AMPLIFICATORI DI POTENZA R.F. – 2°
Amplificatore lineare di potenza R.F.
26 – 28 MHz
E’ un dispositivo elettronico che serve ad amplificare il segnale RF che viene applicato al suo ingresso,in modo “lineare” (cioè senza distorsione della forma d’onda).
Un buon amplificatore deve amplificare il segnale in ingresso di almeno 10 dB (10 volte).
Importante è che la parte R.F. sia ben schermata da quella di alimentazione.
Tutte le bobine devono essere sovradimensionate per non riscaldare eccessivamente.
I condensatori variabili di banda,devono essere di ottima fattura e tutti i componenti metallici sottoposti a corrente R.F., devono essere argentati, per una migliore conduzione della stessa.
Il ventilatore di raffreddamento della valvola deve avere un circuito di ritardo che la raffredda per circa 2 minuti,anche dopo lo spengimento del lineare.
Questo lineare è un classico circuito “griglia a massa“, che offre diversi vantaggi,tra i quali quello di non dover neutralizzare la valvola alla prima installazione e ad ogni sostituzione.
Assicura inoltre,una stabilità di funzionamento per ogni condizione di carico e temperatura,scongiurando il problema delle autoscillazioni.
Nel circuito viene usato un TRIODO DI POTENZA dell’americana EIMAC (o russaSVETLANA),il cui punto di lavoro è determinato dal diodo Zener catodico che la porta a lavorare in Classe AB2.
Il circuito d’ingresso è a π e permette di avere sempre un ottimo adattamento di impedenza tra eccitatore e lineare.
Il circuito d’uscita è anch’esso a π ed è costituito da 2 condensatori variabili molto robusti e affidabili.
I comandi dei condensatori variabili sono riportati sul pannello frontale in modo di poter accordare l’apparecchio a qualsiasi antenna o carico esterno che abbiano l‘impedenza tra i 30 ed i 100 Ω .
Il variabile di Placca è indicato con PLATE e quello d’Antenna con LOAD.
Con questi condensatori si predispone il lineare al suo funzionamento nella gamma voluta e si accorda il circuito d’uscita per il massimo trasferimento di potenza all’antenna.
Sul pannello frontale ci sono due indicatori analogici ad ago: uno indica l’assorbimento anodico a riposo e sotto carico e l’altro l‘uscita R.F. relativa.
Un piccolo deviatore commuta fra la posizione SSB ed AM.
La potenza d’uscita R.F. del lineare dipende dalla potenza R.F. d’ingresso.
Un altro piccolo deviatore commuta la banda 26-27 oppure 27-28 MHz.
Infine c’è anche l’interruttore acceso/spento (ON-OFF) della alimentazione di B.T.
Un altro piccolo deviatore nella posizione di STBY OFF fa sì che i circuiti amplificatori siano disinseriti e quindi si esca solo con la potenza dell’eccitatore (TX),mentre nella posizione di STBY ON ,l’amplificatore viene inserito .
ASPETTO ESTERNO

Scatolino a sn: contenitore valvola Scatolino centrale: Trasformatore B.T. Scatolino a dx: Relè d’antenna
SCHEMA ELETTRICO
POLARIZZAZIONE DEL TUBO
ZENER
– ZENER DI POLARIZZAZIONE
8V – 50W (metallico)
TRASFORMATORE B.T. (Bassa tensione)
Filamento + Servizi
– VALORI TEORICI: filamento 5V – 10A
– VALORI CONSIGLIATI: 5,5 v – 11A ( a causa della caduta di tensione sotto carico)
– SECONDARIO del filamento: con presa centrale
– SECONDARIO SERVIZI: due uscite 14v e 27v – 2A (ovviamente a seconda delle necessità)
– E’ consigliabile richiedere al costruttore di mettere lo SCHERMO INTERNO
– Per maggiore sicurezza il trasformatore dovrà essere schermato all’esterno ,quindi racchiuso in
uno scatolino mettallico (vedi foto)
– DIMENSIONI: (circa), H = 5 cm, L = 8,5 cm, A/R = 7 cm.
– TRAPPOLA per R.F. sul Primario 220 V
n.2 Impedenze separate su ferrite di Ø 10 mm x 100 mm di lunghezza
Filo smaltato Ø 0,8 mm, n. 90 spire ciascuna
350 microH ciascuna
TRASFORMATORE DI ALTA TENSIONE (A.T.)
– USCITA SECONDARIO
1.800 V.a.c. — rettificata = 2.538 V.c.c. (circa)
1.950 V.a.c. — rettificata = 2.750 V.c.c. (circa)
2.100 V.a.c. — rettificata = 2.960 V.c.c. (circa)
2 A CONTINUI
DIMENSIONI: H = 17 cm, L = 20 cm, A/P 12 cm (solo la mierini)
22 cm (comprese le sporgenze del nucleo)
E’ consigliabile richiedere al costruttore di mettere la SCHERMATURA interna per un maggiore
isolamento R.F.
7) Autotrasformatore di rete per la regolazione della tensione di filamento
Un autotrasformatore di questo tipo può essere molto utile qualora la tensione di rete sia troppo bassa o troppo alta,per assicurare la giusta tensione sul filamento in modo che lavori in condizioni ottimali.
Ricordiamo che l’ENEL garantisce una variazione della tensione di rete fino ad un valore del 10% in più o in meno,rispetto al valore teorico dichiarato.
CONTROLLO DELLA STABILITA’ DELL’AMPLIFICATORE
– Inserire l’A.T. e chiudere il K a massa attivando il relativo relè manualmente:
– La corrente anodica a riposo,deve essere quella indicata dai dati specifici e perfettamente stabile
– Se la corrente a riposo varia,cioè non è costante,vuol dire che c’è instabilità, questa situazione può determinare come effetto collaterale un forte rumore nel trasmettitore che può interessare qualunque frequenza
– Se la corrente anodica a riposo è al momento stabile,per essere sicuri che non ci sia instabilità, (ovviamente senza alcun segnale in ingresso), si ruota prima il variabile di placca lentamente per tutta la sua capacità,osservando lo strumento anodico,la corrente anodica dovrà essere perfettamente stabile. Si ripete la stessa manovra ruotando il variabile d’antenna e la corrente dovrà rimanere ancora stabile,è più difficile che l’instabilità sorga durante la rotazione di questo variabile.
– Una autooscillazione dell’amplificatore può determinare:
– Calore alla mano toccando la manopola di uno o entrambe i variabili
– Forte rumore nel TX
– Variazione brusca della corrente anodica e del watmetro che possono arrivare a fondo scala, in particolare appena eccitiamo l’amplificatore questi strumenti possono essere sbattuti in fondo scala anche in modo violento
– Aumento di luminosità di una o più lampadine dell’amplificatore e/o del TX
– Interferenza nelle radio esterne
– Blocco di uno o più relè durante l’eccitazione dell’amplificatore,oppure un loro funzionamento intermittente
– Modulazione in SSB : se non sono presenti inneschi,durante le pause di modulazione,la potenza in uscita dell’amplificatore deve scendere quasi a zero,per esempio,da 3 Kw di uscita deve scendere intorno a 3-400 w. Se invece il segnale in uscita rimane molto alto,diciamo intorno al Kw,allora è molto probabile che sia presente un innesco.
Tuttavia attenzione a non amplificare troppo la modulazione per esempio usando il Mic gain,perchè in questo caso si potrebbero avere gli stessi problemi.
– Disturbi sul TX
Se è presente instabilità,può accadere che, quando si dà l’A.T. all’amplificatore in STBY, sul TX può comparire del QRM o francamente un vero fischio.
– attenzione che quando si dà l’A.T. a riposo,cioè senza segnale in ingresso,e si va a chiudere manualmente il relè catodico,facendo quindi passare corrente anodica,qualora ci sia una forte autooscillazione,essa può perfino impedire l’apertura del relè anche se gli togliamo tensione.
E’ evidente che in questo caso,bisogna essere molto veloci a staccare subito l’A.T. perchè se si instaura una forte corrente anodica senza possibilità di controllo,ciò potrebbe danneggiare fortemente il tubo. Occorre tener presente che in presenza di autooscillazione,il polarizzatore catodico non controlla la stessa corrente anodica.
RIMEDI
Possono essere molti,vediamone alcuni.
– Occorre accorciare al massimo i collegamenti fra la griglia e la massa,sarebbe bene piegare leggermente gli stessi piedini verso l’esterno per avvicinarli il più possibile alla massa.
E’ bene collegare ogni singolo piedino a massa con il collegamento più corto possibile e con un conduttore abbastanza spesso.
– Impedenza sul K ,attenzione perchè a volte facendola in ferrite può causare autooscillazione.
Per una frequanza sui 28-30 MHz,che è abbastanza alta,è sufficiente fare un’impedenza su plexiglass o meglio su teflon. Sono sufficienti una trentina di spire su un diametro di 5-6 mm.
– Cavetto schermato RG 58 in ingresso per l’eccitazione
qualora si facciano delle prove con eccitatore esterno,sarebbe bene mantenerlo inferiore al m, diciamo circa 50 cm. Il pericolo di autoscillazione scompare quando il cavetto viene collocato all‘interno dell’amplificatore riducendone al massimo la lunghezza.
– Fare il collegamento A.T. ,se proveniente da un alimentatore esterno,tramite un cavo schermato RG8
– Si possono usare eventuali impedenze antiparassitarie di placca (Shok)
– Fare i collegamenti dal trasformatore B.F. all’impedenza di blocco,i più corti possibile.
– Il Pi greco d’ingresso è meglio metterlo dentro ad uno scatolino metallico che crea una schermatura R.F., possibilmente con 2 Pi greco,uno per 26-27 ed uno per 27-28 MHz. Per portare il segnale sul Pi -greco occorre usare un cavetto schermato RG58,che possiamo saldare direttamente sul circuito stampato,ma è molto meglio entrare con due bocchettoni PL ,uno per l’ingresso ed uno per l’uscita,avendo così una maggiore schermatura R.F. ed una maggiore stabilità dell’amplificatore.
VARIABILI D’INGRESSO (ROS)
Per avere il massimo rendimento in uscita dell’amplificatore,sarebbe bene usare dei variabili in ingresso e poi ottenuta la massima uscita,eventualmente bloccarli,per evitare spostamenti,ovviamente se sono abbastanza solidi,non serve bloccarli.
E’ consigliabile usare variabili sui 1000 Pf e partire con la taratura tenendo i variabili quasi chiusi,questo perchè se partiamo con i variabili troppo aperti,rischiamo di accordare su una armonica ed allora il ROS in ingresso non scenderà,con il rischio di creare una autooscillazione pericolosa.
Mentre si ricerca il minimo ROS occorre tener presente anche la potenza in uscita sul wattmetro e quindi bisogna girare i variabili non solo cercando il minimo ROS,ma allo stesso tempo controllando anche che la potenza salga.
Precauzione
– Prima di controllare se il lineare è stabile,è bene chiudere il relè d’antenna,perchè nel caso si crei una forte ed improvvisa autooscillazione,l’eventuale R.F. presente può essere scaricata in parte sul carico fittizio,evitando così un forte arrossamento dell’anodo con un possibile grave danneggiamento del tubo.
Cariche elettrostatiche sul variabile d’antenna
A volte si possono osservare specialmente al buio delle piccole scariche elettrostatiche fra le lamine del variabile d’antenna, sentendone talvolta anche il rumore.
Per eliminarle si può mettere un’impedenza fra statore e massa autocostruita con una cinquantina di spire di rame smaltato ,per precauzione le prime 4-5 spire si possono distanziare leggeremente ,anche se la tensione fra le spire è molto bassa. Ancora, per evitare eventuali accoppiamenti con questa impedenza,per maggiore precauzione si può circondare con un tubetto di ottone a massa,oppure si può inserire direttamente dentro allo scatolino metallico in cui si trova il relè d’antenna.
Anzichè distanziare le prime spire,cosa impossibile se non si crea prima una filettatura sul plexiglass,per fare prima,si possono avvolgere le prime 10 spire inserendole dentro ad un tubicino di sterling.
L’impedenza deve essere saldata sul relè dalla parte collegata al variabile d’uscita ,perchè altrimenti si troverebbe collegata direttamente sul TX , quando questo è collegato direttamente all’antenna (in assenza di eccitazione) e quindi in parallelo all’antenna di cui ne varierebbe le caratteristiche e quindi, varierebbe anche l’impedenza di carico del TX (il TX deve vedere l’impedenza dell’antenna di 50 Ohm e non anche quella dell’impedenza in parallelo, in uscita dal Pi greco).
Collaudo dell’amplificatore_______________________
Controllo sequenziale del lineare
A) prima si controllano tutti i comandi ausiliari senza A.T.
B) poi si controlla il POLARIZZATORE con A.T.
C) infine si controlla l‘EMISSIONE R.F.
A) Controllo dei comandi ausiliari senza l’A.T.
1) Accendere il lineare
– usare un variac per dare tensione al filamento in modo da aumentarla gradualmente per evitare extracorrenti di chiusura
– controllare che si accenda regolarmente la spia rossa di acceso/spento
– controllare che il ventilatore funzioni regolarmente
– controllare che la tensione sul filamento della valvola sia del giusto valore
2) Controllo della presa RCA
– mettere il lineare sulla posizione “STBY-ON”
– inserire un cavetto nella presa RCA e toccare un punto di massa controllando che tutti i relè si chiudano regolarmente
– ripetere l’operazione mettendo “STBY-OFF”, tutti i relè devono rimanere diseccitati
3) Controllo del transito del TX in antenna
– occorre controllare che il TX transiti regolarmente in antenna (naturalmente collegando prima il carico fittizio).
– controllare la potenza in uscita del TX sul wattmetro
– controllare che il relè di transito del segnale del TX ,insieme a tutti i componenti parassiti, con esso collegati, non crei un ROS eccessiovo. In genere se è tutto regolare, il ROS si mantiene intorno a valori di 1,1 – 1,3 .
4) Controllo dell’eccitazione automatica del relè e dell’SSB
– mettere l’amplificatore su “STBY-ON”
– mettere l’amplificatore su “AM” (modulazione d’ampiezza)
– usare appena 4-5 w di eccitazione
– dare piccoli colpi di eccitazione col TX ,appena quanto basta per sentire e/o vedere direttamente che i relè si eccitano regolarmente
– mettere il lineare su “SSB” ,dare piccoli colpi di eccitazione,se il circuito SSB funziona regolarmente, si potrà sentire che il “ritardo” in chiusura dei relè, funziona regolarmente.
B) Controllo del Polarizzatore con A.T.
– si inserisca l‘anodica
– lasciare inserito il carico fittizio sull’uscita dell’amplificatore perchè in caso di autooscillazione le valvole sono più protette in quanto possono scaricare in parte l’R.F. sul C.F.
– mettere il lineare su “STBY-OFF”
– inserire un cavetto nella presa RCA e collegarlo a massa con un coccodrillo
– mettere il lineare su “SBY-ON”
– il K viene collegato subito dal relè che si chiude,sul polarizzatore e quindi a massa tramite lo strumento amperometrico
– se tutto è regolare,l‘assorbimento massimo a riposo deve essere di circa 100-150 mA
C) Controllare l’emissione R.F.
Forte e repentina autooscillazione
Occorre fare la massima attenzione nel caso in cui sorgesse una forte (o meno forte) autooscillazione,perchè molte volte questo fenomeno determina il blocco permanente di tutti i relè in chiusura e quindi anche rilasciando il pulsante del TX per interrompere il segnale di eccitazione in ingresso
all’amplificatore,il TX rimane permanentemente in trasmissione perpetuando così l’autooscillazione che potrebbe causare seri danni alla valvola.
L’unico modo per interrompere questo fenomeno è quello di avere la massima prontezza ad interrompere manualmente l’ A.T.,così facendo ogni forma di autooscillazione si interrompe.
Pi greco
Considerazioni generali
– TRASMETTITORI COMMERCIALI
Ricordiamo che tutti i trasmettitori commerciali sono tarati su una impedenza di 52 ohm.
– PI-greco d’ INGRESSO del LINEARE
Quindi per avere un perfetto accordo del Pi-greco d’ingresso del lineare,lo stesso dovrà essere accordato su una impedenza di 52 Ω oltre che sulla frequenza di lavoro del TX.
– GRID-DIP
Se costruite un CIRCUITO ACCORDATO,avrete sicuramente necessità di conoscere su quale frequenza questo si accordi.
Lo strumento capace di risolvere in modo pratico e preciso questo problema è il GRID-DIP. Questo strumento è di particolare utilità per il radioamatore in quanto permette di misurare la frequenza di risonanza di un CIRCUITO ACCORDATO a INDUTTANZA e CAPACITA’ in modo estremamente rapido ed agevole,senza che vi sia nemmeno la necessità di dissaldare il circuito accordato in prova dal resto del circuito.
Il GRID-DIP è uno strumento di grande versatilità ed è insostituibile quando si debbano realizzare circuiti,quali quelli dei trasmettitori o dei ricevitori,in cui sono presenti bobine e condensatori che debbono assieme risuonare su delle frequenze ben precise.
E’ infatti nota a tutti la difficoltà di realizzare un circuito accordato che risuoni su una determinata frequenza; in generale,una volta realizzata la bobina ed inserito il condensatore di appropriata capacità,si riscontrano sempre delle differenze,spesso anche notevoli,rispetto alla frequenza di risonanza desiderata.
Queste variazioni sono dovute ad una molteplicità di fattori imprevedibili e pertanto,possono essere eliminate solo ricorrendo ad una messa a punto sperimentale del circuito accordato nelle sue reali e definitive condizioni di impiego.
Il funzionamento del GRID-DIP è molto semplice,si tratta di un oscillatore la cui frequenza può essere variata a piacere in base alle indicazioni riportate su di una scala graduata.
Quando nelle vicinanze della bobina dell’oscillatore viene a trovarsi un circuito accordato sulla stessa frequenza,quest’ultimo comincia evidentemente ad assorbire energia sottraendo potenza all’oscillatore del GRID-DIP.
Le variazioni di potenza vengono evidenziate da uno strumento opportunamente inserito il quale,pertanto,segnalerà con il suo movimento quando la frequenza dell’oscillatore del GRID-DIP è uguale a quella di risonanza del circuito che si vuole provare.
La misura è,come si vede,oltremodo semplice; basta avvicinare la bobina esploratrice del GRID-DIP a quella del circuito accordato e ruotare la sintonia del GRID-DIP fino a che lo strumento non segnali l’uguaglianza delle due frequenze.
A questo punto basta leggere sul quadrante del GRID-DIP la frequenza di risonanza del circuito accordato.
I primi GRID-DIP erano evidentemente a valvole,anzi proprio dal tubo elettronico deriva la denominazione di questo strumento.
Infatti <grid> vuol dire <griglia> e <dip> potrebbe letteralmente essere tradotto <inclinazione,caduta>,nel caso specifico volendosi indicare una improvvisa deviazione della corrente di griglia quando il circuito dell’oscillatore viene sintonizzato sulla frequenza di accordo della bobina che si sta provando.
Il tipo classico di GRID-DIP porta,infatti,uno strumento inserito sulla griglia del tubo in modo da misurarne la corrente che vi passa e mettere in evidenza la brusca diminuzione che questa subisce quando viene assorbita potenza dall’esterno.
La valvola poi,per ovvi motivi di alimentazione e d’ingombro,è stata abbandonata per sostituirla con i transistor; la denominazione invece è rimasta la stessa anche se,utilizzando i transistor,si sarebbe dovuto provvedere a cambiare anche quest’ultima.
Ci teniamo a premettere che il GRID-DIP non serve solamente per determinare la frequenza di risonanza di un circuito, ma le funzioni che esso può esplicare vanno ben oltre questa operazione abbastanza semplice.
Lo si può infatti impiegare come:
– generatore di A.F. per tarare ricevitori (specie sulle gamme VHF,dove in pratica è impossibile reperire a prezzi accessibili uno strumento adatto),
– per determinare le frequenze di risonanza di un’antenna,
– per trappole e filtri
– per la determinazione della frequenza di risonanza dei tratti di linea,
– per accordare una bobina di compensazione su un’antenna caricata,ecc.
La bobina del GRID-DIP ovviamente,deve essere intercambiabile in maniera di avere la possibilità di esplorare le gamme di frequenza tra le onde corte e le VHF.
Sull’esterno dello strumento c’è una scala graduata che indica le frequenze di risonanza per ogni bobina impiegata.
1) π d’USCITA______________________
– Per adattare l’ IMPEDENZA D’USCITA del lineare su 52 OHm ,occorre usare un CARICO FITTIZIO a 52 OHm e di potenza adeguata.
– I condensatori variabili del π d’USCITA devono essere possibilmente tarati il più possibile A META’ della loro CORSA sul CENTRO BANBA,così se dobbiamo coprire la frequenza di 26-28 MHz,dovremo cercare di regolarli a metà corsa sulla frequenza di 27 MHz.
Questo perchè avremo una capacità residua dei condensatori sufficiente per poter coprire (accordare) su tutta la banda 26-28 MHz.
– Scendendo di frequenza,la capacità aumenta,salendo di frequenza la capacità diminuisce.
– Se volessimo aumentare l’escursione di frequenza,al di sotto dei 26 MHz o al di sopra dei 28 MHz,dovremmo cambiare il valore dell‘INDUTTANZA della bobina del π .
– Per essere sicuri che l’adattamento di impedenza con l’antenna sia perfetto, possiamo controllare alcuni parametri.
a) sia il VARIABILE di PLACCA che quello d’ANTENNA,non dovranno essere nè completamente aperti,nè completamente chiusi.
b) possiamo controllare il GUADAGNO del tubo,se ad es. un tubo ha un guadagno di 14 dB e il costruttore ci dice che l’USCITA deve essere 1000w con un un PILOTAGGIO di 40w, è evidente che che: 1000:40 = 25,quindi il Log 25 = 14 ed allora se siamo riusciti ad ottenere questi dati,cioè la potenza d’uscita di 1000w con 40w di pilotaggio,vuol dire che i dati del costruttore sono soddisfatti e quindi il nostro lineare viaggia a pieno regime.
c) Ma dovremo controllare ancora un altro parametro perchè se vi è un disadattamento di IMPEDENZA sull’ ANTENNA, allora una parte più o meno grande del segnale d’uscita potrebbe ritornare in dietro e quindi la potenza che leggiamo sul WATMETRO potrebbe non corrispondere al vero.
Dobbiamo allora controllare sempre il ROS in antenna e contemporaneamente dobbiamo leggere sullo strumento quanto è il valore della POTENZA RIFLESSA in W che dovrà essre sottratta dalla POTENZA DIRETTA.
– E’ evidente che, se per ottenere la massima potenza d’uscita il VARIABILE di PLACCA dovesse risultare TUTTO APERTO (cioè alla minima capacità),allora vuol dire che dovremo DIMINUIRE l’ INDUTTANZA del π (cioè togliere una spira),se al contrario,il variabile di Placca dovesse risultare TUTTO CHIUSO (cioè alla massima capacità),allora vuol dire che dovremo AUMENTARE l’ INDUTTANZA del π (cioè aumentare una spira).
– Per evitare l’ACCORDO su una ARMONICA, è consigliabile iniziare la taratura del π con i condensatori entrambi regolati alla massima capacità e quindi procedere più o meno velocemente in apertura.
– Il “Q” dovrebbe essere compreso fra 10 e 20,se è più basso,si ha un AUMENTO di armoniche in uscita; se è più alto,si ha un AUMENTO delle PERDITE,causato dalle maggiori correnti che circolano nel circuito volano.
– La LARGHEZZA DI BANDA dei CIRCUITI ACCORDATI,è generalmente espressa come Differenza in Frequenza fra due punti nei quali la POTENZA dell’amplificatore si riduce alla META’ del valore che ha al CENTRO BANDA.
Questi punti vengono denominati di solito PUNTI A META’ POTENZA.
– Influenza del “Q” sulla radiazione di armoniche
Per circuiti aventi un “Q” superiore a 10 ,qualunque ulteriore aumento non apporterà più alcuna apprezzabile riduzione delle ARMONICHE,sicchè occorrerà ricorrere ,piuttosto che ad un ulteriore aumento del “Q”,all’impiego di addizionali CIRCUITI FILTRO esterni all’amplificatore.
– Impedenza di accordo
Il numero delle spire dell’impedenza deve essere determinato in modo che a CENTRO BANDA : 27 MHz si abbia la massima potenza d’USCITA R.F. (W).
– Condensatore di prelevamento R.F.
Per 26-28 MHz,la capacità ottimale è di 1.000 Pf,ovviamente dovrà essere ad alto isolamento e ad alto amperaggio. Vi è da dire che la capacità di questo condensatore influenza la posizione (capacità) dei due variabili del π .
– Soppressione della 2° armonica
Il π è un Trasformatore a R.F. che adatta la BASSA IMPEDENZA del CAVO COASSIALE con l’ ALTA IMPEDENZA DI CARICO delle VALVOLE. Con il π che si usa normalmente sugli amplificatori ,la soppressione della 2° armonica è di circa 30-35 dB con un “Q” di 12. Naturalmente questa è una buona attenuazione,ma se il segnale TV è molto debole,potrebbe essere necessaria un’ulteriore attenuazione con un FILTRO PASSA-BASSO esterno.
– Limiti di trasformazione del π
Si è detto che il Pi-greco è un Trasformatore di Impedenza,ma quali sono i suoi limiti? Dobbiamo considerare due impedenze:
Z1 : è l‘IMPEDENZA DI CARICO del TUBO.
Questo valore varia
– a seconda della classe di funzionamento del tubo,
– a seconda delle TENSIONI e CORRENTI applicate
Z2 : – è l’ IMPEDENZA del CAVO COASSIALE
Essa è ormai standardizzata a 50 OHm
Quindi il π “vede” quasi sempre un’IMPEDENZA composta da una componente RESISTIVA e da una componente REATTIVA (capacitiva o Induttiva).
Ammesso Z2 = 50 OHm, il Pi-greco può trasformare fino ad una Impedenza di Carico del Tubo di 5000 OHm,il chè vuol dire un RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE = 100 (5000:50=100).
– Possibili difficoltà
a) aumento della frequenza oltre 28 MHz
Più saliamo di frequenza e più la capacità richiesta per il variabile di PLACCA diminuisce,fino a diventare molto bassa,per es. 30-32 Pf. Questi valori sono molto bassi se si pensa che la sola capacità d’ USCITA DEI TUBI può aggirarsi anche sui 15-17 Pf. A questa capacità va aggiunta la CAPACITA’ MINIMA del VARIABILE, più le varie capacità PARASSITE, ad es. delle PIATTINE di COLLEGAMENTO,ecc. Alla fine è facile superare la capacità richiesta di soli 30-32 Pf,allora un rimedio possibile è quello di usare un VARIABILE con capacità RESIDUA veramente MINIMA. Il problema può essere risolto usando un variabile SOTTO VUOTO. Se poi eventualmente sulle frequenze più basse (40-80 m) mancasse un po’ di capacità,si potrà COMPENSARE con una capacità COMMUTABILE.
– Tensione del variabile di antenna (LOAD)
Sul condensatore d’antenna la TENSIONE è piuttosto BASSA.
– Impedenza di blocco anodica (A.T. + R.F.)
Questa impedenza ha il compito di lasciar passare la corrente continua per la valvola e di bloccare la R.F. che esce dalla valvola e che altrimenti entrerebbe sull’ alta tensione.
esempio: Anodica = 2A
Smaltato Ø 1 mm
Sezione (S) = 0,78 mm2
Si considera 3,5 A/mm2
Amperaggio (A) = 0,78 x 3,5 = 2,74 A
quindi il filo smaltato di Ø 1 mm è più che sufficiente
Supporto : Teflon Ø 20 mm x 15 cm, le prime 10 spire devono essere leggermente spaziate per un maggior isolamento. Ancoraggio del filo dal piano metallico, a distanza di 3 cm

Pi-greco d’USCITA per 3CX800 e 3CX1500A7. I VARIABILI sono molto robusti e ben spaziati per evitare scariche fra le lamine. Un piccolo ventilatore aumenta notevolmente la dissipazione termica del circuito.
Questa formula è semplificata perchè in realtà si dovrebbe considerare anche la resistenza Ohmica dei VARIABILI,cioè l’ IMPEDENZA e non solo la REATTANZA. Comunque l’approssimazione della formula è più che sufficiente.
– Capacità dei variabili per n.1 tubo 3CX1500A7
Variabili come quelli usati nella foto dell’amplificatore e cioè AD ARIA
Variabile di ANTENNA: circa 800 Pf
Variabile di PLACCA: circa 160 Pf
capacità residua: circa 45 Pf
– CHOKE DI PLACCA
E’ utile per smorzare eventuali oscillazioni parassite nel campo delle VHF.
ROS in antenna (Rapporto Onde Stazionarie)
Più si usano alte potenze R.F. e più l’antenna deve essere ben accordata perchè altrimenti la potenza RIFLESSA potrebbe essere molto alta e quindi potrebbe creare dei grossi inconvenienti.
E’ utile quindi,parlare brevemente del ROS,anche se molti lo conoscono (giustamente) già molto bene.
COME usare correttamente un ROSMETRO
Chi usa un’antenna per trasmettere può facilmente verificare se la sua impedenza si adatta al valore del cavo coassiale,collegando all’uscita del trasmettitore uno strumento chiamato ROSMETRO (misuratore Rapporto Onde Stazionarie) oppure SWR (Standing Wave Ratio).
Questo strumento misura il RAPPORTO tra la TENSIONE inviata dal Trasmettitore verso L’ ANTENNA (Onda Diretta) e quella che l’ antenna rimanda verso il Trasmettitore (Onda Riflessa) a causa di un DISADATTAMENTO DI IMPEDENZA.
Nello strumento presente in un Rosmetro commerciale,il primo numero a sinistra non è uno zero,ma sempre un 1 ,proseguendo verso destra troveremo 1,1-1,2-1,5 ecc…, fino a terminare con il numero 20 oppure con il simbolo infinito.
Quando il valore dell’impedenza dell’antenna risulta identico a quello del cavo coassiale,lo strumento indica sempre un rapporto pari a 1.
– Infatti se l‘antenna ha un’impedenza di 52 Ohm e il cavo coassiale ha un’impedenza di 52 Ohm,il RAPPORTO sarà paria : 52:52 = 1
– Se l‘antenna ha un’impedenza di 75 Ohm e il cavo coassiale un’impedenza di 52 Ohm il RAPPORTO sarà pari a: 75:52 = 1,4
– Se l’antenna ha un’impedenza di 37 Ohm e il cavo coassiale un’impedenza di 52 Ohm,il RAPPORTO sarà pari a: 52:37 = 1,4
NOTA = Il valore d’Impedenza MAGGIORE va sempre diviso per il valore d’Impedenza minore, quindi se lo strumento del Rosmetro indica un rapporto di 1,5 l’antenna potrebbe avere
questi due valori d‘Impedenza:
52 x 1,5 = 78,0 ohm
52 : 1,5 = 34,6 ohm
Conoscendo il valore SWR è possibile determinare il fattore di perdita eseguendo questa operazione:
fattore perdita = [( SWR – 1 ) : ( SWR + 1 )]2
Se ad esempio rileviamo un rapporto di 1,5 dovremo prima eseguire questa operazione:
(1,5 – 1 ) : ( 1,5 + 1 ) = 0,2
poi dovremo elevare questo numero al quadrato:
0,2 x 0,2 = 0,04 fattore perdita
Conoscendo il fattore di perdita potremo calcolare quanta potenza verrà dispersa.
Ammesso di avere un Trasmettitore che eroghi una potenza di 60 watte un fattore di perdita pari a 0,04,perderemo una potenza di :
60 x 0,04 = 2,4 watt
quindi l’antenna irradierà soltanto:
60 – 2,4 = 57,6 watt
La potenza non irradiata ritornerà verso l’uscita del trasmettitore sotto forma di ONDE STAZIONARIE.
Se il RAPPORTO rimane entro un valore di 1,4-1,5 le perdite possono essere considerate più che accettabili,mentre se si supera 1,7 si inizieranno a perdere delle potenze alquanto consistenti
Con un RAPPORTO di 1,9 su 60 watt perderemo circa 60 x 0,096 = 5,76 watt.
ROSMETRI
Nei Rosmetri possono essere presenti uno oppure 2 strumenti.
Se vi sono 2 strumenti ,uno di questi viene utilizzato per misurare l’ONDA DIRETTA e l’altro per misurare l’ ONDA RIFLESSA.
Nel caso sia presente un solo strumento,troveremo sempre un deviatore che provvede ad inviare sullo strumento il segnale dell’ Onda Diretta oppure il segnale dell’ Onda Riflessa.
FREQUENZE ARMONICHE
Quindi chi possiede un ricetrasmettitore CB e non riesce a ridurre al minimo il rapporto delle onde stazionarie,se avesse la possibilità di controllare con un Analizzatore di Spettro quante frequenze fuoriescono dal suo trasmettitore noterebbe che,oltre alla frequenza fondamentale dei 27 MHz,fuoriescono anche dei segnali sulle frequenze armoniche dei 54-81-108 MHz.
Chi possiede un ricetrasmettitore sui 145 MHz noterà che,oltre alla frequenza fondamentale,fuoriescono anche dei segnali sulle frequenze armoniche dei 290-435-580 MHz.
Per eliminare queste frequenze armoniche è sufficiente collegare all’uscita del trasmettitore un FILTRO PASSA/BASSO: la lancetta dello strumento scenderà immediatamente a 1.
FILTRO PASSA BASSO
Un filtro Passa/Basso in grado di eliminare tutte le frequenze armoniche è composto da una INDUTTANZA e da due CONDENSATORI.
Questo filtro si calcola in modo da eliminare la prima ottava superiore.
Quindi nel caso di un trasmettitore per 27-30 MHz conviene calcolare il filtro sui 35 MHz circa.
Nel caso di un trasmettitore per i 90-100 MHz,conviene calcolare il filtro sui 120 MHz.
Nel caso di un trasmettitore per i 144-146 MHz,conviene calcolare il filtro sui 150 MHz.
Per ricavare il valore della INDUTTANZA L1 espressa in microhenry dovremo usare questa formula:
L1 microhenry = 15,9 : MHz
Per ricavare il valore dei due CONDENSATORI C1 espresso in picofarad useremo la formula:
C1 picofarad = 3.180 : MHz
Conoscendo il valore di L1 e di C1 potremo calcolare su quale frequenza il filtro inizierà ad attenuare le armoniche,utilizzando la formula:
MHz = 318 : √ L1 x (C1 + C1)
ESEMPIO di calcolo
26 – 30 MHz
Vogliamo realizzare un filtro Passa/Basso per la gamma CB ,quindi vorremmo sapere che induttanza usare per L1 e che capacità per C1.
Come frequenza di taglio sceglieremo i 30 MHz per evitare di attenuare,anche se in modo irrisorio,tutte le frequenze inferiori.
Per calcolare il valore dell’induttanza L1 useremo la formula che abbiamo precedentemente riportato:
L1 microhenry = 15,9 : MHz
Quindi per una frequenza di taglio di 30 MHz ci occorre una bobina che abbia un’induttanza di:
15,9 : 30 = 0,53 microhenry
Ricaveremo quindi la capacità dei condensatori C1 da applicare ai due lati di L1 con la formula:
C1 picofarad = 3.180 : MHz
quindi dovremo utilizzare dei condensatori da:
3.180 : 30 = 106 picofarad
Poichè il valore standard della induttanza potrebbe risultare di 0,5 microhenry e quella dei condensatori 100 picofarad ,potremo calcolare quale sarà la frequenza di taglio di questo filtro utilizzando la formula:
MHz = 318 : √ L1 x (C1+C1)
utilizzando i valori sopra riportati il nostro filtro inizierà ad attenuare tutte le frequenze superiori a:
318 : √ 0,5 x ( 100+100) = 31,8 MHz
Se sostituiremo i condensatori da 100 pF con dei condensatori da 120 pF il nostro filtro inizierà ad attenuare da una frequenza di:
318 : √ 0,5 x (120+120) = 29 MHz
Il filtro PASSA/BASSO sui WATTMETRI
Un filtro Passa/Basso può risutare ancora utile quando si controlla la potenza d’USCITA di un Trasmettitore tramite un Wattmetro di RF.
Se sull’uscita del nostro trasmettitore sono presenti una infinità di frequenze armoniche,tutti i wattmetri indicheranno una potenza che non corrisponderà mai a quella reale.
Ammesso che un trasmettitore eroghi sulla frequenza fondamentale una potenza di 50 awtt,sulla 1° armonica una potenza di 5 watt,sulla 2° armonica una potenza di 2 watt,il wattmetro indicherà che il nostro trasmettitore eroga una potenza di 57 watt perchè avrà sommato tutte le potenze delle frequenze armoniche.
Se all’uscita del del trasmettitore collegheremo un filtro Passa/Basso che provveda ad eliminare tutte le frequenze armoniche,leggeremo la reale potenza erogata dal trasmettitore,cioè 50 watt.
2) π d’ingresso_____________________
Pi-greco di “pretaratura a freddo”
Prima di installare un Pi-greco definitivo all’interno del lineare, consiglio di usare un π di prova per mettere a punto lo stesso in modo molto vicino alle condizioni reali di lavoro e soprattutto in modo MOLTO RAPIDO.
Come si vede consiglio di realizzare un π all’interno di uno scatolino di metallo in modo che sia ben schermato.
All’esterno vi sono le due manopole di regolazione dei variabili di INGRESSO (INP) e USCITA (OUT).
Le dimensioni sono: L = 23 cm, H = 7 cm, A/R = 12 cm.
Come si può facilmente vedere all’interno vi sono 2 condensatori variabili ciascuno con 2 sezioni di 500 pF cad. per un totale di 1.000 pF a condensatore.
I condensatori devono essere di buona realizzazione meccanica,su isolatori in ceramica e con una discreta spaziatura fra le lamine.
Ricordiamo che se le lamelle non sono perfettamente parallele,durante la rotazione dei variabili,le lamine possono avvicinarsi eccessivamente e quindi facilmente possono scaricare.
Qualora durante l’eccitazione si verificassero delle scariche fra le lamine,ciò impedirebbe la messa a punto del π.
Se avvengono delle scariche fra le lamine,talvolta si possono facilmente sentire,tanto più se la potenza di pilotaggio sale,ma si possono anche vedere se l’ambiente è in penombra.
Qualora non si senta o non si veda scaricare fra le lamine,ricordo che,durante le scariche,è impossibile accordare il π perchè c’è un passaggio di R.F. dal rotore allo statore e quindi a massa.
Come si vede le due sezioni di ogni variabile sono collegate in parallelo.
I variabili sono collegati rispettivamente al connettore d’ INGRESSO ed a quello d’USCITA con due conduttori di rame nudo, i più corti possibile.
I connettori di Ingresso e di uscita sono 2 PL isolate in Teflon (anche se andrebbero bene quelle in bachelite,poichè la potenza di eccitazione è piuttosto bassa).
Il π è collegato al lineare tramite due spezzoni di cavo coassiale del tipo RG58 ciascuno della lunghezza di 1 m.
Questo π deve essere posto sul tavolo di lavoro,collegato al K del lineare ed accordato sotto eccitazione del TX (vedremo più avanti).
Possiamo vedere i due variabili all’interno dello scatolino.
Fra i due variabili vi è anche l‘IMPEDENZA per l’accordo sulla frequenza desiderata (vedremo avanti).
GRID-DIP
La prima taratura di questo π deve essere fatta a freddo ,cioè col π sul tavolo senza alcuna connessione con il lineare nè con il TX, tramite l’impiego del GRID-DIP che ci permetterà di scegliere il numero di SPIRE più giusto per l’IMPEDENZA fra i variabili.
Se vogliamo accordare il π sulla banda 26-28 MHz,allora dovremo scegliere un numero di spire per cui si abbia la risonanza a CENTRO BANDA e cioè su 27 MHz con i variabili a metà corsa (per avere una riserva di capacità su tutta la banda).
– i cavetti di collegamento al π influenzano il ROS d’ingresso,essi non devono essere nè troppo lunghi,nè troppo corti,in linea generale è bene farli intorno al metro di lunghezza. Ovviamente devono essere fatti con cavetto schermato del tipo RG58.
E’ bene mantenere la stessa lunghezza dei cavetti anche dentro al lineare.
– Taratura a freddo del Pi greco (sul tavolo di lavoro)
– Il π deve già essere stato tarato inizialmente con il GRID-DIP per cui abbiamo già inserito su di esso l’impedenza con il giusto numero di spire tarandolo a centro-banda cioè su 27 MHz.
– Banda da coprire = 26-28 MHz
– Il consiglio è di partire subito con le due sezioni collegate in parallelo,cioè con i 1000 Pf disponibili, perchè se la capacità di accordo è troppo bassa,si potrebbe facilmente accordare su un‘armonica,nel qual caso il π non potrebbe essere accordato su 27 MHz ed il ROS sarebbe molto > 1
– E’ evidente che la taratura non corrisponderà poi esattamente a quella effettuata sul K (sotto eccitazione),ma sarà molto vicina.
1) Taratura su 26-28 MHz (centro banda 27 MHz)
– Frequenza del TX = centro banda 27 MHz
– Durante questa fase di “PRETARATURA” del π occorre naturalmente tenere la potenza di uscita del TX molto bassa,bastano solo 5w,per evitare un eventuale riscaldamento del transistor finale del TX,in quanto fino a quando il π non è perfettamente tarato,vi può essere un leggero ritorno di R.F. che ,nel caso in cui la potenza di uscita del TX fosse troppo alta,potrebbe danneggiare il finale.
– Ricordiamo inoltre che,durante questa taratura,dovremo schiacciare la portante del TX ad intervalli piuttosto brevi, cercando l’accordo più in fretta possibile.
27 MHz = ROS 1,4 – 1,6
27,5 MHz = ROS 1
28 MHz = ROS 1,4 – 1,6
Anche se il valore del ROS ai lati va più che bene,se vogliamo ulteriormente ridurlo,occorre dividere la banda in due sottobande: 26-27 MHz e 27-28 MHz.
2) Taratura sulla banda 26-27 MHz (centro banda 26,5 MHz)
– Frequenza TX = centro banda 26,5 MHz
In questo caso il π dovrà essere tarato sulla frequenza di centro banda 26,5 MHz, per cui avremo:
26 MHz = ROS 1,1-1,2
26,5 MHz = ROS 1
27 MHz = ROS 1,1-1,2
3) Taratura sulla banda 27-28 MHz (centro banda 27,5 MHz)
– Frequenza del TX = centro banda 27,5 MHz
In questo caso il π dovrà essere tarato sulla frequenza di centro banda 27,5 MHz,per cui avremo:
27 MHz = ROS 1,1-1,2
27,5 MHz = ROS 1
28 MHz = ROS 1,1-1,2
– Capacimetro
Una volta ottenuti gli accordi desiderati su 26,5 MHz e su 27,5 MHz,dovremo misurare con un capacimetro le capacità dei due variabili e scriverle su di un foglio di carta, perchè ci serviranno come valori di riferimento per fare la taratura dei due pi-greco definitivi su circuito stampato da usare all’interno del lineare.
– Ricordiamo che valori di ROS oltre 1,5-1,7 potrebbero essere molto pericolosi in quanto potrebbero causare delle autoscillazioni in grado di danneggiare seriamente il finale del TX come pure la valvola del lineare (specialmente usando alte potenze).
– In base alle prove effettuate i valori risultanti delle CAPACITA’ dei variabili sono i seguenti:
INGRESSO:
26,5 MHz = 260 pF
27,5 MHz = 247 pF
USCITA:
26,5 MHz = 400 Pf
27,5 MHz = 354 pF
– ricordo che per avere un buon margine di manovra,durante l’accordo del circuito, la capacità di ciascun variabile dovrebbe essere almeno il DOPPIO di quella necessaria ,perchè in questo modo,la metà rimanente di capacità ci permette molto agevolmente di poterci spostare a destra e a sinistra del variabile (cioè aumentare o diminuire le capacità) in modo da trovare l’accordo giusto con facilità.
– In base ai valori di capacità trovati,possiamo passare ora alla realizzazione del π d’ingresso su c.s. da collocare direttamente dentro al telaio del lineare.
– Preciso anche che,quando si usano dei piccoli compensatori sul c.s. di bassa capacità,circa 250 pF cad ed in particolare se ne usiamo 2 in parallelo,diventa molto difficoltoso accordarli separatamente ,occorre molta esperienza,altrimenti è molto probabile non riuscire a fare la taratura ,anche se conosciamo già indicativamente i valori delle capacità.
Se non si riesce nell’impresa,non rimane che ricorrere a soli 2 variabili di capacità più alta,come abbiamo già visto,ma in un unico corpo,in modo che con una singola rotazione si abbia a disposizione tutta la capacità richiesta.Ovviamente con questa soluzione,lo spazio richiesto per l’alloggiamento del π aumenta notevolmente.
Pi greco definitivo entrocontenuto nell’amplificatore
– In base ai risultati ottenuti con il π contenuto nello scatolino metallico,abbiamo trovato i seguenti valori:
INGRESSO:
26,5 MHz = 260 pF
27,5 MHz = 247 pF
USCITA:
26,5 MHz = 400 pF
27,5 MHz = 354 pF
– In base a questi valori,ho ritenuto giusto usare come capacità complessive dei variabili le seguenti:
INGRESSO:
26,5 MHz = 500 pF (capacità residua di manovra: 240 pF)
27,5 MHz = 500 pF (capacità residua di manovra: 253 pF)
USCITA:
26,5 MHz = 582 pF (capacità residua di manovra: 182 pF)
27,5 MHz = 582 pF (capacità residua di manovra: 228 pF)
Con queste capacità residue possiamo trovare abbastanza facilmente l’accordo.
– Per coprire la gamma 26-28 MHz,io uso 2 Pi greco realizzati su c.s. (circuito stampato) e contenuti in uno scatolino metallico per ottenere la massima schermatura.
– Un Pi greco copre la gamma 26-27 MHz,mentre l’altro 27-28 MHz.
– Entrambe i Pi greco (come già detto sopra),sono tarati a centro banda.
– Come variabili uso dei piccoli condensatori rotondi metallici con dielettrico solido, di circa 250 Pf cad.,in parallelo che possono sopportare una potenza massima di circa 100 w ,che è sufficiente a pilotare una valvola come la 3CX1500A7.
– I condensatori e l’impedenza del π sono collocati su c.s.
– Lo scatolino metallico è munito di due bocchettoni PL in ingresso e in uscita.
– Poichè occorre commutare i 2 Pi greco a seconda della banda usata,all’interno dello scatolino,insieme ai pi greco,uso anche un relè a 12v.c.c. per la commutazione dei 2 pi greco. Questo relè viene comandato da un piccolo interruttore sul pannello anteriore,dove a sinistra è scritto 26-27 e a destra 27-28.
Questo relè potrà anche essere comandato da un alimentatore esterno,durante la taratura dei due Pi greco sul tavolo di lavoro.
– Sul coperchio dello scatolino sono riportati i 4 fori per la taratura dei variabili durante l’eccitazione del lineare.
– Poichè questi variabilini hanno una capacità molto piccola,circa 250 pF cad.,occorre usarne per ogni banda: 26-27 MHz e 27-28 MHz,due in parallelo, sia in ENTRATA che in USCITA .
– Anche così facendo,le due capacità in USCITA non sono sufficienti,per cui occorre aumentarle leggermente con due condensatori fissi ceramici posti sotto al c.s. da 82 pF cad.
– Anche così facendo,sarebbe impossibile accordare questi circuiti direttamente sull’ingresso del lineare,a caldo, per la prima volta,perchè dovendo ruotare un compensatore alla volta,a causa della loro bassissima capacità,anche con la massima attenzione,nel 99% dei casi faremmo una taratura su una frequenza ARMONICA e quindi il lineare non potrebbe erogare la massima potenza (oltre ad altri inconvenienti).
– Quando andiamo a tarare il pi-greco sul c.s.,dovremo prima mettere i variabilini a META’ CORSA in modo da avere metà capacità disponibile per la messa a punto della loro taratura.
a) se aumento le spire di L2,diminuisce il ROS sulla frequanza di taratura,ma aumenta molto ai lati della banda.
Se per es. nella banda 26-27 MHz taro il π su 26,5 e ottengo un ROS di 1,1 quando vado a controllare ai lati,cioè su 26 e su 27 MHz,il ROS aumenta notevolmente intorno a 1,8-1,9.
Questo perchè il circuito diventa più stretto.
b) Se tolgo L2,il circuito tende a diventare a banda più larga,con un ROS leggermente più alto sulla frequenza di taratura,ma che si mantiene quasi uguale ai lati.
c) Generalmente non uso mai L2,salvo casi particolari.
Pi-greco d’INGRESSO per 3CX800A7 e 3CX1500A7, completo di Relè di commutazione di banda: 26-27 MHz e 27-28 MHz,il tutto è racchiuso in uno scatolino metallico contenuto nella parte inferiore del telaio. Input ed Output con prese PL.
Impedenza a comune fra le due bande,con i variabilini compensati con condensatori ceramici fissi per ogni banda,sistemati sotto il c.s.
USO DI UN LINEARE “PILOTA“
Quando un lineare è molto potente,cioè usa delle valvole che richiedono una notevole potenza di PILOTAGGIO,a volte può non essere sufficiente usare un semplice TX come eccitatore.
In genere la maggior parte dei TX hanno una potenza che si aggira intorno a 100w in continua (di più in SSB) e quindi non conviene “tirare il collo” al TX ,ma è meglio farlo lavorare comodamente,magari a metà potenza e aggiungere un lineare “PILOTA” che abbia la potenza necessaria per spingere il FINALE comodamente.
1) Accordo del PILOTA su CARICO FITTIZIO
a) accordare Il π d’ingresso del FINALE sull‘USCITA del TX a 50 Ohm
b) mettere il FINALE in STBY
c) accordare il PILOTA direttamente su un CARICO FITTIZIO a 50 Ohm
d) mettere il FINALE in STBY-ON (cioè pronto per essere eccitato)
e) attivare tutta la linea: TX > PILOTA >FINALE
f) il lineare PILOTA è già stato accordato su un carico a 50 Ohm e quindi è perfettamente pronto ad eccitare il FINALE.
Attenzione,il PILOTA ha già l’ USCITA del suo π accordata sui 50 Ohm del C.F.,quindi la sua USCITA è già pronta ad entrare sul π d’ingresso del FINALE e quindi può essere lasciata in queste condizioni. La potenza trasferita dal PILOTA al FINALE sarà ottima.
Tuttavia,si può ulteriormente migliorare l’ACCOPPIAMENTO fra PILOTA e FINALE ritoccando leggermente i VARIABILI del π d’USCITA del PILOTA,ma ciò va fatto con molta attenzione e precisione,perchè se variamo un po’ troppo la capacità del variabile di PLACCA e/o d’ANTENNA,c’è il rischio di accordare il PILOTA su un’ARMONICA ,quindi la potenza del FINALE diminuirà e le valvole del PILOTA arrosseranno un po’ troppo col rischio di rottura.
2) Uso del PILOTA con il FINALE ed anche direttamente sull’ANTENNA
Qualora il PILOTA venga usato anche direttamente in ANTENNA da solo,(quindi con il FINALE in STBY),è evidente che il suo π d’USCITA dovrà essere ritoccato ed accordato direttamente sull’ANTENNA,perchè ricordiamo che l’IMPEDENZA del π d’INGRESSO del FINALE,anche se tarata a 50 Ohm,non sarà mai perfettamente identica all’IMPEDENZA dell’ANTENNA.
ROS in INGRESSO
Ricordiamo che quando usiamo una linea R.F. con 2 lineari (Pilota e Finale) contemporaneamente, occorre sempre, controllare i valori di ROS che si trovano fra:
– TX e PILOTA
– PILOTA e FINALE
– FINALE ed ANTENNA
Se così non facciamo,rischiamo di fare un grande “arrosto”!
– TX: nasce già tarato perfettamente su 52 ohm
a) il π d’ingresso del lineare Pilota va tarato sull’USCITA del TX in modo che il ROS sia il più basso possibile,in genere si arriva ad 1,1. Così facendo,abbiamo la certezza che l’INGRESSO del lineare Pilota ha un‘impedenza di 52 ohm.
Questo π non deve più essere ritoccato.
b) l’USCITA del lineare Pilota deve essere tarata sui 52 ohm del C.F.
Questa uscita non deve più essere ritoccata.
PROSEGUIAMO NELL’ACCORDO DI TUTTA LA LINEA
RICAPITOLANDO
1) Il TX nasce perfettamente tarato su 52 ohm
2) L’INGRESSO del Lineare PILOTA è già stato tarato sui 52 Ω del TX
3) L’USCITA del Lineare PILOTA è già stata tarata a 52 Ω su CARICO FITTIZIO
4) l’ INGRESSO del FINALE deve essere tarato a 52 Ω sull’USCITA del Lineare PILOTA
che è già stata tarata a 52 Ω sul C.F.
5) L’USCITA del FINALE va accordata o sul C.F. durante le prove di messa a punto, oppure direttamente in ANTENNA.
A QUESTO PUNTO,TUTTA LA LINEA E’ ACCORDATA PER DARE LA MASSIMA USCITA R.F.
MODALITA’ D’USO
1) Solo il TX : mettendo il PILOTA ed il FINALE in STBY
2) Tx + PILOTA: mettendo il FINALE in STBY
3) TUTTA LA LINEA: attivando sia il PILOTA che il FINALE (STBY-ON)
Questa “catena di comando” si usa a partire dal pilotaggio di una sola 3CX3000A7 in sù,quindi per 2- 3CX3000A7, per una 3CX10.000A7 o 3CX15.000A7.
Potete stare tranquilli che nessuno vi sovramodulerà o vi potrà mettere la portante,sarebbe come sbattere contro un muro d’acciaio!
COMANDI AUTOMATICI
Occorre fare una precisazione e cioè che,se vogliamo usare tutta la linea usando dei comandi automatici per la commutazione dei vari relè (e sono tanti),occorre far sì che quando il segnale del PILOTA,che può anche essere piuttosto alto,anche di 1KW,quando arriva sul K del FINALE,occorre che questo relè sia già aperto,perchè altrimenti l’RF che arriva e trova il relè chiuso,ritorna in dietro potendo causare dei notevoli inconvenienti.
A tutto ciò,per sicurezza,si può rimediare mettendo tutte le commutazioni dei relè A MANO,ovviamente tutte in contemporanea,siamo sicuri così che tutto si svolgerà in modo perfettamente sicuro ed il segnale RF di eccitazione scorrerà libero come su un’autostrada.
ALIMENTAZIONE DELLA LINEA
Un consiglio personale è quello di non richiedere la corrente all’ENEL per una serie di motivi,fra i quali,non ultimo,quello economico.
Ricordiamo fin da ora,che sarebbe impossibile ottenere dall’ENEL una tale fornitura in MONOFASE,perchè come sappiamo,dovremmo prendere una FASE ed il NEUTRO da una LINEA TRIFASE,cioè un terzo della potenza fornita.
Dovremo necessariamente usare una linea TRIFASE con relativo RADDRIZZATORE .
E’ molto comodo,anzichè pagare una bolletta molto salata all’ENEL,usare un GRUPPO ELETTROGENO ad accensione elettronica,di 20-25 KW TRIFASE.
Questi gruppo hanno anche un’uscita a potenza più bassa in MONOFASE 220v per eventuali altre esigenze di servizio.
Se questa fornitura non ci fosse,si può sempre usare una FASE ed il NEUTRO per le nostre necessità.
Questi gruppi da cantiere si trovano facilmente usati,in ottimo stato e ad un prezzo accettabile.
BUONI DX !!!!
CARICO FITTIZIO
Quando si usano potenze così alte è bene usare un carico fittizio affidabile per ogni messa a punto.
AMPLIFICATORI XXXL
BIRD 43
Il Bird modello 43 è uno strumento di misura molto noto e diffuso utilizzato soprattutto da quei radioamatori e sperimentatori che si dilettano nella costruzione di antenne ed amplificatori.
Il Bird 43 è in produzione dagli anni ’50 e ne sono stati costruiti circa 200.000 esemplari subendo nel corso degli anni poche modifiche,sostanzialmente di carattere estetico.
Il Bird 43 è un wattmetro direzionale passante,ovvero uno strumento in grado di misurare la potenza diretta o riflessa su una linea di trasmissione.
E’ composto da un breve tratto di linea coassiale in aria (sistema Thruline),d’impedenza caratteristica 50 ohm,che viene inserita sulla linea da monitorare.
La linea è terminata con connettori di tipo N che all’occorrenza possono essere sostituiti con connettori di altro genere grazie al sistema QC (Quick-Change) che consente una rapida e facile sostituzione .
All’interno della linea,attraverso un alloggiamento presente nella parte frontale del wattmetro,viene inserito un elemento sonda che consente l’esecuzione della misura.
L’elemento,in gergo tappo o slug, deve essere scelto in funzione della frequenza e della potenza in transito.
Poichè la sonda è direzionale,in base al modo in cui viene orientata,indicato da una freccia,misurerà l’onda diretta (da sorgente a carico) o riflessa (dal carico indietro verso la sorgente ) con direttività maggiore di 25 dB.
Il microamperometro da 30 μA non è fissato alla scatola del Bird 43,ma è tenuto elasticamente sospeso da una guarnizione di materiale espanso che ammortizza eventuali urti e scossoni che dovessero verificarsi durante il trasporto.
Il microamperometro ha una scala abbastanza ampiacon lettura diretta in watt e fondoscala tarato su 25,50 e 100 per una facile lettura con tutti i tipi di sonda disponibili,purtroppo non è dotato di fondo a specchio che aiuterebbe ad evitare l’errore di parallasse.
Quando il wattmetro non è in uso,è consigliato di adoperare l’apposito tappo parapolvere che,oltre ad impedire l’ingresso di corpi estranei nel tratto di linea coassiale,mette in corto l’avvolgimento dello strumento.
In alternativa si può girare la sonda di misura in modo che la freccia sia orientata verso l’alto.
CARATTERISTICHE
La costruzione è robusta,lateralmente è dotato di alloggiamenti con un dispositivo di bloccaggio che consentono di riporvi due sonde di misura oltre a quella in uso.
Le principali caratteristiche sono:
VSWR massimo 1.05:1
Range di Frequenza 0.45 – 2700 MHz
Range di Potenza 100 mW – 10 Kw
Accuratezza +/- 5% f.s.
Dimensioni 92 x 102 x 175 mm
Peso 1,36 Kg
SONDE
Le sonde prodotte dalla Bird per questo strumento sono identificate da un numero seguito da una lettera,il primo indica la potenza di fondoscala della sonda,la seconda il range di frequenza.
Ce ne sono alcune che non rientrano in questo tipo di codifica,sono perlopiù elementi per frequenze o potenze particolari ed hanno un codice numerico.
3CX3000A7
AMPLIFICATORE HF CON 4CX3000 / 8169
La 4cx3000/8169, è un tetrodo metallo/ceramica della Eimac in grado di dissipare 3500 watt
Tensione anodica 6000 volt;
griglia schermo a + 600, dissipazione 175 w;
griglia controllo a -150 circa regolabile, dissipazione 50 w;
filamento a 9 volt 45 ampere;
frequenza massima 150 mhz;
dimensioni: h 20 cm, diametro 11 cm, peso 2,5 kg;
zoccolo SK-1400;
camino SK-1406.
L’amplificatore funziona in classe AB con ingresso di catodo sulla valvola, tale configurazione diminuisce il guadagno della valvola aumentando la stabilità, infatti entrando di griglia schermo si avrebbe un notevole guadagno ma un elevato rischio di auto oscillazione sulle frequenze più alte. Il circuito di uscita è composto dal classico pi-greco con due condensatori variabili e una serie di relè sottovuoto che cortocircuitano la parte di bobina non usata. Per le frequenze di 3,5 e 1,8 mhz il relè sottovuoto aggiunge delle capacità in parallelo al condensatore di carico. Un relè è usato per cortocircuitare il coke di alimentazione sulla banda dei 28-24-21-18 mhz mentre per il resto delle bande viene usato completamente. Il segnale di uscita passa dapprima per un filtro passa basso poi nella linea di misura bird con apposita testina di misura ed infine alla commutazione rf di uscita . Il segnale in ingresso passa attraverso il circuito di accordo, tarato per ogni banda , e va sul catodo della valvola. Il catodo della valvola elettricamente è al potenziale di massa mentre per la rado frequenza è tenuto alto con l’avvolgimento bifilare su supporto in ferrite della lunghezza di circa 20 cm. Il filo di tale avvolgimento deve essere in grado di sopportare la corrente di filamento della valvola che si aggira sui 45 ampere. Il catodo della valvola coincide con un filamento e non necessita di riscaldamento, accesa e subito pronta. Tale caratteristica e stata comunque limitata da un circuito di preriscaldamento in modo che allo spunto si limita la corrente di accensione per circa 10 secondi.
ALIMENTAZIONE
L‘alta tensione è ottenuta con un trasformatore da 6kw, primario 220 e secondario 4500 volt, raddrizzata dal ponte raddrizzatore sigillato in resina, vanno bene anche quelli classici per AT, un condensatore a olio da 8 microfarad 10.000 volt. L’alimentazione al trasformatore dell’AT è limitata allo spunto per circa 2 secondi da una resistenza posta in serie al primario che riduce anche qui la corrente di spunto.
La tensione di polarizzazione di griglia controllo è ottenuta con un circuito di stabilizzazione della tensione tramite un operazionale che fa la comparazione tra una tensione di riferimento e quella in uscita. Tale stabilizzazione si ottiene con due resistenze di potenza ed un mosfet da 1000 volt, sulla resistenza R9 scorre sempre la corrente massima prevista nel circuito e quando una parte di questa viene assorbita dalla valvola il mosfet entra in azione aumentando la sua resistenza e di conseguenza la corrente che lo attraversa diminuisce. La protezione della corrente massima di griglia schermo si ottiene tarando V3 che interdice l’intero circuito finché non viene ripristinato con il pulsante di reset.
La tensione variabile di griglia controllo è ottenuta con un circuito di stabilizzazione composto dal TIP 122 e DZ1 mentre la variazione si ottiene girando il potenziometro a filo P1 posto sul frontale dell’amplificatore. Variando tale potenziometro si varia la curva di lavoro della valvola e la corrente che circola in assenza di segnale rf. La EIMAC consiglia circa 500 mA per questa classe di lavoro ed una tensione di griglia schermo di 600 volt.
All’accensione dell’interruttore generale si da tensione al timer da 10 secondi e al trasformatore dei filamenti mediante una resistenza da 100 ohm . Trascorso tale periodo si eccita il relè RL6 e si attiva il primo teleruttore che da tensione limitata al trasformatore dell’AT , trascorsi altri 2 secondi si eccita anche il secondo teleruttore e si ha piena tensione sui circuiti. Tramite in commutatore di banda posto davanti si seleziona il circuito rf di ingresso e la parte di bobina del circuito rf d’uscita. Ponendo a massa il PTT si eccita dapprima RL4 e poi tutti i relè collegati a questo compresi quelli di polarizzazione della valvola. La tensione della griglia schermo passa da 0 a 600 volt mentre quella della griglia controllo da -200 , completa interdizione della valvola, ad un valore di circa -150 tali da far scorrere la giusta corrente in assenza di segnale rf.
TARATURA CIRCUITI RF
Prima di applicare il segnale rf bisogna, ad amplificatore spento, tarare il circuito di uscita, ossia rispettare i valori di capacità e di induttanza per ogni banda in base alla resistenza di carico della valvola che si aggira sui 2000/2500 ohm . Porre sulla placca della valvola una resistenza verso massa del valore di quella di carico e collegare in uscita al circuito rf un analizzatore con ponte riflettometrico . Posizionare la capacità di placca e di carico, precedentemente misurate, sul valore di riferimento, avendo considerato anche quella parassita della valvola, posizionare il prelievo sulla bobina in modo che risuoni sulla frequenza stabilita. Ripetere l’operazione per ogni banda. Il circuito di ingresso invece può essere tarato sia con lo strumento che con l’apparato radio per il minor r.o.s., tale operazione va fatta con la valvola alimentata e con il circuito rf di uscita accordato sulla banda interessata.
ATTENZIONE ALL’ALTA TENSIONE
COSTRUZIONE
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Ti chiederei cortesemente un’aiuto per l’autocostruzione di un’amplificatore 26-28 mhz con una 3cx800a7 già in cantiere.
Avresti lo schema da postarmi?
Grazie
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Caro Giuseppe,la 3CX 800 A7 come la 1500 sono valvole molto facili da polarizzare,infatti sono ad accensione indiretta,cioè il catodo ed il filamento sono indipendenti,perciò basta mandare l’eccitazione sul catodo , la B.T. sul filamento,l’A.T sull’anodo ed il gioco è fatto. Ma ricorda che se anche in teoria è molto semplice,questa valvola come altre, possono anche essere un totale fallimento qualora non siano rispettate le SCHERMATURE che devono essere fatte a vari livelli,QUESTA CONDIZIONE E’ FONDAMENTALE!! Se vuoi le POTENZE DI PILOTAGGIO sono: 10w > 250w OUT.K.D.- 20w > 500 – 30w > 650 – 40w > 800
Se vuoi,posso darti qualche riferimento pratico.
Saluti
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Buongiorno,
dott. Empoli le scrivo in quanto abbiamo uno strumento guasto, a causa probabilmente del tubo di potenza EIMAC 3CX1500A7 / 8877. Abbiamo preso un nuovo pezzo, scoprendo in seguito che non e’ originale ma cinese. Il nostro tecnico sospetta che non funzioni.
Stiamo cercando un modo per testare il funzionamento (o meno) del pezzo nuovo, ad esempio provandolo su uno strumento di qualisasi tipo che ne richiede l’uso. Oppure, viceversa, qualcuno che abbia il tubo di potenza, anche usato, ma funzionante, per vedere se a quel punto lo strumento rotto parte.
cordiali saluti, spero possa contattarci se puo’ aiutarci.
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Buongiorno,in risposta al suo commento su “Amplificatori di potenza R.F. – 2° – posso suggerire quanto segue.
– i migliori tubi sono senza dubbio quelli della EIMAC,
– faccio presente che, seppur cinese,non è detto che non funzioni,
– mi dice che il suo tecnico “sospetta” che non funzioni,ma se non lo prova è inutile che sospetti
– le faccio presente che degli ottimi tubi (che ho già provato più volte ) sono anche i russi SVETLANA e costano un po’ meno
– se deve acquistare un tubo EIMAC,le consiglio di rivolgersi all’importatore per tutta Italia che esiste da sempre e che può garantire sulla originalità del tubo (non so se ci siano altri importatori autorizzati):
RICHARDSON Electronics
Viale Ariosto 492/G
Sesto Fiorentino
posso dirle che qualche anno fa la Ditta si è sdoppiata in 2 con compiti specifici,quindi saranno più precisi loro stessi. Il numero telefonico mi pare cambiato,in questo momento non lo ho,se crede posso cercarlo.
Tornando al problema,le soluzioni probabili,mi sembrano 3:
1) è evidente che, se trova un tubo funzionante ,anche usato, lo mette sopra e va ,il problema è risolto
2) se il suo tecnico sospetta che non funzioni,mi sembra ovvio che ,prima lo provi e controlli se va
3) in mancanza di un tubo sostitutivo,può fare una semplice prova a riposo,cioè senza eccitazione. La 3CX 1500 A7 ha una corrente anodica massima di 1A,questo assorbimento,ovviamente,deve essere raggiunto con un funzionamento intermittente (SSB o ad impulsi). Naturalmente in tale condizione il tubo DEVE essere RAFFREDDATO al massimo grado ,altrimenti la PLACCA fonde. Ma se questo assorbimento viene raggiunto per breve tempo,sempre con ventilatore funzionante al massimo,diciamo 30 secondi,anche se l’assorbimento è continuo, A RIPOSO,non succede nulla. Allora potrebbe usare un Variac sull’ingresso 220 V ,dovrebbe aumentare lentamente nell’arco di 30 secondi la tensione d’ingresso fino a 220 V, mentre l’A.T. salirà di conseguenza fino al valore massimo molto lentamente. Durante questa manovra,controlli lo strumento dell’assorbimento anodico il quale,di conseguenza,aumenterà.
Lo faccia arrivare fino a 7-800 mA ,non di più,se questo succede, PROBABILMENTE il tubo è funzionante,entro 30 sec,riporti l’assorbimento anodico a zero,lasci ancora il ventilatore funzionante per qualche minuto,quindi spenga tutto.
Le ricordo che il tubo è fornito anche di una GRIGLIA ,quindi fino a che non sarà provato in loco,non possiamo avere la sicurezza che sia perfettamente funzionante.
Saluti
Dott. Empoli
Dott. buongiorno,
grazie per il suo interesse, e per le informazioni; è molto gentile. Gireremo la risposta al tecnico. Nel frattempo le giro una mail del tecnico, per quanto riguarda le prove effettuate. I suoi dubbi dipendono dal fatto che le altre componenti dello strumento funzionano; poi controllando il pezzo cinese con quello vecchio originale ha trovato delle differenze:
“Le prove sono state eseguite, il filamento tensione é ok 5 volt, manca la corrente di riposo come se il filamento fosse rotto.
La tensione 3800 volt c é. Primo problema risolto di quando sentisti il botto. Il tester si usa ma in abbinamento con una sonda ad alta tensione 10x o 20x in modo da abbassare la tensione. La frequenza di lavoro dichiarata, ahimè sul tubo cinese sembra diversa. Cmq io ho dubbi anche sullo zoccolo ma prima di intervenire volevo un secondo triodo da provare”.
————————————————————————————————————-
– come prima cosa spero che il FILAMENTO abbia un voltmetro per misurarne la tensione! Non si può usare un tubo del genere senza un voltmetro di filamento,che controlli costantemente il valore della tensione,non esiste!
– inoltre,lei dice che manca la corrente di riposo,è più che evidente che si riferisce alla corrente ANODICA,perchè la corrente di FILAMENTO è sempre presente sia a riposo che sotto eccitazione
– pensa inoltre che il filamento possa essere interrotto,ma è molto semplice controllare con un tester e vedere se c’è continuità!
– dice inoltre che manca la corrente di riposo (ANODICA) ,ma attenzione,anche se la corrente a pieno carico è abbastanza grande(1A),la corrente anodica del tubo A RIPOSO,deve essere molto bassa 100-150 mA,perchè altrimenti se fosse più alta la placca arrosserebbe con pericolo di rottura. Tenga presente che la corrente anodica di riposo è COSTANTE,cioè sempre presente, quindi se fosse troppo alta certamente ,anche con ventilazione forzata, firrebbe per arrossare la placca e romperla. Infatti il tubo in condizioni di riposo,DEVE essere quasi all’interdizione,questo dipende dalla Classe di lavoro usata. Quindi il tubo deve essere POLARIZZATO quasi all’interdizione. Solamente durante l’eccitazione l’assorbimento anodico viene liberato da ogni freno e può tranquillamente andare al massimo consentito di 1A (e anche più!)
– allora,se il filamento non è interroto (cosa facilmente verificabile),la tensione di filamento c’è,la tensione anodica c’è, la CORRENTE ANODICA MANCA,al 99% ciò è dovuto alla mancanza della POLARIZZAZIONE del tubo.
– come certamente saprà,anche un triodo vuole una polarizzazione che è quella che determina la corrente anodica a riposo,se il POLARIZZATORE è interrotto,la corrente anodica MANCA perchè è evidente che non può circolare dall’anodo al catodo ,quindi sarebbe opportuno controllare se il polarizzatore è integro o no
– lei dice che manca la corrente anodica a riposo,le faccio presente che per vedere un’assorbimento a riposo di 100-150 mA occore uno strumento con un f.s. di non più di 500 mA,se lei usa uno strumento di 4 o 5 A,è evidente che non vedrà assolutamente nulla (o quasi!). Per la massima precisione di polarizzazione sarebbe meglio usare 2 strumenti separati
– infine per finire, può usare un voltmetro per alta tensione (soluzione migliore),ma se non vuole spendere tanto,può anche misurare la tensione sul primo elettrolitico (se usa gli elettrolitici) e poi regolare il f.s. (soluzione economica ma efficace)
– che frequenza è dichiarata sul tubo?
– quali sono i suoi dubbi sullo zoccolo?
Saluti
Dr. Empoli
Dott. buongiorno. Grazie per il suo impegno e le sue spiegazioni. Le riporto una richiesta del tecnico: “ha la possibilità di fare sul nostro triodo delle prove a vuoto? Ci interessa a filamento alimentato corrente di placca. Per capire se comunque il filamento emette. A noi dà 0 mA.”
Grazie, cordiali saluti
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Caro amico buongiorno,ripeto la risposta già data, in modo ancora più sintetico,sperando ti sia utile.
– La 3CX 1500 A7 è un Triodo ad accensione Indiretta che si può considerare ancora piuttosto piccolo,i grossi triodi di potenza sono quelli ad accensione Diretta che partono dalla 3CX 3000 A7
– per controllare se la tua 1500 funziona bene è molto semplice,
– CONTINUITA’ del filamento,basta un semplice tester
– TENSIONE di filamento,basta un voltmetro in parallelo al filamento: 5 v.a.c.
– A.T. basta misurarla con uno strumento per a.t. con sonda a.t. o anche senza se è già predisposto
– ASSORBIMENTO A RIPOSO, basta mettere in serie al catodo un semplice strumento in c.c. da 1 A. f.s., l’assorbimento a riposo deve essere circa 100-150 mA
– GRIGLIA è molto difficile che si interrompa,quindi puoi anche non considerarla,e poi è collegata a massa con collegamenti molto corti,
– POLARIZZATORE, è l’elemento che determina la corrente a riposo,se è interrotto,è evidente che l’assorbimento a riposo sarà zero,quindi controllalo e sostituisci la parte lesa
a) se la corrente a riposo è zero ed il filamento non è interrotto,è evidente che non si tratta di un danno al filamento,ma quasi certamente al polarizzatore,
b) poichè si tratta di un Triodo con 1 sola griglia a massa,è evidente che per controllare l’assorbimento anodico non si può usare il negativo di griglia ,come ad esempio in un pentodo,quindi anzichè rendere la griglia negativa,rendiamo il catodo POSITIVO : + 7-8 v.,
c) quando si usano queste valvole,è sempre bene usare uno strumentino in c.c. da circa 15 V.,già collegato sul polarizzatore per poter controllare in ogni momento la tensione di polarizzazione,in questo modo facciamo tutti i controlli molto rapidamente
– se fai tutte queste prove ,potrai individuare rapidamente un eventuale guasto
– fino a quando non rilevi una corrente anodica a riposo di 100-150 mA, NON DARE L’ECCITAZIONE perchè sarebbe piuttosto pericoloso per lo stadio pilota.
Spero di esserti stato utile
Purtroppo non posso provarti la valvola
Auguri