria di Allende in Cile a cui fa seguito il colpo di stato Di Pinochet, con la complicità degli USA. Il colpo di stato contro il governo riformista di Jacobo Arbenz Guzmán in Guatemala nel 54 rovesciato perché osò mettere in discussione il potere della united fruit statunitense, l’Invasione di Grenada, l’invasione della repubblica dominicana, la guerriglia contras contro i sandinisti in Nicaragua, il tentativo di strozzare economicamente Cuba, e così via…l’elenco potrebbe continuare…ma per te sono dettagli, per vincere bisogna tornare a studiare il vero Marx!