I blog di Alessioempoli

Data 3 febbraio 2017

CAPITALISMO – 1°

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    CRISI DEL CAPITALISMO E DEL NEOLIBERISMO

 

Capitalismo

Il termine capitalismo può riferirsi in genere a diverse accezioni di pratiche economiche, che vennero istituzionalizzate in Europa, tra il XIV e il XV secolo (come dimostrato magistralmente da Giovanni Arrighi), che coinvolge in particolar modo il diritto da parte di individui e gruppi di individui che agiscono come “persone giuridiche” (o società) di comprare e vendere beni capitali (compresi la terra e il lavoro; vedi anche fattori della produzione) in un libero mercato (libero dal controllo statale).

 

Neoliberismo

In economia con neoliberismo si indicano un insieme di concezioni filosofiche, politiche ed economiche non ben definite, indirizzate ad una esaltazione del libero mercato ed a una riduzione del peso dello Stato nella vita pubblica, come evoluzione del classico liberismo.

Negli ultimi tempi però il concetto di neoliberismo è entrato maggiormente nel linguaggio giornalistico, saggistico e propagandistico, assumendo il più delle volte un significato dispregiativo.

 

 

In tutto l’occidente esplode la crisi del capitalismo,se le cose continuano così con il sistema di potere delle banche non c’è nessuna speranza per le nuove generazioni,saranno schiave di quell’uno per cento che ha in mano tutta la ricchezza,i politici difendono solo gli interessi delle lobby finanziarie corrotte,cioè di quei gruppi di persone che,senza appartenere a un corpo legislativo e senza incarichi di governo,si propongono di esercitare la loro influenza su chi ha facoltà di decisioni politiche ,per ottenere l’emanazione di provvedimenti normativi,in proprio favore o dei loro clienti,riguardo a determinati problemi o interessi: le lobby degli ordini professionali,del petrolio ecc.

 

Le grandi banche sono quelle che hanno messo il popolo in grandissime difficoltà,non è il popolo che ha sbagliato e che quindi non deve pagare per loro.

 

Il fallimento dell’euro è appena iniziato ma è solo una questione di tempo

 

Sicuramente sarebbe meglio per tutta l’unione europea se non ci fosse più la moneta unica,il nord europa si potrebbe unire,avere una moneta forte,esporterebbe meno ma potrebbe spendere di più in consumi ed investimenti,il sud europa potrebbe trovare una via di uscita alla crisi con un vicino di casa ricco e potrebbe sfruttare la moneta debole per stimolare la crescita,che a sua volta permetterebbe le enormi riforme del mercato del lavoro di cui l’europa del sud ha bisogno.

 

Ma ricordiamoci sempre che, in ogni caso, il problema fondamentale è :

 LA REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA,SENZA LA QUALE I LAVORATORI SARANNO SEMPRE SCHIAVI DEI POCHI SEMPRE PIU’ RICCHI.

QUESTO NON PUO’ ESSERE TOLLERATO!

 I GOVERNI SONO LA CAUSA DI QUESTA SITUAZIONE,

 

Mentre c’è questa grande crisi con la ribellione di popoli interi, nei parlamenti europei che cosa si sta facendo?

Si sta votando una modifica delle costituzioni introducendo la parità di bilancio,come a dire: ” badate che le vostre proposte stanno a zero,perchè noi abbiamo un dogma che si chiama parità di bilancio e siccome le vostre richieste non ci stanno dentro,peggio per voi,dovete arrendervi perchè noi deteniamo il potere e la scienza“.

 

Come ha detto un filosofo francese importante,il potere dei tecnocrati risiede essenzialmente su questa questione: o fate come diciamo noi o è il caos,quindi la politica non può più scegliere fra A e B ma si deve piegare al potere dei tecnocrati.

 

E siccome questa politica non si può fare nella democrazia,queste persone hanno sospeso la democrazia,per cui noi viviamo in una società post-democratica  cioè in una società a comando oligarchico che ha sospeso l’autonomia dei parlamenti per impedire che i popoli in rivolta possano portare nelle istituzioni la loro voce e la loro ragione.

 

 

Ci sono stati arricchimenti che non hanno paragone con i decenni precedenti nei quali anche un grande imprenditore ci metteva generazioni a fare grandi ricchezze,oggi sono emersi capitani di finanza che hanno costruito ricchezze gigantesche non in una generazione,ma in metà tempo di una generazione.

L’amministratore delegato di Finmeccanica,peraltro discusso,va in pensione con una pensione di 5 milioni e mezzo di euro.

 

Costruire una moneta unica per economie di paesi, molto diverse ,è un’impresa difficilissima,se poi lo facciamo su una linea sbagliata si va verso la catastrofe e la linea sbagliata è stata Maastricht,cioè è stata un’idea attraverso la quale si è chiesto alla politica di rinunciare a progettare delle scelte a partire dall’occupazione e dal lavoro perchè le hanno detto: “comandiamo noi!”.

 

Oggi il problema è ridurre il deficit,se la nuova generazione è condannata alla precarietà,hanno detto,pazienza!

Ma come si risponde alla rabbia del popolo? Dicendo sfasciamo tutto? NO

La prima cosa che la politica deve dire è che ha mentito ed ha sbagliato!

 

 

Occorrerebbe che quelli che ci hanno spiegato le magnifiche sorti progressive della globalizzazione e cioè che: c’è una grande rivoluzione nel mondo; che il lavoro diventerà meno importante; dalla produzione materiale passiamo alla produzione virtuale; adesso passiamo per una fase di precarietà ma poi ci sarà il lavoro per tutti; fate i sacrifici perchè domani ci sarà lo sviluppo,ebbene, tutti questi signori dovrebbero dire che hanno fallito.

 

Cioè gli stessi che adesso ci propongono il rigore sono gli stessi che hanno proposto  Maastricht e che cioè dovevamo ridurre il deficit,cioè la differenza fra quello che spendi e quello che prendi.

Così ci hanno portato ad una situazione drammatica.

 

 

Per non sapere alimentare la domanda interna hanno inventato una figura sociale nuova e cioè: il consumatore indebitato cioè un signore che comprava a debito e le banche hanno favorito che lui comprasse a debito come le macchine di lusso,i grandi appartamenti ecc.,finchè questa cosa è scoppiata passando la mano al debito pubblico perchè era debito privato ma è diventato debito pubblico perchè per salvare le banche occorreva un intervento pubblico dello stato che mettesse i soldi.

E’ dranmmatico che in Italia il 10% della popolazione più ricca abbia il 50% della ricchezza generale del paese.

 

Non è possibile far finta che il debito non ci sia,ma non è vero che la nuova dogmatica secondo cui il debito propone una sola via d’uscita,quella che per esempio è indicata dalla ricetta della Banca Centrale Europea,sia la sola possibile oppure ci sarà il caos.

 

Negli Stati Uniti otto fra i maggiori economisti del paese di cui 5 premi Nobel,hanno fatto un appello al presidente Obama dicendo di non mettere la parità di bilancio in costituzione perchè questo è un crimine economico e sociale dato che,dicono questi economisti,se noi avessimo avuto la parità di bilancio in costituzione dopo la crisi del ’29,non avremmo assistito al più grande sforzo fatto in occidente per uscire dalla crisi attraverso una politica per lo sviluppo e l’occupazione.

Inoltre in Italia più di 110 economisti hanno scritto un appello pubblico in cui dicono che c’è un’alternativa alla indicazione della Banca Centrale Europea che è catastrofica perchè genera recessione e nuova disoccupazione ed è costruita grosso modo su questo trinomio:

 

1) la BCE faccia come la Federal Reserve ,come la Banca centrale di Gran Bretagna o quella Giapponese,cioè sia un prestatore di ultima istanza;

2) si riduca il peso del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese aumentando contemporaneamente le retribuzioni;

3) si cancelli l’idea di mettere in costituzione la parità di bilancio.

 

Un governo il consenso lo deve cercare dal popolo,non dalla BCE!

 

 

 

IL VERO VOLTO DEL CAPITALISMO

 

IL CANCRO DEL CAPITALISMO E’ LA MANCATA REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

 

Il 18% della popolazione mondiale che corrisponde più o meno a 800 milioni di persone dispone dell’83%  del reddito mondiale,mentre l’82% della popolazione mondiale che corrisponde a circa 5 miliardi di persone si spartisce il restante 17%.

 

Questi sono numeri che nessun teorico della teoria dei sistemi può prevedere che il sistema regga,a questo c’è da aggiungere che quanto all’uso e all’abuso della distruzione delle risorse della terra,i paesi ricchi consumano circa  il 50% dell’energia,il 75% del metano e l’85% del legno. L’estrema povertà potrebbe essere sradicata all’inizio del prossimo secolo con una spesa di 80 miliardi di dollari l’anno cioè meno del patrimonio netto accumulato dalle 7 persone più ricche del mondo. Questo sembra un bollettino di disfatta del capitalismo storico,negli USA l’1% della popolazione possiede il 40% della ricchezza ,il 20% ne possiede un altro 40% e il 79% il restante 20%.

 

E’ evidente che in una condizione del genere la democrazia non può andare oltre le scelte degli esecutori  tecnicamente più capaci nell’applicare i comandi del capitale finanziario che si muove a livello transnazionale,per cui quando Marx diceva che i governi erano comitati d’affari della grande borghesia aveva torto,ma solo per difetto,perchè quello che allora era un cattivo costume oggi è  “IL SISTEMA“,per cui se nel mondo antico i debitori insolventi finivano schiavi,nel mondo del capitalismo globale interi stati vengono costretti a lavorare per conto delle grandi finanziarie e delle grandi imprese.

 

Conclusione: possiamo dire che dopo aver vinto la guerra dei settant’anni contro il comunismo,il capitalismo incomincia a mostrare il suo vero volto,che non è proprio quello del progresso che aveva scritto sulle sue bandiere,infatti se questi dati e queste considerazioni hanno un loro senso,non sembra remoto lo spettro di una ingloriosa soluzione finale dell’esperimento umano,sia per quanti non hanno di che vivere sia per i ben pasciuti  a cui non si riconosce altra dignità se non quella di funzionari a diversi livelli del capitale.

 

I cataclismi umani che il ‘900 ha metabolizzato nelle guerre mondiali fra le potenze nelle guerre coloniali ,ancora ribollono nelle falde sommerse della terra regolata solo dai criteri della accumulazione infinita e della competizione sfrenata il cui limite è solo artificio e tregua di guerra nella più totale assenza di rispetto per uomini e natura,infatti l’unica civiltà che si va diffondendo a scapito di tutte le altre possibili espressioni tradizionali e non,è la civiltà del profitto che oggi appare come l’unico generatore simbolico dell’ordine che deve regnare sulla terra e della partizione dei ruoli che gli uomini,sia quelli affamati,sia quelli sazi,devono rigorosamente assumere per avere diritto di cittadinanza.

 

Tuttavia il capitalismo si regge su questa crisi costante che è coessenziale al capitalismo stesso nel produrre quelle patologie come la disuguaglianza sociale,l’arricchimento ecc. ,il capitalismo sacrifica i popoli,gli stati e le nostre vite e l’ideologia liberale copre questa tragedia.Quindi il capitalismo è ben distante  dal produrre quel benessere e quell’armonia sociale che i suoi sostenitori hanno continuato a vedere nel capitalismo stesso.

 

Quindi sembra un paradosso,il capitalismo è in crisi ma nello stesso tempo domina incontrastato su tutto l’orizzonte,l’ideologia liberale che è la copertura di questa mega macchina capitalista,rivela essa stessa le sue contraddizioni e continua ad imporsi come l’unico modo di pensare.

 

Allora si tratta di riscoprire quella che Marx chiamava l’arma della critica e forse la filosofia è il luogo privilegiato per interrogare criticamente il capitalismo e nello stesso tempo di sottoporlo a critica,il valore aggiunto della filosofia rispetto all’economia,è che l’economia si rapporta rispetto all’oggetto capitalismo,in forma teologica e santificante,non lo mette mai in discussione,ma deve produrre una legittimazione,quindi possiamo dire che oggi l’economia è la teologia del nostro tempo ma la teologia della disuguaglianza sociale;

 

La filosofia invece può interrogare criticamente l’oggetto della discussione,cioè il capitalismo.

 

 

Possiamo teorizzare l’idea del capitalismo in 3 fasi: fase astratta,fase dialettica e fase speculativa.

 

1) nella fase astratta

in cui il capitalismo viene al mondo,storicamente possiamo collocarlo fra il 400 e il 500 .Il  moderno capitalismo,che nasce destrutturando ogni forma comunitaria di esistenza, deve imporsi come unico mondo possibile,come unica comunità possibile,nasce come amore dell’illimitatezza,il capitalismo è la metafisica dell’illimitatezza per questo l’economia non basta per capire il capitalismo,ci vuole la filosofia,il principio su cui si regge il capitalismo è un principio tutto filosofico che è quello dell‘infinito,diremmo con Hegel: – il cattivo infinito,sempre di più,tutto va bene purchè ce ne sia sempre di più -. Come sappiamo la modernità si apre con un richiamo costante all’infinitezza,l’infinito del mondo,l’abbandono della tradizione pregressa e così via. Questo è il capitalismo nella sua fase genetica,esso viene al mondo,citando Marx,quando il principio della illimitata mercificazione comincia ad imporsi come unico principio direttivo.

 

2) Fase dialettica

 

Essa nasce quando nel capitalismo viene posta una contraddizione interna,siamo a cavaliere fra 700 e 800. Il capitalismo si è posto come l’unico modo di produzione e la sua segreta teologia è la ricerca illimitata del profitto.

 

La contraddizione è data dalla compresenza del proletariato,cioè la classe che lotta per superare il capitalismo,e dalla presenza della coscienza infelice della borghesia per il fatto che la borghesia e il capitalismo non si identificano,perchè il capitalismo è un processo senza soggetto che ha come obiettivo il proprio accrescimento ai danni della vita umana e del pianeta.

 

Quindi il capitalismo è un signore del mondo grandioso e terribile che si autonomizza rispetto all’umanità e la condanna a servirlo,non a caso il primo libro del Capitale di Marx questo narra,la nascita del mostro creato dall’umanità e autonomizzatosi  rispetto ad essa,il capitale creato dalla mano umana si autonomizza e la domina.

 

La borghesia invece è una classe sociale dialettica che per un verso si trova a proprio agio nel capitalismo perchè è il modo della produzione in cui la classe borghese è dominante e lo vede come un modo naturale di esistere, ma per un altro verso la borghesia in quanto erede dell’ideale illuministico dell’emancipazione universale vede contraddetto questo ideale, cioè l’emancipazione di tutti,dal capitalismo stesso,il quale lungi dal produrre l’emancipazione universale,genera emarginazione,schiavitù,sfruttamento,colonialismo,imperialismo.

 

Allora cosa succede? Succede che la borghesia per un verso è portata a legittimare il capitalismo e a trovarsi a proprio agio con esso;ma per un altro verso la borghesia proprio perchè cerca l’emancipazione di tutti e la vede contraddetta dal mondo in cui essa domina,per ciò stesso  è portata a schierarsi contro il capitalismo e ad aderire alle lotte del riconoscimento del lavoro servile del proletario.

 

Non dimentichiamoci che Marx che per tutta la vita ha appoggiato le lotte operaie era un borghese,quindi la coscienza infelice della borghesia sta nel fatto che in nome della ricerca dell’emancipazione universale rinuncia al proprio interesse particolare per aderire alla lotta del servo ,che lottando per la propria libertà lotta per la libertà di tutti.

 

A Marx interessa il proletariato perchè quella classe particolare , lottando contro il capitalismo ,rende possibile l’emancipazione dell’umanità tutta dal capitalismo stesso.

 

Quindi la grande contraddizione interna al capitalismo nella fase dialettica sta appunto nell’unione di quelle ,che con la sintassi di Hegel , si possono  chiamare la coscienza infelice borghese e le lotte del proletariato,del servo,per il riconoscimento del proprio lavoro.

 

La grande stagione delle lotte anticapitalistiche che si possono situare fra il 1750 e il 1968,si basa esattamente su questo principio: unione delle due istanze ,della lotta del servo e del proletariato in nome della ricerca di una unità nobilitante che renda possibile l’emancipazione di tutti.

 

Ma se non si capisce la distinzione fra borghesia e capitalismo,non si capisce nulla del capitalismo ovviamente e nulla del nostro tempo,che è un tempo in cui c’è il capitalismo ma non c’è più la borghesia.

 

Persone come Mozart,Beethoven o Goethe erano certamente soggetti borghesi  ma che difficilmente si potrebbero qualificare come capitalisti;mentre ad esempio Berlusconi o Montezemolo sono evidentemente capitalisti ma non borghesi,perchè non hanno della borghesia quella grande visione universalistica e con coscienza infelice che invecie avevano Mozart o Beethoven. Se poi prendiamo dei personaggi come Marx,Hegel o Fichte abbiamo dei borghesi anticapitalisti.

 

Ora il capitalismo che ha la contraddizione al proprio interno,deve superarla,perchè la contraddizione può portarlo alla propria morte.

 

Il capitalismo per superare la contraddizione deve evidentemente anestetizzare il conflitto cioè anestetizzare la lotta per il riconoscimento del lavoro servile,cioè deve rendere il servo proletario incapace di portare avanti il conflitto ,deve  renderlo passivo,atrofizzato come oggi è,ma deve al tempo stesso neutralizzare anche la borghesia.

 

Il 1968 è l’origine del nuovo capitalismo che si sta sviluppando oggi in tutta la sua drammatica coerenza,il 1968 è l’anno in cui ci si emancipa non dal capitalismo ma si emancipa il capitalismo stesso dalla borghesia,nel senso che il ’68 non fu una lotta anticapitalistica ma fu una lotta antiborghese,bisognava cioè sopprimere la borghesia come classe con coscienza infelice ma poi anche tutti quei valori borghesi ,etici,religiosi,morali che alla lunga erano incompatibili con il principio stesso di un capitalismo fortemente sviluppato il cui principio era appunto quello per cui la merce non ha limiti etici,nè morali,nè borghesi,nè religiosi.

 

Il 1968 fu vissuto come un fenomeno rivoluzionario e anticapitalista invece la logica del ’68 sta nel fatto che fu un grandioso movimento antiborghese e al tempo stesso ultracapitalistico,cioè favorì lo sviluppo stesso del capitalismo privandolo di quella serie di valori borghesi che ancora lo limitavano,ma di più,privandolo ancora di quella coscienza infelice borghese che già poneva sempre sotto scacco il capitalismo stesso;siamo passati disinvoltamente dalla coscienza infelice borghese all’odierna incoscienza felice di chi accetta tutto serenamente aderendo cadavericamente alle logiche di sviluppo del capitalismo.

 

Tutti i principi del ’68 vissuti come rivoluzionari all’epoca: è vietato vietare,godiamo illimitatamente,non esiste l’autorità,sono i principi stessi che dominano nell’odierno regno del capitalismo assoluto totalitario in cui è vietato vietare,perchè appunto la merce non deve conoscere limiti,il principio della mercificazione universale si basa sulla distruzione del superio,nel moderno capitalismo odierno puoi fare tutto ciò che vuoi ,se hai i soldi che ti permettono di farlo,ma poi lo stesso principio dominante oggi è il godimento illimitato,il godimento cinico, individualistico e illimitato.

 

Questo capitalismo odierno è incompatibile con la borghesia e con i suoi valori alla Goethe o alla Mozart,ma poi il capitalismo deve far fuori anche il proletariato come classe che combatte contro il capitalismo stesso ed a partire dagli anni ’60-’70 si verifica in forma sempre più radicale la “economicizzazione del conflitto“, ciò vuol dire che dagli anni ’70 il proletariato lotta non per superare il capitalismo ma per avere salari più alti all’interno del capitalismo,metabolizzandolo come un destino inevitabile,dal 1968 entriamo in un capitalismo assoluto e totalitario che impone tutte le sue norme senza che ci sia una risposta da parte degli offesi del pianeta nè tantomeno un ritorno di fiamma rossa.

 

Marx nel Capitale aveva capito anche questo,cioè il fatto che se il capitalismo non venisse limitato,combattuto,avversato da parte della società ,si prenderebbe tutto,si impadronirebbe integralmente della vita e del pensiero degli individui,se non lo fa è perchè riceve una risposta da parte degli offesi,oggi che non c’è il conflitto si sta prendendo tutto.

 

Si possono aggiungere un’infinità di turpitudini dell’odierno capitalismo: innalzamento dell’età pensionabile,taglio dei salari,contratti a tempo determinato,e così via,il tutto nel silenzio generale e degli offesi e dei dominanti,tutto questo mentre non c’è più un conflitto combattuto,si subisce in silenzio,manca l’opposizione reale,la politica stessa è del tutto incapace di opporsi,il compito della politica da sempre è quello di gestire razionalmente le vicende dei popoli e delle nazioni.

Per capire le cose occorre tornare alle origini che sono appunto “il politico di Platone“,in quel testo Platone dice che il compito del politico è quello di intessere un ordito sociale basato sull’ideale del giusto mezzo,cioè nè troppo nè troppo poco,la misura è il grande ideale dei greci e poi Platone aggiunge che se la politica non opera per imporre il giusto mezzo si precipita in quello che Platone,con un’immagine splendida chiama – il mare infinito della disuguaglianza ,laddove non si riesce politicamente ad imporre un limite,nè troppo nè troppo poco,nè troppo ricchi nè troppo poveri,nè gente che abbia tutto , nè gente che non abbia neppure il necessario,laddove questo non avviene si precipita inesorabilmente nel mare infinito della disuguaglianza in cui si creano differenziali di ricchezza  e di possibilità sempre più perverse,sempre più scandalose,il capitalismo assoluto e totalitario che oggi ci domina si è imposto mentre si avvicendavano al potere governi di destra come di sinistra,la sinistra non ha contrastato il capitalismo,la politica non è riuscita a contrastare la logica di sviluppo del capitalismo e perchè?

 

La politica per agire deve sempre farlo in un settore spazialmente limitato cioè all’interno di una comunità umana,di uomini che concretamente agiscono,si vedono in uno spazio limitato e agiscono.

 

L’economia che diventa fanatismo economico si basa esattamente sulla negazione della possibilità per le comunità di gestire serenamente la propria vita politica,decide il mercato transnazionalesempre il mercato che decide,il mercato non è qui o lì,il mercato è ovunque,è al di là dei confini nazionali e dunque l‘idea folle oggi dominante di superare gli stati nazionali è la logica stessa del capitalismo perchè lo stato nazionale,pur con tutti i suoi limiti,di cui il ‘900 ci ha dato ampia dimostrazione,ha pur sempre questa prerogativa,cioè il fatto che all’interno dei confini statali si può in certa misura sovranamente gestire la vita della comunità,si può imporre un limite all’economia,laddove invece disarticolando la politica nazionale delle comunità,si impone il mare infinito della disuguaglianza.

 

Facendo una sensata previsione sul futuro più prossimo possiamo dire che è tutt’altro che roseo anche perchè è appena iniziato il dramma attuale di precarizzazione, di liberalizzazione selvaggia,perchè l’ideologia liberale si regge esattamente su questo,sul presentare come unica forma possibile di libertà quella ricavata ideologicamente dalla libertà di impresa,dalla libertà del mercato,come se quella fosse l’unica libertà possibile e tutte le altre fossero totalitarie.

 

L’impresa produce benessere e salute per tutti,ma quando va oltre certi limiti,quando accumula e non distribuisce ricchezza,cioè quando si rivolge verso il suo stesso corpo,cioè verso i suoi stessi lavoratori che la nutrono e le danno forza e vitalità,allora l’impresa diventa una cellula impazzita,un anticorpo letale che si rivolge verso il proprio corpo che la sostenta e le dà forza,diventa essa stessa un tumore maligno che schiaccia la classe operaia sotto il suo tallone.

Sono i governi che devono imporre una redistribuzione della ricchezza!

 

Solo i politici potevano evitare tutto questo,ma non l’hanno fatto!

 

E siamo solo all’inizio di questo processo perchè siamo ancora forti,per fortuna,ma non lo saremo in eterno,di tutte quelle conquiste sociali che si erano avute tramite la dialettica oppositiva rispetto al capitalismo data dalla sinergia della lotta del servo con la coscienza infelice borghese.

 

Abbiamo ancora una serie di diritti sociali ,sempre meno comunque,che ci tutelano in qualche misura,ma che si stanno erodendo in una misura sempre più massiccia,per questo le due date fondamentali per comprendere il nostro presente ed in particolare il capitalismo speculativo sono il ’68 per i motivi detti e il 1989 che è l’anno della più grande catastrofe geopolitica del ‘900 e cioè l’implosione dell’Unione Sovietica che ha comportato non il trionfo della libertà,come gli stolti di tutto il mondo hanno subito cantato e cioè fine delle ideologie assassine,fine della

dittatura,trionfo della libertà,ma basterebbe anche un bambino per dimostrare che non è così e cioè che non ha vinto la libertà ma ha vinto la libertà d’impresa;che non ha vinto la democrazia ma ha vinto la democrazia di massa dove tutti sono liberi e poi tutti vogliono le stesse cose,sono liberi e poi tutti fanno le stesse cose,non ha vinto la libertà ma ha vinto il capitalismo e di più,si è in qualche misura eclissato quello che nel novecento è stato il potere che frena,che ha frenato per tutto il novecento il dilagare totale del capitalismo.

 

Non si tratta di fare l’apologia dell’Unione Sovietica che lasciamo ai nostalgici,ma a noi interessa riscontrare che caduta l’Unione Sovietica è venuto meno quel potere frenante che per più di 50 anni ha in qualche misura tenuto a freno il capitalismo.

 

La prova è evidente,venuto meno quel potere frenante,abbiamo visto riesplodere il capitalismo in tutta la sua virulenza,si è tolto l’ welfare (lo stato sociale) in maniera sempre più massiccia,sono riesplosi endemicamente i conflitti ,oggi stiamo vivendo nella quarta guerra mondiale,la prima e la seconda sono note,la terza è la guerra fredda e la quarta è quella inaugurata dal 1991 con la guerra del golfo,siamo in una quarta guerra mondiale perchè c’è tutta una serie di conflitti dal ’91 ad oggi: ’91 guerra del golfo,’99 Cossovo,con un bombardamento osceno condotto con l’appoggio della sinistra ed in particolare di Massimo D’Alema,uno degli episodi più vergognosi,se il comunismo reale muore nell’89,simbolicamente muore nel ’99 sotto il baffetto cinico di D’Alema,2001 Afganistan,2004 Irak,fino ad arrivare alla Libia,Siria e anche tanti altri conflitti.

 

Il compito di questa quarta guerra era quello di dichiarare tutti gli stati illegittimi,perchè solo il mercato transnazioanle deve esistere e solo uno stato,guarda caso,può esistere e che impone il suo dominio a tutti gli altri e compito di questo stato è quello di imporre il dominio dell’economia,cioè è l’economia che utilizza la politica,questa è la caratteristica oscena del capitalismo odierno,cioè la politica non frena più l’economia,non la disciplina più ma ne è asservita integralmente,potremmo dire che per la prima volta la politica diventa la continuazione dell’economia .

 

Questo è lo scenario terribile in cui siamo entrati oggi.

Prova ne è che questo grandioso progetto eurocentrico che stiamo vivendo serve esattamente a smantellare l’welfare e i diritti sociali conquistati tramite il conflitto sociale.

 

Il ” ce lo chiede l’Europa“,serve esattamente a disarticolare tutte le politiche sociali conquistate,potremmo dire che il modello europeista contemporaneo che nulla ha a che vedere con il nobile progetto dell’Europa di Immanuel Kant o di Erasmo da Rotterdam,è quello della banca europea ed ha come solo obiettivo l’imposizione di un capitalismo della privatizzazione selvaggia e senza diritti sociali,in altre parole il modello americano del capitalismo,che è un altro rispetto a quello europeo,la cartina di tornasole l’abbiamo su un  campo concreto e cioè sul fatto che l’odierna Europa vuole essere sovrana e libera ma è costellata da basi americane.

 

Il futuro è questo,ma il futuro non è un destino ineluttabile,qual’è la differenza fra il capitalismo di Marx e la tecnica di Heidegger?

 

Che la tecnica di Heidegger deve essere accettata  perchè non consente alternative,il capitalismo di Marx non è un destino ma si può anche superare e trasformare con la prassi ,quindi il futuro può essere trasformato.

 

 

Per questo oggi Marx non va di moda e Heidegger sì,perchè Heidegger che pure è un critico del capitalismo,critica il capitalismo ma al tempo stesso dicendo che non è possibile un’alternativa si inscrive nella logica stessa del capitalismo e della ideologia liberale che nega la possibilità di alternativa,Marx invece no,cioè critica il capitalismo e teorizza la prassi trasformatrice,quindi oggi dovremmo recuperare Marx.

 

Oggi tra i vari modi di definire la nostra epoca e i sociologi si sono sbizzarriti a definirla: una società liquida,società del rischio,società della precarizzazione ecc. ,ci sono mille definizioni che colgono tutte nel segno,se ne può proporre un’altra che non esclude le altre ma che in qualche misura può integrarle e cioè “essere senza tempo“,la nostra è una società senza tempo,senza tempo in almeno due determinazioni fondamentali,siamo senza tempo nel senso che gli apparati tecnici del capitalismo dominante prosciugano le nostre vite,ci impongono di adattarci ai ritmi febbrili imposti dall’illimitatezza della produzione capitalistica che ogni giorno aumenta la distanza fra noi umani ed i nostri prodotti che sono sempre più evoluti rispetto a noi e che hanno la caratteristica di imporci i loro ritmi febbrili funzionali alla produzione capitalistica e quindi disarticolano la temporalità delle nostre esistenze,ci lasciano continuamente senza tempo.

 

Ma punto secondo siamo senza tempo in un altro senso ancora più importante,nel senso che oggi,dal 1989 in poi,è in qualche modo rimasta sepolta sotto le macerie del muro di Berlino anche l’idea stessa di storia,di temporalità storica.

 

Non è un caso che all’indomani del crollo del muro di Berlino uscisse  un libro che ha fatto epoca e la cui tesi è la seguente:” con il trionfo del capitalismo ,1989,è finita la storia,non c’è più la storia,la storia c’era quando c’era anche il comunismo,ora la storia è finita perchè si è realizzata,il fine e la fine della storia coincidono nel trionfo illimitato del capitalismo.

 

Non si può più parlare di storia,questa è la logica del nostro tempo di cui non c’è un domani,si parla sempre e solo dal punto di vista del presente con l’abbandono integrale di ogni prospettiva futura.

 

Dove è finito il futuro, si è chiesto un sociologo francese,potremmo dire che non c’è più il futuro di una volta,ma che il futuro è carico di presente o se diverso rispetto al presente,riproduce in forma parossistica le stesse sventure del presente stesso,abbiamo cioè cessato di scrivere il futuro in maniera alternativa rispetto al presente e di adoperarci per raggiungere operativamente quel futuro intenzionato migliore rispetto al presente stesso.

La ricerca di un futuro migliore su cui investe la modernità,le stesse lotte del proletariato alleato con la coscienza infelice borghese si situano sempre nell’orizzonte ideale della progettazione in nome di un avvenire diverso cioè non capitalistico;dice Marx che la rivoluzione non può trarre la propria poesia dal passato ma solo dal futuro e lo stesso Fichte scrive con toni quasi commoventi:

 

“il mio animo non può trovare posto nel presente,la mia vita intera scorre incessantemente verso il futuro e il meglio”.

 

Oggi nessuno di noi si sognerebbe di aspettarsi con tanta trepidazione il futuro,proprio perchè nell’odierna fase del capitalismo l’idea stessa del futuro è bloccata,il capitalismo oggi assoluto e totalitario deve neutralizzare l’idea stessa di un futuro alternativo rispetto al presente,deve neutralizzarlo nel senso che pensare al futuro significa pensare alla possibilità di essere altrimenti rispetto a come si è,l’idea di un futuro in grado di redimere le miserie presenti,di dare un senso alle miserie degli offesi garantendo loro che il senso della loro esistenza non si esaurisce nei limiti del presente.

 

Dal 1989 il capitalismo si presenta non come un prodotto storico superabile dalla prassi umana ,ma si presenta come una natura data da  sempre e come se dovesse solo essere registrato.

 

Dal 1989 il capitalismo ha preso le parti della natura e questo lo viviamo tutti i giorni,basta pensare alle impennate dello spread,ai crolli della borsa e della finanza che si abbattono sulla nostra vita come se fossero eventi naturali ,sono degli tsunami e non dei prodotti sociali trasformabili.

 

Siamo senza tempo nel senso che il capitalismo ci priva del tempo delle nostre vite,coartandoci ad adattarci ai ritmi folli della produzione capitalistica che è illimitata anche dal punto di vista temporale nel senso che il capitalismo ha desertificato l’avvenire,ha prodotto un criminale movimento duplice di desertificazione dell’avvenire e di eternizzazione del presente che si inscrive,potremmo dire,all’interno di un comandamento religioso che è poi il comandamento del capitalismo come religione che potremmo riassumere così: “non avrai altra società all’infuori di questa“,è questo un grande dogma ideologico neoliberale ultracapitalistico.

 

Oggi è imprescindibile ripartire da Marx,ripartire e non ritornare a Marx,cioè bisogna portarlo all’altezza dei tempi,oggi bisogna compiere una mossa molto precisa cioè recuperare e mettere a frutto l’eredità teorica di Marx liberandoci dalla morsa ideologica che delegittima preventivamente questa operazione.

 

Si può ripartire da Marx e nello stesso tempo condannare i crimini staliniani perchè non c’è nessuna necessità del passaggio da Marx al Gulag,possiamo dire che Marx sta al Gulag come Cristo sta alle crociate,potremmo paradossalmente dire che come Cristo è critico delle crociate,retrospettivamente,così Marx è critico del gulag retrospettivamente.

 

Oggi bisogna ripartire da Marx in quanto è un arsenale di idee politiche e filosofiche che potremmo scrivere sotto il segno di: “critica glaciale del presente capitalistico e di perseguimento di un’ulteriorità  nobilitante rispetto al presente“.

 

Questo è il compito di una ripartenza da Marx nell’odierna epoca del capitalismo assoluto e totalitario,dove ripartire da Marx significa ripartire dal suo pensiero filosofico e quindi ripartire dall’idealismo tedesco dove i tre grandi idealisti sono Fichte,Marx ed Hegel mentre Schelling è stato idealista fintanto che è stato fictiano,ma poi Schelling ha abbandonato ben presto il tracciato dell’idealismo ed è passato ad altre forme di pensiero.

 

Il paradosso dei manuali di storia della filosofia sta nel fatto che Schelling viene presentato come un idealista quando in realtà lo è stato per pochi anni della sua vita,mentre Marx che lo è stato sempre,viene presentato come un materialista,Marx è un idealista al cento per cento.

 

La realtà non è un dato oggettivo realistico che sta lì di fronte a noi,la realtà è l’esito storico di un fare ,è un prodotto della nostra azione e in quanto tale non ha nulla di definitivo,altro che leggi del mercato imprescindibili,il mercato è un prodotto storico e sociale e come tale può essere superato .

 

Il grande insegnamento di Marx dell’idealismo classico tedesco sta esattamente nella defatalizzazione dell’esistenza,cioè la realtà non è una oggettività fredda che deve essere rispecchiata ma la realtà è prassi nel senso che è l’esito mai definitivo di un fare umano che può essere sempre di nuovo trasceso.

 

Questo è totalmente idealistico,tutto quello che esiste sul piano reale avviene sempre tramite l’azione del pensiero che lo pensa,tutto quello che esiste,esiste nell’atto in atto del nostro pensiero che lo pensa,allo stesso modo la società non è lì ineluttabile ma è creata dalla prassi e come tale può essere trasformata,questo è il grande insegnamento dell’idealismo tedesco.

 

Così le leggi dell’economia esistono nella misura in cui le poniamo noi.

LA POLITICA DEVE IMPORRE UNA REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA,MA DELLA RICCHEZZA PRODOTTA

 

Ripartire da qui oggi,significa ridialettizzare la realtà e quindi riaprire la possibilità della trasformazione,

 

3) Fase speculativa

La fase speculativa del capitalismo è che non ci sono alternative,il capitalismo può fare anche schifo,ma è il solo mondo possibile,è ingiusto,ma è irredimibile,è osceno ma non rettificabile,questa è l’ideologia del nostro tempo,è imperfetto ma non trasformabile,possiamo dire heghelianamente che è come la tecnica che non può essere superata dalla prassi umana.

 

Ora se questo è il capitalismo speculativo,si tratta ripartendo dall’idealismo ,cioè dalla defatalizzazione dell’esistente e congiuntamente ripartendo dalla saggezza greca della giusta misura,come criterio normativo della vita etica,unendo queste due dimensioni si tratta di ridialettizzare lo speculativo cioè di riaprire una fase dialettica progettuale rivolta ad un futuro alternativo rispetto al presente,all’interno dell’odierno capitalismo speculativo.

 

Fichte diceva: agire,agire,agire,questo è il gioco per cui siamo al mondo,cioè per trasformare le cose;

su questo Giovanni Gentile ha scritto frasi memorabili,l’uomo è attività non è un inerte spettatore ma crea il mondo,il mondo è sempre quello che noi lo facciamo dice Gentile,se l’uomo è artefice del suo mondo evidentemente deve agire in esso per trasformarlo,per questo oggi gli intellettuali ,quasi tutti,salvo rare eccezioni,sono invece organici al potere,perchè appunto dicono che il capitalismo è il migliore dei modi possibili,oppure dicono che il capitalismo fa schifo ma non può essere trasformato.

 

Per cui si tratta oggi di recuperare Marx,Fichte ed Hegel nel senso di una coscienza infelice che dall’insoddisfazione meditata per il presente elabori una ridialettizzazione del presente in vista di un futuro alternativo per cui il nostro obiettivo è il rovesciamento della tesi di Emanuele Severino che ha scritto  un libro intitolato “capitalismo senza futuro“,dal nostro punto di vista l’obiettivo è esattamente l’opposto,e cioè: “futuro senza capitalismo“.

 

Noi non abbiamo nessuna simpatia per la categoria del totalitarismo,che storicamente serve ad accomunare il comunismo e il fascismo indebitamente e a delegittimarli entrambi per innocentizzare invece il capitalismo come se esso non fosse totalitario.

 

Ora se accettiamo questa categoria di totalitarismo ,la società più totalitaria di tutta la storia umana è quella che stiamo vivendo cioè il capitalismo. Il totalitarismo è la società in cui il potere totalizza la coscienza e la realtà,le azioni ed i pensieri,allora questa è la nostra società.

 

I  totalitarismi passati erano certo delle dittature terribili,ma erano totalitarismi imperfetti perchè dovevano ricorrere alla violenza per punire i dissidenti,oggi invece il totalitarismo è perfetto perchè non c’è nemmeno la dissidenza perchè tutti accettano in silenzio le logiche mercatistiche.

 

Facciamo un esempio,quale totalitarismo rosso o nero sarebbe meglio riuscito a piazzare nelle tasche di tutti i suoi sudditi un telefono cellulare? Evidentemente nessuno perchè ci sarebbe sempre stato un dissidente che poi sarebbe finito nei gulag o ad auschwitz,oggi invece il capitalismo riesce benissimo a piazzare in tutte le tasche dei sudditi un cellulare e di più ti fa credere di essere libero di compiere quel gesto,mentre in realtà è totalmente necessitato,sei libero di compiere ciò che il sistema ti impone di compiere,il pardosso del capitalismo è che promette la libertà degli individui nell’atto stesso in cui la nega completamente in una forma più perversa rispetto a tutti i totalitarismi del passato.

 

Il successo del totalitarismo capitalista sta nel fatto che ti lascia in apparenza la libertà ma al tempo stesso ti colonizza la coscienza.

 

La differenza fra i carri armati e lo spread è che si tratta in entrambi i casi di violenza,una politica e l’altra economica,la violenza cambia forma nella storia,è un errore pensare che resti sempre uguale,oggi il nuovo  Hitler non si presenta con i baffetti o la svastica,si presenta parlando inglese,leggendo l’Economist e invocando continuamente le leggi del mercato,l’economia diventa oggi una forma di violenza,la violenza diventa una categoria economica immanente ,oggi la violenza non è più puntare la pistola in testa a qualcuno,ma ad esempio metterlo di fronte ad un licenziamento,non rinnovargli il contratto,cioè oggi vengono cancellate tutte le acquisizioni sociali in un solo colpo,oppure non posso licenziarti ma non ti rinnovo il contratto,quindi è la stessa violenza ma fatta in maniera più meschina che mai.

L’Europa sta usando continuamente questa violenza,il vecchio ultimatum della Germania oggi avviene attraverso lo spread ,non più il carro armato ma lo spread,oggi il paradosso è che la Germania sta riuscendo a fare con lo spread ciò che non è riuscita a fare con i carri armati di Hitler.

 

Così abbiamo i sacrifici dei popoli come in Grecia,presto l’Italia,ecc.,se non reagiamo quindi la violenza cambia semplicemente forma nel tempo.

 

Per uscire dallo stato attuale di ingiustizia sociale occorre maturare una coscienza positiva e maturare forme sociali per perseguire una maggiore giustizia sociale,certamente da soli non ci si salva,l’ideologia liberale che destruttura la comunità e lascia solo l’individuo si basa esattamente su questo,cioè sul fatto che l’individuo viene esaltato e al tempo stesso è del tutto impotente perchè abbandonato nella sua solitudine per cui non puoi fare nulla,ci sono dei bellissimi versi di Bertolt Brecht che dicono: “schiavi ti libereranno,o tutti o nessuno o tutto o niente,non ci si può salvare da sè“, la salvezza come la schiavitù è una cosa comune e si supera insieme.

 

Quindi il problema oggi è il capitalismo e se destra e sinistra non lo dicono ed anzi dicono in modo diverso la stessa cosa,evidentemente la dicotomia stessa deve essere superata,non in vista del qualunquismo,ma in vista di un anticapitalismo dialettico del pensiero e dell’azione che recuperi l’idealismo tedesco e la saggezza greca della giusta misura.

 

Il capitalismo è qualcosa di osceno,quindi bisogna chiamare le cose col loro nome,quindi possiamo definire il capitalismo con Fichte:”l’epoca della compiuta peccaminosità” e con Hegel  “regno animale dello spirito .

 

Se il capitalismo portasse avanti la specie umana ed il pianeta in cui si vive,potremmo anche essere capitalisti,ma poichè il capitalismo è il nemico numero uno della razza umana e del pianeta,proprio per il fatto che il suo stesso principio cioè lillimitatezza,cioè il sempre di più,è incompatibile con la vita umana e la vita del pianeta,che è finita e basata sulla misura,l’avevano già capito i greci che pensavano alla dismisura come un supplizio infitto dagli dei,questa saggezza greca oggi passa invano perchè appunto c’è l’idea che il capitalismo sia qualcosa di per se stesso buono e che deve essere temperato o misurato,purtroppo non è così perchè il capitalismo è sbagliato in partenza per il fatto che anzichè produrre per soddisfare dei bisogni umani,che è una cosa razionale,il capitalismo fa l’opposto,cioè produce illimitatamente e poi la soddisfazione dei bisogni umani avviene in maniera del tutto accidentale tramite la concorrenza e la competizione .

 

Il capitalismo è indecoroso perchè condanna gli esseri umani alla lotta per la sopravvivenza che è la cosa più oscena che ci sia,questo capitalismo è del tutto irrazionale ed è irrazionale nella sua logica stessa ,il capitalismo che fa vanto della propria razionalità dei profitti ,della gestione delle imprese,delle risorse,è irrazionale perchè è produzione fine a se stessa,illimitata,senza misura.

 

Per questi motivi occorre perseguire un nuovo modello di sviluppo che metta al centro l’uomo,e cioè dovremo realizzare un umanesimo radicale seguendo il motto di Protagora: “l’uomo è misura di tutte le cose“,non il singolo uomo ,ma la razza umana è la misura di tutte le cose nel senso che i bisogni umani ,della comunità umana devono essere soddisfatti,quindi dire capitalismo vuol dire barbarie.

2 Risposte a “CAPITALISMO – 1°”

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  2. Alessandro scrive:

    Interessanti riflessioni le tue.
    Il marxismo è una filosofia materialistica, non idealista. QUindi non capisco perché parli di recuperare l’idealismo tedesco e marx, quando Marx in realtà lo criticava.
    Non condivido neanche quando metti sullo stesso piano il socialismo storicamente realizzato, col nazismo o il fascismo. Per quanti errori possa aver fatto Stalin (e ne ha fatti) non lo si può paragonare a Hitler.
    Il nazismo ha teorizzato la superiorità di una razza sulle altre e ha perseguito la dominazione dei popoli non ariani. Questo è proprio l’opposto dell’emancipazione cercata dal socialismo.

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